L'Unità - anno VIII - n.43-44 - 30 ottobre 1919

216 d'animo del Giuliano è nazionalista• il nostro i internazionalista. 4 I!cco il punl~-"" _........,. Il Giuliano crede alla patria come « con– creiareali'!.7azione ael più sacro valore umano». È un modo nebuloso di tradurre ii'-t italiano la idea tedesca « Deutschland iibcr alles )I,, La Germania colla sua concreta realizzazione ecc. si è rotta le ossa. Cosi è succeduto sempre, .e succederà sempre a chi si gonfia la testa di nuvole nazionaliste e immagina di !)Oter fare della patria propria ad tsd11.s1{)11c delle altre la realizzazione ecc. E questo, specialmente nella civiltà moderna, in cui nessuna nazione può illudersi di imporre da sè sola la sua volontà a tutte le altre, dato l'intreccio di azioni e di reazioni, da cui tutte sono avvinte. E special– mente per l'Italia, che non si può neanche lontanamente sognare di possedere quel tanto di potenza, che possa ubbriacarla colla follia della prepotenza senza renderla ridicola. Questa guerra, se eh un lato ha detenni• nato ovunque una esasperazione del sentimento di nazionalità, dall'altra ha segnato il fallimento del sentimento nazionale quando si esasperi fino a non vedere nel mondo la esistenza di altre nazioni e pretendere che la patria [cioè la propria patria ad esclusione delle altre] sia la consueta rcalizzaziòne del più sacro valore umano. Quando un sentimento di qnestò g~ nere incarnatosi in un popolo, che nel I9I4 fu il popolo tedesco, trascina il mondo a uc– cidere in quattro anui 7 milioni e mezzo di uomini, e a storpiarne altrettanti, e a distrug– gere cinquecento miliardi di riccheua 1 l'uma– nità sarebbe un immenso ricovero di mente– catti se continuasse a ripetere in lingue diverse il ritornello del più sacro valore. Questa guerra ~ stata pel se1\timenf'C"à1naziÒnalità quello che fu la guerra dei trent'anni per il sentimento religioso. La guerra dei trent'anni non estinse le reli,;ioni; ma dimostrando la folle sterilità delle guerre di religione, mise fine a queste guerre: rimasero bensì sempre dei fanatici pronti a ricominciare; ma si trovarono isolati e impotenti. Così oggi, dopo la guerra dei quattro anni, non manca chi è tuttavia pronto a snudare il brando: e certi giornallsti, che in caso di guerra sanno di essere imboscati e che sono pagati ~agli Stati Maggiori e dalle fab– briche d'armi, cercano di far credere in tutti i Jjaesi che tutti i popoli sono spasimanti dal desiderio di ricominciare. ~fa se qualcuno si attentasse a ricominciare. sentirebbe la musica! E un sentire di questa condizione degli animi in tutto il mondo deve averlo anche· 1• amico Giuliano, nonostante che egli non soffra nes– suna malattia di astrattismo umanitario inter– n,1,zionalistico, e \'iva tutto nel cielo deH 1 aria ossigenata, dove non arriviamv noi miseri op– pressi dall'asfissia anglosassone. Infatti il Giu– liano non o.sa neanche lui dire chiaro e tondo che dobbiamo fare una nuova guer:a per ve– dere se Fiume debba essere annessa, o protetta, o mandata all'Italia: si limita a fare una cir– colocuzione, scrivendo che « la questione ci può portare domani di fronte alla possibilità di risoluzioni supreme >>: dove quel domani può significare tanto oggi quanto fra ci1iquant'anni, e le risoluzioni supreme possono essere anche del genere di quella dell'on. Raimondo, che dopo avere fatto un chiasso del diavolo contro chi non accettava l'idea dell'annessione senz'al– tro, dichiara\'a che l'anoessionc senz'altro non era consigliabile. Questo stato d'animo, la cui esistenza co– stringe finanche un uomo come il Giuliano ad una.. circolocuzione 1 spiega perchè oggi l'idea della Società delle Nazioni sia co~ì te– nace negli animi, nonostante il sabotaggio che gli uomini di governo dcli' Intesa ne hanno fatto nel Congresso di Parigi. l . Il Giuliano non crede alla p_ossibilità ~Ila Lega delle Nazioni. Ed è naturale: quando si ·crede il « Deutschland ilber alles » sia pure tradotto in italiano, non è possibile avere sim– patie o ammettere la possibilità della Lega delle Nazioni. Solamente, vorremmo che un uomo di col• tura e d'ingegno, come il Giuliano, non ripe– tesse la sciocchezza messa in circolazione dai salariati dcll'on. Orlando in questi ultimi sei mesi, cioè non appena si cominciò a vedere che spirava controvento