L'Unità - anno VIII - n.8 - 22 febbraio 1919

40 li progetto della Conferenza di Parigi règola qu~ta materia nei \cgucnti articoli: « Art. K. - Le parti contraenti rico· • no;;cono che per il mantenimento della e pace è ncce'Jo;aria la riduzione degli arma· • menti nazionali al"mini1uo compatibile e: con l'e.!»ecuzionc.per rnc1.to di un..1 < azione comune, degli oblighi interna– f( 1.ionali,o cnl'npatibilc per la sicurezza « 11a1.ionalc, tenendo conto specialmente • della situazione geografica di ciascuna « nazione e delle circostan1.c. « li Consiglio esecutivo è incaricato « di stabilire il piano di tale riduzione. e « dovrà pure sottoporre all'esame di ogni e: governo una fis,;;::uioncgiustJ. e ragio– « nevale degli armamenti milit~tri, corri· < ,pondenti alla scala delle fol'l.e stabilite • dal programma del dis.ssmo. I limiti «: 'itabiliti non dovranno essere sorpassati « scn1.a l'autorizzazione del Consiglio csc– «: curivo. « Le pani comrJcnti, convenendo che e la fabbricazione priv.un delle munizioni < e del materiale di guerr.1 si presta a « gravi obbiezioni, incaricano il Consiglio "'-esecutivo di studiurc il modo come < poter evitare i perniciosi cneui che ne • dcriv.ino, tenendo conto delle nccc.)sitit • degli Stati che non sono in grado di ,. fabbricare C\Si stessi le munizioni e il e materiale di guerra necessario alla loro e c; icurc1.za. · < l.c parti contrnenti si impegnano « inoltre a non nascondersi mutuamente • le condi1.ioni di quelle loro industrie, che < sono .suscettibili cli tra~formarsi in in– e dustric di guerra, come unchc la scala e dei loro armamenti, cd :\ scambiare picnnmente e francamente le intorma- • zioni circa i loro programmi militari e • navali. « Art. 9. - Una Commissione penna- • 'lente sarà costituita per dare alla So~ • cietà delle Nazioni 11 suo parere sulla • esecuzione delle prescrizioni dell'articolo < ottavo e in generale sulle questioni mi– • lit\tri e navali ». La formulazione di questi articoli non <:i sembra nè chiara, nè felice. E occor– reri1 che nella redazione definiti\'a di essi la Conferenza faccia quell'ultimo sforw - non molto grande, del re~to - di chia– rcu.a e di buona volontù, che occorre lJCr arrivare alla vera e prop1in soluzione. Non basta, infatti, ancrmare che gli armamenti nuzionnli debbono essere ri– dotti al • minimo compatibile con I' esc– e cuzionc degli obblighi internazionali, o • con la sicurezza nazionale"'· Bisogna nettamente affermare, come ha votato, su proposta della Delegazione Italiana, la riunione di Parigi delle organizwzioni di propaganda per la Società delle Nazioni - che e la limirazione degli armamenti « dev'essere spinta al massimo possibile « senz'altri limiti che quelli della neces– • sità di far fronte alle aggressioni pos– « sibili di Stati esclusi dalla Lega o ri– • belli alle sue decisioni .,.; • gli Stati « associati devono imporre nel trattato « di pace agli Stati nemici la limitazione « degli armamenti ed il controllo sulla • loro fabbricazione, in modo da permct- • tere agli Stati della Lega delle Nazioni • di ridurre immediatamente cd itl' forte misura le forze militari:.. E per quanto riguarda i criteri, con cui l'insieme delle forze associate de,·e essere ratizzato fra i singoli Stati, è ceno che si deve tener conto della situazione geografica di ciascuna nazione: per es. la Francia, esposta coi suoi 40 milioni di abithnti, ad un nuovo eventuale subitaneo scatenamento di. mala fede dei jO' mi– lioni di tedeschi, è naturale che ottenga il diritto di tenere sotto le armi un mag– gior numero di forze terrestri che l'Italia e l'Inghilterra: anzi è perfettamente giusta la aJlcrmazione fatta da Léon Bourgeus alla Conferenza di Parigi, che gli Stari, che, come la Francia e il Belgio, avranno gli oneri più gravi, dovranno ottenere il con– corso delle nazioni più favorevoli. M.a è necessario anch~ affermare, ,enza possibilità di cavilli, che la cifra L'UNITA delle forze militari di ciascuno 'tato as– sociato deve esse,·efissata dall'Assemblea dei delegati della Società_ e non solamente solloposla ·all'esame di ogni governo. E i (,o,crni non debbono solamente impe– gnarsi a scambiarsi pienamente e fra11ca– meute le informaiioni circ~1 i loro pro– grammi militari e navali, ma debbono addirittura non avere a nc.r,sun pano programmi di loro libera iniziati\'a. Gli stessi bilanci militari dei singoli Stati debbono essere approvati prcvemi,·amentc dall'Assemblea dei delegati. E l.1 Com– missione perm:inemc, di cui all'an. ~h non deve solamente dare parere ·mila esecuzione <lell"anicolo X, ma deve ad– dirittura controllare gli armamenti dei singoli Sto.ti as'.lociati, affinchè non sia possibile ad uno di cs,1 arnrnn,i nascosta– mente in misura superiore n quella che gli è Stata a=gnata. La fabbricazione privata degli armamenti. Corallario inevitabile della limitazione degli armamenti è il controllo continuo intcrnazionule su tutte le fabbriche di ma– teriale da guerra, e il di, ieto della fab– bricazione e del commercio prirato di qualunque specie d'armi, navi, espl~ivi, ccc. ccc. A che scn ircbbc, infatti, limitare il numero degli uomini,. che possono essere tenuti sotto le armi, se fosse lecito a ciascuno Stato di fabbricare senza limiti fucili, cannoni, munizioni, sottomarini, torpediniere, ccc., e tener tutto pronto nei pr0pri cantieri e magazzini per utilizzarlo alla prima occasione ·1 li co11tro/lo sul 1111- me,·o del:(li uomini te1111li sollo le armi non ser,,irebbe a 11111/a, se. 11011 ci fosse il co11- h'ollo sulla produ-;ionedelle armi. Il primo controllo, anzi, :,arebbc \'ano. Ne~suno, infatti, potrebbe 11npcdirc ai citta– dini di addestrarsi alle armi, libcrmnente, in societ:, pri\'atc, estranee, almeno in apparenza, all'oper,1 dello Stuto. E anche senza ricorrere all'estremo della mala fede, gli esercizi ginnastici non sono forse una nccc~sitil e ur\ dovere igienico nei citta– dini di una nazione civile·? E come impe– dire a una popolazione, avvezza agli esercizi ginnastici, di trasformarsi, da un un momenio all'altro, in esercito, se può t,·o,,are da 1111 mome,zto ali' altro le· armi necessarie? Il controllo sulla fabbricazione .del materiale di guerra, questo si che i:. possibile ed è eflicacc: un cannone da 420 11011 si fabbrica in un momento! Impedire che sorgano arsenali militari e fabbriche d'armi e d'esplosivi, al di là di quanto è richiesto dagli armamenti consentiti dalla Società, questa è la sola \·era garenzia di mutua fiducia e di mutua lealtà. E da questo principio nasce, conse– guenza necessaria, il divieto della fabbri– caiione e del commercio privato degli armamenti. Non si porrebbero, infatti, controllare le fabbriche pubbliche, e la· sciar libere le fabbriche pri\'ate. è\on si potrebbe consentire a fabbriche private di accumulare armi per metterle a dispo– sizione, da un momento all'altro, di chi volesse rompere i patti della Società. Non si potrebbe consentire a imprese privare di \'Cnderc armi agli Stati estranei all,1 Società, obbligando cosi lu Società ad aument.tre i propri armamenti. D':tltr~1 parte~ non è lcdto ignorare che le fabbriche prirate di materiale di gucrrJ. sono interessate a tenere continua– mente deste le inquietudini nei popoli per spingere i governi a nuovi maggiori armamenti: molte campagne giornalistiche dirette a esa.spcrart! i nazionalismi e a sulicirnrc incidenti internazionali, sono pa– gate dalle fabbriche private di armi e munizioni. Anche scnz,1 tener conto di que~ti inconfossabili intt::r\!S:;idegli azio– nisti~ l'esistc117.adi fa\'brichc pri,·atè ren– derebbe impossibile qualunque limita– zione di armamenti: come impedire per es. a una fabbrica privata di mettere allo studio un nuovo tipo di arma da fuoco e di esplosivo·~ e come impedirle Ji