L'Unità - anno VI - n.22 - 31 maggio 1917

>'llllllU nol ad aifermrnre ciò, ma è la voce colletti– ·,a delJ'lmpero che lo proclama. Gli orrori di questa guena hanno lascialo una llllpronla l'Ovente nei cuori di noi tutti. Non \ i è forse uno tra noi che non debba piangere qual· , ho perdita individuale, non abbia il lel,-o senso dell'impoverimento del mondo per tutto il fior<' della gioventù morta l)Cl' Ja grande cau~a. ~la vi è 1pur stato qualche compm1s0. Jn questi giorni di tragica grn.vità abbiamo imparato a co· no cere la verità delle cose, ci siamo liberati dalla Hretla del 1>regi:udiz10, da idee ollJ,epassate ed in– giuste; imparammo ad apprezzare gli uomini per quello che sono e non per ciò che ~)relendono es– :.e,,e. E più di ogni altra co,a :1bbiamo imparat , :, co111prendere ciò che sign.ifìca il vincolo dell'Jm– pc1·0, Ja grandezza dei nostri fTalelli lolltani e lr ~r>lendide qu1lità di coloro che sono sudditi del– l'Tmpero perché è loro orgoglio e loro privilegio liberamente voluto, il rimanere tali. 01 lhose who lhronged !rom Easl and \\ est nemembring lheir anceslrnl i· le, To shield tre bleeding mother's breast And die exulting in her smile; or those not even kin, who carne Hejecling in their splcndid trust The luring of thc 1>1 ibe or Rhame, ,lnd lell for her "hose cause waR jnst. L'UNITÀ E, o signori, v·è un allru gru11de fatto oggi prese11te ai 11ostri cuori. F,irse non lo avremo rnai ,,etto a1pertamentP, ma noi tutti abuia,no intensa.· n,ente desiderato che la causa che riteniamo es– ,erc Ja cau~a dell'umanità dovesse di, enire pur ,;uelh1 della grande Repubblica <l'.,Jtrc Oceano, Oceano che ora più non separa 111;1unisce. Quel– l'intimo desiderio si è compùutu e io sento la J1ost1·t1.suJ)rema giustificazione nel fatto che gli Stati Uniti d'.\merica, i qu11li nell'intero corso della loro storia difesero la giustizia, !'indipen– dcnz11 e la santità dell,L parola data, dovessero, rnalgÌ·ado il lui o ardente amore per la pace, e !'orrore della guerra, sf:ntirsi obbligati a ricor– rere aUa spada nel più grande con.flilto in aui si sia mai dii:mttuto il destino dell'umanità. La no· stra parentelt, ci con,;e11ta nella festa che cele– briamo di raUegrarci insieme di questo gra11dl' t1n·enimento la ctLi importanza si ,;percuoterà nel c-onleso avvenire. \'i ho trattenuto troprio a lungo e devo finire. · Dalla capitale di quel mondo antico, fonte di giu~tizia e di q,Uel diritto delle nazio11j così atro– cemente sfidato e oltraggia.lo , mandiamo un sa– luto a tutti i membri dell'Impero e a t nlti i no· stri alleali, che procedono con noi a costnuirn un nuovo mondo sulle rovine dell'uni ieo. L'educazione storica dei tedeschi Le origini della guerra Universalmente aruati proprio non erano; rna ,·ispettati, ammirati (fin lrnppo) e temuti di certo. Pericoli per le lof'O sconfinate amui– zioni potevano ombrosamente scorgersene forse uell'avvenire, ma nou nel presente, c.hè nessuno degli altri era 1>ronto, nonchè ad aggredirli, a. cli- 1,•ndcr i. l lorn affari prosperavano mirabilmente. Cionostante, hanno voluto questa immane ecl atro– C'e guerl'a ! Per quali sbagliali calcoli d'interessi poliliri rii ,•,·onomici l'abbiano voluta tutti - dai Junkers ai Grnossen - e la ,·ogliano truce come si s,·olge, non è qui il caso di dire .. \la ben si può dire l'he ,,ssa, nç' suoi momenti ideali e nelle !onne esterio– ri, è sostanzialmente il paradosso cli tutta la men lalità tedesca, sahu1·a di megalomania nazionu– li~UL e di amoraJismo, e risponde a quell'iclealr rii predominio, di violenza e di brutalità, a cui i tedeschi s0110 stati Pdnrati da molli loi'o a,·thti, lìlosofi e storici. l'H c·o111prendere come sia stato possibile in Cr,·maniu lo scoppio di c1uesla gue,-ra, bisogna tr– ner presenti in modo s1 >ecia.le gli storici tedeschi. I.a storiografia nazionaln è lo specchio feclcle dello spi l'ilo di una nazione, ed ,, 11ello stesso lelllpo In ~trnment,, più eflirarr della edncazi,11H' nH>rnlr d, una 11a1.i,,ne. Un popolo che ha un <letemiinnlo irfrale dello , ila, manifesta semvrr qnesl'idralt• nri gi11dizi <'he i suoi storici daranno sugli uomini e sugli avvrnimenti drl passato: e <1ne,ti giudizi alla loro ,·olla contribnisrono a trasportare nrl po polo c1uel dolerminato ideale deJJa vita. Un popolo, c-hc considera come suoi eroi nnzio– nnli :\lnzzini, Cavour, Garibaldi, finchè runservern intatto. la ,·enerm.ionc per l'ideale di vitn, che si incarna in questi uomini, a,·rà sempre 1111apoli– t ira estera cd interna, che s'informerà rt quell'i– cleale; n' potrà mutare i metodi della ,ua 1>0lilira, se non modificherà nello stesso lemp,1 lutti i cri– teri, con cui ha 11rima ,aiutata moralment;, tutta la sua storia passata. Ed è questo il caso dell'Ila lia. Un 1iopolo, invece, che considera come ,uoi eroi 'nazionali Gcnserico, Bllicher, Bismarrk, a\l'it necessaria.mente una politica mterna l'll estern ronforme a1 contenuto morale di quelle persnnn lità. Ed è q11e lo il caso della Germania. L'ideale dell'eroismo secondo i tedeschi Scorriamo, per es., i cinque ,olumi df'lla . lori11 rtri popoli germanici e romanici del dnlt. Feli\ Onhn, che insegnò prima ali' niversità di J,,i nig~berg (ahi, ombra del Kant, cosi ma.le a propo sito evocata dai celebri !H intellettuali firmatari del manifesto Alle na:ioni ciuili!) indi a quella di ec o Bi neo B,·eslaw, dove moriva nel 1912, e scrisse anche versi e drammi, tra i l]uali bnsli 1·icorctare - poi– chè ,·Jli stesso lo ricorda nella citata sua Storia (JI, 'H) - un Anninio. Sc,·ondo il Dahn, la « \'irtù prin~ipale " del pn polo germanico primitivo, la grazia Rpecialr, che lo consacrava « erede della signoria ciel mondo e ,·apprrscnlante dell'o\'Venirc II di fronte ai Ho- 111a11i« oramai decrepiti 11 (l, '>5), In « quell'rroi– smo senza pari, queli'amo,· delln lolla e del pe– riroln rnme tali" (T, '>G);la« ,irlì1 d'inrulere ler- 1·oi-P 11, la virtll <lrl u furore m,,rzi,nle n. personifl– <'.tlo tla \\'otan (il'i), e « il senti,nenlo indomito d.