Unità proletaria - anno III - n. 13 - 8 luglio 1974

2 come concezione internazionalisti- I lito, perché portano i loro probleca nell'isolazionismo proprio quan- mi nei cnosigli comunali e in pardo l'unità internazionale è spacca- lamento. Gli anarchici sono spazia e va ricostituita; quando occor- zati via non certo sul dibattito dere, non solo garantirsi libertà di mocrazia-dittatura, Bakunin-Marx, manovra, ma una concezione in- organizzazione poUtica•organizza• ternazionale alternativa, quando z_ione economica, ma jn quanto occorre non solo stabilire una cir- non sono presenti con soluzioni colarità di rapporti tra momento originali nel salto organ·zzativo nazionale e intemazionale, ma so- che la rivoluzione borghese e la :~a~~: 11~ r~~ot:~:~c u;a d~n;;~~;'; ~:;~~~~~~ !~d!~:\:~n::. (~jcie che tenga anche conto, superan- La soluzione gramsciana è però doli, dei punti morti della prece- per noi insufficiente. Gramsci più dente strategia. che un salto qualitativo al movimento, impone la conquista della classe operaia e delle sue orga- Gramsci niuazioni sulle posizioni comuniste. e il Comintern Gramsci vedeva i punti morti dell'Internazionale Comunista? Dal complesso del suo lavoro risulta che egli non individuò queRITEM4o INDU&B1AHrNT6 41USTA I-A LE4C.E. SI.IL F li-lANZfA"1El-lTO f>Usf}Ltco DE.1 PARn·T1 , PERCMÉ..... sii limiti nelle due direzioni solo apparentemente contrastanti, lo statalismo e la democrazia. Ciò risulta anche dal riflesso e dagli sviluppi che questi limiti hanno nella sua azione in Italia, in special modo nella concezione del potere e del rapporto partito-classe. Dalla considerazione in cui Gramsci teneva le critiche che la sinistra nazionale e internazionale oivolgeva al Comintern, risulta che egli temeva soprattutto gli effetti di una eventuale formazione di una corrente internazionale di sinistra. Gramsci era soprattutto preoccupato dei contraccolpi politici morali e finanziari che una tensione e una rottura con il Comintern potevano procurare a un partito che non esisteva strutturalmente, che era prima di tutto una creazione ideologica, che ave. va principalmente una funzione di mosca cavallina nei confronti del grosso del movimento operaio più che capacità d'azione autonoma. Gramsci fa un calcolo molto realistico. Il partito deve diventare tale non solo per un gruppo di quadri politici, per nuclei d'avanguardia del proletariato industriale, ma deve diventare il partito della classe operaia e del movimento operaio. Ciò che rappresenta lo sforzo politico maggiore di Gramsci è appunto la impostazione di una lotta contro il vecchio movimento socialista e confederale che doveva portare il partito comunista a sostituirli alla egemonia della classe operaia. E' una svolta quella che impone Gramsci che ha riscontro solo con quella che a fine secolo impose il passaggio di direzione dagli anarchici ai socialisti. Con una differenza sostanziale però. I primi organizzatori sindacali e socialisti, il gruppo dirigente riformista operano questo passaggio non tanto su una posizione di scontro frontale con il movimento anarchico quanto di nuova creazione organizzativa. li passaggio dalia direzione a. narcbica alla direzione socialista avviene senza rotture e lacerazioni nella ct.sse operaia che non conosceva né la presenza organizzativa, né tanto meno la polemica ideologica degli anarchici. Gli openi, I contadini aderiscono al movimento socialista, lo creano, perc!K i socialisti li organizzano, li sostengono negli scioperi, li difendono in fabbrica e di fronte al padrone, perché formano leghe sindacati, sezioni del parBibliotecaginobianco Questa operazione si svolge in due tempi. Gramsci porta innanzi tutto un attacco frontale al movimento socialista che allora rappresentava la classe operaia e il movimento operaio e sopportava quasi esclusivamente il peso della reazione tascista. Dal '24 in poi è vivacissima la polemica ideologica del partito comunista, la sua azione capillare di disgregazione, ma quasi del tutto assente la elaborazione di una azione autonoma concreta che portasse le masse su