L'Unità - anno VI - n.22 - 31 maggio 1917

166 la discordia - tratto questo che fa ricordare Odi– no » (ch'è, come già abbiamo udito, la profondi– tà e la )Jiene:za dello spirito germanico). Perciò egli, Genserico, « colla hh'b~ria, col fedifragio, col tradimento » (arti odiniche!) strappa ai Romani Cartagine ». Avuta così. quella città, i cittadini furono \ratlati « con tutta l'asprezza del diritto marziale allora vi-gente» (I, 205) - ed, ahimè, non soltanto smantella le città, perchè non possano ,più resistergli, ma spoglia dei loro poderi « ,van– no ammazzati, o espulsi, o, se rimangono,. cru– delmente perseguitati per causa della loro reli– gi-0ne cattolica » (I, 200) - come in Posnanial Eb– bene rli fronte a questa ignobile figura di bruto, il L'UNITA Dahn non dissimula la sua ammirazione. Gense– rico- « il forte re del mare, col suo miscuglio di profonda astuzia. e di selvaggio eroismo » (I, 208) è anch'esso un ,fiore del giardino eroico del popolo germanico. Un 1>opolo, il cui sentimenlo nazionale è stato educato su opere storiche ctl questo genere, non può non costitu'ire un _pericolo permanente per la pace deJ mondo. E occorre che tutto il mondo si st J'inga assieme per difendersi dal pericolo ftnchè iI tempo e la esperienza. della sconntla. non abbiano corretto quel mostruoso pervertimento morale. f. b. Il problemadoganalein Inghilterra Gli articoli, che pubbiichiamo sul trionfo prote– zionista, che si pretende prossimo in lnghiterra, scritti indipendentemente l'uno dell'altro, gimi- 00110 nell'insieme alta medesima conclusione: ronsiderano le attuali manifestazioni prote:ioni– ste inglesi come un successo yuel-resco, superfi· ,iale e passeagero. Non è la 07Ji11ionedei 11ostri <111otidia11i.Ma i 1iostri giornali, già nel 11eriodo Hl00-1906, davano sicuramPnt" per mori-o il /ib~– ro scambio in Inghilterra: e la esperienza smenti /1 loro 7Jrofe;ie. Egnale smentita attende le loro attuali illtisioni. Ma intanto gl'inni funerari sulla fin.e del libero scambio in lnghttterra devouo ser– vire - come aià servirono nel 1900-"J906 - a fare accettare il prote:io11ismo. in Italia! I. IL PROTEZIONISMO BRITANNICO sem'pre più esteso "di dazi protettori, colpendo in· differentement~ le provenienze inglesi come q1iellc <lei paesi stranieri. E quando l'Inghilterra., col consenso dell'uno o l'altro governo coloniale, è l"iuscila ad olienere speciali agevolazioni all'e– sportazione d-i qualche suo prodotto indust.riale, s·è. urlata quasi sempTe nel ~•eto di altre potenze espe>rtatrici, ed in parli.colare della -Germanin, c-he, in ,in·tù di vecèhi trattati ,e deUa clausola. <lclla nazione più f,avarita, ,ha ,pi·eteso che lo stes– so favore fosse esteso anche ai suoi manufatti. Tn qiuesto senso dunque una riforma doganale, L, quale si limitasse. all'!ÌJJ!bassamento delle ta– riffe coloniali in favore della madre ipat1ia, rap– presenterebl>e un'attenuazione, e non un jnaspri– mento del prot-ezionismo, e giustincheirebbe cnuel t0rmine di freer trade (commercio più li-be.ro ), in eui i pJ"imi propugnato~·i .di una 'pJù stretta inio· Le dichiarazioni pronunciale da Lloyd George ne commerciale Ira Regno Unito e colonie ria.s- 11ello storico discorso al Guildhall e conferma!~ sumevaJ10 il loro prog:rru11111a. poi nel comuni,cato ufficiale c)1e riassume i risul· E' cl'alt1·a parte innegabil& che, ove i criteri, tali delle di cu sioni de.Ila Conferenza imperiale, oggi 'l>rèvalenti, più forse 1>er ragioni politiche e saranno salutate dovunque come un trionfo della sc,ntimentali che 11eripw·e ragioni economiche, dù· rnus11 •protezion,ista, come la sconfitta finale degli yessero mante.nere il loro predominio anch~ a· ultimi e ostinati fedeli della scuola di ~'1anchester. gue1-ra ultimata, _la loro piena attunzione t.rasci- A noi, senza nasconderci •]a gravità e. l'impor- rnmilibe anche la madre patria veno jJ profezio- ·tanzo. della trnsformazione che si annw1cia nella nismo; è eYiclenLeinfatti che la recip,rocità, p,ro- ·:ita politica ed economica dell'Impero lwittanni- messa alle colonie per i favori ch'esse concedesse- co, spetto. tuttavia il doveT~ di considerare più ro ai rnanutatti i•11glesi,restie.rebùJe:un