L'Unità - anno VIII - n.8 - 22 febbraio 1919

enigma dell"oggi. Con quale spirit0 saranno decisi i problemi territoriali, nelle Colonie e in Europa ·1 con lo spirito di ~lazzini, o con quello di Bismarck·> con lo spirit0 di \Vilson, o con quello di Clcmcnceau'? con lo spirito di Bissolati. o con quello di Son– nino'/ È il problema di ·,apere se esisterà o no la Società delle Nazioni I Perchè se il trattato di pace risolver,, i problemi nazionali e coloniali con spirito di conci– liazione e di cquitl1, la pace meriterà di essere mantenuta dai popoli, anche ~e i nazionalisti di tutti i paesi ne usciranno scontenti - una pace veramente giusta dovrà scontentare i mangi.1éhilomctri qua. drati di tutti i paesi' -; e la Società delle Nozioni sarà un nome con una so– stanza; e nclia nuova atmosfera di mutua buona volontà e fiducia, sarà possibile correggere via via tutti quei particolari, in cui il trattato di p,lCe non abbia saputo trovare, ora come ora, ~lu;ioni perfette. Se, in~ece, il trattato di pace sarà il resultato di una universale rapina, in cui i più farri avranno dettato la legge ai più deboli, e ciascuno abbia pcnsatO solo ad afferrare tutto quel che poteva, minacciando, ricat· tando,, intrigando; mercanteggiando, - allora la pace non -;aril che un armi~tizio, e la Societ.i Jcllc Nazioni una mistifica– zione. li progetto di PJrigi è una facciata abba– stanza buona, che con·qualche rettifica può diventare anche ottim~1; ma dietro a quella facciata non sappiamo che cosa troveremo · alla fine; una palestra di pOf>oli liberi ed eguali,o un~,galera di na,ioni ·:È un v~so? in cui può css..:rc versato, nei pross1m.1 mesi, un liquore salutare, o un veleno. E un codice di procedura civile~· non è· an. cora il codice della civilta internazionale. Ricscirà \Vilson in quest,1 seconda parte del suo ciclopico lavoro'! Qui è sempre lo scoglio più formid,tbdc I E su questo punto rimane sempre vivo e squillante il grido d'allarme lanciato da Bissolati nel suo di– scor~o di Milano: • Se nel lo spirito di questa , o di quella Na,ionc rnpprcsentata alla , Confercn,a, perdurasse il proposito di , esigere e non dare quel che si do,-rebbe « non esigere e -,i dovrebbe dare per tste• • rilire i germi dei conlt1tti che minacce- • rcbbcro la pace, chi può illudersi che , tali propositi .,arebberd per dileguare . , solo in virtù dcli' auo di generica pre- • ventiva adesione ui principi della So- • cietà delle Nazioni'! .\lcglio guardare in , faccia 1,, realtà. Pcrchè lu Società delle « Nazioni esista, bisogna che in tutti e in , ciascuno dei popoli ,ia la ferma rnlontà , che es'U esista. Qucsw è la pregiudi– c 1.i~dc delle prcgiudi.dali. Bisogna che , ciascun popolo - pJrlo naturalmente , dei popoli vittoriosi, di quelli che ap– • punto in quanto tali, sono gli arbitri , della p,1ce - porti al Congresso per , proprio conto quelle disposizioni alla • m.>der,,zione e ali' equità delle proprie • esincn.tc al rispetto per le giuste C"ii- • ge;,c degli ,litri, che siano come l'of- • fert,1 sacra che ciascun popolo depone , sull'altare della P,,cc dur:itura. Bisogna , che ognuna delle Nuzioni antitcdc~che , si guardi da tutto che può esseni di « inconsapevolmente tedesco nell amma • propria, anche per ave:e il di:iuo d~ « combattere quanto ncgh attegg1amcntt • altrui si fÌ\'Cla~ come on re!>iduo di « quel!' impcrialb,mo, che non 3\'C\'a av– • , clcn,110 soltanto la psiche del popolo , tedesco. Bisogna tener presente che la • virulenza di questo veleno, che pareva • attenu~1ta se non clirninata negli anni , Jclla trepidazione e del dolore, si è a « un tratto r.. 1v, ivata e aumentata sotto • lo stimolo della inebriante gioia per la e improv,·is..1 smburata vitto~ia: o~d~ ,·ie– < ne un più preci,o do\'erc m chi smcc• « rnmente intenda a dare opera a gettare • le fòndamcnta della Società delle nazioni, « di vinilare ..,e,eramentc lo spirito altrui e e lo ~pirito proprio, perchè si mantcn- • g,mo degni del grande _ufficio.che le :-Sa- • zioni , ittoriosc sono