nuove posizioni di attacco. La articolatissima struttura del partito è funzionale a questo fine, con il risultato di offrirsi anche alla strumentalizzazione fascista e di bloccare il patriottismo dei militanti socialisti. Gramsci porta questo attacco perché crede che l'Internazionale Comunista non abbia alternative, perché è un uomo di quel comunismo, perché crede che la rivoluzione - a differenza di quanto crediamo noi oggi - abbia oramai un padrone esclusivo e definitivo. In un secor.do tempo Gramsci procede all'assorbimento della tradizione socialista. E' una operazione che andrà avanti dopo di lui nel lavoro legale e illegale in Italia di modo che alla Liberazione intere zone del paese (l'Emilia, la Toscana ecc.) a tradizione riformista conosceranno senza rotture e soluzioni di continuità il passaggio alla direzione comunista. Gramsci avvia comunque questa operazione che troverà un simbolo nella adesione al comunismo cli Serrati. Ma l'incontro con Serrati avverrà con l'inserimento di questi nel lavoro organizzativo, anzi sindacale, avverrà appunto non nella rottura di una tradizione organizzativa, ma nella assunzione di questa nella disciplina politi. ca dell'Internazionale comunista e del partito comunista. Cioè la liquidazione dell'influenza socialista e confederale sulla classe operaia italiana non rappresenta la liquidazione di un movimento storico; di questo movimento storico in effetti il partito comunista assumerà poi la struttura territoriale, sindacale, cooperativa, parlamentare. La tesi che afferma la continuità dell'attuale movimento comunista con il gramscismo deve sub:re una estensione che vada oltre Gramsci e comprenda il vecchio movimento socialista, la vecchia tradizione socialista, anche se l'attuale struttura del partito è in parte certamente mutuata dal popolarismo dei fronti. La critica primitivamente fatta dai comunisti al vecchio partito socialista di essere stato più di tutto un movimento popolare ed a questo fine avere articolata la propria struttura organizzativa sembra ora toccare i comunisti medesimi. Il partito comunista è sì l'avanguardia di classe del moto popolare ma questa avanguardia non poggia specificatamente su contenuti di classe e su istituti di classe qualitativamente diversi da quelli della tradizione socialista. La organizzazione per cellule, per luoghi di lavoro si rivelerà troppo episodica e troppo strumentale alla con. cezione alleanzistica della direzione centrale per rappresentare l'aspetto organizzativo cli una scelta di potere di classe. Il leninismo in Gramsci matura, si perfeziona, perde le componenti spurie della giovinezza, nel suo soggiorno in Urss nel 1922-23.·E' un leninismo che comprende Zinoviev e Stalin. Nel '24 Gramsci rifiuta il richiamo all'ordinovismo. Di quella esperienza egli ricorda e valorizza solo la base di massa data al partito e non il concetto cli consiglio-sovieL Gramsci alla fine di questo processo pensa di avere distrutto una alternativa storica in Italia al partito comunista e all'Internazionale comunista e di aver creato la unità del movimento operaio nelle posizioni comuniste. Ma la realtà storica sarà molto diversa e si incaricherà di dimostrare a uno storicista che un conto sono le dirigenze verticali dei partiti e un conto la realtà collettiva del movimento. In fondo una concezione burocratica del potere, la sopravalutazionc volontaristica del capo e del gruppo dirigente, banno la radice ideologica in questa posizione idealistica che porta alla sottovalutazione fatalistica della classe, che nega una personalità autonoma all'aggregato collettivo, un proprio sviluppo, una propria processualità per quello che esso è ed è costretto ad essere ind;pendentemente dalle motivazioni politiche dei dirigenti. L'essere chiuso nel mondo della Terza 1nternazionale, il non vedere alternative a quel comunismo, preclude a Gramsci di comprendere che nel socialismo italiano è in corso un travaglio storico complesso, politico e generazionale. Gramsci riduce il socialismo italiano alle varianti storiche riformismo e massimalismo, che lascia