L'Unità - anno VIII - n.8 - 22 febbraio 1919

42 carne. E!,o;i hanno diritto di ,apere in qual modo si vuol far pesare sulle decisioni del C1Jngrcsso la loro \'illoria. llannu diritto d1 sapere sulla l>aM:di quali principi si sta ma– nlpol:rndo 1>er C.:,si la pace. La pace degna. Questo popolo, che ha fatto la 'ttoria, non nei caffè, ma sui campi di battaglia, ha d'al– tronde un senso abbastanza prcci'iO e reali– stico, per giudicare quale possa csscrn la pace più veramente degna di una i;randc ltalia. Esso ha imparato prima della guerra, quando, come Uli~ dalle molle vite, ha vis:mto emi– grando presso tutti i popoli, cùmt la nostra politica si riActtesse nell' bolam,... nto, in cui veniva a trovarsi il la,•oratorc italiano. Poco g 1 i farebbe oggi di c~:icrc il cittadino di una nazione materialmente più vasta, se egli continuasse a &Cntirsiun esule nel ruondo tra opposte antipatie e gelo:,ic; se l'onore con• quistato sul campi di battaglia non ~i tradu– cesse per lui in un più largo respiro di fra– ternità e di collaborazione sui campi ciel lavoro. Poco. gli gioverebbe che I' llalia uscis:-e dal Congresso con qualche ~coglio di piò. con coste che furono di Roma o di Venezia, ma avendo mancato a una sola delle parole delle nell'ora del pericolo. Se i\\CiJSeuna eredità cli ire sotterrane, all'agguato, da tramandare di ge– nerazione in generazione, con l'inquietudine di una guerra latente e immanente. Se po:r sede .. iC un intero continente, e non trova.ue amici. Se l'Jtalia ~i fOl$Clpnotiuata sui ,·alori di un mondo superato, e si arrogasse di essere sola in un mondo nuovihimo di !ipirlti e di forme. Se aveae chiuso tutte le porte strategiche dei suoi confini, e si accorgcac che le Alpi sono diventale per esu. le muraglie della China. Se per un quaLliasi atto di prepotenza da vincitore, la guerra non aveue fatto che mu– tare il oome dei 1uoi oe~lci. Per questo noi dobbiamo volere con tutti l meni che. la politica maz1lniana - che è quella istintiva dell'Italia in guerra - diventi la p.1lese politica dei plenipotenziari al Con– gresso della pace, e il mi1tcro che avvolge la Consulta ■t risolva in· una franca parola di adesione a un nuovo ordine di coae accettate senza reltrizioni mentali e fino alle estreme conseguenae. Una sola _politica I Usciamo dai misteri elcusini della vecchia diplomazia. E U mondo sappia finalmente che l'Italia non ha due o tre politiche estere, se~ condo l'opportunità del momento: quella del Presidente del Consiglio, quella del ministro degli esteri, e quella della piazza; ma ne ha una ben definita, ispirata alle idealità, da cui è sort , liber,l e p~r cui ha combattuto. Questa p )litica idealistica è in fin dei conti - a dispetto dei realii-ti. che misurano la realtà per terra - la politica più conve– niente e veramente realistic:t, 1>erchèmira più lontano nell'avvenire. D'altronde non tarderemo ad accorgerci del progresso dcli' Idea maz1.ìniana tra gli stessi, che in questi ultimi mesi hanno fatto di tutto per volgere la nostra politica in senso contrario. Come durante la rierra noi cre– demmo alla vittoria finale, per la fede che gli avvenimenti non possono svolgersi in senso contrario al progn:sso falale di una civillà li• ber-aie e democratica, così ora affermiamo con piena sicure1.