ch1Jtnate i.l compiere • in que:-,ta ora per l' um~nità ~eci~iva ): L'entusiasmo, con cm ccrtt g1ornah prussiani e sonnini ..mi d'Italia hanno sa– lutato il progetto di Parigi, non ci lascia niente afiatto tranquilli sulle intenzioni~ con cui certa geme si pccpara a costruire l'edificio dietro la facciata 1 Il nostro dovere. Scriviamo queste cose. ar--ici lettori, non per scoraggiarvi nella vostra opera di pro– paganda per la Società dc!lc Na,.ioni, quale vogliamo noi che si,L Abbiamo detto e ripetuto c!1',! J,1 facciata è buona. Aggiun– geremo che ci pare già un sogno che si sia potuti arrivare a questo punto. I diplo– matici dcllJ \'Ccchia scuoln debbono avere addosso una pJura maledetta, se hanno inghiottito in dosi cosi rilevanti le medicine di ,Vii son! Sarj bene, ~n1i, ~tare in guar– dia contro gli incontentabili, che non tro· veranno mai perfetti i rcsultati del lavoro eroico di Wilson, e protci,tcranno violen. temente contro le imperfezioni per far an– dar~ a picco ogni cosa I \'onliamo solamente incitarvi a intensi– fic:1rc Popcra vostra, a non illudervi che la lotta sia finita, a rendervi conto che i pericoli e le in.,idic non sono superate, anzi esigeranno, da ora in poi, il massimo delle nostre energie. , Intorno alla Socicul delle Nazioni - e scrivevamo nel!' l',zità del 2 novembre ,e - .'>i combatter~, nei prossimi mesi, in , tutti i paesi dcll'lmcsa unJ grande bat– • taglia fr,1 nazionali')ti e democratici ... < sul scrio, e in questa battaglia i demo– < cr..1tici debbono tenersi pronti a mani• • fc,tarc la più imr.1.11:,,igentencrgìa, an– < che rivoluzionaria •. Il progetto della Confercnz.1 di Parigi rappresenta per noi una grande battaglia ,inta contro lo scet– ticismo e l'ostruzionismo degli «: uomini pratici,: ma non è nncora la guerra ,·ima! Del resto anche se questa prima fase del nostro lavoro sarà coronata dalla vittoria - pcrchè sentiamo, sappiamo che sani coronata della viuoriu - non per questo potremo dormire sugli allori: il lavoro do\'rù continuare ininterrotto~ perchè la Socicta delle Nazio11i non potrà sorgere perfetta, e aHà bisogno continue di essere pcrfczion3ta. raffor1..,1t~1, sviluppata,sorrctta e dife\a da tutti gli uomini di fede e di buoni.\ volontà contro le mano,rc insistenti di ... ,1ucgli altri. « Tutte le istitut.ioni umane - scri,·eva or è un anno il \Vclls (/11 the .fo11rtl1 l'ea,·, London, Chatto and \Vindus, 1918, pp. 1 s tl « tutte le istituzioni umane sono • fotte di prop~1ganda, ~ono sostenute dalla • prop,tganda, e periscono quando la pro– «:paganda cessa : debbono essere di ~on– «: tinuo spiegate e rispicg~1te ai giovani ed • ai <lormicnti. Per questo nuovo mondo • di democrazia e per la Lega delle Li– «: bérc nazioni, verso la quale guardano « tutti gli uomini ragionevoli, bisogna che « ci sia la più grande di tutte le propa– • gandc. Per questa causa ognuno deve « diventare un maestro e un missionario. • Pcr-suaderc, o renderne I' ide.1 e la neces• • siù evidenti. quc.sto è il dol'ere di ogni • mue,tro di scuola, di ogni professore, di' • ogni ,acerùote, di ogni scrittore, di ogni • conferenziere, di ogni genitore. di ogni • leJcle amico, dappertutto nel mondo. E • a servizio di quc.i;t' idea ciascuno deve di. « vcntarc scolaro e.'i.So st~o: dc,·e tenere « continuamente dava□ti a 'iè il compito di • tra.sformare le intenzioni Yaghe in inten– « zioni definite, analizzare e distruggere • gli ost,,coli, superare le mille e mille • difiìcolù di dcu,,glio .... • L'UNITA_ Questo numero di saggio ù ritlUmo, che invinmo nlle versone, che nvendo ricernlo il giornale dal principio dell'nu110, e 11011 nvcndolo mal respinto, non cl hanno nrnndnto l'nbbonameuto. Chi desidern continuare a rlc0l'Cre il gior– nale anche !1111 unmero 9 in poi, è pregato di pngarc la lrnUn postale, che gli per– rerr~ nei 1>rossimi giorni. -41 Abbiamo il diritto di sapere Il fondo del dissidio. Non ~i tratta di questo.momento di discu– tere quali esattamente saranno i t:onlìni d'Ita– lia. Non si tratta di stabilire i limiti delle conquiste territoriali. a cui dobbiamo a!!pirarc. Noi potremmo es.sere and1c tra noi su qnalche punto discordi. La lotta è p_ill nascosta, è più radicale, è più insanabile. E guerra di due anime, di due concezioni politiche, di due <'0- -.cienze. Il culto di certi nomi, di l"Crti trat– tati, di terti uomini, non è l'e&,enza del dua– li.imo. Co:i.