Unità proletaria - anno III - n. 12 - 24 giugno 1974

Lunedì 24 Giugno 1974 UNITA' PROLETARIA 5 DOCUMENTO DEL CENTRO OPERATIVO PER IL CONGRESSO romessotoriceoalternativdaiclasse grande stile di recuperare spazio per una politica autoritaria è stato il referendum sul divorzio, col suo doppio richiamo all'unità della famiglia e all"anticomunismo. Il mito dell'unità della famiglia doveva servire a tenere Isolate e disperse le coscienze dei cittadini, a consolidare nella famiglia il ruolo repressivo e di serbatoio di forza lavoro non pagata. a facilitare la presa della Chiesa canolica. l'anticomunismo, sottolineato dall'alleanza elettorale clerico fascista, doveva servire a isolare la classe operaia, a vanificare, (anche sul piano culturale) le conquiste delle Ione operaie e studentesche a partire dal 1968, a contrappore logori stracci ideologici alle ricche acquisizioni della coscienza delle masse negli ultimi anni. Dal referendum è invece emersa la coesione totale della classe operaia, la sua capacità d1 collegare e guidare tuno il proletariato, anche marginale P precario, la sua maturità nell'influenzare vasti strati di piccola e media borghesia. Nella maggioranza del NO al referendum non si può certo identificare una nuova maggioranza politica, ma si può verificare l'inizio di un declino, che può anche essere rapido, della Democrazia Cristiana come partito • centrale • del Paese. Dal referendum sono uscite compromesse le velleità autoritarie di una parte della Democrazia Cristiana e del grande capitale itali• no. La soluzione alternativa. quella di onenere una disciplina consensuale da parte della classe operaia, implica due condizioni: che le organiu-&- zioni politiche e sindacali della classe operaia siano disponibili a concessioni sostanziali come la disponibilità della forza lavoro, la tregua nei luoghi di lavoro. la accettazione di parametri salariali esterni rispetto ai bisogni del lavoratori - e che le stesse organizzazioni siano in condizione di impegnare la classe operaia nella disciplina e nell'obbedienza, cioè siano in grado di garantire ai padroni e al governo il comportamento operaio. Le due condizioni non si sono finora mai verificate insieme. Su questo problema si verifica costantemente una situazione profondamente contraddittoria. Quando i capitalisti hanno bisogno di una disciplina operaia, cioè di una politica dei redditi. essi cercano le condizioni politiche favorevoli per questo tipo di compromesso (per esempio col centro-sinistra o con radesione sindacale alla programmazione): la conflittualità operaia marcia per co,to suo, indifferente a tutti gli accordi di vertice: quando la conflitruatità operaia si è ridona. cioè i padroni hanno conseguito un rapporto di forze più favorevole. essi non hanno più b,sogno del: impegno sindacate o politico in tema di comportamento operaio. il problema è già risolto per conto suo. Quando i capitalisti sono forti non hanno bisogno di compromessi con i pan;ti di sinistra e sindacati qua~do i capita - sti sono deboli né partiti né sindacati riesco- ~o ad impegnare la clasBi5110 t E ... L'alternativa tra consenso e repressione In questa contraddizione sta una diH,coltà di prima grandezza per il capitalismo italiano nell' alternanza delle sue tentazioni repressive e progressive. Ma le difficoltà non sono minori per la classe operaia. In tutto il corso delle sue Ione essa si è vista proporre l'alternativa fra un comportamento responsabile, cioè compatibile con le esigenze di prolino e di pace sociale dei capitalisti. e l'adozione di misure repressive. Questa alternativa è stata proposta in modo più insistente negli ultimi anni. via via che l'adozione delle misure economiche classiche di recupero padronale, l'inflazione e la deflazione. sono apparse piene di pericoli e di contraddizioni agli occhi dei capitalisti. Solo il rifiuto operaio di accenare la politica dei redditi. cioè