~'l che le correnti nuo,·e di po– litica intcrn:ndonale seguono il loro corso ir– resistibilmente. Chiunque in nome <li interessi particolari o di nazionalismi egdslici. di grandi o piccole Nar.ioni, dalla Francia alla Jugo-, slavla, si opponesse a questa corrente di uma• nità, ne sarebbe lravolto come un inutile im• pedimen!o. TOAUl~\SO CAJ,I.ARATI•Sconr (dalln Vou dd popoli). Agli amici del giornale Q11egll amici, che non coruiernno la collezione dell'Unità, cl fanmno un fa– vore, di cui saremo loro i:ratlssirui, se cl manderanno tutti i numeri, che pos– siedono, dal l' ottobre al 16 dicem– bre 1918. Cl permetteranno così di sod– disfare, nel llrultl del possibile, le ri• chhwte, che da ogni parte t·I 11erve11go110, del numeri dell'nltlmotrlmestredel 1918. L'UNITA • • La rev1s1one Le prime notizie. li Conie,r dd/11 r11 fa sapere ai :,uoi let- tori che « i principi, che gradualmente si ~no ~ aff rrn1ti nell'opera hnora -;,olta dalla Con- ~ fcrem.d.di Pa1igi, 1t111/o,,o ,mlispt11salnl, la m<r « dijiw:ivne Ji j)(tl/i e rom•c11:io11ispeciali. Con « ci/1 11011 int~ndesi :,crnplicemelltc la decadenza « degli impegni reciprocamente a.,:,111w. ma più « logicamente la 1oshi11::i,m,di la/uni rompmsi « to11nitri ,. Anche il :\lalagodi. i cui rapporti intimb· :,imi t:On la Con.suita sono notori, telegrafa alla 'liib,111<1: « Alcuni hanno gift affacciata e l'osScrvazione che ciò the diitingue la Con· « fcrenza alluale dalle precedenti L·onsh,tenella 4C dimi1111ila imtorlam:,;1 d,e OSSIUIIOIW nel raso « prumlt i trai/ali , le tom•tmio11i preudnle• « ,,u11/eto11t!111i /r,1 le Po /tn.tt rkùu11a1, a ,Jd.:b~· • mre .... Si richiama in proposito l'atteuzione 4t sopra akunc di!k:ussioni inten-enute, <."Ome « quella fra la erbia e Ja Rumenia, come • pme 4uella intorno all'Arabia cd intorno ai « destini delle cx~colonie tedesche, nelle quali « i lmllrrli rsirlmli fro lr Potm:e ka11110 subUo « noh'lt0li lim/ta:ùmi .... Non si tratta pili di una • Potenza maggiore oppure di una coalizione « di Potenze, che oppongono la loro volontà « alla volont:L già cspres'Ja nei trattati; ma si "tratta ben:,i di una li1hllazionc con.:,eguente • all'interventc, di mumi prinripì )(tt1t1ab: Queste « novit.'.L xe11~raltnlnle im/Jrnw/11/e - qua11/11nq11~ « la prn,isionr sar,bhe stola dcnxu,sa dopo I' 1if• « lervmlo ,,,,,u.,'t,1110 in base a principi chia– • ramente enunciati - non devono essere « accolte con inquietudine dalla pubblica <'pi– « nione italiana, quantunque esse impongano « la massima vigilanza nel cor:,o dei negoziati. « Gli spostamenti nella vi,,uale generica degli • lnterci:ti generali non distruggono le ragioni e che costiiui ..<.·onole ba.~idegli interessi par• • ticolari, quaflllmque possano spostarli e m11lare « cara/lare ,rrl/e forme tltl loro ro11srgm#1enlo. La t tutela dei noiJtri interessi non è niente affatto « diminuita. Essa però, per mantenere tutta « la sua efficacia, tlroe atlallursi ~Il,: nuqpe s,: « l,1a;:io11itd "i flllOlJI prùmpl, fountlc,si piil « a111ee jltui/Jile, ntilflndo rrislalli&:111:io,ri troppo «preti#•· I vecchi lettori dcli' llnild s nno che è stata sempre questa la tesi del noiitro giornale. Contro la tesi dei seguaci dell'on. Sonnino, per i quali il trattato di Londra doveva es,ere considerato c,mie sacro e inviolabile anche da Wilson, che non l'aveva mai firmato ; - contro la tesi di quegli slavofili inglesi, francesi e americani, che dichiaravano nullo il trattalo di Lonclrci,perchè contrario, per quanto riguardava la Dalmazia, ai diritti" na1.ionali degli slavi e ai principi di Wil90n; - noi abbiamo sempre sostenuto che il trauato di