ìad ~mpio la passione, con cui molti oggi i,i aggrappano al Patto di Londra, non è che un pretesto per nascondere la realtà del dissenso. li patto di Londra non rappre– senta affatto l'apice delle aspirazioni degli stessi annessionisti; e troppi hanno l'ingegno neCCSbarioper comprendere quale di:;astro di– plomaucb sarebbe l'applicazione integrale di queH'accordo, che a noi non dà Fiume e dà una parte della Dalmazia, ossia non risolve ma complica il nostro problema adriatico. Ma la ragione vera, per ctii esaltano il patto dcll1aprile 1915, è che rappresenta per essi una politica, una diplomazia 1 degli eser– citi, degli interessi, che fanno parte di un mondo di equilibri che vorrebbero conser– vato. È la politica dell'Italia di un tempo, che li a trac, della tergiven,ante 1 machiavellica Italia di prima della guerra : politica di oppor– tunità, non di fede. Politica popolare e politica ufficiale, Ricordiamolo bene. Mentre il popolo d'Ita– lia nelle giornate di aprile e di maggio faceva la sua grande e aperta politica i,ulle piazze, giuocando il tutto per una ardente passione, questa polittca di gabinelto rimaneva es~en– zialmente egoistica e fredda. La ·ma idea sulla guerra italiana non usciva dai limiti di un « parecchio», diverso da quello giolittiano e conquistato con l'armi, ma non certo pog– giato sulla concezione di una resurrcrionc dei popoli <l' Eur91>a, li patto di Londra era anzi poggiato sulla previsione di una continuazione dell'Alll,tria, di un'Austria diminuita e ristretta, ma ancora di nazionalità sogg1.:tte. C~i, mentre il più puro nostro sangue, mentre il fiore del nostro eroismo er.a gett..llo in sacrificio sul Caf'90, quel sangue non era valorizzato da una politica, che sapesse per~ suadere che la nostra era la guerra comune. Noi combattevamo l'Austria, ma non dichia– ravamo la guerra dei popoli contro un 8istema di oppressione, che ave,•a la Germania come perno. Rosicchiavamo alla superficie, ma non osavamo toccare il centro. Il piccolo soldato grigio, Immerso nella melma delle prime rudimentali trincee, da cui usciva tome un risuscitato dal sepolcro, sen– tiva più alto e vedeva più lontano. Quanto era più facile persuaderlo della nobiltà che non della utilità deHa nostra guerra, e quanto più accessibile era alle ragioni ideali che non a quelle pratiche! Poco sapeva di diritti e di confini storici e geografici; odiava un nemico, che opprimeva i suoi fratelli irredenti e mar– tirizzava il Belgio. Ma questo squisito senso eh idealità del popolo combattente non corri!'lpondeva alla n<btra politica ufficiale. Uomini, che un giorno ()'l'ranno p.1.rlan- apertamente, dir.\nno quale ristretta visione delle finalità della nostra guerra fosse in chi la doveva far p<.·,aresulla bilancia della politica internazionale. Fu infatti l'opinione pubblica popolare a pretendere nel 1916 che la no:,tra guerra di– ventasse la guerra di tutti gli alleati contro gli Imperi centrali; fu la Nazione a intuire le più vaste ragioni, che sole potevano giu– stificare il sacrificio immenso di ~angue e di denaro, e a sentire la lotta come una crociata di popoli per liberare altri popoli. Chi doveva essere ,·occ di quei,ta co~cienza tra le Nazioni atleate, non seppe avere uno solo di quegli accenti, che persuadono e vincono negli altri ogni esitazione sulla sincerità di un governo. Mentre la guerra diventava sempre più un turbine ideale dell'umanità, la politica estera contirmava a rimaner chiu.,a, come in nn la– boratorio di alchimbta. La politica delle nazionalità. Nè questo contr~lò mutò radicalmente dopo Caporcno. L-i re~istenza della nazione bi ,·olsc qua:;i isl ntiv;un ntc verso la