L'Unità - anno VI - n.22 - 31 maggio 1917

, e, il cam11ii110 del 1wstro avvenire, se dovremo, forse, domani combattere l'imperialismo sta1•0 r-lte troveremo a sua rolUL sulla nostra strada, noi 1·0111 lwttere11i•i oggi l'uno e llomrmi, forse, l'altro, 11011 in qnanto che iniperinlismo, niu in quanto che germanico o slavo, e l'ioè 11011 italia,w, e c,oi - )Jer 11uesto apJ1n11to e 7,er r111es/Vsolt"11to -- 1111/iletico all'w1perialismo italiano. Pag. \'oi conosciamo i limi/i att11ali rie/la nostra rossibile conqtLista percilè conosciamo i limiti o/ 11wli llelli, nostrn poten:a. Jla u11ic1wie11lP per , 1 uesto. J limi/i sono nella poten:a attuale e noo (liti nel diritto, IL diritti' alla C0llCtuis/a è ili ciri .,cuna na:ione illimitato, e ,oi.ncide esattm11e11/e ,·011 la sua 71otenrn, e non è l'imitato che dalla 7,01e11,a altrui ..... Pag. 38. J)obbimno fare la guerra alla Germania, no,, gill perché il i,aiser è l'Orco, ma perchè 11011 ))ossiamo lasciar tric,nfare l'imperialismo politi– ,o economie., e morate della Germania che pre– d1u/erebbe la 1,ia ul nostro proprio imperialismo 11et mondo. /Jobbiamo farla, non per <tife11Clcre la cit•iltà ma per affermare la nostra civiltà, non 7Jer restai/rare lei giustizia universale, ma per 1•p.,ta11rarc /e, nostra vil'tiì na:ionale. Pag. 169. Sommergibili tedeschi che navigano verso il /eatro della. gena orienta!~, e eh,' lungo il loro tcw111ìi110 medilerraneo a{{onctano sistenwtica– menlc quante navi capitano' a toro portata: tre italiane, ima francese e due inglesi in sei gior ni. l'erchè !e affondano? Per tentcire cli paraliz– :are col terrore le grandi spedizioni degli alleati 111 Orienle. r,; per qtLesto app!Lnto non hanno bi– sogno ili distinguere, come vorrebbe la impeniten– te nostra casistica umanitaria, tra navi armate L'UNITÀ f'tl i1H'n11i, lra naui cltr arrit·uno o pattono tl<u porti nemici. Pag. 185-186. 1.t, ra::a, /r, 11aoione, La guçrru: cioè ta e/e)lle11- tare nl elt•rllu verità natio-aie, storica, nioral 1', ili'/ u1·11c'r<'11111l1111J. Poid1è la naoiune al/ro non ,, 1'111• /'1111tr1111/ci differrnoiata, definita, orurmi:za. ta, animala, salvata e/all'amor/o, cioè rlalt'ine,<i– "lr11/1• ,, dall'immorale, e 11er ques/o falla capace ci, 1•il,1 e di 11101·alitll. li la yuerra è la legge 11ri- 11101·,1tale i/ella t•ila fisica e più ancora dr/I,, , ila morate: disciplina ,roica dei popoli, cll 1 ·, , bbliyanlloli ad essere 1>iù forti, essa obbliya ali c.1Serr viù morali: (/isci71li11a eroica degli i!lllivi– r/11i, che essct libera dalle scorie del gretto eyui– s11w materiale e fa ca)Jaci e deuni riel sacri(ìcio rii ,e sl••ssi ali n11a superiore realtà idecile, cio,> riellu 1•c,/ontll morale e dell'alto morale per ec– celte11oa; disci7Jli11a eroica della umanità, in c11i sopra /e cii•illci meno resislenti, cioè meno morali ('eggi Belgio'' :--. d. H.) essa solleva e diffonde le civillli pitì forti, cioP, in llefi11iliM, le civiltà più morali. Pag. 86-87. F,·nncesco Coppola è il più franco e ardilo frn gli ideologi nazionalisti: ma ~li altri non irrido– no n1e110 di luj alle idee di diritto, democrazia, li1nitazione degli a.r1narnenti, arbitrato fra le na· zioni, giuslizfa inl.ernazionale, cioè alle correnti ideali che animano e sempl'e più pe1·vaderanno l'azione dcll'lntesa. I lettori d'altronde non hanno ui ogno che indichiamo loro çlonde sono plagiate tali idee. r nazionalisti sono col cuore e col cer– l'ello ria/l'altra parte. E' \'enuto il momento di di– chiararlo alto e forte, e di mettere i11 guardia i democratici d'llali,t che si Iascia:10 allucinare dal– la speciosità dei roro argome11l1. Non e agcni dunqur clii li chianHt i pru-.;'ii:rni d'llalia! L~ festa dell'ImperoBritannico Pnbl1lic/iia1110 il discorso vron11n:iato llall'll111- basciatore inglesé alla amwale rit1.11io11e 1Lell'E111- Di ,·e Day, a cui per la pri111c, volta sono intervc nnte, per invito, personali/il ti<'1 paesi allepti. La relebn1zione clelt'Empirc Day Cùincirlevc, con ·10 celebra:ione delt'11nn'ivusario della nostra clichia– raoione di guerra, che il popolo di Roma (acena s11/ Campidoglio. L'Ambasciatore ha colta la fortwwtu coiociilen– :11 per fare alcune importanti llichiaraoioni JJO– liiiche, che interessano crnche noi. !.;eco il rliscn1·– so l.'anniversal'ic, alla cui celebrazione ci siomu riuniti !)OSSiedc, p~r noi che viviamo in ltalia, 1111 doJJpio :;ignificalo, polchè 110n ricorre soltan– to l'anniversario della nostra festa dell'Impero, 111a. oggi si compiono due ann.i da! gio,rno roemo• mbile in cui l'esercito Ho.liano vjJbrò il suo primo colpo al nemico ereditario e definitivamente ce- 1nei1tò l'alleanza con g!i eserciti liberatori cli na– zio11i bbere. Nessuno di noi che abbia vissuto quell'ora palpita.nle potrà dimenticare ciò che al– lora 1)1·ovammo. Oggi quei sentimenti si rinno– vano con soddisfazione ecl orgoglio al pensiero che noski connazionali com,battono in fraterna cooperazione coi vo.lornsi soldati del paese ehe molti di• noi consideriamo come seconda pabria. Per ragioni e,videnti il loro al'l'ivo o.Ila fronte fu tenuto segreto per quel lempo che si credette op– po1tuno. ~1a vi aece11narono i dille telegrnmmi scambiati dal sovrani, e non vi è quindi ormai alcun motivo di l'elicenze. Esso rappresenta. un gtande fallo: e questa: fratellanza d'armi, inse- 12nerà, ne sono certo, alle c~ue nazioni a, conoscer– si meglio e a raffermare in simpatia. più forte e benefica, quella lr::tdizionale amicizia, mai aJfie– l'lllita ad onta di tutti gli sforzi falli onde minar– ia mediante falsità e calunnie orgapizzale. La campagna di menzogne con cui i nemici han- 110 tentato di avvelenare l'animo dei nosLr.i Alleali ha preso varie forme, secondo suggeriva l'oppor– t,unità del momeJ1to, ma tutte coerenti con la de– terminazione e la tenacia con cui perseguivano il fine propostosi. o e ·,no Bianco Oggi comprendo come in questo processo cli a,·. vrlrna1nento per n1ezzo d 1 in:;inuazioni ",.i siano due speciali forme di atlivilà: non meno abbomi- 11cvoli in intenzione di cruanto non sia l'aV<Vele– na,re maleri:1ln1enle i pozzi sulla linea di ritirala in Francia. La prima di esse è il tenlativo di diffg,ndere l,ra• g-li ignoranti l'oi;inione che quell'aiuto ohe noi ,prontamente offriamo ai nostri alleati è concesso :i, stento e a, condizioni vant.a,ggiose a noi stessi, ,. che volgiamo a nost.ro rprofitlo i bisogni finan– zia,1·i dei nostri runici. i\li duole dover dire d'essere stato richiesto da qualcuno del paese se è effettivamente vero che il Governo Britannico ha prestalo denaro all'Ilaliu nll' pe,· renio, poirhè l'avPvA.no int,C'.~O da fonte autorevole. Secondo mia esperienza le persone di \'era, autorità non u-ano far molte comunicazionj, ma comunque cogliamo l'omiortunità di smentire qu~lle menzogne. Il fallo è molto sempli-ce, Il no– ~tro credito ~ buono e malgrado le enormi 'spese l'hC la nazione ha affrontato senza un lamento noi possiamo tuttora ottenere, g,razie al Credito B1·itannico, i fondi n0<:essari alla prosecuzione della guerra, a condizioni moderate. Una pall'te di quella qualsiasi somma che noi in lai modo ot– teniamo è libe,·amente trasmessa ai nostri Al– leati, alle stesse precise condizioni alle quali noi le percepiamo. l.'altrn persistente insinunzione, diffùsa q1tti e in modo !)a,rlicolare in Russia tra i cont.adini e gli operai, 'i è che la pa,ce '!)ollielbbe venire do– mani sr non fosse Jlet' l'opposizione della Gran Brettagna, la quale costring,e gli Alleati a, conti– nuare la lotta pei suoi fini rpal'licolari. ;>,;onc'è dubbio: la pace si pot,rebhe concludere domani . e fossimo disposti a rinuncia,re a quello che •per noi ha, ·un valore superiore alla pa.ce , il. lutti quei fin, 1iei quali, entrammo riluttan(j in questa Iolla suprema, se fossimo clis;posti ad ac– rogl iere una pace Germanica. Se gli Alleati sono pronti ad accettare la sop– pressione del Belgio e della Serbia, .come nazioni libere e indipendenti, se credono di a,derjre allo smembramento della Francia, di ab'bandonare o~n, speranza di r~clitnere quelle parli d'Italta. ~rnza cui questo ll<'l 'Paese deve rimanere mutila– lo e rnul sicuro soUo l'eterna minaccia d'una fron– tiera impossibile e