Studi Sociali - X - n. 13 serie II - 2 maggio 1939

6 STUDI SOCIALI Fronte del centro (Continuazione - vedi numero precedente) Ade&'So v'é un rumore aordo di motori. Lontano. Ma aempi-e pill. vicino. Rapidamente. L'aviazione. Giunge ,30pra le loro teste. Sono tre apparecchi. E sembrano tre stelle che cadono. Si accendono tre riflettori. Potentissimi. E scia• bolanv 1l cielo. Cercano gli aeroplani che devono aver spento i loro fanalini poiché si sente il mo– tore ma non si postiono vedere. I raggi s'incrocia– no si liberano tornano ad incrociarsi. Fin quando, in• uno di easi, appare come una farfalla fosfore– scente. Allora gli altri due ,3i spostano per incro– ciarsi con il terzo nel punto in cui si vede l'appa– recchio. E lo seguono. L'aeroplano mitrnglia i fari. <Scendono verso terra rosari di pallottole. Verdi. rosse e gialle. E quando la loro luce é scomparsa si sente il rumore delle raffiche. L'apparecchio fa di tutto per sfuggire alle spie– tate ferite di luce. Senza riuscirvi. Moltiplica le sue raffiche di mitragliatrice poi, d'improvvh3o. dieci, venti fiamme si accendono e si spengono intorno ad esso. E si od ono i col,p i ,secchi dell'antiaereo. E in una fiammata spavento.sa che diventa sempre più grande l'apparecch io precipi ta vertigincaamente. "Un figlio di puttana di meno1r osserva qualcuno. r~ riprendono a camminare. Con negli occhi la vi– sione dello spettacolo presenziato e nelle orecchie quell'elogio funebre cosi poco pietoao. :\'el paese Lupo e Renzo restano aoli. Gli altri compagni ritornano. Vanno in chiesa. Dove, tra le rovine delle arcate -il cannone ha sgretolato ogni cosa- é stata im– piantata la cucina della truppa. E oopra un fuoco di Legna le pentole d'acqua calda sono già pronte per il caffé. E i cucinieri dormono. Sdraiati sopra materazzl distesi al suolo. Vicino alle pentole. Per sentire più caldo. Il gioco delle fiamme riempie di ombre sugge– stive le ampie navate. E q1ialche pannello. mezzo scollato, acquidta un colore perso. Rosso acceso e nero fondo. E nel ros,30 una immagine del Cristo. Che sembra stupito. E s'afraccl dalla parete per vedere meglio lo spettacolo insolito del suo tempio tramutato in cucina. Preaso l'altar maggiore vi sono mucchi di fucili. Fucili dei ribelli. Ammontonati alla meglio in attesa di essere trasportati altrove. V'é odore di formaggio e di ,·ecchio. Un odore penetrante che deve formare la delizia del topi. Che corrono in tutti i sen-i. E sono grandi come gatii piccoli. Lupo o Renzo Bi siedono vicino ad un Cuoco. Un cudniere li saluta, si alza, serve loro il ooffé e torna a dormire. Perché fra poche ore dovrà comin– ciare a lavorare. E' una vita infame quella ciel cucinieri. Dalle quat– tro della mattina a mezzanotte. Sempro lavorando. E se la truppa ,,i sposta saltano anc!le quell tre o quattro ore di sonno. GiA uno 6 stato ricoverato all'ospedale con principio di tuilercolosi. E gli al– tri. .. Volti stanchi. anneriti dal fumo. Occhi infos– sati. E mani piene di scottature. J>er6 non ai la– mentano. E' il loro dovere. Sono volontari. Non pos– sono lamentarsi. Nemmeno quando quelli della trup– pa li chiamano imboscati. Perché gli arditi credono imboscata la fanteria. La fanteria l'artiglieria. E cosi di 0eguito. La ouesiatenza e il servizio sani– tario poi, sono gli imboscati più imboscati di tutti. 1\1a nessuno é imboscato. E la morle falcia equa– nimemente fra tutti i reparti. L'nllro giorno una granata di grosso calibro ha colpito in pieno la cucina d'un batlaglione. Sono morti lutti. Una mitragliatrice ha pescato un'ambulanza. Dot– tore, a.iutanto, due infermieri e autista aono pas– sali a miglior vita. Ma la trnppa di linea dimeutica presto questi in– cidenti. E' umano, del resto, che H dimentichi; altri– menti se dovessero ricordarsi troppo dei compagni uccisi'. come potrebbero seguire lottando? E conti– nua a chiamarli imboscati. !\la co i: per ridere. Per sfogarsi con qualche d'uno. Senza cattiveria. -<Che atrano -osaerYa Renzo. '\Se qualche anno addietro mi avessero detto che sarei venuto a com• battere in Spagna non vi avrei creduto. Hai mai pe11=ato quanto lontana fosse la Spagna per noi italiani? Quasi più lontana della Cina. E1,pm·e é molto simile alla nostra patria. E il suo popolo é come il nostro popolo. 