-11:1 propria g1·a.ndezza " (I, f>f>). :\la cornggio, tei-,·ihililà e alterezza non bnsla\'ano; e perciò - h •nrh,-. IR fedeli.Il (Treur) sia 11n'allrn « virtù nazi11111-de II dei lle1·mani - essi u cont1·0 il ncmi 4 <·o 11.11.ion11lt 1 u <e seppe1:o ndopel'a1·r nnrhf> l'oslu– zia )), Cosl fece Arminio, l'eroe tipico del popolo gpr n"1nico e !,•ce bene (I, 51): in lui e negli altri pu,·i germanici, r'è « qualclie cosa di Odino 11 (II, !li), il dio eh'~ « la profondi[;\ r la pienrzzn dello Rpi rito germanico 11, il elio de' lol'ti !(nerricri e del l'astuzia, « che suggerì ad Arminin il piano che pertlt>lte Varn e le sue lrgioni" (I, 16i). D11i miti ,·rtigiosi dei (;er111a11i specie dnl mito di Odino - dipese nelle origini (e forse anche pi(1 lnnli In. ltH'o morale, chP fn « la rozza mo– mie cli ,111popolo di eroi "· E nessnno « potrà ne– gare alla morale dell'eroismo gM·manico simpn– tia e ammirazione. L'eroismo, la morte allegra per la lnmiglia P il popolo, per il proprio onore, per il proprio clirillo, o anche, è ,ero, per la propria maS<'hin. lirrezza, tali sono le \'irtù pagane che salvn rono il popolo tedesco dappl'ima net terri– hile cimento romano e per ultimo gli procurarono :-'impero univerRale » (I, 170). Quondo effettirnmente il popolo predestinato dalle sue « virtù II sia giunto all'impero univer– ,ale (,.,, col sa,•ro romano impero di Carlo Ma– gno, o ron quello degli Ottoni, o quello degli liohensthaufen, o quello degli Albsburgo, o quello 1legli llohrnzollern) non è chiaro. Una sola cosa import.a rilevare: la persistente aspirazione dei tedegrhi ad nn « impero universale ", alimentato sistemntkumPnte clo!!'li slori<'i, <li rui un campione perfetto è il Dahn. Frauchi e Goti \lolto 1,,u,'n> \l'rso i Frnnrhi non fu pcrchl' nnn erano germani puri, mn. ebbero il torto dr mescolari;i con Celti e U1lini. Nondimeno la fi– gura cli Clodoveo lo seduce. « Clodoveo non si prende la, pena d'ingannare lddio, i santi e gli uomini intorno all'insolente egoismo che deter- mina le sue azioni 11 (lii, 56); tolse di mezzo « con l'assassinio II i minori re dei Franchi e i parenti che clavangli sospetto (Ili, 57); « fece uccidere se– gretamente II il vinto SiagTio, quand'era suo pri– gionief'O (Ul, 58); consumò vari altri analoghi de– liLti (Il!, 59); indusse il f\glio ciel \'Occhio e zoppo Sigiberto, re cli Colonia, ad uccidere il padre; indi a quello sciagurato figlio, istigalo da lui al parri– cidio, cart)l « con diabolica arte II regno e tesori . (I Il, 81), per cupidigia di' possessi e d'a,·eri si lllacchiò del sangue d'altri parenti e del fratello Hignomero (lll, 88). Questo è quanto dire che Clodo\'eo « possedeva tutte le sel\'agge passioni, ma anche tulle le splendide doli della sua blir– pc 11: in lui « quella miscela, ingenua fino alla bnllalilà cd al cinismo, di brame selvagge e ape,·– lnmente impetuose, e di barbarica perlìclia .... , ri soq>rende e ci 11iace (Ili, 56). Non , i uscì forse Clodoveo a formarsi un ,,_aslo e forte regno? E iI ~urcesso non è tutto per una coscienza tedesca? Anche i Goti ebbero un gran re: Teodorico; nun pe,·ò cosi pieno delle splendide doli della stirpP 11, che al Dahn piacevano tanto in CloclO\Po e in al– lri. Basti riflettere che Teodorico « ,eguiva - dopo l'annichila.mento di Odoacre una politica estrema.mente pacifica, e non