La battaglia di Bezzecca

LA HATTAGLIA DI BEZZECCA 19 Quando fui trasportato altrove, lo lasciai in uno stato che faceva pietà. Si chiamava Fr ediani Adarno di Firenze, nè ho saputo ~ncora se con un mi eacolo dell'arte sieno riusciti a salvarlo. Intanto si camminava sempre, e voltandomi indietro mi pareva di scorgere che la battaglia non ci fosse propizia su tutt.i i punti, e che anzi la ci andasse più male che bene. Vedevo garibaldini scendere e ruzzolare dai monti, saltare roccie e far capriole, e questo voleva dire che Sl riti ravano, perchè i Volontari van ben avanti ftnchè li serve il coraggio, ma ai primi suoni di ritirata perdono affatto la tramontana, e scappan via con Je gambe in te.sta. ~i sentivaoo ancora le tucilate, ma più distinto assai H rumor de1 cannoni; e cotesto ci consolava perchè eravamo stati testimoni di come lavorassero quei q.iavoli d'artiglieri. Tendendo bene l'orecchio, di tratto in tratto si sentiva pure in lontananza il noto grido di guerra: Italia! Italia ! e questo s ignificava che su qualche punto di quella sterminata scogliera di poggi i nostri andavano alla baionetta. La giornata adunque non era ancora decisa. Sarà stato allora il mezzogiorno; e quel cielo purissimo, e quel sole che illuminava splendidamente le pittoresche campagne, facevano brutto con r:rasto con le traccie di sangue che via via si trovavano, coi feriti che s'incontravano nella via~ e che salivano sul carro L.ntantochè ci fu pos 'o dove allogarli. Quà e là, i poggi più acuminati che si vedevano, eran.) t utti . gremiti di mon~ ture bianche e di cappotti bigi. Cotesta giot·nata insomma fu una vera battaglia, e una battaglia coi fiocchi.

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