L'Unità - anno VIII - n.34 - 21 agosto 1919

178 538 battaglioni, ma gli austriaci non avevano sul nostro fronte che dalle 20 alle 25 divisioni con circa 300 battaglioni; nel 16 noi avevamo 700 battaglioni e gli austriaci salirono a circa 38 divisioni ossia circa 500 battaglioni; dopo CapJretto noi scendemmo a 538 battaglioni, ma gli austriaci avevano circa 55 divisioni, ~ioè circa 700 battaglioni; nel giugno del 1918 noi eravamo saliti a circa 700 battaglioni, ma gli austriaci avevano circa 70 divisioni, cioè più di 900 battaglioni. Dunque se nel 15 e nel 16 il nostro Comando aveva poche truppe, aveva poche truppe anche l'avversario. Nel 1917 prima di Caporetto 1 1 esercito nemi– co aumentò di molto, ma noi eravamo sempre prevalenti per numero. La fronte era però strategicamente cattiva per noi. :Ma dopo Capo– retto la nostra fronte migliorò, è vero; ma nel giugno: contro 900 battaglioni austriaci, noi ne avevamo 700. Ecco dunque che nei diversi periodi vantaggi e svantaggi si sono bilcl6- ciati, dando ai Comandi, dal puro punto di vista militare, una somma quasi costante di difficoltà. Ma veniamo alla prima considera– zione più importante per la questione degli schieramenti. Mentre la fronte Garda-Grappa– Piave-1fare, ossia la fronte dopo Caporetto, lunga 231 kil., si deve considerare tutta quanta come parte viva, non sappiamo se si debba considerare come tale tutta la vecchia fronte Garda-Cadore-Carnia-M. Nero-Carso-Mare, lun– ga 467 kil. Su questa fronte la parte presidiata dalla IV Armata (senza il XVIII Corpo), e la Zona Carnica non si può veramente conside– rare come fronte molto attiva: tanto è vero che su questo tratto, lungo più di 225 kil., erano schierate solamente 7 divisioni più il famoso V. Gruppo alpino sulle Tofane. Ora sottraendo da 467 kil. 225 kil. (e sono di più) restano al vecchio Comando 242 kil. di vero fronte vivo, ossia quello che era tenuto dalla III, II, VI, e I Annata col XVIII Corpo. E poichè a difesa del 225 kil. della IV e della zona Carnica erano schierate 7 Divisioni, si ha, togliendo queste dalle 68 disponibili, che per la difesa del vero fronte vivo il vecchio Comando aveva 63 Divisioni: 242: 63 = 3.8. Ossia tenendo conto della sola fronte vera– mente viva, il vecchio Comando supremo ave– va complessivamente una divisione per ogni 3.8 kilometri, mentre il nuovo Comando ne aveva una per ogni 4.5. Come si vede. dun– que, gli svantaggi del vecchio fronte rispetto al nuovo vengono notevolmente diminuiti, seb– bene non eliminati: nel vecchio fronte, infatti idue tratti di fronte viva (Ili e li Armata da una parte, IV e I dall'altra) erano molto distanti, ob– bligando il nostro vecchio Comando ad una peri– colosa dispersione di riserve o a una faticosissima manovra per linee interne i mentre sul nuovo fronte la parte viva era tutta riunita, e perciò la dislocazione e la manovra delle riserve era molto più semplice. Resta, però, sempre il fatto che lo schie– ramento in pronfondità delle truppe di settore era, sotto il vecchio Comando, difettosa. E la prova evidente della deficenza del difetto si ha,_quando si confronti il numero delle divi– sioni in linea. Il 26 settembre 1917, su 242 kil. di fronte della I, VI, II, e III, Armata, erano schie– rate in linea 38 Di'lisioni; il 15 giugno 1918, sui 231 kil. della I, VI, IV, VII e llI Armata erano schierate in linea o in rincalzo imme– diato 34 divisioni. 242: 38==6, e 231: 34=6. Dunque sui due fronti vivi la densità delle divisioni m linea, escluse le riserve, era eguale. Solamente, nel giugno 18 avevamo un ottimo schieramento in profondità; nel– l'ottobre 17 non avevamo un buono schiera– mento in profondità. Il confronto diventa ancor più interessante e piova sempre di più la tesi, che vogliamo dimostrare, ossia che il vecchio Comando su– premo avrebbe potuto provvedere a un buono schieramento in profondità nei settori minac– ciati, malgrado la sua cattiva fronte, se rcstrin• giamo le nostre considerazioni alle due bat– t.tglie de!Pottobre 1917 e del giugno 18. Le fronti di queste due battaglie erano ri– spettivamente: quella dal Predii a Mare (II e III Armata), e quella dall'Astico al Mare (VI IV, VIII, li! Armata). Il 26 settembre 1917, ossia quando ci era già. stato dato l'ordine di passare alla difen– siva sui circa l ro kilometri della II e I!l ar• L'UNITA