Studi Sociali - X - n. 13 serie II - 2 maggio 1939

l>ene. E pulita alla perfezione. L'avevamo anche di: I visa ma adooso che ci sei tu bisognera metterai nuovamente d'accordo. A lui sarebbero spettate le co-3cie e un'ala. A lui uu·a1a e buona 1rnrte del cor• po. A me il resto del corpo, il collo e la toota. O– gnuno cli noi ti dara un po' della sua parte. Il col!~ per6 me Io mangio io. Non ci rinunzio. ~inunzto ~lIU volentieri alla rivoluzione socialo ... " Lupo sorride e l'altro continua: 0 Sicché ieri aera avete avuto riunione.:. Ilo sen– tilo Berni che lo racconl.4va al Commissario di bri- gala." d' '\Che cosa?" domanda Lupo con uno scatto 1 tuporc. Perché Berni é un loro compagno. Che si é po,·tato sempre bene. E, nel quale, Lupo aveva molta f!ducla. "Ilo sentito Berni che diceYa che volevate fare una compagnia per voBtro conto. E ch_etu 1~0pre1~di 11 comando. Ti avverto che, con le, c1 voglio ventre anch'Io." "Va bene. ma che diceva d'altro?" "Che so, io? I nostri giornali, le beghe con noln.1: tri comuni3ti. Io questo non l'ho crecluto. Quando c1 sono state beghe? Se aiamo andati semp1-.. • d'ac– cordo! E io voglio venire con te. Non sono ~mar– chico ma, ormai, v'é il fronte popolare, no,·vero·t ~ siamo tutti compagni, nevvero'?" "E' vero é vero" mormora Lupo e resta con lo 5guardo rt~so sulla gallina. Che continua a girare. ~ a indorarai sempre pili. GIORGIO TESTENA Tra leriviste e i giornali Ii tempo trascorso fra questo numero di "Studi Sociali" ec1 il precedente rende impossibile utillz– _zare per questa rubrica tutto il materiale che B'.é andato accumulando nell'intervallo. Ci limiteremo 11utndi ad alcuni rilievi senza coordinazione. Avrom· mo voluto passare in rassegna in q·uesto numero quanto a'é stampato nel campo antifascista ,,ull'epi: logo della tragedia Bpagnola, 1na, finora. all'lnfuon delle notizie dolorose dell'esodo, di quelle sulla 1·e– ;;ponsabilila ciel governo di Negrin nella sconfitta catalana e cli qualche parola appassionala, ma 6U· perficial~ pro o contro la Giunta di Difeaa cli :vra– drid non c'é sull'argomento nulla di vere.mente 110- tevo'te. Il colpo era ormai aapettato da tutti, ma ci ha stordili e disorientali losteaso. E In ogni mod~ d vorrà del tempo prima di poter conoscere tutti i particolari che ai nascondono dietro la cortina di fumo di cui la stampa ha coperto lo grande agonia. L'eroismo di Mauro Bajalierra in Madrid é trape– lato attravenso i mutili e tendenziosi telegrammi delle a en~IP,Jlluminan-0.0...<f'una. luce pura la torbida atmosfera della resa. Ma solo ora. da un reHlco"lo del Libertaire, riprodotto in Révolutlon prolétarien– ue del 25 marzo, apprendiamo che, dopo la caduta dl Barcellona, ancora due giorni la bandi ra ana•·· ·chica ba sventolato sulle. casa della G.N.T. ·iF.A,I., difesa fino all'ultimo soffio di vita da un pugno di prodi contro cui si dovette ad<>'Jlerare Il cannone. Quanto alla lotta contro I comunisti che lrn c_a· rattorlzzato gli ultimi giorni di !