L'Unità - anno VII - n.36 - 7 settembre 1918

i76 LUNITÀ non di « a,bbandonarlo », ma di « sostituirlo "• « dev'essere meglio realizzato lp€r altre e più gin- con un trallalo equivci!ente in quantità e·migliore « sle vie. » in qucilità. · Queste sono le nostre idee. E queste dovrebbero Et:co, in,fatti. che cosa SCl'i,vevamo nel ti a[)l'ile dell'Unità: numero essere discusse, se si volesse discutere in buone< « All'It.alia certo non conviene a.hbandona.re sic « et simp!iciter la convenzione di Londra, se pri- ma non $ia possibile so tituirla con un nuorn " p,a.Uo, più conforme non sol::ur11nte ai principi « di giustizia na2ionale, ma anche ai beninLesi e « p~nnanenti interessi dell 'llalia. :\fa sarebbe r– " norme errore impuntai•si a dichiarare che !a « convenzione -di Londra contiene le tavole ·lei " Monte Sinai. Il Governo Italiano può tbenissimo « dichiararsi disposto a intencleTsi amichevolmen– " te con la ft1 tura J u,gosl-avia sulla distribuzione « dei territori u,dritici, che la convenzione cli Lon– " etra ha assegnati all'Italia., e in1·itare in queste « condizioni gU Slavi del sud a -considerare qu~l « documento come una gal'enzìa, che copre gl'in– « teressi non solament.e dell'Italia, ma anche del– " la futura Jugoslavia, cli fronte alla Francia. e « all'Inghilterra da ;un lato, e all'Au_stria dall'al– " tro. Frattanto, come prova della sua buon'1 " ,·olontà, il Governo italiano può dichiarare oh~ ,, non intendefare nessuna op1iosizione alla costi– " tuzione dell'unità nazionale_ serbo-croata-slove- na e che a questc:r nuovo Stato nazionale <:e– " clorà la \Liburna e la Dalmazia puyhè sia pos– " sibile intendersi equamente con esso su. tutto il « problem!l adriatico con la mediazione amiche– " vile dei comuni alleati. E poichè la intesa ital-0- " iulsoslava è ,una necessità non solOI[)€r l' Italia « e gli slavi ma anche per l'Inghilterra e la Fran– ,1 eia, e que's!i due paesi sono legali all'Italia « dalla convenzione cli Londm, nulla vieta che « il Govèrno italiano chieda ai governi alleati e– « qui compensi su altri campi per quella parte " di territori adriatici assegnatile dalla conven– " zione di Londra, che eventualmente passcrcb– " ooi•o alla Jugoslruvia. Solo nel c,i,so che una e– " qua soluzione di questi lprotblèmi ~ia resa im- possibile o dalla intrattabilità degli Slavi o da « altri motivi indipendenti dalla 1 buona volon!A ,e " dalla buona fede dell'Jtalia, - solo in- questo « caso il Governo italiano riycndicherebbe int~– " gralmente i_ territori assegnatile dalla conven– " zione di Londra ». E nel numèro del 27 luglio: « La convenzione di « Londra, quella famosa convenzione dell'aprila « 1915, che è il ne varietur del r.0stro imperiali– ,, smo ... dei tre alberi, quella convenzione è nien– " te, e, peggio che niente, una passività, se ci im– " puliamo a ,volere vedere in essa un menu cli « t,rattoria dové sono tassaJ,ivamente elencati tutti « i piat.ti territoriali, che alleati e nemici debbono « servirsi nel giorno della cuccagna; diventa in– " vece, una ma(Jni(ìcq base di nuove contratta~io– " ni, se saPpiamo utilizzare quant• essa contiene « di conforme allei yiustizia internazionale, e te « sappiamo convertire alla luce di questa Q_iUst·i– " zia, una r,a·rte llei diritti terri/oriali, yià rie,)– " nosciutici dal vecchlJ trattato, in coi-rispettivi « equivalenti di altro genere, più reaf.mente uti– " li, e meno contestabili. Di conforme alla giusti– " zia internazionale. infatti, la convenzione di " Londra contiene implicito in t.utti i suoi articoli « un p1incipio, che noi non dobbiamò abbando– ,, nare a nessun patto, e di cui possiamo esigere •~ la pront1.1 realizzazione non solo dagli alleati, " che hanno '{trmato il documento, ma anche da « Wilson, che non l'ha mai firmato·, se la Societll. « delle nazioni su base democratica non ·è un no– " me vano: il principio che l'Italia ha il diritto _di « rimanere sicura sulle,Alpi e nell:Adriatico, e di « partecipare in proporzione dei suoi bisogni 11i « vanta.ggi del nuovo assest.amento coloniale, che « u9Cirà dalla guerra. Se E1uestol(ll'incipio è stato ,, realizzai-O nelJa convenzione di Lcmdra col me– " todo consueto ·della vecchia diplomazia, a ba,se « ciClè di compensi territoriali e strappando la " Ubnrnia e la Dalmazia agli