L'Unità - anno VIII - n.9 - 1 marzo 1919

5'.:l ~amma »,_cioè pn..J:emplice scopp~o di m-alcon– tent_o :ie~~ wncoo~e!inato,. come furo?o,._nel 1914, 1moh della cosi detta« settimana ro~ ». Anche su questo argomento, dunque, apria– mo la discussione. Allinchè, però, il lavoro preparatorio riesca Saldamente disciplinato, noi preghiamo gli amici, che vogliano parteciparvi, I di tenere presente che la necessità di un totale . - nnnova1~1ento a~ministr~tivo è sentito ormai da tutti. SareObc muttle, quindi, 1mmdarci lamentele generiche contro il tale ministero o sul modo con cui funziona o piuttosto non funziona un dato servizio pubblico. Tutti sap– piamo che cosi non si può più andare avanti. Quel che vogliamo ricercare è: 1. 0 che cosa di concreto cd immediato dobbiamo volere per soddisfare il bisogno di rifonne amministrative, che tutti sentiamo; 2. 0 quali ostacoli concreti e immedif',ti occorrerà superare per realizzare le riforme, che riteniamo necessarie. Una cosa per volta. ).folti altri argomenti di discussione sqno stati sollevati nelle letteri.::,che abbiamo pub– blicate nei passati numeri dcli' l/mlà. E fra -essi ci piacerebbe che il convegnoils minasse spe– cialmente il ptob~-,i,COla&lico il roblcma meridionale. E anche a questi s ggctti comin– ceremo a dedicare la nostra attuazione nelle prossime settimane. Ma sarà bene non assumere fino da ora impegni definitivi: chi troppo abbraccia nulla ~tringe. L'argomento della riforma amministra– tiva è così vasto o complesso, che faremo già molto, se nel convegno riusciremo a definire sudi esso un sistema completo e concreto di linee di– rettive per un'qpera di riforma. Se vogliamo di– scutere con serietà, non dobbiamo mettere 1 troppa carne al fuoco. Beninteso che, se ci resterà tempo, affronteremo anche qualche altro argomento, che frattanto le discussioni sul gior– nale saranno riuscite a maturare. I,n fondo, ricordiamoci che l'interesse fon– damentale del convegno consisterà non tanto nel discutere a voce uno o pii.1 problemi con– creti, quanto nel conoscerci, contare.i, accor– darci sul miglior modo di coordinare e inten– sificare l'opera nostra. " La risposta un foglio popolare quindicinale di Torino, con cui siamo lieti di trovarci concordi per quanto riguarda l'orientamento generale del pensiero, scrive a proposito del convegno degli • unitari >: « t cosa assai conforlant'e che energie « diverse, in gran parte giovani, tendano ad « unirsi per rendere intensa, esecutiva, la « loro volontà di fare. E noi auguriamo « buona riuscila al convegno, la cui sede (( non può essere che Firenze o Milano, ed « al quale modestamente vorremo parleci– ,r,:; pare, forse con la presenza, cerio con la « adesione cordiale e fervida. « Qualcuno propone una organizzazione « dei - diciamo cosi - unitari ; ma noi « crediamo non sia opportuna una organiz– « zazione a base di principi, politica, una « specie di nuovo partito. Coi benefici even– « tuali, si correrebbe il rischio dei danni, << per... deformazione costituzionale, comuni • agli altri partiti. È mollo miglior cosa, a « nostro giudizio, affidarsi alla spontaneità, "'alla volontarietà deglia derenti, con im– -: pegni precisi non su questioni di principio, « ma su fatti concreti, cioè su iniziative che « di volta in volta possono liberamente sulla ~ stampa essere discusse ed avviate. « I giornali stessi, quindi, che sono spon– • taneamente nel 'orbita di Unità, possono '< a loro volta farsi nuclei accentratori ed , irradiatori della desiderata a/lività co– ,. mune. Qui a Torino, ad esempio, la gio– '' vane rivista Energie Nove ed il nostro « piccolo foglio popolare, La Risposta, po– « trebbero volentieri, a noi sembra, costituire « i due nuclei locali». Leggendo il resoconto della diswssio~e avvenuta nel Gruppo ·d'azione di Firenze, i nostri amici de La Risposta possono vedere quanta analogia di pensiero vi sia fra ciò che essi hanno Scritto a Torino. e quanto si è dello a Firenze. Va da sè che il Gruppo di Firente saluterà con gioia le iniziative delle Energie Nove e de La Risposta. Ed è anche evidente che l'intervento degli amici dei due periodici torinesi al convegno degli <(unitari» sarebbe accolto con fraterno af– fe/lo e compiacimento. L'U:\:lT,\ Il "gruppo d'azione " Senza pubblici inviti, dandosi la \"OCegli uni cogli altri, in seguito a una semplice cir– colare datti!ografata distribuita in poche co– pie, domenica, 23 febbraio. si trovarono riu– niti quarantasette amici dell' [J,uìà 1 fra i quali alcuni, che erano <li passaggio per Firenze. SALVE:\HNl,aprendo la discussione, spiega i motivi, per cui un grnppo di amici dell' {;: nilà ha preso l' iniz.iativa di convocare gli ab– bonati e i simpatizzanti di Firenze per scam– biarsi le idee Su quanto i lettori dcli' Umlà p@ssono fare nelle attuali condizioni morali, sociali e politiche del nostro paese. L'Unità si è limitata finora a studiare i problemi della vita italiana e proporne le soluzioni dal punto di vista democratico, cioè della lotta contro tutti i privilegi, che non sieno giustificati da corrispondente utilità sociale. Finora i lettori dcli' l/n.itii si sono contentali di leggere il gi >r– nale e di approvarne le idee. Oggi \"Ogli<mo qualcosa di più: vogliono essere gtiidati dal giornale in una ve~ Jftò~ria azion~ratica ~r !¾ n«ooiaJ2.a e . la re:fizz_azione delle 1 e~Finora l' Umtà ha messo in cir– colazione un certo numero di idee, lasciando che e,gnuno le prendesse e ne facesse l'uso che credeva meglio. Oggi molti di quei let– tori, che seguono le idee del giornale, sen– tono la necessità di trovarsi insieme e accor– darsi sui modi migliori per portare quelle idee in ambienti più vasti. Non sono più contenti di esser 1 e un gruppo di studio : vo– gliono diventare una organizzazione di pro– paganda. Di fronte a questa esigenza di molti lettori del giornale, specialmente dei gio'"ani che tornano dalla guerra, il direttore sente crescere enormemente la propria responsabi– lità. Perciò chiede assistenza e consiglio e aiuto ;igli amici vecchi e nuo\"i. CECCONI ritiene che l'Unità debba conce11- trare1 in questo momento, il più e il meglio dei suoi studi sul problema della Jjfonn~ deb =inistrazione. L'Italia non può più con– tinuare a vivere sotto il soffocamento dell'ac– centramento amministt'aTI\·o. E bisogna con– trapporre alle malefiche conseguen~e dell'a~– centramento una politica risolutamente diretta alla ricostituzione delle autonomie locali e regionali. È stato un grande errore voler can– t.:eITa.redall I storia d' Italia le regioni. Nella tradi7.ione storica e nella coscienza popolare, la regione esiste sempre, è sempre viva. Dal decentramento comunale e regionale, l'Italia avrebbe i ~eguenti benefici: 1) Roma sarebl e alleggerita dall'impiegatume; 2) ciascuna re– gione sarebbe amministrata "da uomini, che sarebbero pili vicini al paese, e si specializ– zerebbero nella conosten,a dei problemi lo– cali, che sarebbero meno numerosi e meno svariati di quella infinità di problemi che si accumula oggi negli uffici della capitale ; 3) sottratte al Parlamento di Roma tutte le funzioni di interesse specialmente regionale, anche l'opera della rappresentanza nazionale riuscirebbe pii.1 degna. Se la riforma della amministrazione deve essere seria cd efficace, è necessario eh agli organi polilici e· ammi~ nistrativi centrali sia affidata la cura dei soli interessi generali, e che buona parte delle attri– buzioni usurpate oggi dai ministeri e dal parla– mento siano trasferite a nuovi enti regionali. OJETTI è pienamente concorde con Cecconi nel riconoscere la urgenza della riforma am– ndnistrativa, a ba:-.e di una larghissima rico– stituzione delle autonomie locali. Questa ri– forma sta avvenendo :sotlo i nostri <h:chi in proporzioni formidabili e impre\'edute. Nel Veneto il senso di esasperazione contro il Governo centrale per la in~ipienza, di cyi dà prov.i da quattro mesi nelle terre liberate . dalla invasione, è generale in tutte le classi ddla popolazione: il sentimento nazionale non è mai stato in quei paesi più vivo che in qtfesto momento ; ma la protesta degl' inte– ressi e dei· diritti regionali offesi dal malgo– verno burocratico è giunta a un grapo di esasperazione che deve preoccupare. A Ve– nezia è il Consiglio comuvale, fomiato in prevalenza di consen·atori, che si mette a discutere il disegno della légge, di cui Venezia ha bisogno per la sua ricostituzione econo– mica, e lo approva e lo manda a Roma do- mandando che