Studi Sociali - IX - n. 12 serie II - 27 ottobre 1938

4 _____________________ S:_1.....c'U=-D--'-1 SOCIALI bile e invisibile". Intendiamoci per non ca– dere in equivoci sul significato delle parole. Dittatura é fatto politico, esistenza di go– verno assoluto in mano di poche persone o una sola, che costringe tutti gli altri con la forza a ubbidire. Questa: dittatura non pué essere invisibile. Invisibile sarebbe so– lo, secondo il pensiero di Bakounin che u– sava una parola impropria, l'influenza mo– rale che nessuno di noi condanna, ma: che non é affatto in contradizione con le no– stre idee. Non facciamo gioco di parole. -Noi siamo rivoluzionari ed evoluzioni– sti. Accettiamo la violenza per abbattere la tirannide, per liberare noi e gli altri dalla violenza che ci opprime. Questa é la vio– lenza rivoluzionaria, liberatrice; e accet– tiamo la violenza altresi come difesa, fin da oggi, e difesa della rivoluzione domani. - Quando nella rivoluzione la violenza di liberazione e di difesa diventa violenza di comando, cioé di coercizione violenta per costringere gli altri, allora la violenza di– viene oppressiva. ~C'é chi crede che questa violenza: coer– citiva sia necessaria per difendere la rico– struzione, che ci sia bisogno di una specie di dittatura per impedire ai nemici di osta– colare la ricostruzione. Se ci fosse questo bisogno, ripeto, l'anaTc'hia sarebbe una u– topia. Io penso che al contrario non ci sara questa necessita; e che sulla via a– narchica é possibile organizzare una pro– tezione della rivoluzione, della: ricostruzio– ne sociale, attraverso associazioni libere di difesa altrettanto armate, e piu armate de– gli altri. -Pu6 essere che la rivoluzione prenda: un indirizzo autoritario, ma la funzione degli anarchici é di rappresentare nella rivoluzione le forze di liberta. -La dittatura contro i reazionari é un tranello. Saran reazionari tutti gli opposi– tori, compresi noi anarchici. Se per esem– pio~ essendoci la dittatura anarchica, · h_ sar6 contrario, far6 propaganda contraria:, e diverr6 coi miei amici un pericolo ... mi metteranno in prigione. Mi si dira reazio– nario, come si dice arrabbiato a un cane che si vuole ammazzare. Organismi di coesione rivoluzionaria, di guida, di orientazione, di direzione rico– struttiva, - certo, ma non governo, cioé un'istituzione fornita di forza armata, ub– bidiente e passiva per imporre per forza agli altri il proprio criterio. Dovo sentita l'esposizione di M. a me pare che il maggior dissenso derivi da una diversa concezione della funzione dell'a– narchia nella lotta. Il desiderio di vincere come partito, co– me movimento a parte mi pare v3!da a sca– pito del desidedo di far vincere le nostre idee. La verita é che una vera vittoria no– stra nel senso totalitario non é del domani immediato; mentre le nostre idee possono vincere anche oggi, cominciare a vincere, sia pure in piccole cose. La rivoluzione sara una buona occasione di vincere di piu, su piu vasta scala. Parliamoci chiari. Se una rivoluzione ab– battesse oggi lo stato presente, possiamo ·star sicuri che un governo qualsiasi si ri– formerebbe, determinato dalla mentalita e psicologia autoritaria delle grandi masse umane. E se le masse vorranno un gover– no, noi non potremo loro contestarne il diritto. E questo governo sara sempre piu o meno un nemico che dovremo combat– tere. Alcuni di::ono: ma se avremo una forza sufficiente, nella rivoluzione, perché la no– stra forza di minoranza: (teoria delle mi– noranze audaci) possa imporsi, o perché sostenuti dalla simpatia popolare (simpatia generica per la· nostra forza, non adesione alle nostre idee antigovernative), perché non potremmo "provvisoriamente" accet– tare anche il posto di governanti, per ser– virci della grande forza c'he da il potere, per indirizzare i fatti verso le nostre idee piu che sia possibHe? - Non lo potremmo, per la semplice ragione che non é vero che, andati al potere, potremmo fare quel– lo che ora immaginiamo. Perché la nostra stessa posizione, le necessita pratiche im– mediate, ci costringerebbero ad andare in senso opposto, e ci muterebbero prima o poi in oppressori come qualsiasi altro gover– no. - Se la nostra sara una forza abba– stanza grande, essa sara mille volte piu efficace restando all'opposizione. Un go– verno qualsiasi sorto dalla rivoluzione sara meno tirannico (meno Stato), lascera mag– giore