L'Unità - anno VII - n.5 - 2 febbraio 1918

/J 24 e quindi il dominio del male, qualunque flol!H. , potrebbe entrare nell'AdTiatico, 3:.nchese avessimo e le coste occidentali e le oriimtali, e bomlia;rdare le une e le altl'e, e interc~ttare le une dalle altTe, e rimanere e andarsene quando gli facesse co– modo, solo che possedesse un solo punto d'ap· poggio non ecoessivamente lontano. La sicurezza dell'Adriatico. II problema del « dominio del mare », non è da confondere con quelle della « sicurezza assoluta » a) del mare, b) aelle coste. La sicurezza assoluta del mare è diventata un .problema come quello della quadratura del cer– chio, dopo J'int}roduzione de"i sottomarini. L'a– zione di questi ordigni, infatti, è ancora più indi– pendente, che non l'azione delle flotte, dal pos sesso delle grandi basi navali: si può avere an~Jle una base , mobile con navi -contrabbandfore; e persino possono esservi basi sottomarine, con altri sommergi'bili di maggior tonnellaggio adib'it.i nl rifornimento di armi e materiali e -1ll cambio degli equipaggi. Così noi vediamo oggi i sotto– marini passare, non sappiamo se. dall'Adriatico o dall'Atlantico, nel Tirreno, e prima dell'inter– vento nella guerl'a degli Stati Uniti, arrivavano comodamente dal Mare del Nord in America. Non c'è dunque possesso di linee costiere, che. pos,n. dare al mare la 1>erfetta sicure,:za, che si poteva raggiungere una volta; posto ehe la flotta nemica fosse distrutta o costretta a star chiusa nei suoi ripa1i: il pericolo de.i so/tomarini è, allo stato attuale della te.cnica militare, u,i puico!o inevi– tabile: esso è tale però da ,non togli.ere il dominio de! mare alta Nazione che possegg.a la più potente flotta. E anche l'uso delle mine, senza avere alcuna influenza sul problemi} del « dominio del ,,,;,re », ha assai compromessa la sicurezza dei movimenti navali, specialmente dopo l'introd)lzione• dei so•– tomarini, che, penetrati in un -bacino, possoso seminarvi agevolmente ,vasti campi di mine. SI· tratta di ~n male inevitabile. Ed è una vera e propria ciurmeria quella che si perpetra fra noi, allorchè si fa credere alle popolazioni adriattct)~ che la conquista della Dalmazia escluderebbe dal loro mare li pericolo delle mine, le quali vengono portate oggi da una corrente, che sale da Surl a Nord per piegare poi ad Est e a Sud (Foscari, La Dalmazia, pag. 174). Quest!}- corrente conti– nuerà a funzionare, anche se la Dalmazia sarà italiana. Essa viene dall'Arcipelago Egéo,-costeg– gia la Grecia, passa fra le isole Jonie, e dopo avere attraversato li canale di Corfù, lambisce le coste di levante dell'Adriatico, gira il Golfo di Venezia, e di qui dirige a S. E. lungo le coste occidentali dell'Adriatico (Presbitero, Portolano tascabile; pag. 333). Quando l'Italia non avesse le coste fra li Narenta e Antivari le mine potrebbero essere buttate nella corrente 'a sud del Narenta, e incon– trerebbero l'Italia mm più stille coste occidentali del mare, ma su quelle della Dalmazia ... italia'.na. E se l'Italia avesse .tutte le coste dell'Adriatico, la famosa corrente potrebbe sempre trasportare delle mine, che venissero dalle coste della Grecia. E anche se non ci fosse nessuna corrente, un sot· tomarino, che penetrasse nell'Adriatico, potreb:1e sempre fare la parte della corrente. ·Si prova un senso' di vergogna a discutere di queste fanciul– laggini: eppure sono questi gli 'argomenti, che h.a.n prodotto più impressione! Per quanto riguarçl-a la sicurezza delle coste, questa è minacciata in guerra dai bombarda– menti. Si ~ratta di operazioni, come diceva Na– poleone, di nessuna importanza militare, e inca– paci di compromettere seriamente la compagine milil.are del paese bombardato. Quando la flotta, clie li tenta, non ha il dominio del mare, essi · si riducono a. fuggevoli sorprese, che nèssùna pre– cauzione e nessuna superiorità navale dall'altr:1 parte possono e~itare. E sono diretti a provocar tumulti nelle città danneggiate e a suscitare sco– raggiamento nell'intera nazione, nè più nè meno dei bombardamenti aerei. E quando un paese è mor.almente saldo, quelle sorprese, più che sco– raggiare, servono ad esasperare gli animi contro la barbarie dell'assalitore. Gino 1anco tiUNITÀ Nell'Adriatico