\ladrld, é probah1l– menle troppo presto per vederci chiaro. Il Risveglio ra le sue riservo sull'attitudine degli anarchici che han fatto parte della Giunta di Difooa. Altri gior– nali anarchici li approvano, mentre il Nuovo Avanti, pur ammettendo la buona fecle di qualche anarchi_co e aoclalista ingannato, grida at tradimento e G<u• stizla e Llberta, ritenendo inopportuno aprire ora una discussione si limita a dire che Besteiro o Ca– sndo si sono a,,.;.unta una ben pooante responaa•bilita ,:ti fronte alla storia. Nouvel Age sostiene che Il colpo di Stato, diretto contro l'Influenza russa. che si esercitava atlraverao Negrln e 1 comunlst1, fu suscitalo dall'Inghilterra in un ultimo tentativo di -provocare la riconciliazione degli apagnoli ,3ul ter~ reno d'un nazionalÌlsmo eacludente tanto I russi quanto vll Italo - tecleschi. E infatti Casado, dopo la sua fuga dalla Spagna, é andato in lughiiterra. Ma é assai difficile dare un giudizio lineare, perché troppi erano gli elementi in gioco. Il po1iolo dello. Spagna leale era stanco dei comunisti, che rappre– sentavano una specie di fascismo di retroguardia e. senza avere dietro di aé nessuna importante forza <l'opinione. si conducevano da padroni, specialmente u, !l'esercito. completamente disoTganizzato dai loro tentativi d'egemonia. Arriv6 a sape1·si 1>ubbllcamen– lP. alla fino di febbraio, elle i comunisti prepara· v-:rno un eoipo di Stato per dare a Lister -Il car• nrfieo dell'Aragona, il corre3pon1:rnhile della. perdita della Catalogna- il comand-o supremo (Acci6n Li• bertaria Buenos Aires marzo 1n:111 - Dalla lettera d'un t.,.;tlmonio). TutÌe le altre forze -compresa ln. C.N.T.- si preparavano a rr,,i:1tere contro que– sto t<'-nlallvo. Alla fine dello st edso meae sl Beppe elio 11 governo di Negrin, mentre parlava di re(~i– steuza all'ultimo sangue. negoziava la resa. sull'u– nica base cl olla salve,,za di 10. 000 persone, scelte dal governo Iripetendo ca,,! l'e1>i,mdio di Barcel– lona, tnv11,a dai franchisti quando ancora moitlssl• ml. ingaunali dalla propaganda drl governo -par– tito a t('mpo a senza avviaare-- li credevano lon– tani). In qucat·atmosfera, s'é 11rodotto il movimento ,:l'll" Giunta, arrivato 1>ro1>rioa tempo per liberare Xe11rln dalla responsabilità della. reaa. E non é e– :-·.c!nc:;o anzi é probabili&Simo. che 11el coll)O di mano, come 'in molti altri epise>di oocuri di questa lotta luminosa, cl sia stato lo zampino Inglese. L'odio contro i comunisti o la diffidenza verso Negrtn & rano tali in Spagna, che tutti i settori dell'antifa– cSCismo si strins0ro intorno alla Giunta, 1nc-no na- STUDI SOCIALI turaimenle le forze comunislo di base che, creclendo alla volonta di resistenza del governo anteriore. pre– sero te armi contro Besteiro • ,iiaja · Casado. Queste forze -é la gran tragedia di quoolo momento in tutto il rnondo- s'ingannavano; taÌ1i'é vero rhe il loro partito senti Il l)iaogno, per mantenerle in quell'errorP, dl far creder loro alla presenza a Ma– drid, di Negrin, di Lialer e di altri oo.11i. gi:i <la pili giorni scappali a Parigi. La situazione non 110- teva ei3scro pill penosa o più confusa. Il corrisp011- denl0 d'una grande agenzia racconta che i t~o1J3ti repubblicani che si battevano per le strade di :\la· drid, non :3apevano -per la prima volta in \lH.Mi tre anni- le ragioni dPlla loro lotta. Quale sia stata, in qnc,ilo scoppio dr~mmatko di pasaioni che cova.vano da Lempo, la parte pre:.rn da gli anarchici, non si pu6 ancora dire con precisi-on • La F.A.T. é stata l'ultima a r('Bi3tere. a Barceil.rn, prima. a Puigccrda poi. Un anarchico ha ,;parat,, gli ultimi col1>i delln resistenza a ~fadrid. E i r ,. sponsabili ùeil'adeealono dc,lla C.:'.'