Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

DOPOLASTRAGE Dopo la morte dei sette alpini si assiste alla tragica commedia in uso in queste circostanze. Ipocrisie, menzogne, lusinghe da parte delle autorità militari; esaltanti discorsi ideologici su miti assurdi; ~iusti.ficazioni e comprensione da parte della stampa e delle voci ufficiali dell' « opinione pubblica»; tentativo generale di far passare un assassinio per una fatalità e riconfermare la fiducia nell'esercito. Ma contemporaneamente esplode anche la cnuca mterna alle caserme. Nessun soldato si sente estraneo alla morte dei sette compagni. Proteste, insubordinazioni, discus ioni e concreti atti di ribellione si verificano un po' dappertutto in Alto Adige. Volantini e documenti sulla trage vengono diffusi in tutte le caserme. Carabinieri e ufficiali si danno da fare, ma inutilmente, per mettere tutto a tacere, con la repres ione e i fermi per le strade, con le intimidazioni, con i permes i e le libere uscite negate. Ma la protesta di massa è troppo forte, e nell'insieme i comandi di tutta la provincia sono costretti ad accettare questo dato di fatto e a cercare in tutti i modi di smorzarne le conseguenze. Dopo la strage i mandanti hanno naturalmente cercato di lavarsene le mani. Hanno buttato tutto sulla fatalità, sulla di- ~razia. Hanno rivolto pensieri elevati alla memoria delle loro vmime, hanno tributato i soliti falsi onori. Lacrime di coccodrillo. Quello che più gli premeva però era di non restare coinvolti e q_uindi di lasciar capire che, se esistono responsabilità, queste ricadono sui gradi più bassi, cioè sugli immediati superiori della 49• Compagnia: il Ten. Palestro e il Sottoten. Muller. Strana logica: sono a capo di un meccanismo che si basa sull'obbedienza totale ai loro ordini e poi ritengono colpevoli coloro che obbediscono a questi ordini. Comunque in questo caso colpe, maggiori o minori, le hanno varie persone, dai mandanti supremi fino agli esecutori. Per questo hanno cercato di impedire che si sviluppasse la critica, che la rabbia e la protesta dei soldati si 203

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