L'Unità - anno VIII - n.9 - 1 marzo 1919

, problemi I della -.__, vita italiana Direttore: GAETANO SALVEMINI.,. Direzione e Amministrazione:Firenze, Via S. Zanobi, n. 64.,. Abbonamentoordinarioannto L. 1 0, semestraleL. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 _,. Sostenitore annuo L. 30, semestraleL. 15 .,. U11numero separatoce11t. 20 _,. Si pubblicail Sabato a RèMA e.a FIRENZE.,. C. C. co11 la posta. Anno V/Il ~" N. 9 ...e 1° Marzo 1919 SOMMARIO: Trumbic e Sonnino, g. s. - Lo. lattica di Bertoldo, L'UNITÀ - La •Zunge,. e la •Sprache» -li comandante Roncagli - Un nuovo d slintiv•?, SILVIO GABR:JOLO - / problemi del dopo-guerra ANTOSIO DE VITI DE MARCO - Pe/ convegno degli •uni/art,. - • la Risposta,. -· Il • gruppo d'azione• di Firenze - Per la proporzionale, . 'UNITÀ - // petro/lo burocratico - Sclocchtzzaio. Trumbic e QJ.indo leggemmo nei giornali - mentre il passato numero del\' llmi'à era impaginato, e non c'era il t(:;mpo di commentare la notizia - quando leggemmo che la delegazione jugo– slava alla Conferenza di Parigi aveva chiesto, non solamente la Dalmazia, ma anche PIstria, Trieste e l'Isonzo, tirammo, amici lettori, un sospiro di sollievo. Quel che avrebbero potuto dire. Noi temevamo assai che nel mondo politico jugoslavo si ri\'elasse a un tratto un uomo di ingegno superiore - tipo Venizclos, per es. I- il quale facesse alla Conrerenza di Parigi una dichiarazione, the su per giù dicesse: « Signori delle grandi Potenze e dalle piccole teste, il problema dei rapporti territo– riali ital<rslavi nelle terre dell'Adriatico orien– tale non è focile a risolvere, perchè italiani e slavi vi sono do.vm; l,quemescolati gli uni cogli altri, e non i! possibile tracciare fra le due nazioni contermini una frontiera politica~ la quale non debba includere in cia:;cuno Stato frammenti, anche notevoli. de1Paltra nazionalità. In queste condi1.ioni, un compromesso è neces– sario. « E dev'essere un C(?mpromesso a base di equità, il quale lasci scontento in Italia e in Jugoslavia il minore numero possibile di per– :,cme. Perchè italiani e jugoslavi hanno bisogno di ebsere strettamente alleati contro i tedeschi e contro i magiari, per intercettare a questi ogni nuo,·o tentativo di espan-;ione militare e politica verso l'Adriatico. « Noi slavi, poi, dobbiamo portare nella discussione di quei,:tocomprommesso uno spirito di riconoscenza affettuosa verso l'Italia, il cui intervento nella guerra e i cui sacrifici, spe– cialmente dopo lo sfacelo della Russia, hanno reso possibile !o ~fosciamento dell'Austria-Un– gheria e il costìtuir:ii del nostro Stato nazionale. « È bcn:,ì vero che l'Italia ha avuto, per quattro anni, un ministro di una inintelligenza favolosa, che mentre l'esercito italiano si saq-i– ficava per lo smembramento dell'Austria Unghe– ria, non credeva - lui - nèl)Ossibile nè desidera– bile una sconfitta così clamorosa del nemico e una vittoria cosi grande dell'Italia; un ministro, che mentre i figli d'Italia spargevano il loro sangue migliore non solo per compiere l'uoità d'Jta\ia. ma anche per dare a noi i mezzi di creare l'unità nostra, ci negava - lui - il diritto alla unifica~ione nazionale, e faceva tutto quel che J>Ote,·aper farci dimenticare il beneficio immenso che l'Italia ci arrecava; un ministro, che ci apri\·a la ,·ia per dh-entare una nazione, e nello stesso tempo trattava con ostilità implacabile - lui - quC!ita nazione da lui Me:,SOaiutata a sorgere, e così faceva tutto quel che poteva per renderla nemica ; un ministro, che faCC\'3. la guerra alla Germania con mentalit;\ prettamente gern anica: che aveva rotto la Triplice, ma era rimasto sempre arenato al programma slavofobo della Triplice. « Sì, l'Italia