Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

Non è vero peraltro che ci siano state consultazioni tra i Comandi mi!itari e gli _esper~idel po~to: l'_ese~ci_t<di;s>degna ovviamente di chiedere consigli e mformaz1om a1 « c1vil1», anche se questi vivono lì da 30 anni e conoscono perfettamente la montagna. l valhg1ani di S. Valentino che per diverse ragioni anche in febbraio-marzo vanno in zona sopra i 2000 mt. si regolano secondo le circostanze, il tempo, la neve, i bollettini del CAI, ecc. Tutti hanno escluso che si potesse fare una esercitazione nella settimana in questione. Non hanno detto: « è pericoloso», ci sono dei rischi, « può succedere qualcosa», ma banno affermato che è semplicemente pazzesco e criminale andarci, e per questo loro non ci sarebbero mai andati. Appare quindi con tutta evidenza la colpa degli ufficiali per non aver ritirato l'esercitazione. I segni del pericolo erano stati tali e tanti da superare ogni limite della stessa « ideolo~ia del rischio». Si era apertamente al di fuori di tutti i margini di incertezza, dalle «normali» probabilità di pericolo in cui quotidianamente la vita degli alpini nei campi e nelle marce è sottoposta. Qui si entrava entro confini della certezza, della prevedibilità assoluta. 3 Lettera di un comeagno di Busto Arsizio al Manifesto del 19/2. «E' venuta a trovarci l'altra sera un'amica di mia moglie che si trovava in quella tragica settimana in un l'aese vicino a Merano insieme alla figlia. Avevano fatto amicizia con questi alpini e chiacchcrando venne fuori il fatto che l'indomani sarebbero partiti per quella tragica esercitazione. Tutti in paese rimasero aUibiti e credevano ad una battuta di spirito: era impossibile affrontare la montagna in simili condizioni. Lo dicevano dei montanari che avevano passato la vita in queste valli. Questo la sera prima della partenza in un piccolo bar della Val Venosta. Il mattino dopo, alla partenza, un gruppo di paesani scese in strada a parlare col capitano, del quale purtroppc non conosco il nome, ma rintracciabile. Ripeterono l'impossibilità dell'impresa dicendo che avrebbero condotto a morte gli alpini. La testuale risposta del capitano fu questa: Se ci fosse la guerra, dovrebbero ben rischiare la vi~a! ». 183

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