L'Unità - anno VIII - n.43-44 - 30 ottobre 1919

.,,.# / /;,"· .. 4' L'UNITA ✓--~~-,.,, / /:,· 'i-:~ .,/'Discussioni " extra moenia J // Caro Sa/vemini qualcuno una tate ebbrezza idealistica è inge• ,, un orario, ma eia Ronchi a Fiume ci sarà una di.:.tanza molto più che di ce:1to chilometri. E i granatieri avevano lasciato Fmme solo da pochi giorni. Credi pure così al di qua come al di là della linea d'armistizio, così in Fiume 1/• ✓ ? nuità sciocca, per me invece è il pre~upposto S6 benissimo che la voce Ji uno, che crede ✓ nella patna come nella concreta reahz1.az1one necessario di ogni sa.via poi tica; padronissimi / di stare per questo o quel giudizio, ma non del più sacro valore umano, e non crede in- si può negare che l'anima di Fiume senta vece affatto alle utopie dell'astrattismo mua- nitario anglosassone, alla lega delle nazioni, ed alla giustizia iuternazionale, corre pericolo di essere una. nota stonata fra gli Unitari; ma per la buoua fede, che iò riconosco a te ed ai tuoi, per il comune sincero amore del bene, mi permetto di dirti il mio pare:e cc.n antica amichevole franchez1a suila questione di Fiu– me; questione che può da un momento all'al– tro ampli~re la sua sig.1ificazione e la sua portata fino a diventare questione nazionale, davanti a cui dobbiamo prendere tutti un rtt– teggiamento netto e deciso. Orbene permetti che io ti dica che i giu– dizi pron'unciati dagli unitari sono per me, fuori che l'ultimo di Emery, giudizi monchi, superficiali, e talvolta anche piccini. L'uno mi parla di Italia vecchia, l'altro di romanticismo, l'altro <li un fenomeno di militarismo, ognuno sofistica su un asµetto esteriore del fatto, e nesslJn0 mi pare tenti di cogliere la verità in– ~ima, che lo ha prodotto. L' error~ 0 ~er me 11 .!, ... ,~~tti ~ludi~~ s: preso quello di Emery. Tutti quanti avete pre- s~~e al ~ns!e.!2 !2pra'TU!tò,.. il,. ges~?·7J~-: sta, secondo i gusti, di D'Annunzio e dei UJq}; e invece Ìasc,;u~u;,-r;:;"ci'o os~uro;ft.ueÙa cfe ~ la :ertf\t2~~.= nhnento, cicè l'anima del ~polo fiurna1Ìo. La ragione sai\\ che ~ai FeaVeie Ten'l'fto"u"con– tatto, sarà for~e che la sua volontà adaman– tina d'italianità contraddice ai residui del– l'astrat·ismo umanitario intern:izionalistico ri– masti nel vostro pensiero, e non si lascia spiegare come un concreto problema di ma– terialismo storico; certo è, voi lasciate nell'om.– bra la realtà, a cui bisogna mirare, per com– prendere e valutare la stessa impresa cli D'An– nunzio e dei suoi leg:onari per comprendere e valutare una questione che si può portare do– mani di fronte alla possibilità di risoluzioni supreme. Sorridi pure e sorridete pure antichi amici dell' l/11ilà nel vostro sacro orrore per la reto– rica, ma l'ari1 del Quarnero è un'aria terribil– mente ossigenata, per cui il contagio dell'ar– dore nazionale si propaga con una forza ine– luttabile; ed io ti garantisco che se tu avessi vissuto fra fiumani la settimana prima dell'ar– riv:, di D'Annunzio, in quell'atmosfera di amore esasperante correvi pericolo anche tu di dimen– ticare la realtà concreta del fatti economici e cli dare anche tu tutto l'entusiasmu che è nel– l'anima tua a quella idealità na;donale che è pur essa una realtà e concretissima, avresti forse sentito anche tu che quella realtà ideale rappresenta il primo assoluto valore, fonda– mento di tutti i valori politk1. l\fa a parte il mio e il tuo entusiasmo è cosa certa che la patria a Fiume è sentita così. Potete chiamc1re tutto questo retorica poesia o con qualunque altro nome spregevole, ma è un dato del quale l'uomo politico deve tener conto per non essere anche lui un retore tr.i\·eslito da freddo logico, per capire il mondo in cui vive, e trovare la giusta via dell'azione. La patria laggiù non è un oggetto di amore intellet• tua le; è un oggetto che si ama non solo col pensiero, ma con quel!' intima universalità 1 in cui spariscono le differenze d'intelligenza e di cultura, in cui siamo tutti. uruanità 1 spirit,.