Studi Sociali - X - n. 13 serie II - 2 maggio 1939

STUDI SOCIALI ---------------------------------- che danno calci ad un pallone e 200. 000 che, como· damente Beduli, guardano. Riguardo poi all'ac.:eistenza gratuita del medico e alla di:3tribuzione di medicine all'operaio. sappi::lmo come ci svolge la prima e come avviene 1a sec nda. La prima viene ])agata dal "pa.drone" il quale si compenao. defalcando il salario dell'operaio; la :58· conda rientra nella voce "provvidenza sociale'' in precedenia tassata dal fisco. Pt::r le realizzazioni del regime in fatto di coatru– zioni. é sciocco hù3ciarai ingannare dalla propagan<la alla "nordamericana". che fa d'ogni vespa:3ian-0 u– n'opera monumentale, la cui erezione é stata pos3i– hile solo in grazia all'esbtenza della dittatura. D~i vesp•::tsiani ee ne coc3trnivano anche prima del fa– .sciamo e ae ne costruiscono anche nei pae,.3i privi di governo totalitario, ma nessuno cercava e ncs– :-;uno cerca il ridicolo dell'inaugurazione ufficiale, 1·om'é cc•.:5tume del fasci-smo. Poi il tempo che pas:rn JJort~L inevitabilmente il bisogno di 1niglioramenti, di creazioni. in una parola, di progreaBo; e il pro– ~reEGO 11011 é invenzione. né priviJegio del faaciamo. Si é [alto e si fa molto di più sotto il faacismo che nel periodo prefascista? •E' discutibile. Ma an– che amme ·so e non concesso che ci6 ::;ia vero, co– rno si cc,:;lruiace'! Ogni azione é dettata dalla ue– ce13SitU. del popolo o dal bisogno del governo d'ac– l'Onlentare la sua burocrazia, i suoi sostenitori? Si costruisce lad-dove il popolo ha bi:3ogno, oppure per Jar vedere per far sapere che ei costruL3ce? Indi– r'.cutibilme1'1te é iT aecondo caso che si verHica, giac– ché basta a1lontanarai dai grandi centri, dalle prin– cipali vie <li comunicazione, per rendersi conto che non é stata messa una pietra aopra una pietra, che il popolo vive alla meglio. abbandonato a se stes~;o ed alla. sua miGeria. Si obietterft. che, anche se coai fo..:::de. le coatruzioni restano. le bonifiche restano. g va bene. Per6, vale la pena elle quaranta e più milioni di uomini vivano nell'indigenza per il gu:Sto di s,1pere che le opere, spesso innecessarie, reste– ranno per la delizia dei posteri? Vale la pena che il popolo si ve-da de-predato anche del misero gua– dagno. rinunci alla propria liberta, ad ogni enso di dignitU. umana, per permettere l'erezione d'un ar– co trionfale, la costruzione d'un monumentale pa– lazzo, voluto magari per capitare il fi,3co? Via dell'Impero, via dei Trionfi a Roma, Piazza ,della Vittoria a Breacia, ecc. co:3e belle. cose ma· gnifiche. l\1a che ne pensiam0 degli Abbruzzi? Che no pensiamo del no{.;tro meridionale. cenerentola di ir-ri, cenerentola <li oggi. abbandonato completamen- 10'? La bonifica poi. opera veramente provvidenzi:l– ll-, non poteva il signor •1\'lussolini. basandosi sulle suo qualità di dittatore. imporre al Torlonia di fi– nn nzia rk1. ·? Perché il po110Io doveva -e lo ha do– ·vulo purtroppo-• [are le epese per la bonifica delL.~ 11~1re che improduttive e malaane. appartenevano al 'l'orlonìa.' fertili .appai·te11gono al ~rorlonia, il qual\ r~ poté dtS"J}U!"rt' clC'l tesoro ·ruttano er uu·opera sua, come se fosse il proprietario dell'Italia? Ottima poi la teoria o, nieglio. la nuova menta· ]it:l che pretende di trovar<' rneravigliosa o, per lo meno, ammirabile, 1a creazione di Gurro~ati per Go– -éitituire Je materie che non esistono nel paese, ma abbondano all'eslero! Non dipendere da.ll' e.3tero. I· solarBi. A costo di mangiare pane fatto di maiz, riso, lupini e, magari, "terra romana", mentre, f;,iori d'I– talia. il grano fiorisce nei silos. E' bene baaare la potenza d'un popolo sulle storte e sugli alambicchi dei gabinetti chimici? E se é bene lodare, stupirsi, applaudire, alla creazione del "fal:so grano". della "fa1sa lana'', ecc .. applaudiamo alla creazione- am– messa la sua po:3,sibiltà- dell'automa che ri libe· rera della maternita, del baliatico. dei pregiu:lizi fa. miliari, e ci permettera di di:3truggere "la santa