il Governo e il Padamento lo facciano proprio. A Bergamo -.i riuniscon,> i più grandi industriali italiani, e proclamano che l'amministrazione pubblica è la peggiore :,;abotatrice del progresso economico n 11.ionale. A )filano non è possibile parlare dei Governo :-;enzavedere tutti gli uomini cl: tutti i partiti, compresi i più conservatori, balzare in piedi come di fronte al peggiore nen;ico. Uno stato d'!!!.im2. ,wtiromm10 si è diffu.so.iu tutta I' Ita– lia. L' U111là de\'e affrontare questo problema urgentissimo, e indicare ai giovani lettori una direzione. Cic,è deve cominuare per qneslO problema l'opera, che ha compiuto finora egregiamente per tanti altri problemi, in cui è riuscita a far penetrare le sue idee anche in ambienti, ·che alcuni anni or sono sem– bravano lontanissimi dal pensiero dell" U11i!à. Prof. LEVl AL~S.<\NDRO ritiene anch" egli che il problema della riforma amministrativa e del decentamento regionale sia oggi capitale per la vita italiana. L'Unità farà opera alta– mente meritoria, se d'ora in poi raccoglierà le sue forze su questo terreno. Avv. BoscoLO è d'accordo nella neces– sità di affrontare il problema della pubblica amministrazione. Ma gli sembra che i convenuti alla riunione odierna desiderano di othmere dalla discussione un ri::;ultato diverso da quello di. trovare un nuovo problema concreto, intorno a cui mettersi a studiare. Un nuovo problema, che I' U,ulà affrontasse, non ci darebbe quel « di più», che noi aspettiamo dall' l/mìà. Co– me il Salvemini ha accennato, noi voglian10 passare dallo :studio all'az.ione. Creare un nuòvo partito politico, •no. i\Ja ' ciascuno i noi vuol csse:'"'ii"~ tratto d1 con– giunzione fra il nucleo <<unitario>>': a cui sente di appartenere, e il partito politico o l'orga– nizzazione professionale, o l'ambiente culturale, o la redazione del giornale, in cui si trova a vivere. Per raggiungere questo intento. non basta leggere l' Umìà, e poi fare, ciascuno per conto nostro, propaganda nel nostro ambiente. ,Dobbiamo co:stituire dei gn;t// locali << mulari >, ,_. che org_anizzanoconfereD.zé, interveng(mo nèlle riunioni elettorali, \ ostringano i varii par<iti _ politici a. prendere posizione nei problemi, che I' l~u!à afferma urgenti, pro o contro le solu– ;doni elaborate dal gruppo di studio dell" U11ità. Quest'argomento della organizzazione degli « unitari>> è distinto da quello dei prl?blemi, che dobbiamo oggi affrontare, e delle loro ::.oluzioni. Prof CARAZZlrichiama l' attenzi'one sulla nece::.sità di !:>tabi! re la data e la sedé del convegno nazional~ degli « unitari >>,di cui :si è lungamente parlato negli ultimi numeri de!F l izi!à. Come sede, propone Bologna. Prof. KLEIN non crede che in fatto di studi l' u,, là possa fare meglio di quanto ha fatto finora. Potrà ::;tudiare un argomento piut– tosto che un altro. Ma il metodo dello studio non può cambicne. Quello. di cui sentiamo il bbogno, è non di migliorare I' liJ tà, ma...Jli– organizz~ una ·n a~~~ '1elle no– sue idee. Tanto per com1ocia1re, co:slituiamo un grup;:,o a Firenze; raduniamoci periodica– mente: discutiamo i pro"6Temi immediati, in moào da contri'.)uire non s'.>loindividualmente ma anche collettivamente agli studi, di cui è ~entro e organo il giornale; e volta per volta accordiamoci sulle iniziative più oppOrfifrte per razior.e da S\'Olgere. OJETTI conviene pienamente col Boscolo e col Klein sulla necessità che si costituiscano gruppi di « unitari>>. )Ia insiste sull'idea che a questi amici dell'Uni/Il :sidia un programma d'azione immediata, per cui debbano do– vunque battersi. E que:sto programma, oggi, non può non riferir:si alla riforma <lell'ammi– ni:strazionc. Esiste in Italia un universale viva– cissil:co stato d' animo antiromano, anti-buro~ cratico, anti-parlamemare. Quale è oggi la fpnna più intelligente, p ù utile al paese, più efficace di lotta contro l'accentramento buro– cratico, contro la degenerazione del parlamen– tarismo ? Fissare le no.stre idee :su questo argomento vitale, e diffondere queste idee : ecco il lavoro pii'.1 urgente che ci s'impone. L' l/mìà ha avuto finora il merito di precorrere gli avve~hnenti. L.a :sua influenza in ambienti Bt CO di Firenze, cu.si svariati, la fidm:ia,di cui