>l.'l'. alla Giunta 11· n hanno ancora parlato, né, fino a que3to momento. si sa nulla sulla loro sorte. ,la certo il fin e a cu i tendeva Casarlo era lontano da quello .Jella C.XT. Quella che agli occhi clr-1 mondo é stata repres· t.Sione, agli occhi dei madrileni era una rivolta con– tro un potere oùioao cd odiato, una rooii3lenza con– tro il tentalivo di consegnarli con gli occhi chinai al nemico, uno sforzo per i11tervenire nella. decisio– ne del proprio deatino. A tutto questo Bi mescolava la fame. la stanchezza della guerra, l'opera dei fa– sci:3ti in agguato, che manovravano certamente nel– l'un campo e nell'allro. La lolla, che i nostri ave– vano voluto evitare a Lutti i COèti in maggio del '37, é scoppiata all'ultimo momento, quando gia non ser– viva pill a niente. Probabilmente se la C.N.T. non si fo,sse logorata già prima nella legatila, avrebbe potuto avere, iu quel momento supremo, una fun– zione pill originalmentr- sua. pili anarchica, phi ri– voluzionaria. Non é un giudizio sugli uomini, che si sono trovati di fronlP a circootanze piu. forti di loro e di qualunque es.3ere umano, ed han presa la strada che han creclulo miglioro aut luogo del pe– ricolo (la cui la maggioranza dei critici é stata ben lontana; é una delle tante lezioni che ci dà quooto dramma della nostra storia contem•poranea. E le lezioni della Spagna non bi.sogna trascurarle; troppo sangue sono costate. TI breve articolo di Pronclhommeanx nel n. 12 di questa rivista e le. rispettiva nota han suscitato vari scritti polemici nell'Adunata <' nel Risveglio. L'Adunata del 28 gennaio ne dà un brev<J riassunto e ci6 ci esimo dai parlarne a lungo qui. Quei che si r,116osservare é che, fra I partecipanti alla po– lemica (Bertoni, Damianl, la reclazione del!' Adunata, quella di "Studi Sociali"), l'unanlmila s'è fatta con– tro la tesi di Proudhommeaux. per quanto natural– mente persista la differenza di criterio -chiarita, u.er6, 1,1u di attenuata .sulla fiducl che si uo avern nell' zioue anlifaacista dei governi cooldetti democrallcl. Nel Risveglio del &1 dicembre Bertoui ha un cu– rioso accenno polemico alla •posizione di ",Studi So– ciali". "Luce Fabùrl dice: «Armi alla Spagna! deve essere le. parola d'ordine. non dei comizi di supplica al governo ma dell'azione diretta>. Via, non c'é a– zione direÌta che pos·sa fornire migliaia di tonnel– late d'armi; si tratta d'ottenere la fine d'un divieto iniquo, d'una rottura di rapporti normali, d'una vio– lazione di patll internazionali, o per tutto ci6 bi• sogna non supplicare, ma insorgere contro Il proprio governo". E cos'é l'lrnrnrrezione se non azione di– retta? Il nocciolo della quoollone era ed é pro1irio qui. Non si po,;: ono obbligare i governi ad essere antifa1Scisti, se non per mezzo dell'insurrezione e torniamo allora alla pooizlone che mi sembra plu. giusta: la rivoluziono contro la guerre. e contro il iascismo interno. La rivoluzione si risolverebbe In guerra, dice Bortoni. E chi parla di rifuggire quella guerra? Il che non vuoi dire che. nella speranza d'una poaterlore rivoluzione, si debba accettare la guerra tra i governi reazionari cl'oggi, che chiunque vinca. non pu6 signlflcare che la continuazione del fascismo. A mono cbe I popoli non si ribellino, ma questa ribellione non 11116es,sere orientata che eia chi abbia gridato ben chiaro la t>ropria avversione alkL guerra imperialiata. Del resto, penso d'accordo con Bertoni che t rivoluzionari non po.:asono essere pacifi;;li e cho la nostra J>ropaganda non si deve appoggiaro sull'attuale stato d'animo di paura col– lettiva. Quanto alla tesi di Proudhommeaux, é riafferma• la in una lettera da lui mandata