L'Unità - anno VI - n.17 - 26 aprile 1917

La censura Il Secolo afferma. che dovere a.ssoiuto della de– mocrazia. è oggi, in It.alia, « la vigile lotta con– tr o l'imp eria llsmo, in qualunque forma tenti di ri affermars i e di dissimularsi"· E non sa.remo certam ente noi a discordare dal Secolo, · noi, che vorremmo dedica.r e tutta l'attività · mi,gliore di questo nostro giornale alla. lotta indicata dal Secolo. Ma ques ta lotta contro l'imperialismo, che si è rivestito in Italia come democrazia, approfittan – do della incoltura d61la democrazia e della com– plicità della mass oneria; - questa lotta, che noi vorremmo condurre pe.r richiamare i gruppi del– la demo<;razia interventista a una. minore Inco– scienza e Ingenuità ; - questa lotta a vincere la quale cl basterebbero pochi mesi di libertà di stampa, tanto sono spudor atame nte goffe le men– zogne, con cui è stato travolto il senno a tanta par te della nostra dem ocrazia; - ques ta lotta non è possibile og,gi, in Italia, perchè la cens u– r a non lascia parlare in Ita lia che il Duca di Cesar~, il c?nte senatore )>fofessore rif ormi sta Fr ancilsco Lòrenzo Pullè, tenente di fanteria In It alia e capita no dei bersaglieri in Fran cia. E se noi volessimo, putacaso, dimostrare che il con– te senato r e profess ore ecc. ecc. è sempre quel famigerato larabolnno, che t1Jtti conoscono, la censura. ce lo Imped irebbe. Perchè in que sto mo– mento l'Italia ha r orù ine espresso di rip etere a pappagallo lo mistificazioni della « propaganda morale"· Oggi, per ord ine superiore , Giuse,ppe Marini dev'essere riconosciuto come il solo com– petente geografo, etnograto, stori co, lingulst:1, st ratego. ecc. ec_c. che ci sin in Italia; e Genn aro Mondaini, pe r ordi no sup er iore, dev'essere un soma.1·0, come è stat o <leto a l Congresso del so· eia.listi 1•iformisti. Lo stesso Secolo deve deploro.re che mentr e u in Russia sotto il gove rn o dello czar era con– " sentita al giornali In discussion e degli scopi " di gueJTa e gli nn-ersarl della conquista di " Costantinopoli potevano marrifeslftr e libernm en· " te la loro 01>inlone , da noi l'esercizio del gior– " nalismo si riduce a un a perpelua retic enza per " coloro che av rebbt:ro da esporr.a inlùrmazioni " e considerazioni non gradite alla ConsuHa., " mentre non è imp osto l'ohbli go del silenzio u u coloro che si )>fesumono int erpr eti di certe ten– " denze autorizzate . Se queste tend enze sia.no un u motivo dl discordia e di clis,credit.o, a ll'inte rn o " od all'estero, n on si può dire, perchà chi vor– " rebbe nettamente ril evarle e combatt erl e è CO· « stretto a tacere». E allora come si fa o combat – tere quella " vigile lotta" che il Secolo o noi ri– teniamo necessaria? Queste cose le scrlv1a.roo, non iper polemtzui.re col Secolo, ma. por dire al Secolo che ci sembra venuta l' ora, certe cose, di dirle, non al « Go– verno " - ente impersonale e astratto, eh.e non sente e n on risponde -; e neon che nll'on. Boscl li e all'on. Sonnino, che non hnnno nessun obbli– go di bada.re a noi. Certe cose dobbi amo decider cl a dirl e a quel ministri, i qual i sono ami ci riel Secolo, e forse a:nchc runici nostri, almen o... flno a un certo punto. I mini stri runici del Secolo, ontra ndo nel Yli– nlstero, avevano Il dovere di esigere dal loro col– leghi di governo che In discussione sui flnl della guerra fosse las ciata !Lòera in Italia, com•~ li– bera In Francia., in Inghilterra , in. ... Rllssin. Era. il meno cho potessero esigere come condi– zione del loro Ingress o nel Ministero, se la dem o– crazia. non dev'essere un paio di ciabatte buone solamente a essere lasciate sulla soglia del tem– plo. 1noBi n o L'UNITA Ebbene gli amici del Secolo sono venuti meno a qu esto dovere. Una volta l democratici erano accusati di sopprimere le idee dei loro avversari ' non a.e'ppena sall tii al Gover.no. Col Ministero Bo- selli , si è a.V1Jto