impugnava la s1mdn rhe a gran malincuore 11, per capire che ciò non Rer\'e a conciliargli la piena ammirazione di 1111 tedesco autentico. « He la però a vedere » - sog./ giunge il Dahn, quasi a modo di scusa - « se questa tenerezza per In pace fosse ispirala da propria inclinazione e da saggezza, oppm·e da coscienza intima della debolezza del suo regno " ([, 3U). E s'indovinna - benchè rupertamenle non lo di– ra - che il Dahn giudica eccessivo il rispetto di Teodorico per gli avanzi della civiltà romana, e il suo desiderio di rammorbidire i « ba1·bari II eroi nel cullo delle arti, delle lettere, del giure: In mi– le7.zn che gli pia.cq ,1e seguire Yerso i Romani « tan to ingrati per lui per i suoi successori II fu per lui e pe,· il suo Stato nn clo.nno, na delle sue « tristi illt1Rioni " (T, 211, 319). I Vandali IJelle genti germaniche la più cara al Da.hn s,,mbra quella dei Vandali, in graziu. dcJ princi– palr loro eroe: Geuserico, « forte guerriero, di una intelligenza eminente 11, che « clo, cva divell– l:11,, il temuto re del mare, il terrore delle isole e dellr navi del i\ledilrrraneo li ([, 197). 1->L tmzionalc flgu,·a di Genserico 11011è in so– sLunzn punto alterala dal Dn.hn, che non septc ol 1'1111 uisogno di rammorbidirla 1w1·arn111irat'la. Jli una sola accusa egli scagiona il Vnndnlo: l'io,'• d,,Jla" distruzione di Homa "· fome po1t•va in{alli di.1/rnyaerla, se 1•i >ll'tte soltantn ti uiurni? No continua a rngion::rre sngarementr In sto- rico tedesco - le devastazioni di Homa, l'hC si at t,·ihuiRrono di solito ai ha1·l>n1·i. e ai Vnndali in isprcie fu1·ono invece 1>iù tardi opernle « d:ti nobili romoni ncllr loro guerre civili 11. Nnn ro, re forse il proverbiale: ()uod non fecrn111t /inr/Jari (1•1·rr11111 /Jarr~rini1 (I, 212). Qui zoppica tanto, ol– tre In. logica, anrhe l'erudizione del dotto amh11r ghese, rhe non è decente ribattere ,erhn. Del 11• sto, secondo il Dahn, Gcnserico non fece nltrn tlanno a Roma (inezie!) che appiccarvi tlegli in– cendi, spogliarvi templi e tesori, e prendervi p,·i gioni!'ri da trasportare schiavi in Africa; dm,• tullo il bottino fu poi sbarcato « felircmenle li, tranne le statue di cui era « carirn II una navr, rhe naufra,gò durante il viagg111. • Tolto il goffo tentativo di scagionarlo dalla grn. , ilà clei vandali.smi compiuti a Homa, e toltn l'nl– rermaiione, affatto gratuita, che Genseriro « S<'P– pe apprezi1a1·e e ricompensare i sentimenti ma gnaniml 11, l'imagine dell'eroe vandalo rimane Jirl– !;L storia del Dahn qual era ed è per tutti i non tedeschi, cioè esecrabile. Uccide i nipoti e la ro– gnata per assicurarsi il trono usurpalo (I, 20ì); mozza il naso alla moglie del figlio Unerico, e cosl mutilala la rimanda al padre; ma. pcrcllè costui non abbia il tempo di vendica'l'sene, gli aizza con– tro gli Unni (I, 208). " Cotesto re gagliardo li (I, 201), che « una voce accusa di fralicidio » ern " rinrhiuso in sè, parco di parole ", (a diffe;enrn di Guglielmo IT, il loquace! ... ), « lndurilo, !ra~ci bile, avido, assai nbile nel gettare tra gli uomini

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