istituzione della famiglia". Il carro di Tespi i concerti. i divertimenti vari ,eiiesso possibili nei dopolavori compiono un·opera benefica. Innegabile. Non per la qualit,, istruttiva dello spettacolo o[ferto -melodrammi senz:i capo né coda- ma per il godimento del popolo il quale, privato, dalla diga dei prezzi proibitivi, degli spet– tacoli veramente buoni, é rimMto al melodramma, .alla commedia frivola. Per6 il carro cli 'l'espi, t con– certi, ecc., nou aono gratuiti. E' vero che il loro prezzo modico permetto al lavoratore di distrarsi saltando un solo pasto. li che é gia un privilegio dei lavoratori meno peggio pagati. In ,quauto agli altri, -la maggioranza--, costretti a saltare i pasti ,sistematicamente, parlate loro del carro di Tespi ! N'on é difficile sentirsi rispondere in Italia da que– gli cui r:;i domancla: "N"0n vai al carro di TeS'Pi?", "Non pcGso permettermi di mantenermi un palco -alla Scala". Le-, colonie marine e monta ne sono un'iniezione di salute per l'inranzia, la quale. denutrita per tutto l'anno, con il sopraggiungere dell'eatate trova la possibilita d'alimentarsi regolarmente per quindici giorni, un mese o due, a seconda delle raccoman• dazioni che la famiglia poté avere. I Genza racco– mandazioni difficilmente gcl'dono d\ questi benefici. Lo corporazioni non sono un "l3uperamento delle cla.s!:;i'', in quanto, non solo non rirtScono a cancel· lare le classi, ma creano anello altre Buddivisioni nelle classi stoose, con complicazioni burocratiche. L'apparato corporativo fa15c!,1ta uon é che une. le– gale approvazione delle illegalità commeisse dai ain– dacali e serve aolamente a rifugiarvi elementi che fui-0110 e sono utili alla "camm f•J13cista", o che sono parenti od amici di elementi utili alla "causa fasci• sta•·. )1us·3olini grand'uomo €Qrebbe bene loasciarlo dire ai 110Gieri. Noi non pos,siamo ritenerlo tale -anche ae negarlo equivale a passare per settari- in quan– to un uomo che, governando con lo stato d'assedio \qualunque imbecille... con 1]Ue! che segue, di– ceva Cavour, che non era profano in materia), é riuscito ad arrivare ai risultati di l\iuasolini. non ho. proprio nulla di grande. Per lo meno dal punto di vista politico. Una compagna italiana ci scrive: In Italia la aituazione economica peggiora, ma c'é u1fapparenza di bene.saere. Per ee·empio, le grandi officine hanno organizzato dei viaggi collettivi per gli operai. Con 250 'lire l'operaio parte equipaggiato (il padrone forni.sce impermeabili e valige, che ri• m,311gono di sua proprieta e che serviranno via via a tutte le squadre d1e. per turno, partiranno) e ri– mane per 15 giorni in Germania. Naturalmente quc-– ,3te squadre d'operai sono soggette ad una diaci– pHna militare, ma banno 1'impresaione di essere ilill riGpettate all'eo3tero, perché portano un impermeù• bile nuovo ed hanno una valigia invece d'un fagot– to. Poi ci sono i treni po•polari, che pennettono agli it•3.1iani di viaggiare attraverso l'Italia, ecc., ecc. Quanto ai contadini, essi si sono sempre lamentati (e giustamente): é v,ero che le tasse souo aumen– tate, ma in generale tutti le pag-1110.Le condizioni variano molto <la una regione all'altra. In Roma– gna, per esempio, non c'é molta miseria; l,a gente pen– sa a vestirsi bene e profitta dei treni a forte ri,lu• zione. Nell'Italia meridionale invece le condizioni 50· no asa-ai peggiori. E' convinzione di molti italiani che Mussolini sia rimasto sempre :3ocialista e che stia a;pplicando il socialismo cli Stato (e citano le imposte ,,una pro• prieta immobiliare e aulle 13ocieta). Un commerciante italiano, a cui abbiamo rnanda– to il "Quadro". ci risponde ch'egli é \u tutto e per tutto d'accordo con quanto vi ba letto. Pen,sa che il fascismo sta uccidendo il capitalismo e prepara il terreno al sociali:3mo in ·quanto. accentrando tutto nello Stato, ,3,ta tacendo sparire il aentimento di pro– prietà. Afferma che in ,Italia nes.3uno é fascista e tutti sono malcontenti. 