l'arcipelago dalmata, prestandosi assai bene come rifugio per siluranti e piccoli incrociatori, è una ottima base di operazioni per impedire o almeno distut'bare gravemente le co– municazioni fra l'alto e il basso Adriatico e per danneggiare con bombardamenti di sorpresa le coste italiane. Sotto questo rispetto, esiste fra IP. coste or•ientali e le coste occidentali del medio Adriatico, più ancora che nell'alto Adri'atico, un grave squilibrio di attitudini militari, a tutt'). scapito de,ll'Italia. La costa italiana, dalle bocche del Po al Gar– gano, è ovunque cosparsa di città popolose, co– steggiata fra Termoli e Rimini da una linea '.er– rovlaria, vitale per le comunicazioni fra il N9rd e il Sud, la quale non può spostarsi più dentro terra, peroh'è ne è impedita dagli Appennini. Vi– ceversa la costa del continente dalmata. è non solo abitata da rari e piccoli centri urbani, ma è protetta quasi ovunque da una duplice, e in qua-1- che luogo triplice, barriera di isole, sulle cui coste foranee non s'incontrano che agglomerazioni cit– tadine esigue e pooo numerose, da,lle cui alture si esplora lonta.nissimo il mare, nei. cui canali il navi·gJio militare e mercantile ha il rice"tto e i. movimenti sicuri. Le coste italiane del medio Adriatico, insomma, si trovano, rispetto alla Dalmazia, in cohdizioni assai peggiori di quelle, in cui si t.rovano le coste ori'entali dell'Inghilterra rispetto al canale di Kiel: la I Dalmazia, infatti, è molto più vicina aLl'Ita.lia; e chi vi è annidato, dispone di una p•iù molteplice possibilità di sorprese per bom– . bardare le coste avversarie e per intercettare le comunicazioni mercantiH e militari fra l'alto e il basso Adriatico. 'se la Germania possedesse tutte le coste da Calais a Heligoland, solo in quest0 caso la; posizione dell'Inghilterra nel 1\1are del Nord diventerebbe analoga alla posizione dall'I– talia nell'Adriatico. Di fronte all'Austria, •Stat.o di 50 milioni di abi– tanti, padrona non solo della Dalmazia, ma. anche d,eH'lstria, 'l'Italia ,si trov.ava nell'Adriatico in oondizioni spaventose, ed era costretta ad esau • rirsi in armamenti navali superiori a quelli del- 1'Austria per correggere, nei limiti del possibile, le sue inferiorità naturali. Lo sta tu quo_ balcanic,:,, a .cui l'Italia è rimasta sempre disperata.mente attaccata, flnchè lo scoppio della guerra eurbp~a non è venuto a. sconvogere tutti gli antichi r1.p– porti, avwa questo semplice scopo: impedire che l'Austria, sottomettendo il Montenegro e !'Albani/\, diventasse padrona delle Bocche di Cattaro e di Vallona, e si assicurasse cosi il dominio assoluto anche del •basso Adriatico, dove le ,coste pugliesi sono popolose e indifese come le coste del mè~io Adriatico. L'uso dei sottomarini ha reso nell'Adriatico pi1'1 dftficili, che non 'tossero una volta, le sorpr~~ dei bombardamenti navali: e l'Austria da un 1>€1 ,pezw, in questa guerna, è _diventata assai pru– dente, cioè da quando i nostri sottomarini sono diventati sufficienti al bisogno. Inoltre nel nnovo assetto territoriale, ehe uscirà da questa guerra, l'Italia ottenendo, sulle coste orientali dell'alto P. :basso Adriatico, le basi nayali di Pola e di Val– lona, sarà in condizione di esercitàre una mi– gliore sorveg.Jlanza snlle sue coste. -Ma il problema della sicurezza delle nostre coste nel medio Adria– tico e delle comunicazioni ferroviarie e marittime fra il bacino settentrionale e il bacino· meridio– nale di ques!JO mare, rimarrebbe immutato a no– stro danno, se continuasse ad esserci negata ogni correzicne deHa nostra inferiorità di fronte at\9. Dalmazia. La soluzione del problema militare. Ciò posto, è é'"vidente che oceupando la intera costa dalmatica·, l'Italia risoh'.erebbe a fondo· il problema della sicurezza del medio Adriatico: e questo, senza bisogno di tenere una flotta in que– sto mare: il problema sarebbe ·anzi .addi-rittu.