la rinuncia volontaria alla lona, ha aperto la via alla deflazione, così nel 1963 come nel 1970 come negli ultimi mesi. ma il ricatto politico è sempre aperto. E' sempre possibile convincere il nemico a non passare alla reazione o al fascismo, basta fare di buon grado quello che egli chiede. Nelle condizioni anuali dar tregua al capitalismo nel corso della sua crisi e della sua ristrutrurazione. offrirgli una stampella come politica del meno peggio, può avere solo due effetti, entrambi estrem~ mente nocivi per la classe operaia: quello di r~ dare autorità al padrone nei luoghi di lavoro e quindi di alimentare l'autoritarismo in tutta la società, e quello di dare ossigeno a un tipo di sviluppo squili~rato e squilibrante, di prorogare la crisi facendone pagare il costo ai lavoratori. di riunificare il fronte capitalistico isolando la classe operaia. E per raggiungere questi esiti negativì non è necessario raggiungere l'accordo, basta dichiararvisi disposti. creando ìn questo modo confusione e demoralizzazione nelle masse. 5) Il compromesso storico E" alla luce di queste alternative che vanno giudicati così la politica del compromesso storico come l'attacco capitalistico all"autonomia e all"unità sindacale. L'esito finale del compromesso, cioè !"inclusione del partito comunista in una maggioranza che copre tuno lo schieramento politico al di fuori della destra fascista e liberale. sembra di là da venire. Ma quella che è più attuale che mai e la politica del compromesso storico. la proposta di una cogestione democristiano - socialista e comunista della società e dello Stato. !a s,;t,tuzIone dell'alternanza democratica fra maggioranza e minoranza con una collaborazione sistematica, la legittimazicne reiterata della Oemocraz.a Cristiana come forza democratica e popolare con la quale sì chiede d governare e· una proposta coerente con un lungo corso politico, di unità democ,alica tra i grandi partiti di massa e di impegno della classe operaia a supplire alle carenze della gestione capitalistica, a dare il suo responsabile apporto perché questo sistema vada meglio. ma è una politica che ha dato sempre risultati assai penosi: la loro politica i capitalisti la sanno fare meglio della classe operaia e quando questa si adopera ad aiutarli è la prima a pagarne le spese; il partito democratico cristiano é popolare e di massa in quanto ha tnsogno di questa base di massa per essere Il partito della borghesia; è risultato impossibile proporsi di ridurre gli squilibri sociali ed ecer nomici con una collaborazione di governo se resta intatto il criterio fondamentale della società capitalistica, cioè la massima efficienza delle imprese. causa prima di ogni squilibrio. Non sembra infine che la proposta del compromes.so storico possa allontanare i pericoli di reazione. Le forze della destra si affermano nello svuotarsi della democrazia e delle sue istituzioni. nell'1:centuarsi del distacco tra classe poli• tica e masse popolari quando manca un'alternativa a sinistra. In una fa. se storica in cui il maggior partito della borghesia, la democrazia cristiana, aggrava questo distacco in modo drammatico. con la rete di corruzione clientelare. con I' intreccio fra istituzioni statali e potere economico. con !"aggravarsi degli squilibri, la prima neces• sità è di rifiutare una considerazione globale e indifferenziata della classe politica. è di rifiuta• re come partiti della classe operaia, la corresponsabilità della gestione statale e sociale fatta dai partiti della borghesia. La compenetrazione fra gestione democristiana. potere economico e istituzioni statali è giunta al punto in cui qualsiasi tentativo di difesa pura e semplice delle istituzioni anuali della repubblica, qualsiasi rinuncia a cambiarle per liberarle \-Ile incrostazioni corruttrici e clientelari. per separarle con la lona di classe dall'ipoteca capitalistica e burocratica. possono solo