mata 1 noi avevamo schierate nientemento che 28 divisioni in linea (18 alla II Armata e 10 alla III di cui non più di due o tre come riserva di Corpo d'annata) e avevamo 16 divi– sioni, più quattro brigate di fanteria, più un gruppo alpino, più 12 battaglioni ciclisti in ri• serva (5 divisioni più 4 brigate e I gruppo alpino, per la II Armata, 7 divisioni alla III, 4 divisioni più I 2 battaglioni ciclisti a dispo– sizione del Comando supremo). In tuntto dun– que, nella zona Giulia, alla fine di settembre, avevamo 44 divisioni organiche, più gli effet– tivi di altre 3 divisioni. Ma per comprendere lo schieramento in profondità ci interessano solo le divisioni di settore. Orbene le 28 di– visioni di settore, su una fronte lunga 110 kil. dànno la densità :ai una divisione per ogni 3.9 kil., anche scartando le due o tre divisioni di riserva di corpo d'armata, abbiamo kil. I 10: 25=4,4, cioè una divisione ogni 4 kil. e mezzo: densità che pennette un ottimo schieramento Lo schieramento Il 14 giugno 1918, sui 64 kil. della III armata erano schierate 5 divisioni in linea e I di immediato rincalzo, ossia una divisione per più di 10 kilometri; sui 29 kilometri del– l'Vlll armata erano schierate 3 divisioni e una di immediato rincalzo, ossia una divisione ogni 7 kilom.; sui 44 kil. della IV armata erano schierate 6 divisioni e due di immediato rin– calzo, ossia una divisione per ogni 5, 2 kil.; e sui 29 kil. della VI armata #!rana schierate 7 divisioni in linea e I di immediato rincalzo, ossia una divisione ogni 5 kil. (Da tener pre– sente che in questo calcolo abbiamo compreso le divisioni di immediato rincalzo, che tro– vandosi a disposizione delle Annate a 5 - 8 kil. dalla prima linea, si dovrebbero più pro– priamente assegnare alle riserve. il quale cal– colo darebbe sempre più ragione alla nos_tra tesi). Come riserve generali, il 15 giugno ave– vamo 8 divisioni a disposizione delle Armate: una a disposizione della III, due dell' VIII, due della VI, una della I, due della VII ar– ta. Come più sopra abbiamo detto, anche le di– visioni, che abbiamo chiamato <li immediato rincalzo, erano a disposizioni delle armate; ma praticamente, essendo tanto sotto, venivano a dipendere dai Corpi d'armata). A disposizione della IX Armata, ossia del Comando Supremo avevamo 8 divisioni. In tutto, dunque, su 55 divisioni, avevamo 33 divisioni in linea, 5 di immediato rincalzo, e I 7 di riserva. La conclusione alla quale arriviamo da questi dati è la seguente: agli ultimi di settembre 1917 (1) sui J 10 kil. della Il e III armata a,·evamo 28 divisioni, ossia avevamo una densità di una di– visione per 3,9 kilometri; nel giugno 1918 sui 167 kil. della II, III, VIII, IV, VI Armata e– rano schierate 26 divisioni, ossia avevamo una divisione per 6,4 kilometri. Ora mentre lo Stato Maggiore sotto il nuovo ComandQ supre– mo, con una densità di una divirione per 6,4 kilometri, ha saputo dare ali' esercito un otti– mo schieramento in profondità, causa prima della nostra vittoria del 15 giugno 1918, lo Stato Maggiore, sotto il vecchio Comando su– premo, non ha saputo dare schieramento in profondità al suo esercito, pure avendo dispo– nibile una diviiione· per 3,9 kilometri, (o nella ipotesi più generosd 4 1 4) di fronte. Questo fatto fu la principale « causa » militare della cata– strofe di Caporetto. Bisogna ricordare anche che lo schieramento in profondità fu adottato dàl nuovo Comando in un momento di grande deficenza di truppe, (in questo ci deve essere stato una benefica influenza dello S. M. fran– cese), ossia nel Novembre I 7, quando per co. prire 364 kilometri di fronte aveva disp61'libili non più di 36 divisioni, di cui 29 in linea (364: 36= ro, una divisione ogni 10 kilomctri). Con– cludendo prima di Caporetto, c'era moltissima gente in prima linea e pochissima in seconda e terza linea; dopo Caporetto c'era pochissima gente in prima linea, e molta in seconda e terza linea. Coi calcoli precedenti abbiamo di– mostrato che rispetto al problema dello schie– ramento nei fronti minacciati il vecchio Co– mando non si trovava in condizioni peggiori del nuovo. n. p. (1) No,1 avendo di meglio per parlo.re delm bat. taglia di Caporetto, siamo costretti a rircrirei ad un 01dine di battaglia del 26 settembre 1917. Il 23 ot– tobre l'ordine era certamente diverso, specialmente