L'Unità - anno VIII - n.43-44 - 30 ottobre 1919

218 L'UNITA inquadrati in battaglioni speciali cd essere adibiti non so a quali lavori di guerra: non parliamo della opportunità pvlitica di questa disposizione, che, se avesse dovuto essere at– tuata sul scrio, avrebbe subito wllcvato con– lrO di noi quelli alpigiani reduci da pochi giorni da un tormento di cinque anni, già ri– presi dalla pace e dalla famiglia, e non certo .. disposti a ripartirsene per servir lo straniero; ina limitiamoci a dubitare della legittimità giuridica cli questo larvato reclutamento in 1.ona d 1 armisti1.lo di nemici che non erano più nostri prigionieri e che non erano ancora no– stri sudditi. Per fortuna chi aveva emesso il 1.,ando ne compré,,e, dopo p che ore, tutta la enormità : e allora i gruppetti di lettori ostili che già s'eran formati dinanzi ai manifesti, vi– tlcro i nostri Luoni fanti 1 con tanto di secchio e tli pennello, affiggere su ciascun bando uno strbcione giallo che ne rinvla\'a a miglior tempo l 1csecuzione .... La situazione dell'Alto Adige, Il giorno in 1 ui lo stato cli armistizio (;; ces.i;ato, sì può 1 1 unque riassumere in que~ti due termini: mag– ~ioram.a tedesca, numerica e intellettuale; })rovvisoria rassegna1.ione di es~:1 ali' evento compiuto, in attesa che il governo italiano "inca nlla prova dei fatti la diffidenza Cfm cui l'annessione t stata accolta. Tutto c'è dunque i!a fare la!mÌ: e da quello che l'Italia farà nei prossimi anni dipende se tra q11alche de• ccnnio potranno i tedeschi dell'Alto Adige dichiararsi spontaneamente italiani come i francesi della Val d'Aosta, o se al contrario l,t questione dell'Alto Adige si incancrenirà in 11uod irredentismi e sarà una cli quelle che 1eclameranno, quando i popoli avranno dato un contenuto "italc alla Lega delle Nazioni 1 nuove definitive revisioni. l\fa 1 per e\'ltare la necessità di queste fu– ture revisioni, due principii fondamentali do– \ rebbe la m1ova Italia seguire nella su:i. poli- 11;;a atesina: I O Lctsci'are i11lat1,: 11tllamisura jJÙì larga f(>ssibilei gli ordi11ammli pubblici fi,,ora vigmli 11;/l'Allo Adige; poichè essi sono, in gran parte, 111igliori cli <1uelliche la cronica m.ania accen– tratrice della nostra burocrazia saprebbe porre in lor vece; e poichè i tedeschi atesini non hanno bisogno,' per imparare ad amministrarsi, dei suggeiimenti dei commendatori romani. Ho ,tvuto occasione di s rivere (Probluni gù,diziari '1tlla Ve11e:Ja trù/e,,Ji,1a in « Riv. dir. comm. » ~VllI, n. 1-2, p. 1•) ~he .sarebbe ptr l'Alto Adige una sciagura la introduzione del pro– cesso e dell'ordinamento giudiziario italiano h luogo di quello austriaco eh' è tut'ora in vigore; m.:iesono convinto che a conclusioni analoghe si giungerebbe quando si studiassero , on sert:na obiettivitù gli istituti che regolano :1·\che in altri campi la vita pubblica della r"gione. Bisogna a\'ere il coraggio di procla- 11\are sincernmente questa verità, se si vuol c.he l'unione dclPAlto Adige ali' Italia sia se– i.nata, !JiÌLche negli atlanti di geografia poli– tica, nella sincera simpatia delle anime. Affin• t hè ti Alto Adige sia durevolmente italiano 1 l,isog1oa lasciarlo amministrare da chi vi è nato: già lo affermò colla con~ueta probitc\ p-)litka Gaet:rno Sal\•emini nell' ll11ilà del :?8 i:;ennaio; e mi torna in mente un gustoso cpi• "iodio che di questa necessità è la miglior ri– pro\'<I. Nel nO\'Cmbre 1918, l'Alto Adige, ap– pena le nostre truppe l'ebbero occupato e In linea d 1 armistizio fu chiusa, fu d:1.oggi a do- 1.1ani i -olato daJllorganismo politico che finora lv fini'\nziava, e parve che i numerosi impie– gati pubblici del cessato regime austri,:co, che fìnor<1,rice,·evnno a ogni primo· del mese lo $lipendio _anticipato da Vienna, si tro\'assero ~osi improvvisamente ad aver t:igliati i vi\'eri. li 30 novembre le autorità italiane occupanti ebbero sentor~ che l'Austria usa\'a pagare i !a1oi impiegati il p,imo del mese, e che quindi il giorno dopo bisogoava in qualche modo prov– Vl!dere a p3g:irc lo stipi-~ndio ai funzionari au– &triaci ancora in carica :!I di