il còntrario: i democratici anda ti al Governo hann o consent ito ai lor o colleghi di Governo di sopprimere le idee... democratiche. E' il colmo dell 'a.bueguzi onc personale A noi duole scrivere qu este cose. E le abbiamo ten uw nella stroz.z.a.per molto tempo . Mll, ora. cl sembra. venuto 11 m omento di parla.r e alto. Quel dovere che i ministri amici del Secolo non bann o comp iuto finora, dev'essere compiuto al– meno oggi , dopo la. ri voiuzione russa. e dopo l'in– terve11to degli Stati Uruti . I ministri amici del Secolo devono esigere al· me.no oggi dai loro colleghi di Ministero il diritt o di libera disc u.ssione sui fini dellla guerra ; devo." no esigere che le nostre idee, cioè le loro idee, non sian o soffoca.te brutalmente a solo va.nta ggi v delle idee d egli avversari nostri e loro . In questa gu erra. non spa rgono il sangue i so· li nazionalist.l d,el caffè AJ:..,gno, lo ep,u.rgono gtl lta.liani d1 tutte le class i e· di tutti i partili: e i min istri ami ci del Secolo hann o il dovere di esi– ge.re libertà. di pensier o e di pr opaia.nda an che per quegli italiani, cbe non la. pensano come il conte Pullè e come il Duca di Cesarò. .E se non otte ng ono dai loro colleghi questa. ga · ranz.ia . eleme nta re di reciproca lealtà., escano da. un .\llnistero, in cui avrebbero fatt o bene a. non ent.ra.re nelle condizi oni in cui sono wtra.t.l . L'I– talia avrà qualche ministro di meno, e qualch e uomo di J?lù. e• •· 11 Partito Socialista-riformista è ancora liberista ? Cara Unità, .J Nel n. 16 (19 ap rile 191 i) di L'Un i tà, l'autore a flrm>f " Agricola.", nell"artic olo "Pregiudizi II in risposta. alle scioccbe.z.z.eeconomiche a favore del protezion1SID0 scritte di recente da un " uomo pratico" nell'Azione Socialista, diceva che simili &cioccheue ai leggevano su un giornale aociallsta ri1orm1sta, cioè ai un panrto " Che m tutti i suoi congressi si dichiara contrario al pr otezionismo 11• Ormai però c'è da. dubitare che l'opinione di "Ag1icola II corrisponda veramente a.Ile Idee eco– nomiche attua li del partito socia.lista riformista . Dai resoconto, infatti, ufficiale del recente con– vegno nazionale dl tale partito, apparso nel n. 16 dell 'Azione Socialista (21 apr ile 1917), ril e– viamo (cosa non rif er ita ·nei resoc o11ti dei glorn n· li quotidiani) che a. qu el Congresso era. stato pu · re pres entato dal pro!. Gennaro Mondainl il ,~– gueotc ordine del giorno sulla. politica con,mor cial e post-bellica: " I! Partito socialista riformista italiano, in armonia coi principi f ondamentali de! suo pr o– gramma e coi cri teri politi ci e sociali che hann o ispirato la sua condotta di front e alla uuerra at tuale ; mentre si dichiara fa vorevol e pel dopo-oueua ad una politica dooana le , la quale miri al qnug– oi c,re allar gament o deglt ,c ambi con u na.dorù oogi aUeate; si dichiara cont rari o acl ogni politi ca, La qua . Le, sol lo H pretes to di salva gua rda re gli inter essi econom ie{ i tal iani ma col fine reale et.i assicurare il tri onfo de! più vorace pr otezionismo, tenclesse a pr eparare dopo la gu erra militar e un regime cli guer r a economica coUe popolazioni dell' iìt1ropa cen trale, a van taggio esclusivo di alcune catego– rie et.i produttori n01ionali e a danno non solo delle masse pop olari consum atrici ma anche dt larghi etti di produttori , di quelli ""ricoli lici M e: zogiomo in ispecie. " Quest'ordine del giorn o però che, d'accordo con la Direzione del parUto e colla Pr eside nza del cong ress o, doveva essere discusso insieme cogli altri ordini del giorno rel ativi ai problemi econo – mici del dopo-g1Jerrn, non fosse altro per porre nl Congresso li quesito della pollllca doganal e 131 post-bellica, non fu più portato alla cilscussio11e; ma - a quan to si apprende dal resoconto uffi– ciale predetto - cc rinviato ad altra convocazio · ne per mancanza d i tempo» , cioè a.... dopo la. guerrall