t! stata per quattro anni un giardino ricco di fiori e frutta. mirabili di bontà e di abnegazione ; ma ave,•a un giardiniere i,garbato e brutale, che quei tiori e quelle frutta ce le sgualci\'a a bella posta prima di of– frircele, e cc le buttava sulla faccia, fuori tempo e dj malumore, e sembrava es:tersi accanito a farci il bene, e nello stesso tempo a farci adirare. « Ma gh errori di ua decrepito, sopravvissuto all'era bismard:iana e inetto a rappresentare Sonnino il \"Cro spirito del popolo italiano, non possono, non debbono farci dimenticare i benefici, che questo popolo ci ha arrecati, tuttociòchees:,0ha dovuto soffrire per darci quel che ci ha dato. « Perciò noi sentiamo un debito di gratitu– dine imperitura verso l'ltalia. Perciò vogliamo offrire noi stessi all'Italia ciò che essa h3 di– ritto di esìgere secondo giustizia. Non vogliamo disonorarci, mercanteggiando colla nostra be– nefattrice i suoi diritti e la nostra riconoscenza. « Gorizia, Trieste, le città dell'Istria, Fiume, Zara, :,ono italiane. - Eccoci pronti ad esami– nare coli' Italia quale frontiera deve avere il territorio retrostante a Gorizia, a Trieste, alle città dell'Istria occidentale, affinchè la Venezia Giulia costituisca una compagine territoriale, in cui la vita economica e amministrativa possa svilupparsi normalmente, e sia possibile organi7.zare una ragionevole frontiera militare. Eccoci pronti ad esaminare coo l'Italia tutte le garenzie necessarie, perchè l'Italia abbia la sicurezza che le citt:\ di Fiume e di Zara non saranno mai minacciate da noi nel loro carat– tere nazionale. Eccoci pronti. con trattato internazionale, ad assicurare a tutti gli altri italiani, che rimarranno nella Jugoslavia, piena libertà di cultura nazionale ed eguaglianza g~uridica con gli slavi: perchè la cultura ita– liana è una ricchezza anche per noi, e ci aiuterà ad essere noi stes.,,i. Ed eccoci pronti a disarmare tutta quella parte. della ,costa adriatica, che farà p.-irtc del nostro Stato, e a cedere all'Italia quelle poche isole, che le ga– rentirebbero la sicurcz.1.a nel medio e alto Adriatico qualora noi non rispcttaS:>im<? più il patto di di!lòarmo: perchè noi riconosciamo che l'Italia, dopo avere contribuito cosi podero– samente alla formazione del nostro Stato, ha il diritto di non sentirsi da noi minacciata nel mare comune ad essa e a noi. « Riconoscendo questi nm,tri doveri, noi abbandoniamo all'Italia dei territori abitati da alcune centinaia cli migliaia di slavi. li sacri– ficio è doloro<;O.Ma lo facciamo con animo forte e sereno. Anche l'Italia fece un sacrifizio analogo nel 18j9, alla Francia, per rimeritare I t Franci;t dell'aiuto arrecato alla causa ita– liana. Anche allora uomini come Mazzini e Garibaldi protestarono contro il sacrifizio, chia– mandolo mercato. Ma Cavour seppe as~umcrsi davamii alla sua na:r.ione la propria rcsponsa– bili~à. Cavour non ~ stato mai così grande, come in quelle ore di saggezza e di coraggio. · Quest ·esempio, oggi noi abbiamo il dO\·ere di imitarlo. -$" So1ame·1tc chiediamo che la sonanità politica Italiana non minacci di snazzionaliz– zazione gli uomini nostri, che spontaneamente consegnamo all'Jtalia: chiediamo, per i molti ,;:lavi inclu~i nel nuovo confine italiano, garan– zie a11aloghe a quelle, che noi :,iamo pn nti a dare per i pochi italiani, che passeranno al di qua del nostro confine. .: E siamo pronti a sottoporre ad una com– missione arbitrale tutti i particnlari della ese– cuzione di questi principi fondamentali, qua– lora nelle trattati\'e dirette sorge::,.5ero difficoltà insormontabili: pcrchè molto volte, in problemi c.:omequesti. è pilÌ facile mettersi d'accordo. :,ulle massime che sui