dietro le spalle e che vanno scomparendo; lo crede quindi semplicemente in crisi di esistenza alla vigilia della sua scomparsa definitiva. (...) Il rapporto partito-classe Il banco cli prova d'una concezione di classe poggia sulla impostazione del rapporto unitario del partito con la classe. Gramsci è ritenuto in Italia ancora oggi il distruttore della tradizione burocratica del movimento operaio, quella confederale e socialista, e il fondatore della concezione della democrazia operaia e del potere operaio. In questa opinione operano più suggestioni che realtà. Vi è più influenza del Gramsci intellettuale aperto a vari influssi del periodo giovanile, che del Gramsci politico dell'Internazionale comunista. In questa diffusa opinione opera anche il residuo idealistico di scambiare per processo collettivo e reale del movimento le motivazioni politiche dei dirigenti. Ebbene allora bisogna dire ai sostenitori del Gramsci consilia-1 re, fondatore della concezione dell'autonomia di classe e del potere I operaio, che Gramsci è invece storicamente, politicamente, ideologicamente in prima persona il traduttore, il fondatore in Italia della bolscevizzazione, il braccio e il cervello di questa internazionale e gigantesca operazione staliniana che marcherà per decenni le strutture e le mentalità dei partiti e dei militanti comunisti. In Gramsci la e.lasse è una entità sociologica dai contorni politici evanescenti e mobili. Non c'è in Gramsci una analisi a livello della struttura e della coscienza di classe. C'è invece un lavoro enorme, indomito per catturare la classe operaia, per imprigionare gli istituti storici della sua autonomia e disciplinarli e omogeneizzarli alla volontà generale del partito e della Internazionale. Questa complessa operazione conserva la articolazione esterna d'una democrazia operaia formale (ed è questo che trae in inganno l'osservatore), ma l'anima del potere soviettista non c'è, essendo ogni organismo di base strumentalizzato a portacqua delle parole d'ordine interclassiste e democratiche del partito nelle cellule più complesse del tessuto sociale. • Gli istituti della politica gramsciana, che possono offrire un parallelo letterario con gli istituti del potere operaio, oltre ad essere creazioni burocratiche e artificiali mai esistiti di fatto, dovevano solo assolvere la funzione cli base di massa delle parole d'ordine dell'Anliparlamento e della Costituente, cioè mezzi di pressione per fini legalitari, elementi di un gioco politico che aveva il proprio fine al cli fuori della loro autonomia politica di classe. Il '24-'26 non è il '19. Nel '24 l'esempio di stato operaio preconizzato non esce più dalle pagine di Stato e rivoluzione e dalle suggestioni dell'ottobre sovietico, ma è lo stato staliniano, occidentalizzato e liberalizzato da Gramsci. La Repubblica federale degli operai e dei contadini non è altro che la variante italiana dello Stato sovietico di Stalin •con il suo accentramento politico dato dal Partito comunista e con la sua decentralizzazione amministrativa e la sua colorizzazione delle forze popolari locali». Il partito in Gramsci deve diventare tutta la popolazione e coincidere con la società. Il partito formalmente sparendo nella popolazione diventa Stato. Il partito per Gramsci assume le dimensioni onnivore dello Stato hegeliano. La classe non ha autonomia politica e organizzativa. Tra la classe, entità sociologica amorfa e indistinta, e il partito non c'è la intercapedine degli istituti storici della classe, gli organi della propria autonomia e creatività; non c'è il rapporto unitario classe-istituto-partito, non c'è la dialettica unitaria che porta la classe alla coscienza della propria missione e che lega il partito alle radici della propria funzione come strumento della classe e non come strumento della dittatura di una avanguardia giacobina e paternalista sulla classe. (...) La matrice autoritaria del paternalismo burocratico si accentua nel passaggio dalla guerra manovrata alla guerra di posizione. dal periodo d.i dinamismo rivoluzionario a quello della lotta