Londra non è nè intangibile, nè nullo, ma deve esser riveduto, in modo che la misura dei vantaggi assicurati ali' Italia resti intatta, 1na entro i limiti di siffatta misura al– cuni vantaggi siano sost:1uiti da altri, più ac– cetti alla coscienza morale degli uomini eh-ili. Posizioni immutate. Ecco. inf,tlli, che cosa scrivevamo nel nu• mero 27 apri:e 1918 dell'U11ilà: « Ali' Italia « ct:rto non condeno abbandonare si( ti si111- « plidltr la convenzione di Londra, se prima ~ non bia po:,,sibile :,,,OStitulrlacon un nuovo 4C patto, pil\ confomle non solau ente ai pcin• • cipl di gh1:,tizia nazionale, m:1 anche :,i benin– « tesi e pem,anenti interessi dcli' ltalia. Ma sa– « rcbbe enorme errore impuntar:.-ia dichiarare « che la convenzione di Londra contiene le « tavole del Monte Sinai. Il Governo italiano ~ può benissimo dichiararsi dispo:tto a inten– « clersiamichevolmente con la futura Jugoslavia « sulla distribuzione dei territori adriatici, che « la convenzione di Londra ha a&.egnati all'I– « talia, e invitare in qu~te concli,:ioni gli Slavi « del sud a considerare quel documento come • una garenzia, che copre gl' interessi non sola• e mente dcli' Italia, ma :rnche della futura Jugo-, « siavia, di fronte alla Francia e ali' [nghilterra « da un lato, e all'Austria <lall'altro. Frattanto, « come prova della su:l buona volontà, il Go· « vemo italiano può dichiarare che non intende « fare nessuna opposi1.ionealla costituzione del– • l'unità nazionale serbo-croata-slovena e che « a que:,t.,IJnuo,o 1atv nazionale cederà la Li• -1>; bum1a e la Dalmazi;1, purtlù s,,1 /l('SS1IJ1!r ,n– « lt1ultr11 t11111m111/e ,,,,, ru<Jsu /11/1<1 il ,.,,·d,/nnt1 e a,/ri,1h,o on la mrd,:1.:.ione ,m11du-:,o/1 Jr, ,·omuni « alltflli. E pokhè la intc~, 11alo•jug..,sla,·:1 è « una nece~sit:i non :,Olo per I' hali.1 e g;li Slavi « ma andte per l'ln~hilterra e la Francia. e « 1111ulidur p.usi sono legali 1,I/' I 1r,!it1dr1/la ro11• "1..:11r.1011e di l.011dro. 11111/a titla du ,l (ìo;yr,w « ilali,mo dtùtla ai f!O<•er I a!ltt1!1 ''!"i co111p,tt1ll « su altri cJmp1 frY1Jutll11pmltd, /r,111011' a.lri<I• « lià a.ssrg11al11tdflllo contvfl:iòflt J, Lo11J,a. du « n.vnluo/,,,ml, p,uMrtl,/wr<> a/111 /11J:'t•s/.11•ù. lo « nel caso che una equa :,0lu1.ion· di que-.ti • problemi :,ia re:,.1.imp ,s:,ibile o dalla inlrnt• « tabilità degli Sl,n i o da altri motid mdipen– « denti dalla buona ,·olonr:.\e dalla buona fede « dcli' Italia. - bOlo in questo C3"iO il Gu,·emo « italiano rivendicherebbe :ntcgralmente i ter• « ritori as.,egnatic1 dalla convenzione di I..on• « dra );. E nel numero del =.7 luc; -lio.in un articolo, iÌttitol:,to '/'ml/<111 l•trrki t silun:i'om' nu.n•e, :,cri– \'e\'atno: « La cOn\'enzione di Londra, quella fa. « mosa convenzione dell'aprile 1915, cht: è il 11e « rx1rùt11rclel nostro impcrialiMuo... dei tre alberi, « quella convenzione è nirnte, l· peggio che t: niente, una passività, se c1amputiamo a ,·,,!ere « ,·edere in essa un ,ne1111 di tr,1ttoria. <lO\'esono e t:i~ti\'amente elencau tutti ipiatti territoriali. « che alleati e nemici devono :;cr\'irsi nel giorno « della cuccagna j divenili imw,, """ m,,gnijira "'l,a.u di nu<nJt,o,,lra/la:ioni, se sappiamo Nh1i';– « uue q11011/o tsSd ro11lit11e di to11/ormr, a/1<1 g,fl. « sli.ia inlerna::Wnalt, e st sappiamo rom•trlire "' olla /11ce di f/111!.lld giusti=-iO, ,ma parli dri di• « rÌlli /errilorial,: g,"à riro11osti11Ji'ri d4!I vc((l,io « /ral/<1/0, 