dall'America, la scioc– chezza, cioè, che la Lega delle nazioni sia una utopia anglosassone. Benedetto Croce ha tro- .. vato che è un'utopia francese. Altri, meno L'UNITA colti e intelligenti del Croce e del Giuliano, hanno scoperto che è utopia tedesca, o russa; Giuseppe Mazzini era italiano. La verità è che ~ ' idea della Società delle Nazioni è un'utopia ello spirito umano, come l'idea del « Deut– chl:md i.ibcr allei» è un'utopia dello stesso pirito unrnno, che si è sempre: dibattuto tra ueste due utopie. In questo momento, certo, la Società delle Nazioni, quale è stata sabotata a Parigi, d'ac– cordo coi pcscicani latini di Francia e d'Italia, da quei pe;cicaoi anglosassoni 1 a cui secondo l'amico Giuliano essa starebbe tanto a cuore, la Società delle Nazioni sembra funzionare oggi a vantaggro degli anglosassoni.· Ma ba– diamo bene. Ci sono - quante volte dobbiamo ripeterlo! - due diverse mani<:re di intendere la Società delle Nazioni. L'una è costituita da una specie di fanciullesco comunismo interna• zionale, in cui tutti gli uomini mangiano bene, bevono megtio 1 !>i abbracciano ad ogni S\·ollo di strada, si regalano a vicenda le materie prime, sono preoccupati sola111eotedal pericolo che ci sia nel mondo qualche popolo non fe– lice e non contento. Questo è stato il trucco inventato dt1i giornali degli Stati Maggiori e delle fabbriche d'armi i)er far naufragare la vera Società delle Nazioni 1 eccitare l'entusiasmo e le speranze degli ingenui per siffatto fan• taccio contraffatto: in modo che ri,·elandosi impos,ibile a realizzare questa caricatura di So• cietà delle Nazioni, la buona gente perdesse ogni fede 11ell'idea della pace, e lasciasse il terreno libero ai trafficanti del sangue umano. Ma. e' è un'altra Società delle Nazioni, più modesta, più pratica: è la costruz:one giuri– dica, in cui cerca di concretarsi la convinzione che la guer~a è la più stolta delle intraprese politiche ed economiche: può essere doveroso affrontarla se provocata. da altri; è stupido, oltre che malvagio, provocarla. Da questo sentimento 1 divenuto oramai universale per la esperienza della guerra testè finita, è nato il programma di costringere tutte le Nazioni a un patto comune, che le obblighi a risolvere coll'arbitrato tutte le loro controversie 1 a limi• tare gli armamenti, a vieta:-e la fabbricazi()ne privata di tutto il materiale di guerra. Eque– ~to sentimento è cosi pr::,fondo e potente o,a• mai, che i malfattori riuniti al Congr.:'SSOdi Parigi, per quanto abbiano fatto per sottrarsi alla pressione di esso 1 facendo leva sui senti– menti nazionalisti, hanno dO\'Uto pur conce– dergli qualcosa. E questo qualcosa è oramai consacrato in un trattato internazionale, che l'Italia ha firmato cd ha il do.,ere di eseguire in buona fede, salvo che il famoso più sacro valore non implichi anche la sistematica slealtà di firmare i trattati colla intenzione di infi• schiarsene. Non siamo, dunque, amico Giuliano, di fronte a un'utopia. Siamo di fronte a una realtà, sia pure rudimentale. Tu cerchi di sabotare questo primo germe di Società delle Nazioni, perchè ci tieni al più sacro valore. Noi lo di– fendiamo e cerchi::tmo di rafforzarlo e S\'ilup– parlo, perchè per noi la patria è un valore sacro, mari0n è il più sacro, e sacro quanto ~edel!a''µatria è quelio dell'umanità. Cento anni or sono 1 i più consideravano come il più sacro valore quello del Regno di Sar– degna e del Reame di Napoli; mezzo migliaio di anni or:sono, il più sacro valore era quello della Repubblica di San Marco o della Repub• blica di Genova; molti più secoli prima, il più sacro valore c:ra quello della tana, in cui il selvaggio nascondeva i neonati e il fuoco. I sacri valori si spostano di cerchio in cerchio sempre più grande. Una patria, che pretenda di essere oggi 1 essa, il più sacro valore ad esclusione delle altre, non deve fare altro che specchiarsi nella Germania e vedere il suo de– stino di domani. Questa costn1zione giuridica interna1.ionale 1 diretta ad assicurare l'arbitrato e il disarmo, non ha la pretesa rli rendere tutte le nazioni eguali di fatto, oltre che di diritto. Chi è forte è for e. e chi è debole è debole. La Società delle Nazioni obbliga solamente forti e deboli a non farsi la guerra. Ecco tutto. Ed è lutta a vantaggio dei più deboli. E l'Italia, piaccia