ven– dere il brc, etto ;1 uno Stato estraneo alla Società per obbligare gli Stati asso– ciati ad acquistarlo anche essi ·t Su questo punto il progetto della Con– ferenza di Parigi è troppo timido. Si direbbe quasi, che quegli stessi interessi finanziJrii, che hanno impedito per quauro anni allo Stato )laggiore Francese di bombardare le miniere di ferro di Briey, abbiano cre.110 all'opera di \Vilson ostacoli insu– pcr,1bili. 11 progetto della Conferenz,1, infJtti, si limita n riconoscere che la fabbricazione pri,·ata delle munizioni e del materiale dn Aucrr.i • si presta agra, i obiezioni •~ e incarica il Consiglio csecu– ti\'O della oc,eu\ di « stuJiare i perni– ciosi effetti. che ne derh·ano • ; quanto al commercio delle armi e delle munizioni cogli Stati estranei alla Società si limita ad affidarne il controllo alla Società (nrt. 18), invece di vietarlo ~enz'altro. Di questa. soluzione, o meglio non soluzione, SJrJnno contenti i si...lerur~ici di tutto il mondo. l\on pos:i.iamo , non vogliamo, non dobbi.1mo essere contenti noi Se la Società delle :\azioni deve essere una cosa seria, cirl.'.'.ondata dalla fiducia delle par,one serie, il di,ieto delle fab– briche private e il controllo continuo nelle fabbriche di Stat0, è il meno che possiamo chiedere noi, che rinunziando pt•r ora o.I di")armo tmalc. ci acconten– tiamo d\;ila limitazione degli armamenti. La Germania. La ini,iativa della costitu1.ione della Società delle Nazioni i:. presa Jagli Stati Uniti, dall'Impero britannico, dall.1 Fran– cia, dall" Italia e dal Giappone; e questi Stati formano il p,imo nucleo della So– cietj, Ed è naturale che sia così: sono essi gli Stati, che hanno la for,a nelle mani: con essi l'csi.)tenza della Società è as~icurata, senza di essi nessuna Società potrebbe funzionare. Ma questo non ,·uol dire che gli altri Stati ne sono esclusi. li progetto della Conferen,.a di Parigi stabilisce a questo proposito: < Art. 7. - L'ammissione nella So– • ciet:i delle Nazioni degli Stati non fìr– < matari del presente Pa,tto noo può esser • fatta senza il consenso dei due ter,i al- • meno degli Stati rappresentati nell'as- • sem bica dei delegati. «:.. Potranno essere ammesse soltanto « le Nazioni di se~l gover11me11t, ciò che « comprende i Domiuions e le colonie. « NcS!-iun.t. nazione potr:'.i. essere am– < me~sa, se non è in grado di poter dare «: garanzie eflCtti,•e sulla sua inten,ione « leale di ossen·are gli obblighi interna– < zionali, e se non si conforma ai principii, • che la Societit delle Na,ioni potra sta– e bilire circa le sue forze, od i suoi ar– • mamcmi militari e navali>. Non c'è nessuna esclusione aprioristica per la Germania. Ed è bene che sia così. Caso mai, è da deplorare che dcli' ade– sione alla Società non sia fattò addirittura obbligo tassativo alla Germania. Questo, che noi seri \'iamo, pu(> sem– brare troppo forte, per un paese come la Francia, che ha tanto sofferto per colpa della Germania, e che non può non ri– lutcurc ad accettare la Germania nella Societ:i s rta della ,·ittoria. ~la bisogna abb.mdonarc il pregilldizio che il for parte dcll.1 Socict:i delle Xazioni siJ un pri\ ileJiO, un premio, un frutto della , inoriJ.. Si trattJ, im·ccc, di un obbligo, .t cui tutti ci sottomettiamo, di rinunciJrc a una parte dclb no-.,trJ indi. pendcn1.a politiCJ, per assicur,1rci contro il I ischio di unJ nuova 1cmpe.'>ti.l di san– gue. Si tratta di un obbligo, n cui ognuno di noi, se non so. libcr.lmcnte accettarlo, deve essere costretto a sottomettersi dalle pressioni di tutti gli altri, m:11' interesse di tutti. Or perchè da quest'obbligo do– vrebbe essere libera la ,ola Germania'/– perchè dobbiamo riconpscre aJ alcuni fra noi il diritto di escluderla dall,1 Società, anche se cs~a de,tder.i di entrarvi'/ La Germania, deve po.gare, fino agli estremi limiti del po,sibi e, id nni della guerra da essa provocata: su questo dob- biamo C\scrc tutti d'accordo; e se i te· deschi • immagm,ino. dopo di avere di– strutto mc1.10 mondo intorno alla Gcr– mJnia.. di essersela ca\·:tta semplicemente col manJar via Guglielmo Il. s'ingannano a parmo; e s.1rcbbc bene che la Confe– renl'.a di P~uigi li disingannasse, al più presto, ufficialmente. E dobbi.1mo essere anche tutti d"ac– cordo nel l'esigere che In Germania ac– cetti, nel trattato di p.ice. la limiti.ll.