compromenere le forze popolari nel fallimento. confondere i partiti ope-- rai nella classe politica dominante e dare Quindi spazio alla de~tra eversiva e reaziooaria. L'attacco al Sindacato Per quello che riguarda l'anacco al sindacato neanche gli anni più neri dell'esperienza sindacale, Ira il '64 e il '67, sono parsi più pericolosi. Il governo e la Democrazia Crist;ana sono i soggetti più attivi di un ricano che tende ad Inchiodare le direzioni sindacali nell immobilismo, separandole dalle masse e creando quindi confusione e scoraggiamento. Al· 'interno dei sindacati sI formulano ·minacce di rotture o divisioni se non sI scegl;e decisamente una linea di collaborazione col governo per la gestione della crisi, cI0 che vuol dire accettare la decurtazione delle retribuzioni reali, la caduta dell'occupazione, l'impoverimento delle pensioni. Il ricano delf'un,tà. prima ancora che una questione sindaca!e, è una questione politica. li ricatto scende dall"alto, proprio perché !"unita sale dal basso. Il solo modo di costruire l'unità è quello di fondarlo sul rapporto fra sindacato e lavorato. ri, di costruirla alla base nel movimento. L'unità sindacale, concepita nel solo modo pratic:.abile, quello dell'unità dal basso, è oggi un obiettivo potitico di primaria im~ portanza. 6) Peruna alternativa la sola alternativa possibile a una cogestione delle sinistre con la Democrazia Cristiana sta nell'unità a sinistra, pri• ma per una nuova opposizione e poi per conquistare Il governo del Paese. Solo in una salda e combattiva unità a sinistra come alleanza sociale e come alleanza politica sta la garanzia contro tentativi reazionari, golpisti o fascisti, e quindi la prima garanzia democratica. Solo una sinistra unita può assìcurare lo sviluppo dei valori più avanzati emersi nelle Ione operaie, studentesche e civili degli ultimi anni, la traduzione in termini positivi e costruttivi della critica di massa al capitalismo e ai suoi modelli di produzione e di vita associata. Solo uno schieramento unitario di sinistra può consentire un reale collegamento fra la classe operala e larghi strati di ceto medio, la ronura del blocco conservatore e reazionario che salda tutto Il ceto medio alle dipendenze del grande capitale. Da questa constatazione deriva peraltro una lolla di quesiti tutti collegati con gli storici fallimenti delle precedenti esperienze di unità a sinistra. dei cartelli o fronti popolari. Ed oggi ha un senso parlare di unità a sinistra solo in quanto si affronti in modo approfondito la critica dei fronti po-- polari e, più in generale, si prenda atto dello stato di crisi in cui versa da tempo la strategia rivolu. zionaria, dello smarrimento dei suoi fini e dell'arretratezza dei suoi strumenti di azione. cioè di una delle cause principali della debolezza di ogni alleanza unitaria a sinistra. Con la sconfitta della classe operaia occidentale al principio degli anni venti e con la contemporanea vittoria della Russia Sovietica sui suoi nemici interni ed esterni, per la classe operaia occidentale essere rivoluzionaria. essere internazionalista, voleva necessariamente dire essere a fianco comunque dell'Unione Sovietica, patria e baluardo del socialismo e di ogni possibile futuro sviluppo della rivoluzione Tuni il periodo tra le due guerre fu caratterizzato dalla identità fra strategia rivoluzionaria e fedeltà incondizionata all'Unione Sovietica: chiunque ponesse limiti o condizioni alla sua fedeltà entrava au:omaticamente nel a schiera dei controrivoluzionari. Quando poi Hitler sali al potere in Germania e il nazifascismo divenne una minaccia mortale per l'URSS, anche per la sua originaria vocazione ant1COmt;nista. l"identità dell"in:ernazionalista. del rivoluzionario. si misurò sulla capacità di raccogliere ed organizzare forze contro il nazifascismo, di contribuire alla sicurezza dell'Unione Sovietica. l 'equazione di milizia rivoluzionaria e