-a soppresso: basterebbe sorvegliare l'imboccatura contro le navi nemiche e combattere i sottomarini come meglio fosse possi,bile. Ma ipso facto sor~e– rebbe per ]'Italia un nuovo formidabile problema: quello dt difendere una frontiera terrestre ài 500 chilomeiri a! di ld de!!' Adriatico! Roma, avendo occupata la costa dalmata ~er assicurare il commercio adriatico contro i pira•,i, dovè ocupare, al tempo di Augusto, il retroterrn, fino al Danubio, per assicu:rare la tDalmazia. Quan– do gli Slavi occuparono il bacino della Sav::., ,.nche la Dalmazia fu perduta per l'Impero. I Veneziani, che oceuparono la costa, ·furono lungamente tur bati nel loro possesso da Slavi, Magiari e Tur– chi. ,E l'Austria, padrona della Dalmazia, dovè anch'essa occupa.re la Bosnia. Vuol mettersi anche l'Italia nella medesima necessità? E' lecito illu– dere il paese che con la conquista de!Ja .Dalmazia si risolve il problema marittimo dell'Adriatico, nascondendole che in realtà se ne suscita un alt.ro, e gravissimo, di difesa terrestre, cc gravanrlo le spalle delle gene~azioni future di uno sforzo Jmmane, costringendo l'Italia a un apparecchio giganteseo di forze dt terra »? (colonnello Barone, nel Giornale d'Italia, 30 dic. 1914'). · · In caso di guerra fra noi e la Jugoslavia. - anche e specialmente se la Jugoslavia. fosse alleata dell'Austlia-Ungheria-Germanfa, o facesse parte di una confederazione balcanica, o magari foss,, alleata contemporaneamente e della Russia e d·ella Germania e degli altri Stati balcanici! - è chiaro che l'Italia dovrebbe ,pensare sopratutto a difen dere I)er terra i suoi centri 'VitaU del Nord, •sulla barriera ii.lpina, sistemata grazie a questa gue:ca con la conquista del Trentino e della Venezia Giulia. Là potremo attendere alla concentrazione delle nostre forze - giacchè questo è in sustanza il valore e la funzione delle linee di conflne - ♦: aspettare l'intervento dei nostri alleati:- poicnè è sperabile che ne avremo qualch_eduno anche n9l– l'anno 20001 Ma quale nostro stratega potrà allora, senza esser pazzo, isolare un esercito sulla strisci§. 1tto– ranea della Dalmazia, a ridosso delle Alpi Dina– riche: un esercito unito alla patria solo dalle comunicazioni marittime, per quanto sicure? Quante e quali forze preziose distoglierebbe questo fronte alla difesa essenziale del territorio? QuaJè enorme flotta mercantile 'non sarebbe necessario immobilizzare per i rifornimenti nell'Adriatico, che sarebbe ben più necessaria per usi più vitali? E quali. probabilità di utiÌe movimento di for,e in così stretta lingua di terra? Non dovremo dun– que abbandonarla senz'altro? ,O il buon senso si è perduto del tutto in, <zy&staguerra, o possedeu La terraferma dalmata stirebbe certamente per L'Italia, da! punto di vista militare, una debolezza deUa nostra difesa terr-itoriale. Che se l'Italia non avesse tutta la costa ori~o– tale, ma alJ.o Stato dell'altra sponda l'imanèsse il territorio dal Narenta ad Antivari, allor-a la frontiera che noi dovremo difendere, sarebbe senza du'.bbio più breve, -e quindi minore lo sforzo terrestre necessario; ma allora occorrerebbe pro· leggere cont.ro le fo"rze marit.time annidate nelle posizioni di Gravosa e delle Boce,he di Cattaro non solo le coste italiane, ma anche le comuni– cazioni coll'esercito distaccato in Dalmazia: eia,) la flotta militare dovrebbe fare nell 'Adrialico un) sforzo assai maggiore dt quello che sa,rebbe n°. 0 cessario a,lla semplice protezione ·delle coste occ:- dentali. · Insomma, il prog1:amma di conquistar.e tutte 1,1 coste dell'Adriatieo sopprime bensl il problema navale nell'interno deU'Aliriatico, purchè l'Itan,, sia in grado di impedire l'ingresso in questo marJ · a qualunque flotta proveniente dal di fuori; ma crea un enorme problema di difesa terrestre. E il possesso di una parte sola delle coste limita bensl il problema terre~tre, ·ma lascia in piedi, in compenso, il problema navale. A dimostrare la necessità di possedere nell'A ddatico tutte Je coste per impedirvi la esistenla di qualunque flotta non italiana, si prospetta il caso che i-n una eventuale guerra futura l'Italia debba, oltre che difendere le coste adriatiche, di– fendere « a'nche la costa mediterranea, e tenere unite le nostre colonie con la madre patria, e tu· telaré t nostri interessi in Oriente con squadre · di manovra » (Generale Corsi, nella Nuova Anto– logia, 1° maggio 1917, pag. 70). Ma se dovesse :n una guerra risolvere tutti questi problemi insieme, l'Italia sarebbe -la più straordinaria potenza na– vale dell'universo, o sarebbe la più pazza na-

RkJQdWJsaXNoZXIy