1Nel1a ,rit.a succedono sempre le cose p1u 1mpen– aate. Io volevo diventare ingegnere e mi sono lau– reato in Jegge. Avevo la. passione dei viaggi per mare e non ho mai ]asciato la terra ferma. Odiavo i militar! ed eccomi ridotto un militare. Ho amato Milene e Milene si é innamorata di te. Spesso pen,30 che se aveasi desiderato di diventare presidente di repubblica mi avrebbero fatto re. Sono ateo. Finir6 sacerdote. Non v'é dubbio. O prete o frate. Prefe– rirei frate ma non lo dico. Anzi cerco di convin– cenni che la mia preferenza sarebbe 1>reto. Per in• gannare il mio destino. E non diventare prete". E dopo un poco continua: "Non trovi che siamo lontani, lontani? Che abbiamo per o la strada? Sia– mo partiti verso la rivoluzione e ades5o camminia– mo in direzione del 18 di luglio del 1936. Per rimet– tere le -cose a poato. Cosi come si trov,wano prima della ribellione militare. Una democrazia come tutte le altre. Nella quale la liberta di parola, di stampa e dl riunione non sarà ,per gli incontrollabili. E gli Incontrollabili non saremo soltanto noialtri ma tutti gli OlH.>rai.tutta quella parte del popolo che non in- ten~erà lasciarsi dominare dalle classi privilegiate. Guarda acle-s1.:W: la terra ai contadini'! De-.siclerio paz• zesc-0 degli incontrollabili. Abolizione della 1,roprie– tà privata. lotta contro il potere della. Chieaa. No, no e no. Tutti clelitli <la evitare. A Madrid pre,sto si dirà mec«sa. Con la partecipazione delle autoritt superiori. La proprieti:\, quando non J)regiudica g1i interessi dello tato, é ammissibile. Non imporla r,e pregiudica gli interessi del popolo. Ba,,tn che vada d'accordo con lo Stato. Non trovi che 13iamo lon• tani. lontani? Per che cosa lottiamo?" "Per il popolo spagnolo contro il fasci,smo inter– nazionale. Poi il popolo spagnolo lottera per ae stea– so. Contro i pseudo democratici e per proseguire oltre la clcmocrazia vera. Che é superata. Ma ciò Rara po13sibile solamente Be vinceremo il fasciamo. Queato é il nostro compito. Per il resto penae,•à il popolo stroso. ,senza bisogno del nostro aiuto. Gli é vedi? Che. noialtri, gli internazionali. abbiamo porta'to qui i nostri problemi. E cer·chiamo di riaol– verl,i prendendoci per i capelli". Si lasciano. Lupo va ad i,spezionare la linea e 1wi si corica. Renzo rientra in compagnia. Per pren– dere parte, all'alba. all'o1,erazione di liberamento del terreno compreso tra i due paeai. Al mattino v'é riunione del mnnicipio del paese. La quarantina di abitanti vi sono convocati per l'e– lezione del sindaco e del consiglio municipale. E' Lupo •che deve provvedere alla bisogna. Cerca di spiegar loro il perché delle elezioni e quali sono i doveri che corrispondono agli eletti. Anche lui non li conooce troppo benA ma parla affidandosi alla logica. Sicuro che la sua ignoranza non verrà notata. Gli a~;:;islC'nti sono contadini. La maggior parte analfabeli. li sindaco viene eletto in balle alle sue conosc enze della gramma>tica. E all'mmnlmità. Lo stes.so per 1 consiglieri. Non v'é cosa più facile che o ttenere l'unanimita. Quando, ben inteso, per le str(l.{}e ai ode rumore di armi e di armati. Ci mancherebbe a!Lro c11e qualcuno dicesse no. Con la fama che posaiedono i rossi! Sono appena due gior– ni che sono arrivati nel pae13e o il popolo non ha potuto ancora conoacerli quali sono realmente. E pensano sempre che se non hanno ammazzato tutti qualche ragione ci dev'essere. Una ragione che es.si non comprendono ma che non sussistera ,3em1 we. E tremano al pensiero che prima o dopo ... Eppure é 13lrano. Sono uomini come gli altri. E sembrano buoni. ~fa devono fingere la loro bont{1. E prima o dopo. . . Quando sono entrati nel paese hannQ -<listtibuiJ.o .d ni.anJ:iare. I fascisti, hJYece. glielo portavano via' Però i fa– B::!isti non hanno ucciso ne.ssuno. Eccettuando il vec– chio sindaco e i consiglieri. I .quali erano socialisti. E dovevano morire. Invece i roosi uccidernnuo