Slavi e il Dodeca– " neso alla Grecia, e·;promettendo all'Ìtalia conqui– " ste colo,niali in Asia, in Africa e in altri siti. - « questo non., vuol dire che- il principio debba es– " sere abtrandonato insieme ad alcune applica- .. , zi011i concrete di esso. Questo vuol dire sola– merÙe che il ].)l'incipio deve rimaner fermo, ma feùe. Ma.cert-i giornalisti hanno il dovere profes– sionale di parlar cli tullo c d[ non capil'e niente; e ci riescono alla perfezione, anche se non hanno personalmente bevuto il filtro di Bolo Pascià. ~ Di chi è la colpa? Sapete, amici lettori, di chi è la colpa délla campagna clalmatomane e slavofoba, che è con– iinuala anche dopo il Congresso cli Roma, in cui era stato assunto l'impe.gno di un:amichevole in– tesa italo-jugoslava? ,La colpa è dell'Unità. E sapete pei•chè? , Perchè l'Unit.à ha continualo, ànche cldpo il Con– gresso di Homa, a sostenere che It, Dalmazia dè– ve essere rièo11osciuta come terra sl11va, se si vuo– le fare ;incPramente ed effìcaéemen.te la politica delle 11azionalilà e la lolt.a a lonclo per lo smem– 'bramento dell'Austria; e questo, mentre nel Con– gresso cl i .Roma si era promesso da tutti cl i accan– tcfliare le questioni italo-jugoslave. Moti<voper c11i g-li alt'ri nann~ dovuto riaffermprc che la Dalma- •zia dern es&ere dell'Italia. E di qu1 il patatrac. Poche_ osservazioni, e pochi dati di fatto baste– ranno a dimosli·a,·e la menzogna di quest'accusa. Nel Congr·0sso cli -Roma si deci9e, sissignori, di accantonare le questioni territoriali fra Italia e Jugoslavia: nel senso che si clÒvesse.considera-. , re sospeso ogni definitivo assestamento, non nel senso che l'assestnmento stabilito dal tra(tato di Londra fosse definitivo, e non se ne dovesse pa,, lare lpiù, fino al momento in cui l'on. S0nnino lo al'l'ebbe tratto fuori integro e inviolabile al ta,•O- 1 lo vei;de _delle ITa!Lative cli pace. Accantonando in questo senso le questioni, si spuava cli ottenere l:t fine de.Ile polemiche acll'iatiche, e la possibilità. cli una,. salda azione comune italo-iugoslava nella guerra contro l'Austria. una questione, però, r,on rirhaneva accantonata, anzi era sen'z 1 altro dc• cisa: quella della unificazione dei serbi,-croati e ,loveni nella fwtura Jugoslavia, ur,ificazione rhe i rapp1'esenlanti italiani riconoscevano legittin!a in sè e richiesta clall' interesse Jieninteso della stessa Italia. - ~ E se lo.li im]jegni 'fossero ,stati nispettati da tutti lealmente, sarebbe stata qqesta la migliora delle soluzioni provvisorie possibiÌi. 'E noi non avremmo clomanàato di meglio che non parla,ra più cli Dalmazia per un .pezzo. Perchè, a dire lo vero, ne<aihbiamo anche noi piene le tasche. E chi legge il numero dell'Unità del 6 alprile, uscito pro– prio àlla vigilia del Congresso <.11 Roma, vi tro– rnrà un artjcolo intitolato: « Un male necessa– rio ", in cui ,è scritto: « Anche noi, nel maggio del « ~5, scQppi~ta la gu~rra, clicen1mo: Bando al- le discussioni fra noi intei-ventisti. Per ora pen– " siamo solo alla vittoria. Venut,i, la pace ecc., ecc. « E abbiamo taciuto dal maggio del 1915 al– " l'autunno del 19Ì6. !Ma mentre noi tacevarrw. I " n.azioÌ1alisti lparlav:!.no. E liberi da ogni oppo– " sizion'e, intensifica,;ano la Icto propaganda, non « solo per la guerra, ma anche -e sopratutto p·e,: « orientare in senso nazionalista e antidemocrati– " co la nostra opinione pubblica s·ui problemi clel– " /,a, guerra e de! dopo guerra. E rimasti senza « contrasto padroni del campo, s-i proclamavano « unici rapprooent.anti autentici del pensiero e « della volontà di tut.ta la nazione; facevano crn– " tlere all'eslero, che 1 1 Italia era tutta rl'accorclo « con loro, e. non appena .:r-ualcuno osava fare un « cem\o di dissenso o di protesta, subito nna tem- pesta di insulti, cli vituperì, cli diffamazioni in– " terveniva a f;r ])assa1·e a chiunque 'altri la vo– " gli'a cli imitarlo. La concordia nazionale, insom– « ma era intesa in questo modo: che noi doveva– " mo tacere, gli altri dovevano parlare, conqtii– " stare cosi tutta la opinione pubhlica, e creare una « situazione di cose, in c11iun bel giorno non sa– " rebbe stata più possitbile a noà nessuna opposi– " zione efficace _contro la loro preponderanza, e « lo stesso Governo avrebbe ])ercluta ogni libertà « d'azione in