o no ai nostri nazionalisti, non è la nazione più forte: è la più piccola delle grandi potenze e la più grande delle piccole. E se il nostro paese non avesse avuto la S\·entura di essere rappresentato al Congresso di Parigi eia un n o mulo bendato e da un istrione disorientato, l'Italia avrebbe dovuto essere la più attiva e più si!:.cera e più efficace propugnatrice della Società ddle Nazioni, come condottiera di tutti i piccoli Stati. Non avendo il Governo italiano capito nulla di questa sua possibile funzione; essen– dosi rifiutato di accordarsi con la Francia per un programma di politica comune durante il Congresso di fronte ali' Inghilterra e agli Stati Uniti; essendosi mosso bestialmente contro a \Vilson per gli scogli della Dalmazia; - ne è seguito che oggi nel mondo prevale I' In• ghilterra: e quindi la Socieù delle Nazioni sembra funzionare a vantaggio dell'Inghilterra, evitando nuove guerre, che possano disturbare il predominio mondiale inglese. La realtà in– vece è che il predominio mondiale inglese esi• sterebbe di fatto anche senza la Società delle Nazioni; e di fronte ad esso, nessuno oserebbe di fatto provocare una guerra contro il volere inglese: e la Società delle Nazioni è un osta– colo, morale, ma validissimo, per il caso che l'Inghilterra cada nelle mani di partiti, che vogliano governare il mondo colla minaccia della guerra. E questo predominio di fatto inglese du– rerà ftnchè italiani e francesi si lasceranno eccitare dalla stampa degli Stati l\'[aggiori' e delle fabbriche d'armi, e non comprenderanno sionc naturale del lavoro di tutte le nostre burocrazie. Ignoro, perchè non ebbi modo di estendere in zona p ù vasta le mie osservazioni in pro• posito, se in tutte le provincie e se per conto di tutte le grandi unità e se ripetutamente o pure in casi isolati l'operazione si sia svolta sulle stesse basi e con lo stesso metodo. Con– fido anzi che no, pcrchè immagino che la in– dignazione del pubblico, se ripetutamente pro– \'OCa ta, si sarebbe ribellata ed avrebbe costretto a prendere altra via. Il fatto tipico, a·d ogni modo, al quale si potè assistere in provincia di Venezia, fu il seguente: Come è sopra accennato, a favorire l'agri– coltura del Veneto, molti quadrupedi vennero ceduti a prezzi del 11111mi110 favon. La faccenda si svolgeva in questo modo: a) Una commissione apposita aveva pre– cedentemente fissati i prezzi di ogni capo (che dove\'ano essere fatti conoscere ali' acquirente solo quando, dal medesimo, fosse stato defi– nitivamente scelto il quadrupede); b) agli acquisti potevano partecipare quanti, essendo agricoltori della provincia, necessita ... vano di bestiame pei lavori dei campi (in realtà vi dovettero essere ammessi quanti rìuscirono a figurare tali presso le cattedre ambulanti, i municipi ecc. ecc. la necessità di un cordiale accordo fra Irn.lia c) gli inscritti, man mano estratti a sorte, e Francia e fra il blocco In tino e la Germania avevano facoltà di scelta fra tutti i capi, dal- in tutte le questioni, del continente europeo. ,,J,..intero numero dei :;:ualipotevano trarre quello Quando ciò avvenisse, il predominio ingles~o quelli al cui acquisto erano stati ammessi; sarebb~ finito; e la Sock:tà dcli.e Nazio_n~J:f.. d) a scelta fatta il quadrupede era condotto mincerebbe a fnnzionare a profitto dell'~hiJ. ~ avanti la commissione di vendita e veniva al~ terra. ~ non è c_e~to_col_padel patrtab~~lo, . l'~cquirente notificato il prezzo che gli era st~to a Parigi, se tanta _1talrn01 e frane credendo,. precedentemente fissato e segnat.) in apposito come \';:unico Giuliano, :il « ~~schJan"'d ;.HS~r - registro: alles », fanno il gioco deg.!