tut– ti. Il vrete lo predicava in chie:5a. "Sono assassini. Sbattono i bambini per te1Ta -e schiacciano loro il cranio. Corna se rossero passeretti ... ''. Uccideranno Lutti. Non l'hauno ancora fatto ma lo faranno. Prima o dopo ... Quei poveri contadini devono pensare a ci6 men– tre dicono sempre di sf. Fors-e Bet1Za comprendere. Perché Lupo parla uno ,spagnolo tutto particolare. l\1a é necessario di comprendere? Lui dice una coaa e se la dice vuol dire elle l'ha riflettuta. E lui d-eve saperne più di loro. Perché fuori vi sono i aolclati. E al fianco ha dne soldati che scrivono. E alla cintura ha una rivoltella. Forae é runica cosa. che compre-ndono. Che con tutti quel Boldati, con tutte quelli' armi prima o dopo... E dicono sempre cli si perché sia "dopo". Il pill "dopo" poasibile. Anche in Italia succede la ate.ssa cosa. L'unani– milà spontanea. Lupo stringe la mano dell"'alcalde'' e ai conei~ glieri. E reata a parlare con loro. Dei lavori del campo. Delle beatie. Quelli elle hanno i figlt che combattono con la rcpubiJlica ne parlano con or– goglio. Quelli che hanno i figli che combattono per Franco tacciono. Fino all'altro ieri doveva oo:Sere il contrario. Lo vengono a chi-amare da. parte del Comando. Si congeda e i contadini lo salutano con p1u espan– sione. Cominciano a pensure con meno insistenza al prima o dopo. Hanno anestato un contadino che cercava di paa– sare alle linee fasciate. Gli hanno trovato addosso un piano delle posizioni repubblicane. Un piano fat– to alla perfezione. Non vuole confessare chi glielo ba confidato. Lupo lo interroga. -Ma lo sue domande sono stan– che, avvilite. Perché si sente stanco e ayvflito. Un uomo dei campi. Un uomo che ha le mani martirizzate per il lungo, estenuante lavoro e che é loro nemico. Perché? Può clarsi che vi siano es– seri che si siano incanagliti talmente nella servitù che ae qualcuno vuole liberarli Gi ribellino contro questo qualcuno e prendano le difese dei loro pa– droni'! 11 contadino si é chiuao in un ostinalo mutismo. Lupo chiede al Commissario cli brigata: "Che ne farete?" "Lo fucileremo•·. E' giusto. Lo fucileranno. ~Juolono tanti uomini in un giorno che uno rieaco a spiegarsi la indifferenza con la quale il commis·snrio ha pronunziato la fra:3e. Ha un carattere di ferro il commissario. Va bene. Adesso non é il caso di guardare per il sottile. Sono di fronte nd un traditore, nel una spia. La fucila– zione si impone. La s1rn morte é necessaria. Ma non sal'ebbe n1eg1io inviarlo. indietro, a Clllalche tri- buoole? Perché essi devono addo.saarsl quell'ingrato· compito? ... Escono. Adesao camminano al fianco. Lui o il commissa– rio. Escono dal paese e proseguono per un sentiero di campagna. L'aria é mite. V'é, intorno, una pro– m~~a di primavera. E gli alberi sono verdi. I ce– spugli, verdi. La terra, verde. Il grano, basso, Gi china sotto il pettino del vento. "Ieri sera avete detto molte enormil.i, nella vo• stra riunione.·• "Conosci riunioni dove non si dicano enormita '!" "Le nostre." "Non lo 60. Non le conosco perché le, tenete Ge• gretamente. E ae non si é comunisti non si pu6 parteciparvi. Invece nelle nostre le enormitU po:>• sono e~aere udite da tutti. Siamo contgnti se anche quolli che non la pensano come noi vi assistono." "feri era non v'erano comuniati alla vostra rin· nione." "Non siamo stati noi a impedire che venissero. D'altronde qualcuno doveva em::;erci poiché aci in• formato di ci6 che abbiamo detto." "Non é stato un comunista ad informarmi.'' "Un anarchico non di certo." "Gli é che tra di voi vi Bono molti ))rovocatori. "Se tu li conosci fai rnale a non smasch rarli. Come tradiacono noi, tradiranno voi, tra.diranno tut– ti. Un uomo divenla traditore come un altro divent,i zoppo. E' più. possibile che uno zoppo torni a cam– minaro diritto che uno che ba tradito una volta O· varie ritorni onesto." "Tra voi vi Bono molti provocatori. Non é colpa vostra. Gli é che con la vootra pessima organizza– zione l'infiltrazione é mollo facile. E una volta che sono dentro chi li controlla? E allora auccede ch3 pochi minuti prima dell'attacco tutti 1 