per il trasforimento del VII Corpo d':umatil da Jo:m– nis alla zonil di Tolmino; ma complessivamente le truppe della fronte Giulia non devono aver subito grandi vari:u:ioni. Perciò per il nostro rngion.:i.mcnto possono essere sufficienti i dati dell'ordine di batta– çlia del 26 settembre 1917. o Le cause della disfatta di Caporetto sono molteplici; ma una sovrasta sopra le altre: la superiorità del pi'anod'attacco nemico sopra lepre– visioni e i crz1eri di difesa del (,qmando Supremo Ila/10110. In altre plrole, il nostro Comando si lasciò trarre in inganno sovra il punto dove si sarebbe sferrata l'offensiva nemica. Un semplice sguardo alla dislocazione delle forze basta a convincerci délla cosa. L'esercito italiano era forte, nell'ottobre 1917, di circa 65 divisioni. Di queste, una quarantina circa (tredici corpi d'Armata) erano sull'Isonzo. Il fronte dell'Isonzo ce lo dob– biamo immaginare col centro formato dal sa• liente della Bainsizza, l'ala destra dal Carso e l'ala sinistra dal massiccio del Monte Nero. Orbene, l'ala sinistra era presidiata dalle tre sole divisioni formanti il IV Corpo d'Ar– mata, mentre il centro e l'ala destra assorbi– vano le altre 36 o 37 divisioni: nove decimi delle forze, colle relative artiglierie erano al centro e alla destra, un decimo alla sinistra! Per di più il collegamento fra la sinistra e il centro era minacciato dalla testa di ponte di Tolmino, sull'Isonzo, sempre in mano degli austriaci. Ma il nostro Comando supremo temeva un attacco frontale sul Carso o meglio ancora, sulla Bainsizza; non credeva la testa di ponte ,di Toh~ino grave minaccia, essendo essa ca– pace dt tre sole divisioni. Sembra betisì che ammettesse che i tedeschi potessero tentare qualche cosa allche di là: ma pensava a una azione frontale o in direzione sud, avente per obiettivo un aggiramento immediato della sola Bainsizza. Perciò le forze, non indifferenti, che guarnivano le pnsizioni nostre di fronte a Tol– mino, erano quasi tutte al centro e a sud. Gli austro-tedeschi, invece, sfondarono a nord, puntando su Caporetto, per poi com– piere un aggiramento ben più vasto ! Il piano dello Stato Maggiore tedesco era' semplice: schiacciare Pala sinistra, che rappre– sentava il punto debole della nostra fronte sull'Isonzo, e quindi - con una conversione a sinistra, ben più ampia di quella che Ca. doma e Capello ammettevano potesse essere esercitata da Tolmino alle spalle della Bain– sizza - prendere alle spalle non solo la Bain– sizza, ma anche Gorizia e il Carso. L'esercito austriaco, con una vigorosa azione– dimostrativa al centro e all'ala destra dei nostri, avrebbe dovuto fermare il resto della II Ar– mata e la III sulle proprie posizioni, fino ad aggiramento compiuto. Se così fosse stato, l'Italia sarebbe stata definitivamente messa fuori combattimento in tre o quattro giorni. Lo scarso impeto degli;austriaci sul Carso e la successiva loro inerzia salvarono l'Italia da un disastro irreparabile! Prendiamo in esame brevemente la situa– zione del IV Corpo d'Armata, contro il quale sì doveva esercitare la pressione cli 18 divi– sioni austro-tedesche. Esso constava di tre divisioni: la 5ozt., la 43" e la 46a. La 50a divisione era formata da un gruppo alpino su tre battaglioni, .che presidiava il Rombon, e dalla brigata Friuli (87-88 Fan– teria) che teneva la conca di Plezzo fino a due terzi del corso dello Slatenik: in tutto quasi dieci chilometri di fronte, - La 43• di– visione, dallo Slatenik al Monte Sleme, ossia circa quindici chilometri, constava della bri– gata Genova (97-g8 fanteria) e dalla brigata Etna (223-224 fanteria). - La 46&-divisione comprendeva le brigate Caltanisetta (147-148 fanteria) e Alessandria (155-156 fanteria,) e arrivava all' Jsonzo, collegandosi colle brigate Taro (207-208 fanteria) del XXVII Corpo d'Ar– mata; teneva circa otto chilometri di fronte. La brigata Taro summenzionata, teneva, sulla destra dell' Isonr.i:o,il largo fondo-valle (circa un chilometro e mezzo), e si prolungava verso sud, di fronte a Tolmino, in collegamento colla brigata Spezia (125-126 fanteria). Le brigate ora nominate erano lungi dal– l'avere gli effettivi al completo. La forza delle compagnie variava dagli Bo ai 150 uomini, anzichè 250. L'elemento di cui erano compo– ste era notoriamente scadente. Considerandosi quella zona