all'Adunata dei Refrattari e pubblicata nel numero deil'8 aprile di questo giornale, lettera la cui conclusione spiega il carattere negativo e ppssimiala di tutto quanto precede. Proudhommeaux 11011crecle alla possibilita ct·una. rivoluzione in questo momento. Quindi per lui il dilemma si riduce a comballere p~r il capita– lismo o a cerca1·e di salvar la pelle. E si capisce che scelga. per sé, per I nostri compagni e per gli uomini in generale, la seconda soluzione. Ma ci6 significa rinunciare alla lotta e la'3ciarn la strada libera ai fascismo. Xoi non possiamo sa1iere che probabilita rivolu– zionarie ci Giano in questo mon1ento. L'umanita sta attraversando uno del periodi più critici e più clif• ficili della sua storia. l\fa la .:;toria é fatta appunto d'imprevisli. La reslsle111.a dei popolo spagnolo al fascismo il 19 luglio, é stato uno di questi im1ire– ,·i::;ti. E' poi la rivoluzione, oggi. é runica strada che ai apre davanti all'uomo per sfuggire ail'aafissla del fasci·.3mo; lavorare per lei é. ora e aempre, il nostro compilo lnde11endcntemenle dalla speranza. Del resto gli ace ILici non s'accorgono che quel ri– volgimento fecondo che ~embra cosi difficile fra gli uomini, si sta gi(1 attuando rapidamente nello coae. 7 Siamo nei momento detrrotremo pericolo e della grande aperanza; non é proprio il caso di rifugiarsi nella passlvita dell'astensione. Quando si tratta, co– me adesso, della vita o della morte, il calcolo delle probabillla perde ogni significato. Sempre sulla guerra, rileviamo, in Giustizia e Li– berta del 31 marzo, due opinioni in nello contraalo. J1;cco alcune frasi dell'articolo di fondo "Non sani. un cozzo materiale di due imperialismi anlagoniati– ci, corno polrA averne l'ap11arenza esteriore, mn co;.zo morale fra duo civiltà ... Noi ci batteremo alla dire,sa di fJUesta yila civile. Cl batteremo con lo armi, come tutti quei popoli che s,1ranno inll'– r063ali alla lolla. Ci balleremo contro il fa'3cismo Continueremo cioé, anche se indosseremo la divis,1 di soldati, la guerra civile che il fascismo ba ini· zialo o ci ha im1>0ato. La libertà futura in Italia é !<>gala alle sorti delle liberta ooistenti in Europa, anche so queste non rappresentano l'ideale per– fetto•·. ]}cl ecco. nello ste.::.130numero, la conclusione del– t'articolo di Tirreno '·La guerra fulminea". "Sembra proprio che le democrazie, per gli interessi che esse rappresentano. abbiano paura non gia di 1>erderc, ma. di vincere la guerra coutro il fadclamo". Morato (che non é quella cli "Giustizia e Liber– LU."): la guerra contro il fasciamo i popoli dovono farla da soli, senza i governi, contro i governi. In Francia 1>reude ,sempre più piode l'Idea d'uu ~indacalismo di consumatori. Neuvel Age dedica al– l'argomento una lunga aerie d'articoli e il movi– mento dei J. E. U. N. E. S. ha tentalo le primo realizzazioni. Sarebbe bene dedicare una parte im– portanlo della nostra attenzione a questo problema. Le difficoila economiche dei mondo attuale non si dovono alla produzione, ma alla distribuzione. Il la– voro é regolato attualmente, e mollo di piu. dovra Slòero regolato in avvenire, dalle necessita del con- ;;umo. E la riduzione progroosiva e ratale dalla mano d'opera o delle ore di lavoro fa s[ che la lotta con– tro il capitali•·mo vada assai piu. facilmente ed ef– ficacemente condotta dal punto di vista del consumo cho da quello della produzione. n sindacalismo dei consumatori pu6 essere