ÌOnc degli arm,1menti. e 11 controllo continuo su tutte le sue fabbriche d"armi, In ncu– tralizwzionc della riva sinistro del Reno, di l!cligo'and e de.I canale di Kid, e ogni altra ~,1renzia efficace delle ,ue intenzioni pacifiche. Ciò posto, qu.,le altra garenzia pos– siamo chiederle delle sue intenzioni leali ·1 Oppure vogliamo ripetere. nel trnttato di pace, l'errore commesso nel primo ar– mistizio, di lascia, la libera nella produ– zione Ji nuo, e armi, aflind1è la Compagnia del Creu,ut e la no,tra cas., Ansaldo e gli arscn,di privati d1 Inghilterra e degli Stati l'niti abbiano la possibilità d1 ri– prende e subito la corsa agli armamenti e ai di\'iJend, con la Casa Krupp e con le fabbriche di 8"cn 'I Anche ,1uc,,,t I discussione, insomma. ci conduce a quella della 1,mitazione e del controllo dei:li armamenti e della proibi– zione ùclla fabbricazione e del commercio di essi per opora di case private. Su questo punto la nostra propag~1nda deve essere i1i1r,.msigcnte e radical~. E avremo con noi la grande maggioranzn dell"opi– nionc pubblica mondiale, anche se avremo contrari molti grandi giornali pagati dalle fabbriche pri\'atc di armamenti. Tutto sta a org~1nizzJre una prop.igando intensa e risoluta per far comprendere la impor– tanza vitale dell'argomento, e sfatare i pregiudizi nazionJlisti, e ri,·elarc gl'interes~i finanzi.,ri, che ,i oppongono alla sola vera soluzione del problema. Lo scoglio più perlcoloao. Il progetto della Conferenza di P.irigi stabilisce un diritto supremo di controllo della Società delle :Suzioni sull"opcra degli Stati, che possiedono domini coloniali, trasformando questi Stati da sovrani in mandatari della Società delle Nazioni (art. 19); e assume l'obbligo Ji • gttrantire e e mantl!nerc la libertà di transito <.-d un • equo trattamento del commercio di rutti • gli Stati membri della Società delle •Nazioni•. (art. 2l). I principii sono ottimi. E oe fossero stati sempre applicati, alcune delle c.,use profonde della guerra mondiale non sa– rebbero sorte. Ma come saranno applicati nella Conferenza della pace·/ Con quali criteri saranno distribuiti i mandati colo– niali·? Il controllo della Società delle Na– zioni sull'opera dei mandatarii sarà eAì– cace '? Si creeranno organi supernazionali efficaci per l,1 garenzia della libertà di transito e dell'equo trattamento commer– ciale di ·,uui gli Stati'! E come mai il progetto ignora il pt'o– blcma dei territori nazionalmente miiti, e quello delle minoranze annesse o delle oasi eterogenee disseminmc nei territori di altre nazionalità·? Non è stata questa finora, non minaccia di essere anche ,per l'avvenire, una causa acuta d'inquietudi'ni,di rancore, di sfiducia, di volontà di guerra? Perché lo Statuto della Società delle Na– zioni non gJrentiscc un equo trattamento alle minoranze na1.ionali nei territori misti ·e A quale specie di controlli supernazionali affiderà la tutela dei diritti di queste mi– noranze? C"è qui una gra\'e lacuna nel progetto di P..u-igi. Evidentemente, i compilatori di esso non hanno rnluto pregiudicare, con affermazioni di principio troppo con– crete, le solu1.ioni di quei singoli problemi territoriali, inrnrno a cui più si accanisce la stupida brutalità dei nazionalismi di tutti i paesi. Anche dopo avere esaminato, parola per parola, il progetto, nessuno riesce a ri. solrere quello che è il grande, angoscioso

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