L'Unità - anno VIII - n.43-44 - 30 ottobre 1919

~ Problemi de11' Alto Adige L'UNITA Con questo titolo Franco Ciarlantini ha pubblicato, pochi giorni ra, presso l'editore Vallecchi di Firenze, un \'Olumetto scritto con metodo « unitario »: da un galantuomo intelligente che ha studiato c!a vicino uno dei problemi nati dalla nostra vittoria, e che rife– risce con schiettezza e semplicità i risultati della sua indagine, senza esaltazioni, senza frottole, e senza, volontarie o involont.:1ric, di• mentic:mze. Sono racchiuse in queste centocin• quanta pag ne assai piò notizie e cifre stati• stichc di quelle che riusccrebbe a raggranel– lare. dopo anni di faticoso studio, una qua• lunque commissione nominata per lo studio dell'Alto Adige da un qual:,iasi competente ministero; m:l. a differeoza delle relazioni ur– ficial!1 questo volumetto giunge al m<2mento buono; e, senza cadere in quella nauseante fa. ciloneria giornalistica di chi sa cogliere a volo lo spirito di tutta una regione conversando, fra un treno e l'altro, col cameriere del l,ujfet della stazione, riesce a farsi leggere tutto d'un fiato in \'irtù sopra tutto della sua limpida sincerità. Franco Cia1lantini 1 che nei primi tempi della guerra, prima di essere ufficiale, ha fotto il soldato ~emplicc nei minatori, ha imp:uato, temprandosi pazientemente nel fo– rare le rocce del Pasubio, a odiar la rettorica degli sfaccendati: ed io, che ho poi a\'uto la ventura di essergli comp 1gno di guerra nei mesi delle ultime battaglie e della vittoria, ritro,·o in queste pagine l'infaticabile lavora• tore di quei giorni, pieno di fede, di dignit:\ e quasi direi di « pudore» italiano, che a Bol– zano, dove siamo stati insieme per qualche mese dai primi di novembre 1918, si da\'a at– torno dalla mattina alla sera per superare la freddezza di quegli arcigni bolzanesi che ci guarda\'ano come stranieri e che parevano do– man:larci come avevamo fatto a vincer la guerra con tanto impaccio di burocrazia disorientata e presuntuosa, e per far loro intendere che l'Italia veri\, la grande buona e giusta Italia che ha vinto, non bi'iogna andare a cercarla negli Uffici o nei Comandi, ma in quella oscu• ra massa di lavoratori del pensiero e del brac– cio che si so~,o incontrati e conosciuti nella trlnrea, e che sono oggi affratellati in una gran sete di probità e di verità 1 e in un odio appassionato contro la genia cialtrona di chi vuol·gloria sen:1. 1 aver combattuto, di chi ,·uol dirigere senz'avere studiato, di chi vuol ciarlare senza sapere, di chi vuol mietere senz' avere -arato. Opera di serietà, di pro~itl e di studio, dunque, questo volumetto del Clarlantini, sen– za s,•olazzi di propaganda, sen:z:a parzialità di polemica. li problema, che poteva esser di• scusso qualche m~ ra, prima della firma del trattato di pace coll'Austria, sulla opportunità e sulla giusti1.ia dell'annessione all' Jtalia del– l'Alto Adige etnicamente tedesco, è qui appe– na ~fiorato. Il Ciarlantinl è un di quelli, ai quali· oggi è di moda dar la baia, che hanno voluto la guerra non soltanto per la propria Patria, ma anche per la redenz!one di tutte le patrie, e che, nonostante il malgo\'emo che la Conferenza ha fatto cle\Je idee di giustizia per cui abbiamo combattuto, son convinti che le idee son p:l'I grandi degli uomini e che da questa guerra si ini.r.ia , anche se i furbi non se ne accorgono, la sconfitta di tutti gli im– perialismi. Egli ~a pertanto che l'inclusione dell'.