fedeltà alla Russia Sovietica fu la sostanza di quello che fu chiamato lo stalinismo, di come almeno esso visse la sua esperienza fuori dell'Unione Sovietica. Il ruolo dell'URSS Questi fatti potevano e possono piacere più o meno, resta il !ano che essi rispondevano ad una logiça profonda: il Paese che aveva fano la rivoluzione e costruiva Il soclalismo con i piani quinquennali, mentre il movimento occidentale era stato banuto e tuno I' occidente entrava in una crisi economica drammatica. era il punto di riferimento obbligato, la condizione per ogni futuro. Il prezzo pagato per questo tipo di internazionalismo. che si prolungò ben oltre la Ime della guerra antinazista e che vive tuttora, è stato peraltro molto alto e si continua a pagare ancora oggi. La fedeltà all'Unione Sovietica fatalmente escludeva una qualsiasi elaborazione strategica autonoma da parte della classe operaia. il cui compito era quello di essere preparata, unita e combaniva per le Ione generali, cioè per la politica sovietica. Bisognava prepararsi alla rivoluzione rafforzando il partito e collegando e organizzando le masse ma il momento o i modi della rivoluzione s~rebbem stati decisi all'esterno, nel quadro internazionale. se-- condo le valutazioni dell"URSS. il cui campo di azione Internazionale trascendeva le stesse possibilità di giudizio dei singoli movimenti operai nazionali. Ouando poi si aprì la fase della minaccia fascista e dei fronti popolari, la lotta democratica e antifascista non poteva entrare 10 contraddizione nelle avanguardie operaie. con Jefi. nalità rivoluzionaria perché ne era in qualche modo la precondizione, era il modo di essere. in quelle circostanze, dell' intemaziona: ismo proletario. Lotta democratica e lotta socialista si integravano fra loro. Questa concezione eteronoma della rivoluzione, che la faceva dipendere da scelte es-teme anzichè costruirla sulla esperienza di crescita delle lotte sociali, era rafforzata dall'esperienza interna sovietica, dal modello di socialismo che venne costruito sotto la direzione di Stalin e dagli stessi suoi grandi successi. La gestione di un'economia e di una società nelle quali i capitalisti erano stati espropriati era una gestione statale e non sociale; certo. I fini dello sviluppo non erano più riferiti ai valori di scambio, ma ai bisogni delle masse. ma questi bisogni erano definiti dallo Stato anraverso li piano; il modo di produrre e lavorare. la divisione del lavoro (sia tecnica che sociale) restavano quelle del c:.apital. smo. commisurate cioè alla massima efficacità delle imprese. Nella nuo. va società la classe operaia aveva un posto d'onore, ma non era i I soggeno dirigente. e, possono essere mille ragioni per giustificare o spiegare questa situazione. Resta Il fatto che il mo deUo sovietico era un modello dì gestione dall' alto, dall'esterno. rispetto alle masse popolari, sostanzialmente autoritario. Dall'Unione Sovietica potevano venire incoraggiamenti alla fedeltà, non incitamenti ad una autonoma ncerca della strategia di masa. 7) Quale partito Sono comprensibili gli effetti di questa situazione sulla concezione del partito. Il dovere è quello di essere organiuati, preparati, forti; il partito, da strumento dell'azione, si fa fine dell'azione stessa e quindi diventa fine a se stesso. Lo schema eteronomo della costruzione strategica e tanica diventa. all'interno del partito. schema gerarchico. e nei rapporti fra il partito e le masse con le loro lotte, guida dall'esterno, sovrapposizione della coscienza rivoluzionaria al movimento. La frattura, tipica della seconda Internazionale. tra lotta sociale e lona politica e che finiva col relegare la prima nel tradunionismo e la seconda nel parlamentarismo si trasferl (una volta cadL \ la tensione rivoluzionaria) ali' interno delle esperi~nze della terza Internazionale. Il modello del partito restava quello di alcuni decenni prima, quando la