fili del te– lefono vengono tagliati. Che l'aviazione fascista ar– riva sempre nel momento giusto. Che i nostri pia.ni si trovino in tasca d'un contadino disposto a pnr• tarli al nemico." "Era. per dirmi ci6 che mi hai invitato a faro due pai::si con te? Le tue insinuazioni non ci toccano. Ne11a mia compagnia non vi aono traditori. N"elle· altre nemmeno. E le altre sono comandate da com– pagni tuoi. E nella mia compagnia v'é un commis– sario che é compagno tuo. E sia gli ufficiali che– i commissari ti tengono in[ormato di quanto parole diciamo. di quanti passi facciamo noi, gli. incontro]• lati. Non posso parlare a solo con Renzo o con qualche altro senza che venga qualcuno ad immi– schiarsi nella no.stra conversazione. A sedersi vi– cino a noi. Cambiamo di posto e ne capita un altro. Sono convinto che persino quando vanno in qua.lche bordello di l\1adrid i miei compagni hanno l'ombra. che dietro la porta prende nota dei sospiri e delle– carezzo amorose. O bestiali. Che é In stcS-5a coBa in tal caso. Xonostaut ci6 non .siete ancora con– tenti? Co,:. ..;,..,.,.,,._ _....._..._.=~-=-'-'°'-Sfil. uno acienziato inventerei una macchinetta per leg– gero il pensiero degli uomini. E te la regalerei. Per– ché tu po, 0 cSa leggere il nostro pensiero. Che é quP– sto: --'Concedere, concedere. concederC". SopporL1r0· anche l'insopportabile. Compatirvi Cino all'inverc,1i– mile. :\la. restare .il vostro fianco. Contro il ta.sei-– smo. Che é il pericolo odierno. Pericolo che senza di voi non potremmo eliminare come voi non lo polroote, r-;enza di noi. D'accordo?" "Perché tntta questa ostilità contro i comuni:;ti'! In fondo voi non siete comunisti libertari?" "Hai ragione. Comuniati libertari. :\fola bene rat– tributo. Tu steaso l'hai pronunciato: libertari. E voi non lo siete. E qni si apre l'abisso tra noi e v.Ji. 1\1a. voi funzionari. Ma voi burocratici. Perché 1-:i v03tra ma2ea. é sana. per fortuna. Ed (> ammirevolP. Vedi? Io non combatter6 mai contro di voi per~hé ci6 significherebbe comhattero contro la voGtra ma,s– sa. Come oggi. ti aei accorto? Lottiamo contro il fasciamo ma in realt::'i nelle trincee che ci sbarra– no il cammino c'é il popolo. Il po1>olo con tanto di cal1i e con una fame insaziata d~ :;enorazioni e· generazioni. Cosi domani. Voi, i funzionari. i buro– cratici non ci sare;ste nelle trincee. Vi sarebbe il proletariato. Quel proletariato che vonemmo toglie• re dai vostri legami. .Sai che pt:"n!Savo l'altro gior– no? Per eliminare le cento o duecento famiglie del– l'aristocrazia e <lell'oro, i cinquanta o cento g~ne– rali. i mi!lp, o duemila preti in sei o aette mesi di lotta abbiamo ucciao un centomila lavoratori. ).la. nessun banchiere, neasun conte, nessun cardinale e nessun generale. Che ne dici?'' Il C-ommisaario resta un po' soprapensiero poi conclude: "Bah! Dico che forse tu sei stanco. Ti ci vorreb– be una licenza òi quindici o venU giorni in Fran– cia. La guerra eccita molto i nervi." E si lasciano. Egli prosegue per il sentiero verso l'ospedaletto da campo, Vuole vedere Loretta. E parlarle. Certo: le parlerà senza reticenze e il dubbio quel dubbio che continua a tormentarlo, scomparii'~ per sempre. Dietro un ceapuglio trova tre arditi. Hanno ac– ceso un fuoco con delle legna e vi a,-,-oatiscono alla meglio una gallina. Fa finta dl non vederli per non domandar loro la 1>rovenienza della bestia. ma uno di essi, che forse si é accorto della sua manovra. gli g1·ida: "L'abbiamo comprata. Ne vuoi?" "No, gra– zie. Non ho voglia d'aspettare eh sia cotta." "E' già quasi pronta." Si ;;lede con i tre ragazzi. La gallina gira. infil– zata su di un palo. e la fiamma la rosola tutta. Le dona un bel color dorato. Uno dei ragazzi fa girar lo .spiedo improvvisato e un altro con una piuma della gallina stesaa vi sparge sopra l'olio. Il buon odore della carne stuzzica l'appetito. Il terzo pre– para le gamelle. E dice a !Lupo: "Sentirai come sara ,saporita. Peggio che se fo.~se uscita dalle cucine di i-e millimetro.'' Re millimetro é il re d'Italia. "L'abbiamo lavata

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