_' irnperittlist~in_;tc·~i, e) seguh-a il pagamento, dopo di che il prendendosela con la Società delle>'~,azioni.... compratore se ne usciva dal recinto col qua- anglosassone, ed esasperandosi a. vicenda con drupede acquistato. l'alcool del più sacro valore della loro patria. L'UNITA. Il governo burocratico Uno degli stocks notevoli di materiale bel– lico di cui, dopo l'armistizio del 110\'Cmbre 1918, l'amministrazione militare venne ad avere una strabocchevole esubèranz:1, era costituito dalle molte migliaia di quadrupedi già api;artenenti ai reparti dell'esercito, che venivano, man mano, disciolti, e di quelli della preda di guerra. Che detto materiale dovesse 1 al più presto e coi metodi più spicciativi, essere messo a servizio dell 1 agricoltura e del commercio nazio– nale che, durante quattro anni, avev:1no tro– vato, appunto nella mancanza del bestiame da lavoro, uno degli ostacoli più scabrosi a supe rarsi, era questione della massima evidenza. Che, inoltre, urgesse provvedere e senz'altro ai bisogni del\' agricoltura nei territori delle province liberate e di quelle al di qua della linea di ope!azioni che, per le necessità di guerra, più erano state sottoposte a danni, era pure indiscutibile. In conseguenza di ciò vennero, infatti, pre– sto iniziate, con forme diverse nei diversi ter– ritori (cessioni a fido, vendite ad asta pubblica libera, vendite a prezzi precedentemente fis– sati da commissioni incaricate ecc.), le dir.;tri• buzioni di quadrupedi. Inoltre, in vista dei sacrifizi ai quali erano state sottoposte, in confronto delle rimanenti, le provincie sopradette. si provvide a cessioni definitive, a prezzi d favore, agli agricoltori delle medesime. Ed anche questo provvedim~.::nto sarebbe stato da considerarsi dei più saggi, qua– lora si ritenesse do\'ersi pacificamente ammet– tere che, per la totaliti1 delle popolazioni delle suddette province, i sacrifizi della guerra fu– rono superiori a quelli delle altre regioni d'I– talia. (Per la parte della popolazione delle zone retrostanti- a -quelle cli combattimento che ooo emigrò ncll' interno, durante l'ultimo anno di guerra - come negli anni precedenti per quelle che si trovarono nelle zone analoghe nei ri– spetti del vecchio fronte 1 - sono, infatti, pa– recchi i motivi che inducono ad esprimere, in riguardo, un giudizio alquanto diverso). Senonchè, anche in talc_manifestazionc della attività della nostra burocrazia militare, si eb– bero le prove di quella insipienza che, in certe forme 1 si manifesta. di continuo quale espres• Ora, a parte Pinconveniente della finzione per cui i non rrgricoltort~ 11è carrel!itri e uè vene/i ma semplici speculatori riuscir~.no a figurare fra gli a,·enti diritto a concorrere all'acquisto; a parte la non assoluta imparzialità verso gli acquirenti, nel sorteggio, che venne lamentata (precedenza del massimo valore in quanto che la facoltà di scelta diminuiva in proporzione del crescere del numero dei sorteggiati che l'uno dopo l'altro si portavano via i capi migliori) 1 'J)er quanto sarà appresso raccontato 1 non si potè fare a meno di riscontrare una volta ancora la incapacità della burocrazia militare di at- tuare 1 con serietà, quello che intendeva essere un opportunissimo provvedimento a v~ntaggio degli agricoltori che più erano stati provati dalla guerra. I quadrnpedi rappresentavano una, anche se non enonne, parte del patrimonio nazionale mobile del momento che veniva alienata ai privati. L'alienazione sotto prezzo, che rappre– sentava da parte del!' erario vna \'Olontaria rinunzia a recuperare il mass'mo della somma che si sarebbe potuta raggiu1:gere colla ven– dita della merce, sarebbe stata giustificata solo se, con opportune garanzie, essa fosse stata veramente ceduta a quelli che, in realtà, si intendeva beneficare; altrimenti non si sarebbe risolta se non in un danno e in uno sperpero del patrimonio nazionale comune consumato dalla amministrazione militare alle spese di tutti i contribuenti. Nulla invece di tutto questo. Lo speculatore, che era riuscito a partecipare ali' acquisto a 4, a 5, a 6, a 800 a 1000 del cavallo o del mulo che nel mercato libero e.leimomento co– sta\'a rispettivamente 800, 900, 1000, 1200, 1400 ecc., uscito del recinto col suo quadru– pede non aveva a fare altro che a cederlo, a nuovo prezzo, ai nuO\·i offerenti, realizzandovi sopra l'immediato guadagno di rnrie centinaia di lire. L'operazione era con\·enientissirna da parte di tutti e <lue, inquantochè, la merce del va– lore reale per es. di lire 1000, comprata a 500 e subito venduta a 750•800 fruttava al vendi– tore le 250.300 lire i.:he egli intascava in più di quelle, pochi minuti innanzi, sborsate alla commissione di vendita; menti e il nuovo com– pratore beneficiava, senza nessuno sforzo 1 delle altre 250-200 che anebbe davuto pagare in piì:t per l'acquisto della stessa bestia nel mer– cato libero. A. F. (

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