\lto Adige nei confini politici dell'Italia, scritta oggi in un trattato dalle dipl... ,mazie, non avrcLbe per sè nell' av\'enire la ratifica dei popoli, ov' essa si ba..,assc solamente sul di– ritto del più forte o sulle necessità strdte– giche contingenti, senz' appoggiarsi su una ra– gione di giustizia eterna: e sembra ammonire che se qacsta ragione di giustizia esiste non si può oggi decidere in modo dcfinith·o, poi– chè la miglior pro\'a della sua esistenza sarà data dalla equanimità e dalla onestà politica con cui gli Italiani sapranno amministrar l'Alto Adige: onde i ,,ulodi di gutvr110 du r flali'a adoller,) IÌl 911~//t1 terra saran110 aa/la mi.sura -dtlla gius:1':ia del/' onnus,one. . .. Da questo libretto, che fa ,·edere ~n chia– rezza i termini dei problemi atesini quali si -delineano nel momento In cui Io stato di ar- mi~tizio si trasforma in quello di annessione (scuole e culturn, cap. IV; giornali, capit. V: partiti politici, capit. VI, X, Xli; problema giudiziario, capit. Vll: cattolicismo e proteo• tastesimo, capit. Vlll e IX, mO\'imento eco– nomico, capit. XI), il lettore onesto può trarre le seguenti idee fondamentali, che sembrano di un'evidenza lapalisiana a tutti coloro che abbiano visitato l'Alto Adige con occhi disposti a vedere, ma che possono parere eresie a chi ab– bia conosciuto questa terra solo attra\'erso la conferenza con proiezioni di qu.ilche oratore nazionalista. t O U Alto Adige è, ogg,: ,ma regi'ontelnica– mm/e tedesca. Le statistiche più fa\·ore\·oli a noi davano, prima <lella guerra, 45.000 italiani contro 180.000 tedeschi; ma senza contare che in questa minoram~a italiana erano com– presi molte migliaia di regnicoll annualmente immigranti nell'Alto Adige per tro,•arvi la\'oro, bisogna ricordare c.he la fisionomia etnica delle zone mistilingui pili che dalla prevalenza nu– merica si può desumere dalla prevalenza cul– turale ed economica di una razza sulle altre. Ora è certo che, in questo momento, gli ita– liani nell'Alto Adige sono mincran:z:a non solo dal punto di vista strettamente quantitativo, ma anche dal punto di vista 911alitalivo; e se il paese nella sua struttura geografica, nella sua flora e nella sua fauna, ha caratteri schietta• mente meridionali, la vita spirituale della re– gione nelle sue manifestazioni artistiche, poli• tiche, economiche, religiose, nell'aspetto stesso dei centri cittadini, è altrettanto schiettamente tedesca. Il germancsimo ha lavorato senza ri• guardi a estirpare da questa terra ogni trac– cia di italianità; e, se qualche nucleo aveva tuttavia resistito alla ~ snazionalizzaziono •• esso si era ridotto a vivere di una po\'era vita grama, come quella di certi alberelli rachitici. perpetuamente aduggiati da una vegetazione più rigogliosa e più invadente di loro. Per questo, gran parte degli italiani ate– sini sono povera gente, muratori, contadini, lavoratori o-;curi che non fanno parte delle classi dirigenti: \'i è poi, anche nell'Alto Adige, li fenomeno di molte famiglie borghesi, italia– ne di origine e di cognome, che sono ormai da decenni, e ostentano di essere, tedesche di elezione e di pensiero più degli stessi tede– schi (ho visto, sulla porta di un'abitazione pri– vata nella La"benf!asu di Bolzano, un cartello scritto in caratteri gotici: « 1lfarlet1i »: quella «A-», con cui un italìano ha voluto mascherar la sua origine, è tutta una storia, ed era, prima dell'annessione, tutto un programma!): e se, finalmente, per nostra fortuna, non manca fra la popolazione atesh:a un grnppo di intellet– tuali italiani che hanno sempre ~erbato fede