una grande arma rivolu– zionaria e sarebbe un errore Lraecurarla. In Giustizia e Liberta ciel 10 marzo Gaetano Sai– vemini pubblica un interesaanli, 0 .simo arllcoi ("Vit– toria lngioae In Spagna") in cui spiega eu cl,e cal– coli · bagllati- si sia appoggiata nnbblilerra per favorire la vittoria di Frauco. Essa spera che il suo oro la faccia riacquiBta re. nella peni,,ola ibe-– rica, l'influenza perduta e che. tlralp tulle l<>som• me, I soldati italiani, in Spagna, ubhiano combal• tuto per lei. Quanto alla frontiera r..~cit!ta al Pi• roncl. esda é eccellente per mantenPrc la ~rancia feclele e sott omessa al Foreign Office, giacché solo Io. ~onl.l. ingle.se . aiuta a da predominio econo– mico, o qui ndi po litico, dell'Inghilterra sulla Spa– gna, pu6 neutralizzare questo pericolo. Insomma la vittoria Italo. tedesca sul popolo spagnolo sarabl)e stata In reaita una vittoria dell'Inghilterra contro la Francia; conclusione che non manca dt Ba.pare e che rappresenta certamente uno dei tanti elementi -ma non Il più Importante- della tanto compli– cata realla del mondo attuale. Il numero dei 29 novembre 1938 de L'Abondance, giornale che dirige a Parigi J. Duboin, é particolar– mente importante a causa d'un lungo articolo del direttore In cui questi riassume la situazione eco– nomica attuale e prospetta 1e soluzioni propugnate dal movimento di cui il giornale é organo. Il pregio princt1ialo di quest'articolo é la chiarezza con cui dimostra che ogni progresso nella 1>roduzlono ba 11er effetto una diminuzione del lavoro dell''1omo, che la produzione moderna crea una quantlla sem– pre maggiore di prodotti, mentre distribuisce una capacil{1. d'acquisto sempre minore, il che conduce alla aaturaiione dei mercaLi, fenomeno tipico dell'o• ra presonte. Abbiamo l'abbo1ù!anza, benché gli slru• menti di produzione funzionino a rilento, benché i clisoccupali si contino a decine di mliionl, benché si distruggano sistematicamente I prodotti. Abbiamo l'abbondanza e non -sappiamo distribuirla, perché continuiamo a basare la aua dialribuzione non sul semplice dirillo alla vita, ma sui potere d'acquisto chu l'abbondanza stessa s'Incarica di distruggere. I governi cercano di mantenere Il potere d'acquisto con una politica di lavori pubblici e d'armamonti; ma non possono farlo che al prezzo d'un deficit nei hllanclo dello Stato. Si pu6 dire con certezza che é il deficit dell'erario che anima oggi l'econo– mia. E gli uomini politici che parlano d'equilibrare li bilancio non farebbero, ln caso di nu'sclta, cho rendere- pit'I acuta la crisi. Il progreeso tecnico e la parallela riduzione del potere d'acquisto conducono 11 capitali,smo alla tomba. Qui si potrebbe osservare che li capitalismo vuol susst.,tere, piu. che come tale (lutti vedono che é Impossibile). come classe privilegiata. Se la tecnica é pcricolo1.>n. per il suo predominio, ondra anche contro la tecnica. Per6 é evidente che, l'opposizione al progreaso tecnico e scientifico non pu6 essere di lunga durata. Piuttosto, a propooito della soluzione, d'economia distributiva prospettata dall'autore, si pu6 tare la domanda: "Chi organizzera la distribuzione?" E il 111·oblema,da economico diventa politico. La distri– buzione gratuita dei pro-dotti presuppone la fine del privilegio, quindi la sparizione dello St:tlo. Non pu6 e.osere organizzata che alla base, dai 1iroduttori– consum0.Lori liberamente fe-derati. Duboin non arriva fin qui.

RkJQdWJsaXNoZXIy