111 corrisptllivi hJuim/e11li di 11/lro g1• t: nerr~ più re,1/ment, u/i/1~ t meno rot1leslahil,: « Di conforme alla g1usti1.ia internazionale, • infatti, la convenzione di Londra contiene « implicito in tutti i suoi articoli un principio, « du noi 11011 dobbiamo abb<lm/011a,., ,1 11tssu11 palio, « e d,' rui do6/Jia1110 csiifo·e la prtcis(I. n11/i~U1:10,u « '1011 solo tl<1glia/Irati, che luumo Jinnalo 11 datu• <e mt11l<J~ ma andu da IVilso,r, che non l'ha mai « firmato, se la Società delle nazioni su base « democratica non è un nome ,•ano: il prin• « cipio che l'Italia ha il diritto di rima.nere « sicura :,,,ulleAIJ)i e nell'Adriatico. e di par• « teciparc in proporzione dei suoi bisogni ai' « vantaggi del nuovo assestamento coloniale, « che uscirà dalla guerra. Se qucs1O p:-lncipio « è stato realiz1.ato nella con\'cn1.ione di Lon– -« dra col metodo consueto della vC\.·chiadiplo– « mazia, ;1 ba.se cioè di. t·ompettsi territoriali e « strappando la Liburnia e la Dalmazia agli « Slavi e il Dodccane:,o alla Grecia, e promet• « tendo ali' Italia conquiste coloniali in Asia, « in Africa e in altri sili, - 11111110 1,011vuol « dire che il prùmjuO debba esure abhaf1do11alo « ùweme ad (l/cmu llppl1'ta'J10,11' ,:011crelcdi esso. .c Questo vuol dire solamente che il principio ~ deve rimaner rermo, ma dev' C!:'seremeglio t: realizzato per a/Ire e più giuste vir ». E nelle riunioni tenute a Parigi, tra il 25 gen• naio e il 1° febbr::uo e.laidelegati delle leghe americana, inglese, francese e italiana per la Societ.\ delle Nazioni. essendo venuta n discus– :-.ionela proposta di con~iclerar come nulli tutti i trattati contrari ai principi di \Yil:,on, la delegazione italiana si è opposta ,Lquesta teoria, contrapponendole non il fanatico e insosteni• bile ,u vari'tl11r dell'on. Sonnino, ma la teoria della revisione col criterio della equivalenza dei compensi. « Tre di,•ersc posizioni •, ha di• chìarato la delegazione italiana, t: si possono « prendere riguardo ai trattati che fossero con– « trari ai q punti del Presidente \Vilson: la « prima: dichiararli in ogni caso intangibili; la « seconda: dichiararli senza valore, non solo « per il Presidente \Vil~n che non li ha fir– « mati, ma anche per quelli che li hanno fir– « mati; la terza: proporre che siano riveduti. e La Delegazione italian2. accetta quest'ultima « opinione nel senso che la revisione dcv' es• « sere fatta !<econdo i 14 punti, 111a o ro,,Ji:itJ1te « the ess,, 11011 "(_'minui'sra' i dirilli di nkuni Jir• « malari di fnmt, agli nllri, bensì che quei fir– « matari che si trovassero liberati 1>eril fatto « della revblone da qualcuno dei loro obblighi, « dovranno compensare chi d1 diritto, tD!I ivm• « /aggi d'allra ntll11ra ma r111ivalenti a quelli, « <.hepotrebbero C&,.ere giudicati come 1:ontrad– « tvri CC'i J.t purti i,. Qui:-.t.t ttona. :,e t' ,·era la notizia d..1tadal Corn~n dd't1 Sn11 e dalla Tribuno, è Stat.l ac– c.ettata fin,tlmentc anche dall'un. Sonnino. A :,,,uo tempo. quando d1:,eutcremo le respon– :,abiiiù di que~ti quattro anni pa ~1.ti, ,·edremo se alla dignit,ì e agli interessa dell'halia sarebbe con\'cnuto meglio procedere alla re\'bicionedel trattato per inlziath·a italiana e mentre dura\•a anc.:orala guerra. come I' Cm'là ha sempre soste– m1to, oppure n,hlrcttivi all'ultimo mumento da nece:,,~1 it de...:amcntc e lun'-!amente di.cono- • sciute. Mettono le mani avanti ... Il (;10rnt1lr ,t/10/i'a. :o gennaio, ci fa' sa• pere rli avere anrc1,1 fede nella giustizia delle « grandi aN-bè ,> di Parigi. Però jlOtrebbe anche d1~i cht: l\H\. So111 ino \orna:,se delle <-. grandi assiae ,. con qualche riduzione nel– l'intang:ib1le trattato di Londra. In previ~ione di cii'.