qua della 1;nea ,li armistizio .... Costernazione 1 incertezze, ra– pido irraggiarsi cl! fonogrammi con precedenza assoluta, ri<.:hiesteurgenti di btruzioni a Trento, affinchè si chiedessero i-;truzioni a Rom:\; dopo t:na settimana le istruzioni ,·ennero: « si facesse preghiera agli impiegati ex-::rnstriaci di atten– dere ancora qualche giorno, chè erano in corso i provvedimenti del caso •· Ma quando questa risposta fu comunicata agli interessati di Bol• zano, questi a\'vertirono cortesemente che le autorità italiane non avevano ragione di im– :'Cnsierirsi, perchè già dal 10 di dicembre ai pagamenti a\'eva di sua iniziati\'a puntual– mente provveduto il borgomastro, c;uantunque ciò non rientrasse t~a le sue attribuzioni mu• nic;pali.. .. 2° Guardarsi dal co,,.siderare i problrmi dell'Alto Adige co11mmtalità lrmlina. È noto I che prima della guerra i trentini e i bolza– nesi si guardavano in cagnesco come contrap– posti campioni dell'irredentismo italiano e del P._angermanismo tirolese; e che, anche dopo la liberazione, i trentini conservano contro i tedeschi dell'Alto Adige il vecchio odio semi– nato Jalle millè atroci angherie inflitte loro dall'Austria. ~la questo stato d 1 animo, che ben si giustifica in chi ha assistito al martirio di Cesare Battisti, non è ormai adatto a conci• liare in un unico Stato vincitori e vinti : onde sarebbe un grave errore sanzionare nel defini· tivo dSSetto politico e amministrativo delle terre redente, qualsiasi circoscrizione che fa– cesse dipendere l'Alto Adige da Trento. D'al– tra parte 1 anche :ie non esistessero i rancori inveterali, sarebbe assurdo \'Oh.r amministrare con identici metodi di go\•erno due pa<.>si, co– me il Trentino e l'Alto Adige, che, se costi– tuiscono dal lato geografico una unità, sono profondameote:dist•nti per tradizioni 1per raz– za1 per orientamento spirituale. Un governa• tore reside11te a Trento, attorniato e consigliato <la trentini, non può rendersi conto dei veri \ bisogni dell'Alto Adige: e il vero mo<lo di chiudere ogni vi.1 di intesa cogli atesini sa– rebbe quello cli unire t1.rtircios,11nente l'Allo Adige çol vero e proprio Trentino in una pro– vincia unica che perpetuerebbe gli inconve– nienti dell'attuale governatorato. Difatti ecco nel JVu()V() Giornale del 5 ottobre, una notizia fresca frese t da Ruma: « Il Trentino, com~ preso l'Alto Adige, costituirà r.;na sola provin• eia .... Era stata prospettata da taluno l'oppor– tunità cli separare il Trentino propriamente detto dall'Alto Adige, rna, esaminata sotto tutti gli aspetti la que:,tione, è parso più con\'eniente Lvi/are la cosliluzùme nel Regno di 1111 rnggrup– pame11l0 mmnùuilralivo co11difft1m;;,e elnùhe ben disti,,ft » (! ! !). È chiaro, così 1 che, esaminata la questione « sotto tutti gli aspetti », l'argo• mento irre~istibile clic ha portato a questa so– luzion~ è stato un di quelli che nou mancano mai nelle teste degli uomini politici « abili» mentre con due circoscrizioni p~ovinciali - si è pensato - i tedeschi sarebbero maggioranza nella provincia deWAlto Adige, con una sola circo~crizione i tedeschi saranno minoranza nella pro"iocia trentina. E cosi il problema dell'Alto Adige sarà una buona volta sepolto! Benissimo: ma si dimentica che cosi sapeva ragionare anche l'Austria .... PIERO CALAMAXDREI. Ottobre 1919. Il presente numera di atta pa– gine compensa quella del 23 ot– tobre che non è stata pubblicata per un disguido pastaie di mano– scritti. ~ G L I A B B O N ATI, ohe d~siderano un cambiamento d' indirizzo, D E B B O N O ao, compagnare la don1.anda con TRENTA CENTESIMI per la spesa di stElmpa della fa- scetta. ~ .,,_'l ..,,~ ~ "" "" "" C. MARANELLI e G. SALVEMINI La questione dell'Adriatico (SECO~OA EOJZIONE) Un Yolumc di pagine 400 della raccolta « La Giovine EuropJ. ~ edito dalla • Librer;a de:ia Voec • per L. 4,50 anzi che per L. 6 o Bianco Italiani nella e Slavi Venezia Giulia Il « O,mm,ssan'alo mera/e per I' assi'sft1,sa civile e la propaganda » ha puhblicalo 1111' ;,,/e,es– sa11/e rtlaziOn~: Sette mesi di assistenza 11azio– nale nella Venezia Giulia (Trùslt, 