Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

Cap. Barbieri, comandante del battaglione Tirano Carrierista e formalista; figlio di militare, vuole seguire le orme del padre, che si è dedicato totalmente alla Compagnia. Afferma che ciascuno può avere le sue idee, ·ma non manifestarle in caserma. Tiene ad un rigido di tacco fra i vari gradi. Barbieri era salito a Malga Villalta, iJ pomeriggio prima della strage, e, nonostante si fo se re o conto delle condizioni del tempo e della neve, ha dato ordine che la e ercitazione dell'indomani si svolgesse comunque. Ten. Col. Mautone E' piuttosto maniaco e non apporta la barba; vuole i capelli cortissimi e ciò lo rende isterico. Anche lui molto pignolo e formalista, attaccato alle forme della divisa. Un oldato, alle sue dipendenze un anno fa lo ricorda co ì, al ritorno delle compagnie dal campo invernale: «Stava in piedi u una panca al centro del cortile. Occhi lampeggianti. Urlava degli ordini». Ten. Col. Secondino, comandante del V Artiglieria da montagna E' un singolare personaggio, in quanto ha fama di essere socialista democratico. Noto come riformista in cerca di gloria e popolarità fra i oldati, attraverso piccole concessioni e un trattamento migliore nella vita di caserma (nel mangiare). Anche lui ha accompagnato Di Lorenzo nel giro di addio nelle caserme, e ha fatto discorsi ai oldati, congratulandosi con gli artiglieri, perché erano subito intervenuti nel soccorso dei commilitoni rimasti sotto la valanga. Tenente di carriera Gianluigi Palestro E' un efficièntista, che cerca di conciliare interessi diversi; crede neUa perfezione dell'organizzazione e quindi vuole un sistema militare più «giusto». Si interessa dei problemi della truppa. E' stato incriminato anche lui, assieme a Di Lorenzo. E' l'unico ufficiale che, a differenza di tutti gli altri implicati nella strage, è rimasto al proprio posto al comando della 49a Cp. del Btg. Tirano a Malles Venosta. 202

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