\ unità di vita. Laggill la patria è un principio di fede che non ammette nè dubbi nè limiti n~ condizioni.: che accomuna nell'amore nel dolore nella gioia tutti quanti, signori e po– polani, colti cd ignoranti. La prima persona con cui ho parlato in Fiume è ,;tata una po– vera giorn;tlaia; ed io non dimenticherò mai l'espressione di accoramento con cui mi chiese se io che venivo dal regno le sapevo s,iiegare per qual ragioue l'Italia mo')trnsse di non \'O– ler!i, di volerli abbandonare al lor11 destino. Io credo che il municipio di Fiume, sotto il protettorato della Società delle Nazioni, cioè del!' Inghilte:-ra, starebbe economicamente me– glio che annesso al regno; ma credo anche cho ormai tutte le sterline inglesi non baste• rebbero a comprare l'm.ima di Fiume. Per così, che tale sia la sua verità, sublime o in– genua a vostra scelta. Prima che l' impresa dannunziana. bisogna vedere la rivoha di Fiu– me; tale non apparve semplicemente perch.è D 1 Annunzio giunse con forze soverchianti che frustarrono ogni p11 ssibilità di resistenza. Che dovesse essere la rivoìuzione di Fiu:ne Io disse la sera avanti il capitano Host dei volontari fiumani, in un adunanza di migliaia dei mi• gli6ri cittadini. Ormai lo si può dire chiaro senza tema di comprometteret:,ne,suno. D'al– tronde il capitano Host non è'~10n,10che abbia paura di compromissioni: capitano di arditi al nostro fronte col nome cli \'cnturi, tre 1~1e• daglie e tre ferite, il primo che con pochi arditi passò il Pi;we al Montello, il primo che piantò il tricolore sulla torre di S. Giusto a Trieste, quando non erano giunti'! ancora le milizie italiane, tale è la presentazione di quest'uomo, che persino nel volto poi ta l'e– spressione di gentilezza e d'ardime11to dei no– stri congiurati di Quarantotto. La sera prima essi aspettavano D'Annunzio e il solo aiuto rlei granatieri; avevnno piena coscienza del– l'atto temerario a cni si accingevano, di man– dar via gl' Inglesi, e non credevano certo che la loro rivoluzione si tramutasse, alm~no nel primo tempo, in una festa d'a'1ime. Essi non Yedevano nel loro atto temerario che il valore di una disperata testimonianza, da gettare come una guanciata sulla faccia del governo italiano e dei governi europei. Ora se io ri– penso a quella che è la verità dell'anima di Fiume, io per spiegarmi l'impresa di D'An– nunzio non ho affatto bisogno di andare a cercare i soliti inconfessabili interessi, e non mi sento di condannarla come un fenomeno di militarismo turco ò sudamericano, quale ce la vorrebbero rappresentare alcuni articoli an– che dcli' U,1itd. Non è sempre necessario pen– sar male del p1ossimo per capire la Starla. Che il maggiore Reina o il tenente colonnello Repetto abbiano agito per un personale inte– resse di cnrriera è ridic.olo a pensarlo. Fra quei giovani ufficiali io non ho veduto che decorati, feriti, mutilati ; non si può climen~ ticare che a Fiume in questo momento , il fiore dell'irredentismo sfuggito alle forche austriache. Dite che sono stati dei pazzi, dite che hanno messo 1 1 Italia in un mare di guai, dite quello che volete, ma che abbiano agito per interesse di casta, no. Diceva bene Emery : un po' più cl i psi– cologia e un po' meno di logica. Quando. si vuol capir troppo c'è caso che si finisca di non capir nulla. T~t mi parli della facilità ,;on cui fu preparata e compiuta l'impresa come di un segno evidente della cor~discendenza degli alti Comandi, e quindi come di un se– gno evidente del fenomeno di militarismo po• litico. Anzitutto bada che l'insipienza e la cecità degli organi burocratici go,·ernativi, per quanto grande non supera mai i limiti della