politica delle naziona– lità. Vi <.:ranel fondo secreto dell'anima ita– liana un scn~o mazziniano, che divenne più preciso. quando il pericolo di perdere la no– stra libertà ci fcre sentire più acuta.men.e il \alare della libertà, anche per gli altri. Noi sentimmo una solidarietà più vasta non solo coi popoli che combattevano con noi, ma an– che con quelli che combatte,·ano C'Ontro di noi, per volontà di caste, di dinastie, di inte– ressi vecchi. Vedemmo gli ste...si nemici sotto una luce nuova. Ritrovammo, con sorpresa, dei commilitoni tra gli av,·ersari e i prigionieri di ieri. Comprendemmo che, per vincere, ciascuno dove,·a desider,uc una vittoria non e,:clusiva– mente !<IUa o del suo alleato, ma di tutti, a cominciare dagli oppressi. Comprendemmo di essere giunti a uno svolto, in cu! il conflitto delle armi si risokcva in una rh·oluzione– umanità, che bisognava aiutare e dirigere. Non si trattava più cli singole conquiste territo– riali, di predomini dell'uno o dell'altro gruppo di potenze, ma di rifare una Europa nuova, di distruggere le incrostazioni delle ingiustizie millen.:arie, dì instaurare un ordine nuovo so– pra principi semplici e eterni. E dall'America veniva il vangelo di questa guerra-ri\'oluzione, insieme coi milioni di com– battenti. Ciò che \Vilson diceva. non C"raoo verità non mai esprcs,e: erano co~ molto piane e ripetute. Ma giungevano nell'ora giu– sta, a chiarire l'orientamento onnaf definitivo dei popoli \'erso una soluzione, a&ai diversa da quella, per cui erano entrati in conflitto. Ciascuna nota del grande americano obbliga'"a tutti i popoli dall'una e dall'altra parte 3 una revisione radicale delle proprie istituzioni, dei propri diritti, delle proprie bnalit:l di guerra. Illuminava il conflitto immt'nso di una luce nuova: giustificava i sacrifici e l'eccidio dei milioni di uomini, lo cui ossa giacevano sui campi di battaglia d'Europa. L'uomo, che parlava, e l'uomo, che taceva. Ma que!-itaevoluzione spirituale, dal vcc• ·chio al nuovo significalo della guerra, si com– pie\'a dtl noi a latere della 1>0liticaufficiale. Tutti sanno come le due tendenze: quella della "ecchia diplonrnzia e quella della nuova politica, si siano risolte nel nostro Governo in quella strana combinazione dl un presi– dente del Consiglio, che parla,•a io armonia con le aspirazioni nuove, e di un mini:stro degli esteri, che tacc,·a nella ostinazione della sua. concezione superata. Questo contrasto parve pi~ stridente il giorno, in cui la vittoria ci pose cli fronte a problemi con'creti da risolvere. I popoli op– pressi, che noi dicevamo di aver liberato, queUi a cui oltre le trincee e i reticolati ave– vamo gettato alte parole scritte di fraternità; a cui a,·evamo dai velivoli gettato l'invito e la promessa d1 partecipare con noi alla li– bertà e alla giu.stizia di un mondo poggiato sulla aulo.Juisiom: dei popoli e sugli 11uali di– n·11;dti pit,o 1 i e ,gra11di popoli della terra, guar– da.cono il Giano bifronte della politica ita– liana, curiol-!idi sapere quale dei due volti rappre-;entas-,e la volontà del popolo italiano, se quello che parlava o quello che taceva. Noi stessi ci domandammo quale valore ave!-SC la parola detta prima della vittoria sulla bocca dell'uomo, che parlava, e quale significato il silenzio, co:,i variamente interpretato, sulla bocca dell'uomo. che taceva . Ma or:unai questo enigma dell'erma bifronte non può tardare molto a essere risolto. I mi– lioni d'italiani, che hanno combattuto, hanno diritto di sapere cosa 1> en33.no e vogliono i rappre:,entanti uflìciall del Go,·emo. Essi. che hanno lottato, sentendo la patria come una 1.'0S3 loro, impastata col loro sangue, plasmata <:on Je loro m..-mi,rifatta con la Loro volontJ., ri• scaldata con la loro passione, una patria i cui monti, i cui fiumi, i cui ruscelli sono di– ventati vivi e umani per essi nel i.;auificio, sentono ancl.e gl' interessi d'Italia nel mondo come cosa del proprio sangue e della propria

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