particolari minuti. « Ma non chiedeteci di rinunziare alla Dal– mazia. Questo non possiamo farlo per il nostro onore. Non po!':,mmo farlo perchè è ingiusto. Se l'Italia vuole la Dalmazia, nessun accordo di ne5:,un genere è possibile. In questo caso, l'ltalia, col suo trattato di Londra, si prenda quel che crede, faccia quel che vuole. Di quanto la Con– "i•fC.1.afarà, noi ci disinteresseremo. Non siamo 6bOastanza forti per opporci; non siamo così vili da accettare. Protesteremo contro l'ingiu– stìzia. Ci rifiuteremo di 6.nuarla. Ci ri:.erve– remo ogni libertà d'azione per l'avvenire. Sarà quel che sarà ». Se i rappresentanti ufficiali della Jugoslavia avessero fatto un discorso di questo genere, tutto il mondo si ~arebbe me&>ocon loro. Sa– rebbe .:,tato per l'Italia un terribile rovescio morale. E del sbpravvento preso su di noi, grazie a que!:ltOloro movimento, in cui la ge– nerosità sarcbùe stata superata solamente dal– !' abilità, gli slavi avrebbero potuto, nelle trat– tati\·e di dettaglio, rivelare impunemente qual– che intransigenza assai difficile per noi. Ecco perchè aspettavamo con un sen:;o di inquie– tudine le domande jugoslave. Ed ecco perchè respirammo, quando le conoscemmo. la politica dei rigattieri. lAus .lko, dunque. Lo stellone continua sempre a lunzionare. Pasich non è un Cavour, e Trum– bic non è un Mazzini, come prete Korosecz non ha niente da vedere con Garibaldi. Nean– che l'on. Sonnino è un Cavour, purtroppo. Ma · noi, oltre all'on. Sonnino, abbiamo Bissolati. Gli Jugoslavi sono tutti Sonnini. L'onore del– '1•Italia è salvo, almeno in via relativa. « Lo verlete. dunque, - dicono a questo punto gli adoratori clell'on. Sonnino - lo ve– dete? Quella gente non ha sentimenti nè di giustizia nè di gratitudine. Se noi non avessimo preteso la Dalmazia, quelli là avrebbero pret~ egualmente, anzi con maggiore accanimento, l'Istria; e i,e avessero l'Istria, pretenderebbero l'Isonzo;~ a,·essero l'honzo, pretenderebbero Udine. La politica sonniniana è stata la buona: à corsaire ,orsa ire et dm,i. Essi chiedono Trieste, e noi chiediamo .... rerasto. Chi più tirerà, più strapperà. Ali' ultimo momento dovremo certo cedere qualcosa anche noi; ma tanto meno do– vremo cedere, quanto più avremo preteso fino da principio, e quanto maggiore intransigenza mulesca avremo ostentato nelle trattative». ColorO che così ragionano. non tengono presente che il problema del!' Adriatico non è discusso in un campo chiuso, in cui si trovino solamente a scambiarsi insolenze e spintoni italiani e slavi: lui/o il 111ondo guarda noi e gli sla<.•i, t parltapa alla di.spuM. I teJe-.chi vi par– tecipano, per mezzo dei loro agenti. per ina– -.prire gli animi, e degli naliani e degli ~lavi. La opinione pubblica dei pae-;i alleati vi par– tecipa, e specialmente quella dell'America, ,ke ha dato il !rtuollo olla gurrrc t dirà la parola tk.:isil;(l ptr la pnu. Vi partedpa come giudice e come parte: come giudke degli argomenti degli uni e degli altri, e come pa:-te mtere~– sata a voler che la pace sia pace sul serio e non una organizzazione di prepO!Cnze mal– \·agic. Simbolo e orgJno di questa opinione pubblica alleata, è Wilson, t..ioè un uomo, che ha nelle mani le forze clicento milioni di uomini: un uomo, all,t cui volontà l'f>n. Sonnino ha già dovuto piegarsi, riconoscendo nell"atto di ri- • fiutare la proposta jugo-;lava dèll'arbitrato, che la questione adriatica è « attualmente sotto– messa all' c,;,amc della Conferenza >, cioè il patto di Londra non è più« fuori di~cussione1>. come ripeteva anche una volta il ::!5ottobre 1917. Ora non si poteva arrecare ne~una mag– giore offesa alla nostra dignità nazionale, che quella, di cui dobbiamo essere grati all'ono– revole Sonnino, il quale ci ha condotti alla con– ferenza del!.