ali' ltalia, e che per essa hanno S('l!Tertodu– rante la guerra esilio, internamenti e persecu– zioni (chi potrebbe d•mentic.lre Il fervido apo– stolato di italianità. compiuto da Ellore To~ lomei col suo Archiv,"o.'), mi sono avvisto nello scorso in\'erno, stando a contatto cogli italiani più rappresentativi di B Izano, che la impro,·– \'isa gi{lia della liberazione dal servaggio ha fatto cadere molti di loro in una specie di stupore apatico e disorientato, che non fa pre• sagire imminente una vigorosa riscossa di ita– lianità per sola virtù degli elementi locali. iiolti italiani che vanno og I m touriste a « scoprire l'Alto Adige • si meravigliano di trovarlo e così tede.ic .."O •: par che dicano: <;: Ma dunque i tedeschi di Bolzano non sono una im·enzione di Bi~latl? •· Ma lo strano è questo: che alLrettanto si mer:wlgliarono ai primi di no\'cmbre i Comandi, quando, ancora ahbagliati da quel trionfo d1 tricolori che I trentini a\'evano improvvisato alt' esercih1 I bcratore, entrarono in l3olzano, senza tro– var\'i neppure una. dico 11,pp"re una, bandiera italiana. E do\'etlero poi nelle settimane se– guenti sudare gli « Uffici Affari Ci"ili » per indurre qualcuno degli italiani più com•inti a esporre.... spontaneamente il tricolore: tanto era il terrore delle rappresaglie minacciate Gai ca1>0rioni paogennanlsti a chi ave~c fatto ma– nlresrnzioni di simpatia per le truppe degli « in– ,•a.sori •! Non giova dunque, se si vuole che l'Alto Adige non diventi il fomite di nuo,·e gucrie, gonfiar le statistiche per illuder noi stessi, cc- me lo struzzo che per non esser ,·i~lo nasconde la testa sotto la sabbia. Ahimè, lo spirito di una regione non si trasforma col cambiare i nomi delle strade o col SO!,tituire, nei cartelli indicatori dei crocevia, la nuova scritta « a 1llera110 » in luogo di quella vecchia e nach 11/emn » I Nt! la causa dcli' Italia ra un solo passo quando, introducendo nelle ferro\'ie del– l'Alto Adige la tariffa italiana (che ha, bisogna confessarlo, pre:z:zi.tssai più alti di quella au– striaca ....), si pensa di cambiar faccia alla realtà ribattezzando negli orari qualche stazione te– desca con nomi italiani creati appositamente per l'occasione, che servono soltanto a far per– dere la bussola ai viaggiatori e che autorizzano i nazionalisti di Bolzano a mettere in vendita per rappresaglia, come realmente hanno fatto, dégli orarl ferroviari in apparenza identici a quellì,italiani, nei quali però ai nomi di Trento, Milano, Vcne:z:ia, e_tc., sono sostituite sistema– ticamente le denominazioni tedesche di Tri'ent, 11/ailami, férudigl 2,0 IA popola.::ùme /ede.sradel/' Allo Arli'ge considera oggi l'unione all'Italia tome l'imposi– z,Ont di "" g,Ogo straniero. Ciò non può sem– brnrc strano, quando si pensi c.he, se fino a ieri proprio dagli alpigiani tirolesi l'Austria reclu– tava contro i fanti italiani i più accaniti uc– dui,i, non sarebbe naturale che da oggi a do– mani si !-entissero a cuore aperto nostri fra– telli quelli che finora erano nostri bersagliatori dall'opposta trincea. Ma lutta\'ia, anche in questo sentimento di ostilità contro l' annes– sione al1 1 Italia, bisogna distinguere le popola– zioni rurali e operaie 1 e anche la classe dei commercianti e degli albergatori, che tutte desiderano soltanto di rimettersi a lavorare in pace e che hanno assunto per questo, di fronte al problema dell' ;mnessione, un contegno di bene,·ola neutralità, dalla élite intellettuale, che pur essendo ormai persuasa della inevita– bilit,\ del1 1 