classe operaia era esigua minoranza e l'influenza ideologica della borghesia era schiacciante all'interno del movimento opera. io. Restava escluso Il problema della costruzione simultanea della strategia rivoluzionaria e deJ-. lo strumento rivoluzionario sulla base delle spinte politiche interne alle Ione sociali. Lo stalinismo Lo stalinismo, come rl• nuncia ad una autonoma eIaborazione strategica della classe operaia, come linea di sostegno e di difesa della patna del socialismo, diede vita ai fronu popolari, preziosi strumenti di lotta antifascista, peraltro necessariamente condizionati a destra dal tipo di alleanza cui erano costretti. Un fronte interclassista schierato internazionalmente sulla linea giusta, contro il grande capitale finanziario che sosteneva il fascismo. meritava prezzi anche molto alti in termini sociali. I fron-- ti nacquero con un'insanabile contraddizione: da un lato, per la loro stessa esistenza, essi animavano alla lona le masse sfrunate, dall'altro lato essi erano costretti ad inquadrarle e frenarle per non rompere lo schieramento. Lo strumento di questo contenimento della spinta operaia fu il ritorno esclusivo alla r,r presentanza elettiva. L aver escluso la conquista di riforme mediante l'azione diretta e l'averla sempre rinviata alla volontà popolare per mezzo di elezioni ha portato i fronti popolari al massimo del"e loro contraddizioni. Un'altra caratteristica dello stalinismo fu la sonovalutazione della capacità di recupero e di sviluppo del c:.apitalismo, l'essere rimasto fermo ai confronti del 1929-34, I' attesa della crisi catastrofica del capitalismo. Se la crisi finale del capitalismo era inevitabile e prossima non restava che forgiare gli strumenti della successione. Una delle componenti dei fronti fu l'idea di una supplenza della classe operaia alle mancanze del capitalismo, alle sue insufficienze ed incapacità. Nella pratica realtà venne meno proprio il presupposto, cioè l'incapacità del capitale monopolistico a far progredire le forze di produzione: in presenza delfa forte ripresa capitalisti• ca del secondo dopoguerra la classe operaia non poteva che perdere la sua lotta di sostegno e di sviluppo, la sua concorrenza con il capitali• smo. Lo stalinismo sopravvisse alla fine del nazifascismo ed anche a quella della coalizione antifascista (sul piano delle grandi potenze e su quello interno ad ogni paese). Quando ebbe termine la collaborazione comunista e socialista con i parti• ti borghesi non si apri' una fase di aperta lona politica fra le classi, e quindi di rielaborazione operaia autonoma della strategia rivoluzionarla. Nella guerra fredda la classe operaia si allineò, nella sua grande maggioranza, con il fronte della pace, che sosteneva le ragioni dei paesi capitalistici e costituiva un impedimento agli imperialisti nella loro politica aggressiva. La mancanza di una strategia rivoluzionaria autonoma - che naturalmente non può cancellare l'immenso contributo anche creativo delle masse popolari nella lotta di quegli anni per la democrazia, contro Il fascismo e nella guerra fredda - durò fino ella crisi dello stalinismo, per effetto così delle morte di Stalin come anche, e soprattutto, delle COIIV► nienze internazionali a chiudere la guerra fred. da ed aprire la fase della coesistenza pacifica. Con l'affermarsi della coesistenza pacifica venne meno •la frontiera•, cioè il richiamo pressante al nemico esterno (oppure all'amico esterno) che impedisce una valuta2ione oggeniva dei problemi sociali e li subordina (nell'uno e nell'altro senso) al conflitto internazionale. La politica veniva posta coi piedi per terra, cioè sulle sue basi sociali. Nella distensione e nella coesistenza l'ipotesi della vinoria dello Statoguida come lanore di rivoluzione mondiale scompariva dal quadro politico concreto [o veniva rinviata ad un imprecisato domani), cadeva l'Ipotesi del crollo del capitalismo a breve