credibilità. In secondo luogo, credi pure che se qualche generale pensava cli fare il suo intcre!.se favorenèo l'impresa, sbagliava mol• to. Le idee drl governo italiano erano troppo note. A Fi mc ognuno sapeva che Graziali era stato allontanato perchè amava troppo la causa di quella città., che il maggiore dei ca– rabinieri Abba era stato allontanato rer lo stesso motivo. La simpatia che il generale Pittaluga godeva in Fiume non stava certo a significare che fosse disposto a fornire aiuti ad un'impresa liberatrice. I granatieri, li avevano fatti partire di notte come fuggiaschi; e la popolazione aveva ve– gliato tutta la notte in piazza Drtntc,pcr aspet– tarli, per mettere loro avanti le bandiere e non lasciarli passare. La br gata Sesia e i reparti di cavalleria il giorno 1 1 Settembre partivano alla spiccio– lata a quattro a sei per volta, affinchè i saluti e i viva l 1 I1alia dei fiumani non turbassero le orecchie dei cosidetti alleati. Tu ti mera vigli che i granatieri fossero ancora lasciati in quei dintorni; ma bada che Ronchi non è mica l'uscio ac:canto. Non ho tempo di consultare CO è stata.rivolta sorta da una generosa profondità della coscienza popc,lare italiana. Quelli <.:hc non lasciarono partire la Dante Alighieri la notte da:J' 11 al I 2 Settembre, (Cmsuro) La mattina clel 12 verso le sette ad un certo mo– mento, quando si crede! te che D'Annunzio e i granatieri non poksscro giungere, e l'impresa losst: falliia, la maggiore angoscia dei capi fiumani era proprio questa: che diremo > che h;,nno vegliato in Fiume per non lasciar par– tir la nave? Bastava cJ1c passasse un battello con dieci fiumani in quei giorni, perchè tutti (Cwsuro) , ognuno con un tri– colore in mano. Io non escludo che qualche generale sentisse l'angoscia che tutti sentiamo di \'ederd contesa quella. città italianissima dalla prepotenza straniera. Ma gl' interessi di casta, il fenomeno di.militarismo nel significato che tu dai alla parola io non lo vedo. L'aria del Quarnero. ti ripeto, è aria ossigenata che brucia. Il soldato nostro quando è buon sol– dato è uu' anima e non è un pezzo di legno. (Ce11sum) Perchè voler cercare net senti– menti inferiori una spiegazione difficile, quando basta pcns:tre al sentimento di patria per tra~ vare una spiegazione semplice e luminosa? Potrà nou pirtcere che quella ·gente pensasse sentisse cosi, ira una realtà, anche se è una realtà idealistica è inclistrutt:bilc al pari di un fatto economico. D'Annunzio, Rc– petto, Reina hanno fatta loro la verità di Fiu– me: che la dignità la libertà piena di un zioue è un valore fenza limiti e senz?/c zione, un valore che non si misura a qu( , · di carbone, un valore che precede tutti ·. a– lori, che è grande quanto la vita. Dite che una tale verità intesa e attuata in forma assoluta può e,;sere in un certo mo– mento pericolosa; ma avete l'obbligo di rispet– tarla. Anch'io cieploro l'atto cJlindisciplina de– gli ufficiali e dei soldati, (Ct•zswa) Questi hanno mancato di disciplina verso il go\'eTno che rappresenta la nazione, ed banno fatto male; ma hanno peccato contro la disci– plina per troppo di amore, per un eccesso di fedeltà verso il valore vero, cli cui il governo è un simbolo, e in questo momento un sim– bolo infelicissimo, cioè verso il valore nazio– nale. Quei giovani venendo ad affermare e a difendere l'italianità di Fiume avevano coscien– za di essere ancora gli stessi soldati che ave– vano difesa l'Italia sul Grappa e sul Piave, sentivano 1:1. stessa disciplina, sentirnno di es– sere cento volte più fedeli all'Italia dei gover– nanti che mercanteggiavano Fiume colla lega delle nazioni. (Cmsura) 215 ecco il loro torto. Ed io non mi sento di condannarli. E' facile ora <lire che l'impresa doveva essere condotta altrimenti, con altre persone e con altri metodi. Non bisogna dimenicarc che il giorno 12 doveva arrivare la dogana inglese, e pochi giorni dopo la polizia inglese. L' im– presa fu compiuta come era possibile 1 e sofi– sticare sui particolari è inutile. Ed altrettanto inutile è svalutada con frasi cli maniera. Io non vedo ptr esempio perch,; si .