1919), da cui siamo lieti di estmrrt alcune pagù1t, clu co11• fermano 911011/0 ahbiamo più volte affermalo t .tpit– galo sul lrallamenlo di libtrld e gmerosità, rht l'Italia da•e fare alle mù1oranu 11M,Ùmaliùulust ,u/ mun:o co11.fi11t. I rapporti con gli slavi. C'è, importantissimo, fcndamentale, il pro– blema dt i rapporti con gli slavi: inasprito per le h)tte asrramcnte combattute dagli italiani, con tenacia pari al fen,ore così diritto da sem– br.'r quasi lineare, contro la ma1ea incitata da!PAustria a sommergergli. Le conseguenze di questa lotta sono e rimarranno per lungo tempo incakolabili. Italiani e slavi ,·h·ono gli uni accanlO agli altri, comn1i.sti sovente nelle ~tesse abitazioni, in continui rapporti di aftiri; ma !:I, ignorano a vicenda. Per molti italiani, Jo slavo ~ 11 invasore i1>0crita. inficio e tenace, pronto al tradimento p<!rsua mala natura; gli s!avi consi<.:erano gli ita!iaui come privilegiati: son loro i pili po,eri, i coltivatori delle terre semi~terili, dei sassi del Carso; e' è in lo,o il rancore verso i « siori », come dicono in certe plaghe i~triane dove tah-olta il chiuso spirito lel ceto medio determina questo rancore an- 1.:he tra italiani e italiani. Scnendosi di un linguaggio fadlmente comprensibi!e pcrchè pas– sato (lalla terminologia socialista nell'uso co– nnme, si potrcbl e dire che gli sla\'i si consi• der.ma la nazionalità p1oletaria <li fronte alla I nazionalità. borghese italiana. Ciò facilita il progresso dl!i socialisti tra loro: senza voler dare un giuJ.zio netto su questo fatto, può dirsi che in massima. sarà. ostacolo al sorgere di un irrede11ti~mo slavo. Questo fenomeno di rigiùismo nei rapporti tra le due nazionalit:ì, che Incominciò quando l'Austria e gli eventi politici de:itarono negli slavi, con un remoto Sl!11s0di appaiteucnza nazionale, un assai più preciso sentimento a11titali2.no ,può esser dan– noso alla penetrazione dell'italianità tra gli slavi clic sa,anno annessi all'llalia. Si com– prendeva, si giustificava 1 era bello come segno di disperato amore itali;mo, quando una difon• siva infie,s:,ibilc, oltranzista, senza ccss oui e senza eccezioni appariva unica maniera per re– sistere a!Fassalto conquistatore austro-slavo. Oggi, n,..,n si 8piega neppure come reazione alla ohracotanza ingorda di Zagabria e di Lu– biana: sarebbe poco meno che infantile; e non si giustifica più. Suo naturale corollario sareb• be una altrettanto inflessibile e rigida snazio– nalizzazione degli slavi appartenenti ali' Italia: che ripugna al nostro spirito 1 alla nostra co– scienza e alle nostre tradizioni di libertà. E' per lo meno dubbio che darebbe risultati po– !:iiLi\'i,se si osservano i risultati delle snar.i<r nali~zazioni violente che tentarono i tedeschi in Lorena e in Posnania, e gli stessi siavi in queste regioni : oggi la Lorena è francese, la Posnania polacca, la Venezia Giulia italiana. Questo fenomeno di non comprensione me~ rnviglia alcun 1>0col'osservatore ogg~ttivo, che non abbia avuto ancor modo di rendersi conto dei precedenti che l'hanno determinato 1 e che, <lai giorno della deliberazione, n n hanno più ragion cl' essere. Ci son dei fatti curiosi. In un eroico paesino istriano, scoglio ita– liano in una marea di slavi, que~ti invitano le autorità italiane, il smdaco italianis-.imo, il co– mandante del presidio, al /'ta,od11i dom (casa degli siavi) per celebrare la fine della lotta e l'accordo tra le due t'opolazioni. 11 giorno stesso, i r.igazzi della scuola italiana, per evi• tare suggerimento dei genitori 1 cantano con intenzione aggressiva il e va fuori, stl'anier ! » dcli' inno garibaldino sotto il naso dei bam~ bini delle scuvlc slave. 