gode iL ·anta pane della nostra gioventù, è nata appunto da que$ta sua capacità di previsione. per cui ha potuto molto spesso dir~ sei mesi, un anno, <lue anni prima che un problema si f..lce~'!le avanti, che quèl problema si avvicina.va e c!le bi~ognava rbolverlo cosi e non altrimenti. Badino gli scrittori dell' Umtà a << non trov,1r-,i arretrati sugli a.vvenimenti »·in questo problema della inquietudine anti-burocratica. Lo ::;µirito di ma.lcontento, che !iOffiada ogni p..irte, ha bisogno di es::.ere inquadrato. I vecchi partiti non se ne avvedono, e non sono capaci d'in• quadrarlo, o ci soffiano dentro. St: la gioventù, che si raccoglie intorno ali' Unità, fosse diretta ri--olutamente e con idee ragionevoli e chiare a fornire un programma pratico a quel malcon– tento, l'Umìà compirebbe una grande opera di progre::;so e cli prevenzione nazionale. Prof. LEVJritiene che l' Umlà debba rima– nere quel che è sempre ~tata: un centro di di studi. Se :si volessero ,:;ostringerc tutti gli aderenti ad una opera di propaganda nei loro partiti, teme che più d'uno ritirerebbe la pro pria adesione. Egli, per es., non potrebbe 1m• pegnarsi a fare propaganda per tutte !e idee, che fo::.sero bandite dall' {Jnùà, o per un pro– gramma approvato da un convegno nazk,nale di «unitari», se quelle idee e quel pr6gramma non gli sembrassero giuste. Dott. FAVAR.\ osserva che molti giovani, specialmente fra quelli che hanno partecipato alla guerra. ripetono la domanda: a èfll paY– tito dobbi'amo aderire.' Fra i vecchi partiti nes– suno ba la nostra fiducia. Un partito nuovo, degno di fiducia, non si vede. Che cosa dob– biamo fare? Dove dobbiamo andare? C'è in Italia un malcontento universale; si direbbe quasi che siamo già i11 rivoluzione. Ma ne::.• suno su quel che deve volere. Noi ,·orremmo che I' Umlà ci dicesse quel che dobbiamo ,·o– · 1ere. Ognuno di noi può benissimO raccogliere intorno a st: un gruppo di amici, e co~t1tuire CO:,Ì un piccolo centro di ai'.ione. Siamo molte migliaia, che possiamo fare questo la,·oro Ma abbiamo bisogno di sapere che cosa dob– biamo volere. Alle idee vecchie.. , a tutte le idt:e '"ecch:e, non credia,no pili: dateci idee nuove, degne della no::.tra b ona volontà e ddl~, fi– ducia che riponiamo in voi. u~ 1:-;r1·ERv1txu1-o, di cui ci sfugge il nomt:, dichiara di essere appunto uno di quei gio– vani, di cui ha .parlato il dottor Favara.~ ap– pa1tiene a quella, che si vuol chiamare la B~ssa Italia, ma che egli preferisce chiamaré la Alta .\frica, e più precisamente alla Sicilia. !\on ha mai militato in nes:sun partito politico. Vorrebbe dire che è democratico; ma non osa dire neanche questo, perchè in ltalia tutti sono democratici: il Papa, il Re, !'on. Sonnino, l"on~ Bissolati, l'on. Turati, è una confusione, in ·cui nessuno capisce più nulla. Eppure vorreb– be fare qualcosa di uLile pel paese. Nei vec– chi partiti, non ha fiducia. E allora che fare? Finora ha lelto l' Umìà. E continuerà a leg– gerla. Jla questo non gli basta. Vuole <"he sorga un nuovo partito, a cui eglipùsT'aaare tutta la sua fiducia, tutta la sua attività, tutta la sua passione. Si ,tspettava che in que::;ta riunione fosse fondato questo nuovo partito. Speràva che uscisse da questa riunione una nuova parola di fede, una nuova guida per razione dei giovani di buona volonlà. Noi cerchiamo una ::.po5a,e nou la troviamo 1 UN ALTRO l~TERVENUTO osserva che l'inter– locnlore precedentè ha toccata la que~tione nel suo punto vivo. 1 giovani desiderano un nuo,,o credo, che essi possano realizzare nella v'iia7fflri'l1tr.'Dev-Cssere u 1 ere o semplio~, ri:stretto, che metta in moto larghe correnti sentimentali. )la questo credo I' Unilà non può darlo. L' Unità fa un'opera di critica: cer1.a di veder chiaro e di costringere gli altri a \'eder chiaro. Pe.rciò ali' Unità non si deve chiedere una vera e propria azione politica. La politica è il dominio delle grandi forze ~ziarl_e, .:;Ocia_li, l'eligio::.e ecc. Queste forze. non :sanno che farsene della nostra critica e delle nostre id.ee chiare. Si tratta di interessi, di pregiu<lizi, di illusioni, che sono anteriori ad ogni azione politica, che danno !'aire a tutte le azioni politiche, e che si !:>entonodisturbate

RkJQdWJsaXNoZXIy