~ pace nella stessa condizione di « esaminandi ~. in cui dovevano presentarsi i frammenti deUa vinta Austria~Unghe:ia. Un ragazzaccio arrogante e rumoroso si può trattare in due modi djversi: guardarlo dal- 1'alto in b.-isso, concedergli quel che gli tocca di diritto, e negargli il resto, sm=ll de– gnarsi di di'stulru con lui; oppure essere ar– rogante e insolente comC lui, disputargli an• che quel che giustamente gli spetta, morder:,i e graffiarsi e rivoltar:,i nel fango in.sieme a lui. L'on. Sonnino ha preferita la seconda via. E ha dovuto aspettare, dalla maggiore grosso– lanità jugo!)lava, un'attenuante alla grossolanità propria, mentre una minore inintelligenza della dignità del paese avrebbe dovuto consigliargli di « rinunciare :. liberamente e in tempo a quella parte del suo primitivo programma, .:he non potrà resistere _ali'« esame» di Parigi: avrebbe dovuto con,igliargli di adattarsi agil– mente alla nuova situazione creata dallo sfa– celo della Rus.:,1a~dall'intervento degli Stati Uniti e dalla oramai riconosciuta necessità dello sfasciamento ,del 'Austria. )la parlare al– l'on. Sonnino dello sfasciamento dell'l\ustria, è stato sempre come dargli un pugno in un occhio! D'altra parte, si capirebbe la politica del tira e molla, del chieder dieci per aver cin– que, S.! fossero in gioco conquiste territoriali, che meritassero davvero di essere desiderate– Ma la Dalmazia, per cui l'on. Sonnino ha costretta l'Italia a rivoltarsi per quattro anni nella polvere coi nazionalisti slavi, la Dalma– zia, a cui moltissimj fra gli stessi pi\! sten– torei dalmatomani sanno benis!imo di do– vere alla fine rinUM.iare, la Dalmazia paese poveris~imo, e non necessario alla nostra si– curezza, e abitato da popolazione ostile, e confinante con una nazione costretta dbpe– ratamente, eternamente, a disputarci quel territorio - la Dalma:iia quale vantaggio rap– presenterebbe per noi? Disputar~i per una con– quista economicamente o militarmente o po– liticamen e necessaria, • magari solamente utile, oi capisce. Ma non è un caso di inau– dita scempiaggine disputarsi per Òttcnere ciò che noo solo non servirebbe a niente, ma !>a– rebbe dannoso? « Afferriamo quel che pos– siamo > - dicono alcuni. Ma arrerrare, che cosa? un mazzo di fiori, o un nido di vipere? « Dobbiamo, dunque, metterci paura degli slavi? ,.. - No, o bollenti Achilli della dal– matomania. Non si tratta di aver paura: si tratta di avere la testa sulle spallo. Gli slavi del sud ~no dodici milioni. Un ter1.o degl' i– taliat1i. Quindi non ci debbon,, far paura. Ma. i,e I·on.Sonnino dovesse continuare fino alla fine la sua politica del « drio ti e muro •, l'Italia do\·rebbe, da ora in poi, impegnare in perma– nen1.a le forre di almt:no dodici milioni di italiani per difende~i dalle ostilità di quei dodici milioni di slavi. Cioè I' Jtalia potrebbe dispoITe, per ogni altra eventualità di politica estera. non più di 37 milioni, ma solamente di 25 milioni d' italiani. Un terzo d' ltalia in– catenato nella lotta con gli slavi, per le sco– gliere e i nidi di scorpioni della Dalmazia! Sarebbe come se l' lt.1lia avesse perduto in que– sta guerra un terzb del suo territorio! Sarebbe questo l'ingrandimento conquistato dall'on. Sonnino ali' Italia in Dalmazla ! Ed è stato per queil' ingrandimento, che durante quattro anni l'on. Sonnioe ha disonorata l'Italia con la politica dei rigattieri. È stato per quel– l'ingrandimento che abbiamo dovuto tirare un sospiro di sollievo, quando ci siamo ben bene a~icurati che il dott. Trumbic è più Sonnino detl'on. Sonnino I g.•.

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