2. Imparare lo slavo. È discutibile se la repugnanza degli italia– ni ad apprendere le lin5ne slave abbia giovato alla causa nazionale ai tempi stessi dcli' Austria. Agli italiani sembra\'a di venir meno alla loro intransigente purezza 1 di contaminarsi con una macchia antinazionale. imparando lo slo\'enO e il serbo-croato. Ma sarebbe difficile dimostrare che questo ignorare affatto la lingua dei loro vicini e avversari 1 non li ha messi più di una volta in condizioni di inferiorità nelle b:uta• glie per la <lfe.::adella nazionalità italiana. Gli slavi mediocremente colti conoscono tutti per– fettamente l'italiano, lo partono spcdi:i e lo scri,·ono correotemcnte; quasi tutti i contadi– ni parlano il dialetto italiano. Che ciò sia al• meno in parte un effetto della necc~ità di farsi intendere da chi no:1 conqsce\'a, nnn \'O• leva cor.oscer lo siavo, è I robabile. Ma che oggi si tema ancora di snazionn– linare•Trieste e la Venezia Giulia imparando sloveno e serbo•croato, è tilllore infondato, d;mno-;o, che prh'a gli italiani del:a prima ar– ma di penetrazione per:suilsiva, libera, direi «amichevole,> se l'aggettivo non fo~se per sembrare assurdo a molti itali•ni di qui. Que• sto timore è evidenti::-mente uoa coni;egnenza del rigiclismo cui si è accennato più sopra: resicluo di una concezionC dife.nsi\'a che fu probabilmente la migliore o l'unica poi;sibile; i cui vantaggi soverchiarono ccrtomcnte gli ~"antaggi ch'essa presenta\la, ma che oggi è superata e contraddetta dagli avvenimenti. Nel tempi austriaci, gli sla\,i ave,·ano isti– tuito, tn qualche distretto, delle sezioni ita– liane nelle loro scuole: adottato la nostra !in• gua d'insegnamento per attrarre le maggioranze o minoranze italiane dei \'ari paesi, aflida\'ano l'insegnamento a mae~tri croati r: sloveni spe– cialmente abilitati; plasmavano in.avvertita~ mente lo spirito dei ragazzi italiani, con ap– parenza di rispettarne i caratteri etnici. Que– ste scuole si chiamavano « ultracquistiche ». Furono soppresse per abilità di qualche ispet• tore scolastico italiano, che potè dimostrarle irrite dal lato didattico. Oggi, alcuno pensa a. farle risorgere, rovesciandoue il metodo e 11in– tcndimcnto. In mi di'itretto per massima pane italiano, cinque o sci maestri soltanto, inter– pel1Mi1 hanno arcettato di mala \'Oglia di nbi• litarsi 1 se le s~uJle si faranno, nel!' Insegna– mento della lingua slava. E dovrebbero com– pier~ opera di propagand.t rn1ziou.1le, d1e, ad ogni mod9, per avere efficaci.i, donebbe con• dursi cou moderazione grandissima: sen1.a of• fendere I sentimenti degli scolari e dei geni– tori, sen1.a tendere alla snazionaliz1.azione vio– lenta; ma ~ì con inten'.o .: umanitario», di far conoscer l'Italia che è anche la loro patria, nella quale gli slavi non sono tollerati, ma cit– tadini di pieno diritto. Insomma, propaganda di civil à e di coltura. non propaganda di op– pressione: è questa la sola via per raggino• gere la meta, per diffondere tra gli slovf.;ni del a Carintia e del Carso e tra i croati dcl– i' Istria e della Liburnia la nostra lingu,, la nostra coltura e, gradualmente, il se:1so oazio– nale italiano. 3. Propaganda tra slavi. Tutto ciò potrà &embrare supernuo in un opuscolo di esposizione schematica dell'attidtà svolta dal Commis-;ariato nella Venezia Giulia: lo sarebbe senza dubbio, se quell 1 attiYità non - si fos~e inspirata ai criteri accennati. A \alu- ta1li astrattamente, i risultati ottenuti pos.;ono sembrare scarsi; ma si deve riflettere alle con– dizioni nelle quali si è svolta la propaganda tr~l gli slavi nella Venezia Giulia. Forzar la mano, imporsi l'azione a qualsiasi costo e ic qualsiasi circos:anza, sarebbe stato dannoso. È stato necessario procedere lentamente; senza uniformità 1 speziettando e piegandosi a'le cir~ co~tanze e alla natura deWambiente. Le in– certe sorti della conferenza della pace rinfo. colavano le \'Oci di « occupazione prOv\'isoria. a e di « evacuazione,.; la Francia e l'America mandavano gli alimenti e i soccorsi che noi distribuivamo. li messaggio di ,vilson re:ie ad• dirittura impossibile, in certi luoghi, ogni azio• ne; le trame raccolte furono natural:nente $pe.i• zate e disperse; le resistenze aumentarono, ri– sorsero iu alcuni paesi dove erano orma: so– pite; e, se la situaziooe accenna ora a miglio• rare 1 è. certo che nei distretti carintiani, e li• burnici il lavoro di propaganda non si potrà pienamente riprendere se non quanclo le con-

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