La delibe r ata omission e d'un tema di tanta im· porta nza economica nel programma di guerro . o dopo-g uerra del convegno rif orm ista ed il sa– botame nto dell'o rdin e del giorno Monda ini, signi– fica no forse che il Partito socialista ri formista si è convertito, anche nel campo econo mico, al na · zionalismo, cioè non solo al protezionismo, ma perfino alla gue rra economica con altri popoli? Tutto lascia sup1l0rlo. Ma, se cosi è, la vita -pubblica Ita liana ne guadagnerebbe in sincerità; sP. la Direzione del partito riformista volesse di· chi arar celo franca.mente. Il Un 1ocialista ri(ormi 1ta. diritto e il d'autore diritto del lettore Ml permetto di richiamare l'attenzione degli nmicl dell 'Unità sopra un a. questiono di coltura che ha , con le veduta politiche nos tre, mo lta at- tinenza . , Un editore che n on , giova ne d'a nni ma dimo – stra d'esserlo di spi r ito, il Barb èra , ha sostenuto al « Cong<resso del Libro » a Milano (2·5 aprile) e valentemente ribadito sul Giornale d'Italia (23 aprile) una liberissima e giovevollsslma dot– trina del diritlo d'autore che troverà l'opposizio – ne di tutti i u mon opolisti II e di tultl I cc prote– zionisti II della coltura. Come sapete, il diritto d'autore è oggi legato ad un a stupidissima formalità (prese nt azione di copie alla. Prelettu,a ) non avvenendo la qua le (e magari, come s'è dato, per la dim en ticanza di un commesso ) l'autore non è più propri etario del– l'opera e questa diventa res nullius che chiunque può sfr utt are a. suo piacimento. Sarebbe cosi semplice il rimedio: abolire la tormalltàl Ma per un a decisione cosi semplice (e notate: richiesta dl comune accordo da tutti, au– tori ed editori) non s'è ancora trovato un mini– stro, un a commissione , nè tempo d'un voto. Nem– meno un decreto luogoten enzia le. Ma passato qu esto punto sorgono i pnr eri di– versi. C'è chi vuole proteggere (con scuse altis– sime: la dignità dell 'opera, le cotti ve ristampe ecc.) Il diritto d'auto re che, novanta volte su cento, significa , U diritto dell'editore . Si vorreb– be, come per es., sostiene il senatore Morandi, abolire un a geniale creazione del legislatore ita – liano per la quale, dopo un certo numero d'anni da Ila pubblicazi one, cli iunqu e può ripuhbli care un'o pera salvo a pagare il ~ per cento a chi ne 1>ossiede il diritto d'a utore. Si ca pisce che questa faco ltà dia molta noia ngli editori monopoli sti i quali ad un corto mo· mento si credono insidiati dagli editori più popo– lari . Essi vorrebbero che lo Stato continunsse a dar loro il potere di vendere ancora per diecine dl anni un libro a 5 lir e quando lo si può ven – dere, pur di avere ardimento e lntzintiva, o 1 lira o a 50 centesimi. li Ba.rbèra. si è convinto, con la sua esperien– za eciltoriale, che l'editore popolare non nuoce a. l'editore di lusso. Esso anzi, apre un nu ovo mer– cato al primo, pen etra nelle classi meno ritche, ,i crea. Il gusto della lettura, vl dlnonde Il piace· re di possedere Il libro. A poco alla volta Il letto– re del popo lo, che se si lasciasse fare l'editore monopoll sla sarebbe sempre a leggere I Reali dt Francia o Anenio Lupin , Impara a conoscere che c'•è qualche cosa di megli o e la un passo lo su nella scala della coltur a. Conseguentemente il Barb èra prop one che il di– ritto di monopo lio sia accorciato . Bastano venti an n i per rifare un editor e onesto delle spese dl Impia nto e di lanciamento d'un'op era (!orse si potrebbe lare un'eccezion e per le opere di tipo collettivo: enciclopedie ed atlanti). Dopo venti anni , chiunque, ristampi l'op era . Ma, qui il Bnrb èra tocca un altro tasto giusto, la legge imponga. all'editor e e dia !orza a chi pos– siede il diritto di autore, di garantirsi del nume– ro delle copie che si stampano. Perchè ogg1 <1ue– sta. garanzia non esiste e molti cdli.ori accusano

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