-1Lbiaa par• lare di quest'impresa come di un gesto roman– tico dcli' halia vecchia cara alle soliti lettrici di romanzi. Lo so anch' io che sarebbe molto preferilrile una nuova Italia seria, forte, con governi illuminati, padruna del suo diritto, e che non avesse bisogno d' imprese di volontari per rivendicare la libertà dei suoi figli e il do• minio dei suoi vicari. Ma per 1ne l'italia vec– chia è quella che è disposta a servire, non quella che insorge anche, oltre i limiti della prudenza, per la sua libertà, per il suo a\lVe– nirc. Per me questa è ancora p;ioville Italia come quella dei moti del Risorgimento. E c' e ancora una giovine Italia proprio perchè c'è ancora un' italia vecchia, con una vecchia anima fatta di passività sen•ile e cli utilitarismo particolare. La giovine Italia sparirà quando sarà morta l'Italia vecchia, e la nostra nazione sarà giunta. a maturità tutta qnr1nta, quando si sarà creata una coscienza nazionale libera e forte. Un fatto come quello di Fiume non significa affat– to deviazione per tale cammino, finchè un eser– cito, per la massima parte di complemcuM è disposto a battersi per la libertà della patria contro la prepotenza straniera. le paure del militarismo sono ubbie, sono residui di frasi rimaste da luoghi comuni non ancora risolti delle ideologia socialistiche. Ecco il mio pensiero, che ti ho C!-presso francamente per 1:1 semplice ragione che gli avvenimenti cli Fiume mi sembrano tali da poter avere un'importanza grande nella nostra vita nazionale, e mi parve non inutile colla• borare alla formazione di un retto giudizio, di una \'alutazione non u•1il.1terale. Se credi pub– blka, e dimmi anche <1elle insolem~e; se non crc<li rimanda come altra volta; ti unisco i franc0bolli in previsione. Sempre con affetto e fuo aff.mo BALBINO GIULIANO. STILLA il titolo di « discussione t."t-·tm 111oet1ù, », perdi il Ginli;;;;;-I ~1\;;;-~fèìcntemente eStrà'nco"Sì,hhUar;;1ente ·aìG1.;.';n1glia'àelt'Un"rìll: e I v1ncoft'éli:i~1C1z1a e ·~ima 'Pe7:mat<::, Che possono e debbono sopravvivere all'allontam1- mento politico, non possono e non debbono nascondere ai nostri occhi questo allontana– mento. Non è r- badiamo bene - la discussio1.e intorno all'incidente di Fiume, che ci divide. Il Giuliano potrebbe continuare a sostenere per sec:oli che tutta è aria ossigenata nt:!la questione attuale cli Fiume; noi potremmo continuare a ripetere che in essa alle correnti ossigenate, che sembrano a poco a poco essere prevalse intorno a D'Annunz:0 1 si mescolano correnti mefitiche di origini diverse, comprese quelle del militari-.mo professionale cht ha /a– sciato /art, del capitalismo triestino che cerca sfruttare la generosità de; volontari per assi– curare i dividendi dei tedeschi, armeni, greci, lc\'antini e anche ilaliani della Camera di com– mercio di Trieste, e della mafia dell'on. Or– lando e dell'on. Marchesano, che cerca di pe– scare nel golfo di Fiume una crisi ministeriale, senza detrimento dei dividendi della Società triestina di navigazione presieduta dal ben noto patriota italiano commendatore (di Francese-o Giuseppe J Cosulich. Ma h,. dis ussione, essendo discus~iooe ~u dati di fatto concreli, potrebbe continuare in eterno sem:a dividerci, fim:hè fossimo convinti - ed è questo il caso - della buona fede reciproca. Quel che ci di,ide è lo stato d!animo ~cui,~ ç;;~ .-~;i. guardialllo 01s~;1 9!1e~~eJ:.i ~m~~~me gu~ardcremmo domani qualunque altra questione. Lo &lato ~ - ·~.....- ~-- ~ .___.

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