di una costa indifesa, se sono pronti a condonn.re e quindi tacitamente ad 11-p– prnvare il mas.,,acro della nazione Armena e l'e– ,tinzione progre siva della popolazione di Siria, se \'OO:li.imo 111nmettere che ne un trtttlato o a.c– cordtJ internazionale è sacro quando avrnnga che contrasti gli interessi Germanici, se consentono 11el pri1H'ipio cl,e la forza è il diritto, che il tra– dimento è canc<>llato dal successo, hanno in ve– rità ragione coloro che si fanno organi della in· sinua.zione gennn.nica nel .,stig1nati~zaPci quali ..stacoli aJia pare e rei di tp1·olungare questo ter– nbile conflitto. Se quell'opinione l'love~se pre\'ale- 1c, direi c~n Ajace " S'a,i)rr. per me quest'ampia tel'ra u. :.\1a, signori, noi non possiamo a,rrogarci alcun monopolio del complimento che 1)Cr le loro buone rn.gioni i nostri nemici vogli0no farci. lo mi ri– fitilo a credere che in Italia, in Francia e in Rus– sia lo s'!)irito ciò det.ermjnazione che sono fiero di rlirn e~isle nel nost1·0 popolo in Jnghiller.-a. e ol– tre i mari, sia in menoma p11,rt.eindebòlito. Non suppongo vi sia uno solo tra noi, qui riu– niti a celebrare il giorno dell'Impero, la cui fede assoluta nella giustizia della causa >Che soste– niamo, abbia vacillato sia pure per un nn:co i tante: il diritto di tuUe le nazion{ grandi e pic– role a \'ivere la prO'pria vita in libertà, in 'lmi· rizia reciproca e sana concorrenza, a garantire i nostri e i loro confini da ambizioni aggressive e ci Iilberai'e gli 011pressi popoli del mondo da ser– \':lù i11lollera,bi)e. I fini cui mirano i nostri oppositori son>J illtt– strali da 1LU1 recent.e e,pisodio n,vvenuto nell'Atlan– tico dove 'lln grosso sommergibile nemico fu fe– licemente catturato. 11 comandante (ora >prigioniero) ttfficio.le assai distinto al servizio dei sommergiUiili tedeschi, os– sr,rvò all'ufficiale cui s'era arreso come fo, e ve– ramente da, deplorarsi che Germania e Jnghil- 1c•rra, combattessero su fronti opposte, poichè, sog– gi11nse, basterebbe che noi due fossimo insieme per con<1uistare il mondo. Quando lo si assic·urò che da l)arle nosLra non , 'era nessun desiderio di conquist,we il mondo, sc.mb1·ò inc·a1Htce cli afferrare un simile punto cli \isi.a. Dunque, o signori, i nostri ,punti cli vista sono diametralmente contrari e nè in noi nè nei nostri Allea.ti v'è alcruna ·intenzione di trarci indietro. :-Soi 11011permette<remo mai alla forza di diventa– re dil'itto: nPI nuovo mondo di c.ui intravediamo !a oiù chiam visione, i,l diritto sus i,st.erà e la for– rn e l'unione delle nazi;ini libel'e lo stabiliranno re,· sempre, Questi son0 1uno o due pm,ti ai quali nell'anni– -.r1·sa.rio dCllla r,ostra alleanza con l'Jt.alia ci sem– l>ran, nppol'lui.".. attir,cre l'attenzfone. )la la' ra. gione più immediata per cui oggi c'incontriamo qui è quella di celebrare il vincolo con gli Inglesi di oltre mare, e con c1uei po!)oli ohe credettero in noi e sentono che nell'associarsi a noi in tal mo– do, sta la fiducia del loro 1p.ieno sviluppo e della -h>ro libertà. · Vi sono, come abbia.mo veduto, due mentalità. 1i.guardo agli scopi della ,gmerra, e quindi due i11terp,retazioni circa il significalo e gli scopi del– l'Impero. Per noi questo non significa domina– zione. Oggi esso significa per noi un legarne cti sangue o di sentimento che .uniS<!e in ideali co– muni tulle le part.i 11iù lont.a.ne della terra ove 11 nosli·o >popolo portò lo spirito di indipendenza e d'iniziativa che '[)rima in Europa si soffermò in qllella piccola isola che è chiamata honie anche da qiuclli tra i suoi figli che non l'hanno vista mai. ~1illecinquecento o milleseicento anni or sono un poeta del basso Impero disse con entLtSiasrn~ della possente Roma di c,ui era di-:..enuto ciUadino, "Haec est, in gremium victos quae sola, recepit, "Humanunque genus communi nomine favit « ,ratris, non dominae l'it11.,, (1) ' Questo è l'ideale che noi pure speriruno di aver nilu:J)pato nella lunga evoluzione dei tempi. Non (1) Claudiano: ne Consulatu Stilichonis: L b III. ~ Versi 150-152. i •

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