111,3., queGto malcontento non ai traduce che in uno scettici::Hno annoia-lo ed iro• nico. I te,deschi al Brennero han fatto impallldirn tutti, faisci:3ti compresi. 1 11 regime é riuscito a far entrare nella mentalita media l'idea che i paesi de• mocratici cercano di mantenere in piedi un mondo imputridito, nrn. non hanno le forze nece:S.sarie per far-e la guerra. mentre l'Asee é onnipotente. E, la miseria aiutaurdo, ha convinto il grf',::,rn JlJbl>lico che un popolo povero ha diritto <l'au::'!ara- a -::er-:!are la terra e l'alimento dove queste due ::::ose ,1i trovano in abbondanza. Si é tanto stanchi della tensione nervosa provocata dall'attesa continua <!e•lla guerre. inondiale. che molti arrivano ad an_1r11rani. con una sr-rcie di dispe-razione, elle qtieet,1 ,:!eoppi una •buona volta. Nei nrossimi numeri continueremo questa rasse– gna d'opinioni, o. meglio, d'impressioni, che, nella loro diversita e. spe,3so, nella loro opposizione, rì- 13pecchiano la frammentarieta dell'Italia d'oggi, di– vi:sa in ambienti chiusi, che s'ignorano e che man· 1engono fra loro unicamente quella rel,azione pura– mente esteriore dell'ipocrita ed obbligata vita uf• ficiale. Fra le spire della reazione La guerra ch'era arrivata alla vigilia de.}la sua eeplc3ione é stata rimandata per una data che non 13ombra troppo lontana, a giudicare dalla nuova cor– sa agli armamenti da pario degli Stati. siano essi totalitari che democratici. Per i popoli che ne orano min•:tcciati. e cito l'attende-vano fra l'angoBcia e la raGsegnazione. la notiziA del rinvio 6 stata salutaL-i con 1111 gran·de sen•3D di rrnllievo. al punto di ap– plaudire come salvatori della pace coloro stessi che avevano preparata la guerra: ironia della mentalita popolare. proclive sempre alla dabbenaggine che giova al successo dei prepotenti. i\Ia ci6 dimoiStra, che nesaun popolo voleva la guer– ra; o gli Gte~ai dittatori erano applauditi là dove i'.:i riferivano alla posai•bilità di una soluzione paci• fica de-I conflitto d'interessi fra le parti. Le ~randl potenze mettevano in opera le loro di– plomazie per trovare una giustificazione per tradire i patti co11 gli runici. onde favorire il prestigio dei dittatori. La diplomazia. Eccola la ",bugia armata" come la definiva il Bovio in un discorso alla Cam0ra a pro– posito cli politica estera; ed aggiungeva: •·... 11\1Tesso nel gran gioco di queata malizia universale ogni Sta.to. mediante quest'organo in,3Miatore deve de-– streggiarsi di fronte agli altri, ora so/prendendo, ora causando le so~prese. e smettendo qu'l.lche par– te della propria natura. Quando uno Stato potente dice agli altri pace universale, intendete raddoppia– mento d'ooercito; quando dice <li portare la civilti in un altro pae,3e intendete invasione e preda; quando dice: imperialismo, intendete diversione con– tro il aocialiiSmo; quando stringe alleanza con uno Stato minore questo deve guardar-,i più dall'allealo elle dal nemico. e •quando gli si mostra nemico. lo chiama a 13é con adescamenti or minacciosi. or blan• di. Per intendere il linguaggio diplomatico bisogna torcere e capovolgere le parole. Perci6 non é Gem• pre vero che la politica estera é il riflesso fedele della politica interna. da che noi vediamo gli Stati liberi in casa [arai o.3overchiatori all'&3tero. Nel pa~c;sato ne fu esempio la Svizzera, che diede ai capitani di ventura ed al servizio dei despoti i peggiori mercenari. ed in ogni tempo l'Inghilterra, 5 che gelosa della sua liberta. non sempre rispetta la libertà e l'indipen<lenza degli altri. Parole queste che rimangono di attualiti, inquan• to rispecchiano il vizio della frode dei prepotenti a danno dei deboli. E rimane inequhrocabile il fatto che il pacifismo delle grandi "democrazie" non ha altro :3copo cbe quello di sacrificare all'ambizione di dittatori la li– bertà dei popoli per non urtare la comp,agiue degli Stati autoritari venuti a dar garanzia al privilegio di cla.sse. La dove i sacrHicati dalla reazione fascista sono i popoli insofferenti al giogo della plutocrazia ed anelanti alla loro liberta, le grandi "democrazie," non solo lasciano fare, ma