evento 1 considera l'annessione del– l'Alto Adige ali' Italia come un' o!Teo;a al di– ritto alt' :iutodccisione. Questo sentimento, dif– fuse. fra tutti i tedeschi colti della regione, si è rh·elato non solo in a1>ertedichiarazioni della stamp:l d'oltre Brennero. ma anche, dentro la linea d' a11nbtiiio, in S\'ariate manifestazio– ni.. .. simboliche, scimmiottanti quelle celebri burle politiche che, sfidando ben altre rappre– saglie, usavano prima della guerra i patrioti italiani delle terre irredente giocare agli sbirri austriaci. Ricordo che una mattina dello scorso gennaio tutte le cantonate di Bolzano appar– vero adorne da strani manifosti visibili a gran distanza, sui quali, in un campo bianco Incor– niciato di nero spiccava un enonne digco rosso, con sotto una scritta in tedesco che dice,•a all 1 iacirca co~ì: « Come su questo foglio do– mina questo disco rosso, così da Salorno fino al Drennero domina il Tirolese »: Il manifesto fingeva di essere un mezzo originale di pub– blicltit del giornale « Il Tirole:,C ;,, (Dcr T,. 10/tr}, che è il più diffuso quotidiano dell'Alto Adige; ma in realtà, sia nel!' accozzo dei co– lori germanicJ, sia nella scritta ambigua, esso era una larvata manife~tazione antitaliana: del che si accorse (il giorno dopo) il Comando di presidio, che subito sguinzagliò i nostri bravi fanti a gratt;ir le cantonate .... Altri epi~dietti dello stc~so tipo si potrebbero narrare: sfoggio di coccardine, ostentazione <li fiori :1irnbolici,inno dei }."l)itttjligcr cantato dagli &colari ali' u-1cir da lezione. Ma il più recente e Il ph) caratte– ristico di tutti è quello che J;o appreso il mese scorso .1Seis: sulla riù alta guglia dello Schlern, gruppo tlolomitico sui 2500 metri a nord di Bolz..,no, comparve una mattina di questo lu– glio, piantatovi da qualche ignote, alpinista, lii) gran stendardo dai colori germanici, visibile a molte dietine di chilometri intorno; furono subito inviati drappelli di 11ostri alpini a dar la scalata alh vetta, ma questa, per chi non sia Jel luogo e non cono$Ca I' unico sentiero che ,·i conduce, è un inaccessibile torrione dalle pHeti quasi levigate: e allora, dopo qualche giorno di incertezze, bisognò dare 1000 lire a una guida tedesca percl1è si arram– picasse sul pimpinnacolo a togliere lo scan– dalo .... Ragazzate, lo so. :\la pure bi.50gna tenerne conto; perchè dimostrano con quanta facilità potrebbe toccare a noi italiani, se subito non 217 facessimo comprendere agli atesini che sotto un go"erno di libertà non c'è bisogno di ri– correre a simili ragazzate, la malinconica sorte di pasur da oppressori dei nostri antichi op– pressori : e sarl!bbe veramente una grande amarezza se do1>0 a,·er combattuto per l'ap– passionante sete di liberare il mondo da tutte le tirannie, ci ritrovassimo senza volerlo a fare, proprio noi, la odiosa parte dei tiranni! 3° JJ11ra11/e il peri'ododell'armistizio /' fta/i(l 11/jiciale 11011 Ila fallo 11111/a per av.;iare coi lcJe– schi del/' Allo Adi'ge relazi'o111' (/(' reciproca rom– prmsi!'me e ,oopera=i'tme. I soldati si, senza tanto m.icchiavellismo, molto hanno fatto: poich~ quel calore cli umanità schietta cd esuberante che emana dai nostri popolani \'CStiti da fanti o da alpini, basta da sè solo a vincere tutte le freddez:z:e, e dissipare tutti i pregiudizi sul nostro conto; e meglio che attraverso i pro– clami magniloquenti, l'Italia, anche nell'Alto Adige, è stnta rh·elata attraverso la carcz,,a che un pO\'ero fante siciliano ha fatto, pas– sando in marcia, sulla