quasi come fronte di riposo, come prolungamento della zona Carnia, vi si man– davano le brigate più sciupate dalla guerra del basso Isonzo. Gli scarsi complementi erano per lo più di vecchi riformati o di pregiudicati o di sovversivi: i reduci dei moti di Torino erano in parte andati in questo settore. Gli ufficiali, provenienti in gran parte dagli ultimi corsi accelerati, che avevano di necessità rac– colto elementi non molto buoni, rimasti poi senza pratica di guerra, per la tranquillità di quel settore, erano spesso inferiori al proprio compito. Esaminiamo brevemente la linea. Le posi– zioni del Rombon, forti e ben munite, erano però pessimamente collegate colla conca di Plezzo da un'unica mulattiera del tutto sco– perta. La linea davanti a Plezzo era data da una cattiva trincea. Dopo quasi due anni e mezzo di guerra~ la prima linea, e non presso la brigata Friuli soltanto, era ancora assai deficente: deplore– vole incuria! - Mediocre la linea dello Sla– tenik; buona ed ottima quella del massiccio del Monte Nero ; mediocre e scadente quella dello Sleme a Tolmino, e tutta quanta domi– nata dal nemico che teneva le creste ad una distanza che variava di dieci ai trecento metri sopra di noi. - Una brutta trincea guarniva il fondo-valle di Tolmino.' - La linea dallo Sleme a Tolmino era sempre stata tenuta, nei momenti difficili, solo dai tiri di sbarramento delle artiglierie. Il IV Corpo pertanto aveva un male ingenito, la debolezza della sua ala destra! Era notoria la debolezza di tale linea; e perciò a quattro chilometri dietro il Mrzli,. era stata costruita la poderosa linea difensiva del Pleka, che da Monte Rosso, oltre Monte Nero, arrivava al Kolovrat sulla destra del– !' Isonzo. Le seconde e terze linee erano in generale:: molto buone, con poderosi reticolati, caverne,. nidi per mitragliatrici. La linea che cialla stretta di Saga, dietro Plezzo, per il Polonik, il Krasji, il Monte Nero, il Pleka giungeva al Monte Cucco (Kolovrat), costituiva uno sbarra– mento veramente poderoso. Purtroppo non si volle subito portare là la difesa, dicendosi che il soldato si sfiduciava ad abbandonare il pro– prio posto prima ancora d'aver visto il nemico. Evidentemente s'intendeva la guerra come macello, non come arte; nessuno voleva as– sumersi la responsabilità d'abbandonare certi siti; tutti volevano « essere a posto >> • .F. il 24 ollobrc quelle farlùsùne e munitissime posi'aioni erano quasi sguarnite,- e davanti alle debolissime prime linee la nostra artiglieria, rotti i tele-· foni dal bombardamento nemico e impedite le segnalaziqni ottiche dalla fitta nebbia, o non sparò un colpo, o sparò a casaccio o a inter– mittenza. In taN condizioni,a11cl,e con Ire divi– sioni scellissù11e, non si sarebbe ev11alo il disastro. Sarà bene insistere su questo punto ! Abbiamo visto le truppe che guarnivano il fronte da Plezzo a Tolmino. Esse erano in generale ben lontane dall'offrire la densità ordinaria di un metro per uomo. In molti posti si arrivava a stento a un uomo ogni tre metri. Ciò sarebbe stato anzi un bene, se ci fossero state molte forze nelle linee retrostanti. Invece, erano in prima linea i tre quarti e spesso per– sino i n_ovedecimi dei fucili ! La brigata Ge– nova, per citare un e~empio, aveva in prima linea cinque dei suoi sei battaglioni; nella seconda linea, lunga quasi otto chilometri, aveva tre o quattro compagnie mitragliatrici; in terza linea, tre o quattro compagnie mitragliatrici e un battaglione (il suo 6°); più indietro an– cora, un battaglione d' alpini di non più che cinquecento uomini! Ora se si pensa. che, nella guerra di trincea specialmente, un Comando superiore funziona in quanto maneggia le riserve, si ricava quanto scarsa doveva essere l'azione dei Comandi in quella circostanza. I Comandi dicevano che la prima linea, battuta, avrebbe dovuto ripiegare sulla seconda, e poi sulla terza. Ma in realtà, la prima linea rotta, significava quasi tutte le truppe della prima linea uccise o prigioniere. Il nemico po– teva avanzare; e lungi dal trovare truppe che accorrèssero al contrattacco, trovava le seconde e terze linee quasi indifese. I Comandi contavano molto, per le difese, sul gran numero di mitragliatrici a disposizione. Ma molte di esse, specialmente sulle prime linee

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