nome va- <hwvicino, per cruanto è possilJile, il carattere e no se non si creasse anche nel ·Regno Unito un la portata del fatto r,cr giudicare .;;eesso sia tale sistema cli dùzi protettori a.lm0no per quei q),l·o- ,ia indurci a desistere dai nostri tentat•vi cli resi- clof.ti di cui le colonie mirassero ad assi.curarsi il Henz::t alla marea protezionista. monopolio sul mercato della madre patrira. « <E' giunta l'ora, ha affermato il Premier In- Wa è appunto in q,uesto fatto della -réciprocità glese, in cui lo svilu•ppo delle risorse de.ll 'lmpe.r0 che noi seguitiamo a vedere l'ostacolo maggiore • dey·essc-re incoraggiato i11tufti i modi per rende- n.lJ'atfuazione del programma imperialista che 1<• l'Impero .indipendente dagli a,Jtri paesi per ora sembra decisa.mente vittorioso. Il si~tema quanto -concerne le derrate alimenta1·i, le male· delle ta1·iffe prPferenziali è stato rpropugnato in rie prime e le indnst,rie esseTtZiali "· E qu,ale si prima linea, olf.recbè dagli .uomini politici fau- 1,Lenga - oltre o.i migliorn.mc -nti tecnici, - il fori di una più sbretta unione bra le varie parti mezzo più effìcac~ per raggiungere questò scopo, dell'Impero, dai rappresentanti della grande in- l'hanno affermato concordemente il ministro e la dustria inglese, sp-avenlati dalla concorrenza sem– mnggioranza df'lla Conferenza, dichiarandosi fa- vre più grave mossa loro· dall'industria genn1:1cni– vo,·evoli al principio se.condo aui ogni parte del- ca e nord-americana. ·Per questa classe di caipi!.a• l'!mpero, dopo la dovuta considerazione per gli 'listi il sistema dell,i preferenze doganali rappre– interessi degli Alleati, debba acco'rdare un trat:'" s,,nta appunto un primo passo verso il ritorno al lamento di favore a tutbe le altre pa11,tt dell'Lm- '(>rotezionismo che assicuri ai loro. manufatti non pero stesso. selo il mercato coloniale, mà anche il mercato dc,lla guena, un rincaro pericolosissimo del co– sto della vita, contro cui insorgerebbero per pri– me le grandi masse aperaie. Un ritorno al prote– zionismo agra rio si ,potrebbe forse concepire se e-sso fosse insistent.emente richiesto dagli agricol– tori inglesi; ma poichè di una tale richiesta non s'è fatto parola e non sembra che esista, non è facile che le classi meno agiate ed i partiti che IJ rappresentano si aùatlino ad 1un così gra.ve sa– crillìcio peir l'unico scopo cli concedere alle colonie nna reci9,roc.ità di favori. D'altra rpa,rfie il sistema delle tariffe p,referen· ziali incontrerà un osta,colo non meno grave nelle colonie stesse, o almeno in molte di esse, dove il '])Immettente ,svdluppo industr1,ale non v0'1'rà essere stroncato di ,un tratt0 a solo benefìcio del- 1.l madre patria. L'esempio recente dei cotonieri indiani, che in piena guerra sono riusciti ad ot– tenere un torte aumento di protezione, nonostan– te- le proteste e l'op!])osizion~ -dei rpotenti manifat– turieri del Lancash:ire, è 1un chiaro indizio degli osrl.aco!.i ohe incontreranno molte industrie in-· glesi, quando, svaniti glt entusiasmi e Ja pre~c– cupazione 1>oliti,ca,vorranno oliene,re sensibiH age– volazion~ che assic,urrino lqro il monopolio del mercato colonia le. .Ma noi non vogliamo .far professione di profeti ~ vagli-amo anche ammettere che ai discorsi ai voti, alle promesse d'oggi de,bba corr:is>pondere pi_enamente la realt.à di domani; che, nonostante g-li ostacoli d'ogni sorte a cui si a,ggiungerà l'op– posizione degli, Alleati, cd in primissima linea de– gfi St.at.i Uniti, il-sogno imperialistico di una più stretta unione cconomi•ca -tira il Regno Unito ed i suoi immensi domini mondiali albbia piena nt- tLtazione. · 1Di un ta,Je rivolgimento, se è fatale che si com– pia, noi dovremo certamente dolerci, sia per la sconfì-tta di i:n nostro ideO:le, sia •per i da-nni che ne derjveranno al -commercio italiano: danni che, pur essendo ,più potenziali chr- attuali, e' del tutto irrilevanti al confronto di quelli che minacciano la Germania e gli Stati Uniti, non sono per que– sto meno gravi per noi. 