testa bionda di un bam– bino tedesco. Ma in quanto alti Italia ufficia• le.... oh, po\'eri noi, che stringimento al cuore, lassù 1 per chi avC\'a sognato di dare fin dalle prime ore a que_llcterre riscattate l'impressione precisa di una ch 1 iltà superiore che giungeva I Avevamo sperato che i nostri c.1pi sarebbero arri\'ati lassl'I con un programma già pronto, che l'attuazione di esso sarebbe stata affidata a persone competenti, che gli uomini adatti sarebbero stati presi ovunque, sen,.,'\ guMdarc ai gradi ; ave, amo sperato che l'Italia, colla sicurezza, ::olla semplicità, colla giustizia dei suoi primi atti e.ligoverno sarebbe riuscita a suscitare nei vinti, abituati alla macchinosa e rigida burocrazia austriaca, la meraviglia e la simpatia per questo rostro popolo giovane e lavoratore, che ama più i fatti delle parole, che non \'t10!c spennacchi e parate, che fa posto a tutte le inizi:Hi\'e serie ed intelli• genti. .... ln\'ecc .... burocrazia: arcigna, testar– da1 incomJ>etente, farraginosa, fannullona bu– rocrazia, aggravata dalle stellette, che non ammettono discussioni; gli « Unici operazio– ni » trasformati eia oggi a domani in « Uffici affari civili &, dove i maestri di tattica e di logistica si improvvisavano uomini di governo; un pullulare di uffici ~on nomi nuovi, creati per trovar lavoro a chi, finita ormai la guerra guerreggiata, non ave,·a pill da l;ivorare; le stesse mansioni aniclate con diverso nome a organ! diversi cli uno stesso Comando, che si oslacolavano a , 1 icenda, che si facevano la guerr:1 in famiglir,, In modo che le proposte nscile da UJVJ venivano irremissibilmente boc– ciate senza e,ame dall'altro .... E poi, al di– sopra, I.L mania :1ccentratrice di qualche capo, che in\'ece di lasci,tre libero cam,a alle ini– ziative dei gregari bene scelti, ,·olc\'a essere informato perfino della I ratka relativa a un mulo che :1'cra l)COrticato un g:aretto, e che considerava suo nemico personale qualunque inferiore che avesse· un po' di cer\'ello per conto suo t che non lo acloprn~se a scrivere sui giornali articoli in sua lode. Cosi nell'Alto Adige il tipo « pignoletti & è pa!-isato in pro– verbio. ~Ia la colpa non è stata delle autorità militari: è stata, anche qui, del governo cen– trale, che si è disinteressato per tanti mesi della regione-, che ha affidato compiti essen– zialmente civili e politici ai militari che son fatti per comb,Htere e non per governare, e che si è ben guardato dal dare almeno ad essi qualche direttiva, di far comprender loro qual'era la condizione giuridica degli occu• panti e degli indigeni nelle zone d'armistizio. Se qualche funzionario è venuto da Roma, si è measo a disfare ciò che l'autorità militare aveva già fatto: così per una settimana si faceva 1a politica forte, e per un'altra ~c– gucnte la politica di tolleranza: oggi era al– l'ordine del giorno la repressione energica di ogni manifestazione antitaliana, domani si per– metteva che tutta la piazza \Valter di Bolzano fosse un giardino di cocc..1rdine bianco-rosso– nere. Questa incertezza, questo procedere a. ten– toni giorno per giorno, questa a<tsoluta man– canza di una direttiva costante, deve aver dato ai tedeschi atesini un'idea ben misera della no– <ttra saggezza politica .... Si giunse perfino, nel dicembre scorso, ad affiggere In tutti gli abi• tali dell'Alto Adige un bando che Invitava tutti gli uomini validi della r gione a presen– tarsi ai nostri Comandi militari, per es!'ere

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