tutti quei problemi, si, cui essi po– " nevano la ipoteca della loi·o propaganda. St.an– " clo così le oose, noi col nostro silenzio diventa~ rnmo complici passil·i di 1111apoliticà, la quale « era a 1iostro parere iniqua in sè e dannosa I}el nostro paese. Ecco perchè non abbiamo potuto ' « tacere ed a,bbiamo rotta la famosa concordia ». • , oi, dtinque, .eravamo più che disposti a sopJ>l'i- . mere, o almeno a sospendere, il « male necessario» della polemica clalmati·ca. ~fa proprio nello stes-_ "o numero, in q1iarta 'pagina, dove, amo mettere un articolo di p1·otesta ccint.ro la « Dante Alighia- ri », che metteva in circolazione proprio in qu~l giorni un volume nei soli(i Tama1·0, Dnclun e C.i, in c,;i si chiedeva non solo la Dalmazia, ma ad– dirittura tutto l'Adriatico. L'4:!1pe,gno del Co~gres: so di ,Rom,1.c sarebbe stato url1'-abocchetto, in cm saremmo stati tratti contro le stesse intenzioni ,tt chi ci aveva invitato a parteciparvi, se esso avess,, legato noi, e non avesse iegato i nostri avversari. E nella seduta prelparatoria clelJa· rlelegazione ita- . liana, ci tenemmo a dichiarare espressamente che l'impegno assoluto a non Ìoccare i pro'blemi terri-. toriali noi lo consideravamo limitato al solo Con– gresso di Roma: dopo il Cong!'esso, ci riserbaYa– mo libertà d'azione per contrastare ogni propagan– da, che fosse contraria al nost.ro modo di !pensa– re. E la nostra dichiarazione era cosi logica eh~ non suscitò le -osservazioni di nessuno. E avemmo mille ragioni per farla. Ln « Danl'.! Alighieri », infatti, a.deriva al Congresso, ma. Ha r– fermava per bocca del suo venerando Presidentè. on. Bosel!i, la « assoluta insrincli-hilitit » clelle ri– Yendicazioni tei-ritoriali it;i.liane; gli irredent.i n– clriatici si tenevano fuori del Congresso, e inizia– vano una sistematit:a campagna con la formula « niente rinunzie », e questa 1ormula divenh•a ben presto la parolJJ, d'ordine cli tutti gli 0ri:,;aoi son– niniani e... cavallini: cioè i p1•oblemi territo:riali non erano àccanLonati nel sen9O del Congresso di Roma che dovessero essere ries0.minàti a tem•or, opportuno, ma proprio nel sen&J°che ernno o;.'.l_ mai risoluti e non se· ne dovesse parlar più: il Bollettino della Reale Societd Geouraflca si m<:!t, leva <a soffiare tutti i suoi mantici nella nalma1.ia: , l'Idea Nazionale ripl·oclnceva i soffioni del Bollet– tino della R. S. G. e pubblicava in prima pagln,i, un articolo dell'on. éavina su!Ja Dalmazia; nel maggio usciva la Rassegna itaUana di tomaso Sii- _ tani,, quello della casa dei parti, con un articofetto ])roprio sulle questioni territoriali che si doveva– no accantonare. Peggio ancora, si continuava a tener desto tn tutti i modi il sospetto e l'ostilità contro il movimento 11~1ita.rio jugoslavo, (liffaman: dolo. in tutte le sue manifestazioni. • · Se ci fossimo sentili legati al silenzio dall'accan– tona.mento del Congre$SO di Roma, saremmo stali ' i più perfetti idioti <ii <p.1estomondo. Si rileggano gli articoli, che abbiam-0 1111bblicati dal 20 api-ile in poi sui problemi tèrritoriali adriatici e si vedrà che se-no tutti determinati dalla n~_cessità. d;° rea– gire contro una rit)resa della campagna tcrrito- 1·iole, , / ·~ col deliberato pro, c>sito di salbotaire le consegnan~e del Congresso di Roma. Questa è la verità. E la jnversione, che se ne ten .. la oggi, è nuovo documento della necessità in d,i si trova la IPOlit.ioa dalmatomane e slavofoba di regger,si sistematicamente sulle grucce della men– zogna. L'Unità.. LA PROPAGANDA ALL'ESTERO • La Fortnight~y Revtew, nel m,mero di mag– gio, contiene un ai'~icolo, in cui Gorizia e l'I– stria sono clettè paesi slavi. Protestare contro lo scrittore Ji quest'articol0 e contro la grande rivista inglese, ·sarebbe da bam– Mni. Bisogna protestare contro la Consulta,' ,::he continua a incorn,g,giare ovur,jque la campagna clalmatomane. Cosl, mette la pera marcia con le pere buone; lega il morto coi vivi ; discredita il programma itali~no per l'Istria con lo st,esso di– §Cl'eclito, chf\CÌI'Conda necessariamente il program- 'mR dalmatico. ·. · GLI ABBONA 1'.I, che desiderano un cambiamento d'indirizzo, DEBBONO, accompagnare la domanda con TRENTA CENTESIMI per la .spesa di stampa del– la fascetta.

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