aiutano ed incoraggiano !'opera criminale dei nuovi vandali. E l'esempio della Spagna é uua prorn di quanto diciamo. Dunque, imperialismo a diversione contro il socia– li:3mo, come ooserva giu,stamente il Bovjo: contro la volonta li-beratrice dei popoli. Le questioni <li razza di civiltà non sono altro che cavilli dei despoti pér sferrare le loro offensive. Lfi Cecoslovacchia non attendeva nessun esempio di civilta dalle bande naziste, essa che nelle sue Univeraita aveva accolto il peMiero della Germa– nia, avanti che sorges:3e la prima in Lipsia, o che vanta il sacrificio di Giovanni Hrn~a. l' 1 Umanesimo di Jan Amos Komenskiy e la lirica di Celakovs'ky. ·E si vuole che Petrarca viaggias.se verso Praga per dar pace all'Italia. I popoli non po$aono cercare la loro redenzione che nella libertà. L'irredentismo che 6erve a spo– stare i popoli da un vaissallaggio ad un altro é una mera menzogna di nazionaiisti iScervellati o di buli a Bervizio dei despoti <.li.spenaatori di prebende. Ed a proposito ho qui un'altra pagina da ricm·• dare; e questa dovuta. alla valoroaa penna di Luigi Fabbri, elle in uno atndio su "Patria e Libert3", comparso nei fascicoli di "Critica Politica" (1924), fra l'altro BCriveva: "Nel J 793 1Robespierre p1•oponeva. in una. seduta dei Girondini. un emendame11to ad un arti-::!olo della famose.. Costituzione di quell'anno in que6ti t:>rmini: Gli uo.mini di tutti i ,paesi sono fratelli, ed i diversi popoli devono aiutarsi fra loro, secondo le proprie forze, come cittadini di uno stesso Stato. Chi op– prime una sola nazione ai dichiara 1H•mico anche di tutte le altre. I soldati della llepuhblica si batte– Yano, almeno nei primi anni. contro lo :.;trani;?-ro nou i.:1010 per difendere la libertà. della lT'rancia ma per portare la liberta ai popoli dei vaesi invasi e per liberarli dai loro tiranni. "Era certamente un'illusione quest'ultima, poiché la liberta non si impone per forza ai popoli dal di fuori; oo.sa non pu6 e!3sere che il risultato di uno sforzo volontario dei popoli medesimi. Pure l'illu– sione ebbe per alcuni anni -finché la violenza di Bonaparte non la spense- tutte le apparenze e tutte le ,;eduzioni della realta. J,J quando. abbagliato dal miraggio imperialista, il popolo francese ebbe l'illusione opposta. che la "patria" potesse diventar grande senza libertà, 1,er il Bolo genio di un de– spota, ne fu trernenclamente punito. Esso vide la .sua. patria invasa, ed i cavalli degli ulani e dei cosacchi calpedtare il selciato di Parigi. "G•li stranieri in armi riportavano sul trono di Francia l'erede del re ghigliottinato; e aolo nuove rivoluzioni potevano lavare <li questa macchia la patria degli espugnatori della Bastiglia." Ci6 significa, che il destino dei popoli é condizio– nato all'opera liberatrice dei popoli stessi, al di so– pra, e contro, la politica dei governi, fautori natu– rali del privilegio. Se a detta del Filosofo, quando uuo Stato potente parla di pace universale bisogna intendere, come del reato noi vediamo, raddo-ppiamento d'esercito; approfittando di que-3ta tregua d'armi della borghe– sia, i pop•~!\ dovrebbero prendere l'offansiva per li– berarsi veramente dal pericolo sempre in atto della guena. L'inerzia e la remisaivité. daranno ancora ragione al nemico: Io Stato. NINO NAPOLITANO. Ottobre 1938. PER I RIFUGIA'l'J La somma di $ 535 (moneta uruguaya) inviata a questa Tivista P'er i rifugiati spagnoli é stata cosi divisa. in nome di 11 Un gruppo di compagni ite.lia– ni": $ 100 al Comitato It. A. pro Spagna cli Pa- rigi ('l'oublet). pari a fl'. fr. 1345,25 . . . . $ 100 $ 100 al "Comité de Déren,se Internatiouali, Auarchiste" di ,Bruxelles (Hem Day). pa- ri a fr. belgi 1056 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 100 $ 335, in una prima quota di $ 20 e in una seconda di $ 315 al "Comité pro refugia- <1os oopafioles" cli Montevideo, che invia i fondi che raccoglie al 1'COmitato del Mo– vimento Libertario Spagnolo" a Parigi . " 336 Totale $ 53,5

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