>, 11 Giornale d'lta/i., mette le mani avanti: « Se dO\~se giungere il giorno. nel quale l « risultati del trattato non fossero intieramentc « pari all'aspettazione della co:;eienr.a italiana, « in\'ano coloro che - fuori di tcm1>0e di « luogo - h:mno fatto professione di rinun .. « zie, di cui fu preso atto e t iffos•1 opinioni « di ;-,OSpettogenericv che non si cancell!mo « sullo spirit, ;mimatore dell' Ilalia al Con• « gresso. l"k..'tmnnosottrarsi alla constatazione « della gran<le autorit:l ed influeoz.t che la <1 loro opera a,,ra e3Crcitata sugli eventi. Au• « torità, infinenza e re:,p nsabilità, :,ia nella « possibile perdita di ciò di cai hanno fatto 4( getto, ~ia nel pericolo creat~ anche all'ac– « quisto di ciò che hanno consentit' mentre « S\'eglia\'ano le cupidigie del concorrenti ed t: indebolivano 1:afede nella imparzialità cd « onestà politica del paese•· La re:,ponsabilità.. dunque. delle nuove « rinuucie -.. a cui si prepara l' on. Sonnino, non è dell'on. Sonnino, che :,i propose quattro anni or sono un programma moralmente e politic-~mente assurdo, centro del quale era la conserva1ione dcli' Austria, e si è rifiutato o:.tino.tamente sempre, ancie dopo la rivolu .. zionc russa, anche dopo l'intervento degli Stati Uniti, anche dopo lo sfasciamento dell'Austria, di sostituire quel programma con un pro– gra~a equi\'alentc in quantità, tLa migllo~ in qilalit!t. No. · La responsabattà è di .:hl ha cercato in– vano di far capire ai muli bendati della Con– sulta che la strada per cui :;iero1nomCMl,era una strada sen1.a u~cita. Se \ViLK>n on crede che la Dalmazia sia un paetc italiano, la re• sponsabilità non è della Dalmazia, che si osti– na ad essere un pae.$C abitato da .S()O mila slavi e da 4~ mila italiani, ma è di qucgl'ita– liani che non si sono lasciati travolgere dalle menzogne della. propaganda dalmatica. Se \Vilson non I! convinto che la Dalma• zia sia strategicamente necessaria alla sicu• rezza dell'Italia nell'Adriatico, la respon.sabilità ,,on è dei Foscari, dei Corsi, dei Roncagli e dei Thaon di Revel, che hanno creduto di poter fare inghiottire questa scempiaggine fuori d'Italia, c.;omccon l'aiuto llclla censura sono- riusciti a farla inghiottire a molti italiani. La re~1>0nsabilità è di quegli italiani, che han• no protestato conlro :,iffatt1 indegna mistifi– cazione. , ,osi llmmo wlvalo di /1011/e agli 1/ra• nitri l'o11orc rlrll'ftalio. Tutti gl'italiani avrebbero dovuto reÒ.dersi solidali dei pervertimenti sonniniani. Allora si è che \Vilson s.1.rebbc diventato sonniniano anche lui; magari si sarebbe mes:,a una gran paura addosso, e avrebbe accettato senza re– sistenze il trattato di Londra e magari qual– cosa di più. Allora, solamente allora, l'Italia sarebbe stata rispettata da tutto il mondo, come paese tutto concorde nel mentire o nel lasciarsi corrompere dalle menzogne del G,Or• nal, d'Italia e degli altri organi e organetti della politica sonniniana! QUELL 1 10. Si può aiutare l'"Unitit. .. paga11do subì/o l'abbo11a1111!11l0, se11iaaspet– lal"esollecilaiio11i, che richiedono ingenti spese postali e rendono più grave il lavoro dell'amministrazione.

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