democratica a lunga prospettiva, per la necessità per il gruppo centrista d' una maggiore disciplina contro il pericolo della disgregazione e del. la alternativa dall'interno. Alla politica unitaria con la classe e con le sue organizzazioni storiche viene sostituito un rapporto che vede sommate verticalmente la politica delle alleanze democra. tiche, il blocco omogeneo del partito comunista, la egemonia e la dit. tatura di questo sulle alleanze. Non a caso a questo paternalismo buro-autoritario fanno ricorso oggi i più spregiudicati interpreti del gramscismo, i più spregiudicati interpreti della politica delle alleanze. Chi vede in tutto questo una anticipazione metodologica di validità odiernamente applicabile alla crisi dei rapporti tra il partito e la classe e aUa crisi della c-0ncezione dello stato operaio dimostra di non saper leggere quello che c'è dietro ai documenti politici, dimostra di non saper leggere nella realtà concreta del movimento. La concezione del potere Nella concezione del partito e della classe è l'essenza della concezione del potere. Questa affermazione sarebbe risultata incomprensibile a Gramsci. O potere per Gramsci non nasce dalla dialettica del rapporto trinitario classe-istituto-partito, non esistendo per lui il partito e la classe, liquefa_ cendosi l'autonomia di questa nel partito. Il potere per Gramsci è una complessa operazione di realismo politico che doma la classe operaia nel partito, che allea e egemonizza i ceti in rottura con il blocco dominante e che trova concretezza in un tipo storicamente e politicamente nuovo di stato democratico. Nasce la concezione interclassista dello stato intermedio Ira stato borghese conservatore e stato socialista: la definizione di quest'ultimo non viene sperimentata nella prat:Ca ma lasciata alla ipotizza. zione metafis•ca dei classici, mito ner l'agitazione delle masse. (._) Gramsci ha avuto il merito di avere anticipato teoricamente questo processo, di aver rimesso la ricerca nelle concrete possibilità della realtà politica. La sua concezione della Repubblica foderale degli operai e dei contadini rappresenterà il modello di ricerca di uno stato costituzionale con l'ep_ porto dei comunisti nella nostra tealtà nazionale. Questo stato intermedio non è transitorio ma bensì progressivo, non è un artfficio tattico, ma è la figurazione storica cui è stata portata dm comunisti la concezione del potere. Non può rappresentare una tappa transitoria uno stato che si regge su un equilibrio complesso, su un equilibrio sociale-progressivo, in cui la egemonia delle forze di classe è contestata e problematica; su un equilibrio che è garantito massimamente dall'adesione non certo disinteressata delle forze cattoliche, da forze intermedie definite genericamente progressive, dall'ala «de_ mocratica» del capitalismo industriale e commerciale: cioè su un equilibrio «complesso e oontracliL torio, che risulta integrale da tutti i suoi elementi antitetici». Non può rappresentare un artificio tattico uno stato che trova una teoria unitaria del ;,otere nella ideologia dell'antifascismo _jn cui il problema dell'istituto e del contenuto di classe scompare nella processualità della lotta proiuessiva. Non può essere un artificio tattico uno stato garantito da una Costituzione che non è solo un testo serino sulkl carta, ma è scritto in una combinazione di forze politiche e sociali reali; è scritto nei programmi politici e nella strategia del partito, nelle sue strutture organizzative, nella ideologia mentalità etica dei militanti, per cui è possibile solo vivere e battersi per quel tipo di stato e non altro. Il partito comunista com"è oggi, la sua concezione costituzionale e programmatica, non è un accidente capitato per ventura sulla strada del p:ramscismo. A chi sostiene che le parole d' ordine comuniste odierne di stato a nuova •maggioranza, di sistema a capitalismo senza monopoli non hanno matrice nella visione statuale gramsciana, ma di questa rappresentano la degenerazione, gli si può rispondere - '.I ,

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