scadenza. lo stesso modello di costruzione sovietica del socialismo appariva sempre meno collegabile con un processo rivoluzionario. la strategia rivoluzinaria dello stalinismo perdeva così i suoi essenziali punti di appoggio. Quando cadde lo stalinismo Ma il risultato non fu la ricostruzione di una strategia autonoma. La linea delle •vie nazionali• poteva essere e fu un serio richiamo alla concretezza dei rapporti economici e sociali reafl e aprire la via a Ione più avanzate. ma fu anche ed essenzia.lmente il mezzo per ridurre tutta la politica al momento tattico, per migliorare la condizione operaia al. l'interno delle compatibilità del sistema capitalistico: nei grandi partiti della classe operala e nella loro politica ufficiale la fmalità rivoluzionaria e la strategia relativa restarono a lungo come un punto di riferimento immobile, ricordato, • pro memoria •, come garanzia contro le ri• nunce revisionistiche, ma via via in modo sempre più sfumato fino a scomparire tragicamente dall" orizzonte. All'interno dei capitalismo non più discusso come sistema, ma solo per I suoi contenuti politici, resta e si allarga l'impegno di rafforzare il partito, di costruirne la presenza in ogni punto della società, senza dargli più nessun compito di ronura. Al di fuori dei grandi partiti, o ai margini di essi la caduta del vecchio modello ha portato ad una riattivazione della ricerca, molto spesso peraltro nella fonna di ansiosa ricerca di una perduta coerenza. contro l'abbandono revisionista, per il ritorno alla purezza dei principi, ricadendo cosl nello schema tradizionale di arrocca. mento org'anizzativo e attesa messianica, vuoi del crollo del capitalismo, vuol di un remoto partito guida. E' stata insufficiente l'anal~ si del rapporti reali trii le classi e della struttura attuale del potere capitalistico, non più concentrato, ma diffuso nei vari feudi che sono ad un tempo economici amministrativi e politici, e internazionalmente coli• gato In modo sempre più stretto. Il partito, come strumento di conquista e di gestione del potere è ancora concepito come se Il potere da combattere fosse tutto concentrato al vertice politico e come se bastasse prendere il suo posto per gestire con mutato segno sociale tutto l'appal9to economico e sociale. è concepito cioè ancora come uno strumento gerarchico e accentrato. esterno alla classe. Del tutto insufficiente è stato ancora l'apprendimento politico delle esperienze delle lotte alla fine degli anni sessanta. che hanno negato il tradizionale modello tradunionista e si sono affermate come lotte di potere, con contenuti e forme di azione nettamente antlcapitalistici, a partire dalla spinta egualitaria, dalla separazione tra paga e reindimento e dalla autogestione delle lotte. Nel mancato approfondimento generale dei limiti della passata politica stalinista e frontista sta forse una delle cau se della generale riluttanza rispetto a una proposta di schieramento unitario di sinistra. E forse un dibattito aperto sul passato e sui suoi errori renderebbe possibile una unità a sinistra che non sia difensiva ma offensiva, sappia contrarre solide alleanze non subalterne, ma nelle qu&- 11 l'egemonia della classe operaia sia garanzia di stabiliti e sicurezza per larghi strati del ceto medio, tenga conto dei condizionamenti internazionali sfruttando al massimo le contraddizioni dell'Imperialismo, commisuri le promesse del fronte olle possibilità di una lotta dura contro il capitalismo intemazion• le senza inutile demagogia. ponga l'accento di ogni iniziativa sulla conquista di nuovi &pazi democratici alla classe operaia, di nuovi terreni di potere. Un fronte in cui l'elemento elettorale non sia l'unico. ma al contrario presupponga u. na costruzione incessante di strumenti di pressione e di conquista a tutti I livelli della società e delle sue istituzioni.

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