'Ma se alcuni manufatti ita.liani inconbrero.nno ma,ggiori diffic:_oltàa pene– trare nell'India o in Eg.itto, se i nost.,i prodotti [,gricolL non poLranno sperare di trovare in In– ghilterra quel mercato che li compensi della mi– r:acciata ;perdita dei mercati centraU, non riuscia– mo per QJuesto.a vedere quale profondo mutamen– to ne deblba derivare al nostro progra.rrun11.di po– litica doganale. Finchè dall'Inghilterra e dalle sue colonie co– me da tutti gli altri Stati, non si rinunci al ~-ste– ma ,;lei hrattat.i di commercio, finchè duri in noi In. convinzione che interesse suprèmo dell'Ital-ia è cruello di aiutare lo sviluppo della propria agri– coltura. e di quel!,e industrie che •hanno con essa relazioni ~)iù strette, nessm1 fatto nuovo e nessun raigfonamento ci patirà mai, convincei-e c'he le rie– sca vanta;gg;ios,a una politica di ra,ppresaglie e di tariffe di gu~rra, che le tolga ogni speranza di aprir nuavi mercati ai suoi prodotti .più ricchi e più ,promettenti. Gino Luzzatto. II. DAL DETTO AL FATTO Ciò che ii chiede e si promette oggi, come si inglese sem:pl·e ,più minacciato. chiedeva nel 1903 dal Chamberlain e dai suoi se· Ma il protezionismo industriale, ,che pren<lereb- guaci non è d:unque la creazione di una grancl~ be. cosi nelle sue spire anche la patria del libero Unione doganale, di un'unica barriera che si scambio è in aperta e stridente contraddizione con e~tenda lungo tutti i confini dell'Impero brittan- l'invocata reciprocità che si vorrebbe concedere al- nJco, e ne faccia•/Un enorme campo chiuso ed in- le colonie, e per cui si sognerebbe di ritornare a clipenclente, mo. soltanto l'a!pplicazione assai pi,ì pi_ù d,i :un secolo di distanza, al vecchio patto ~o- larga del sistema, non del tutto nuovo anc'he nel toniate, 11, formll- non più coattiva, ma libera e mondo inglese, dei dazi preferenziali fo·a madre- volontaria., ud una divisione cioè del Iaivoro, per pat1ia e colonie. cui all-a madre paL1·ia fosse, di massima, riser- . I nostri ~llrotezionisti wmno in ibrodo di giuggio– it,, 11erchè Lloyd George -ha dichiarato di credere nel-l'oJ>iPortunità dell'adozione di t.ariffe doganali l)re.fe.renziali fm l'Inghilterra e le colonie .... dopo la guerra. E l corrispondenti dei gio.rna1i· ita]ja– lll assicurano che la campagna protezionista è oramai vittoriosa, e. dànno come 1>rova de!Ja cer– ta vittoria ilJ ratto che !rutta la stampa quotidiana conservatrice di Loncl\·a è tper il protezionismo. Nia nascondono la campagna antip,rotezionista dell'Economist, dello Statist, del - M.anch·ester Gu~r<lian, della Contempor<J;ry Review e delJ.a Edmburuh Review; non pa,rlano del lavoro ma– gnifico sul neo-protezionismo in cui A. J. Hob– son. fa a pezzi le risol•uzioni della Conferenza di P,ang1; nascondono sopratut.to le -potenti resisten– ze eh~ sorgono contro iJ protezionismo dalle mas– sime 'lndustrie .im.g>Jesi, dalla'-cotoniera, dalla ma– rmara., dalla mineraria. Anche nel 1902 e nelle tre ca.n,pagne del 1906, del 1910 e del 1911 il libe– ro scambio aive~a contro <li sè tutta Ja stam'pa conservatnce, e m Iscozia non aveva un sol gior :VIa l'estensione cli un tale sistema, se porterit vata la produzione, e l'esportaziqne dei manufatti, forse cornP.consegmernm la scomparsa o l'attenua- alle colonie quella delle sostanze alimentari e del- zione del libero scam!bio nella madre patria non le.materie pTime. importa necessariamente ,un inasprimento d~i da- _Per dare ad :un tale piano almeno un pTincipiù z' in tutto l'insieme dell'Impero. Non si deve in- rii a.t.tuazione, è evidente che sul mercato inglese fatti dimenticare che il Regno Unito, mentre ri- converre 'b.be dilendere le importazioni coloniali maneva, e.nt ,·o i prO'pri confini, stretta.mente fe-. dalla concorrenza· di tutti gli altri pa ,e.si agricoli c1ele al regime della libertà doganale, non ha .e mrnerari della terra: occorTerebbe quindi in– mai preteso di imporre lo lltesso regime aJJe pro- stau~are la protezinne non dei J)l'Odoiti indrusfria- p,l'ie colonie, le quali tutte hanno a_pprofittato li, ma delle sostanze alimentari. -- più o meno - della piena autonomia lasciata _Si verrebbe cosi a creare, propTio ne] momen•o· loro in quest.a materia per inst.aiurare un-sisl•ema ù ' PI g.ra' Ve della orisi che accompagnerà la fine

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