liberta, e potra anche fare qualche cosa di buono in mezzo al male che é pro– prio della sua funzione, non in quanto vi partecipino gli anarchici o sia formato da anarchici, ma: solo in quanto abbia alle reni un'opposizione intelligente che con la sua azione e pressione diretta gl'impedisca piu male che sia possibile e lo costringa a fare quel tanto di buono di cui sia ca– pace. E la funzione dell'anarchismo é ap– punto di costituire sempre, finché un go– verno ci sia, questa forza di opposizione. - La quale opposizione non deve per6 so– lo consistere (come é nella: credenza di molti anarchici) nella negazione e nella distruzione, ma anche e sempre di piu nel– l'affermazione e nella ricostruzione di pro– prie forme di vita autonoma, libera, estra– statale. LUIGI FABBRI. Fronte del centro [Da un po' di tempo "Studi Sociali" ,,ta facendo numerosi strappi alle regole. Ma queato é veramente il più grosso di tutti. !E' la prima volta che su que,.3te colonne -che i maligni dicono sian pili pe– santi del piombo che é servito a stamparle- si pubblicano pagine di ro 1 manzo. E' quii.ndi necessario apiegare 18 ragioni di quetst'eccezione. La guerra di Spagna, che é servita a giu.stiificar.e tant,a- cose, giu– stifica oggi la provvisoria in,vasione della fantasia in qrue.sto aar111tuario del genere noioso. Stralciamo queate pagine -II)er generosa cortesia dell'autore-– dal romanzo iruedito "Villa Sa13i1'.)ue<des"di Giorgio 'l'e.stena, compagno nostro che ha vissuto i fatti che ritrae. con1.e luogotenente di Paicciardi nella Briga,ta Garibaldi. "Villa Salaipuedes" é un romanzo. ma é pu.n~ un documento vivo, che risuscita. oltre i fatti (come farebbe una cronaca). anche l'atmo– sfera in cui eESi si sono svolti. Naturalmente. trat– tainrdosi d'un 1-omanz.o. la pubblicaz.ione non i1nplica accordo sulle idee espresse dai va1·i protagonisti. Siccome i divensi capitoli si dhstinguono solo ..per la numeraziome, que3ti brani portamo qui un titolo mes– so anbitrariameTute dalla reldazione di ".Stndi So– ciali".] Mancano due minuti. Ade<seo lungo la trincea gli uomini riacquistano la vita. E si voltano per vedere le tanks che vengilllo, a,dagio, verso i pa.ssaggi pre– para.ti . Ba-I·te t-o-rrett: a-peri. :ergo n- etto i serventi. E si scambiano segna1i con bandierine rosse 1e roese e bianche. Sono già in linea. A1 loro lati le aezion,i di arditi che dovranno effettuarne la protezione durante l'assalto. Giovan.i. Giovam;ssi– mi. Iucrupaci di com,preud·ere la gravita del momento e ansiosi di avanzare. Veclono Lupo e gli sorridono. E lo salut;ano con H pugno chiuso. E UJto gli grida: ' 1 Fra poco balleremo". E un a:ltro: 14 VogHo vedergli il culo, voglio veder.gli a quelle ca,naglie". E un al– tro: "Dovranno togiliersi le scarpe per s-cappare me• glia". tE un altro: "Dopo l'azione vado a Madrid. V'é Come quegli che, dotato di minor volonta, di minor coscienza 1 non riesce a muoverai. Ha paura. 'l'anta paura. Come tutti. E l'unica &– ateriorizzazione deltla sua paura é la sete. Una sete inestinguibile. P,er quanto beva. Una sete che gli brucia il petto, la gola, il palato, le labbra. Ed an– che il cerv•ello. Non v'é parte del suo cor,po che non abbia deai– derio di acqua. Vorrebbe bere da tutti i pori. Vor– rebbe senth1si i capelli bagnati, fracidi aderenti alle tempie, alla fronte. Sempre. E se la benedizione della pioggia lo schia,fi~eggia e gli da l'illusione ,che il suo desiderio sara aippagato, si rende immediata· mente con,to che ci6 che eg,li ere/deva potease es– Bere una benedizione non é che una maledizione. Perché 10 tormenta. Perché lo in.fracida senza ba– gnarlo. Lo tr~forima in uno atraccio inzuppato Genza estinguere il suo desiderio di acqua. E ai accorge che é nella sua anima, nel suo cervello, dentro di lui chi~ dovrebbe piovere. E che, forse, nemmeno coai potrebbe ca:lmare la sete. Un colpo secco, aaaordente seguito immediatamen– te da altri co!Jpi. Da altri scoppi. Le tan'ks aono en– trate in azione. Il loro cannoncino cerca la trincea n-e.mioa · 11-ild-· l-i~i-o·. m-,,,.,,,",,,.,,--<1,.+-----~ nidi di mitragHatrici, ~immeidiaita ris'I)o.sta-, giun- ge un ventaglio di pallottole. Tutto il fronte si é svegllato. Di colpo. L'artiglieria ohe si era tacitata dopo il lungo fuo– co di diatruzione, come se aveBae bisogno di una ,parenteai di riposo, riprende i-1 suo tiro. Tiro di sbarra11rnanto. I proietti.Ji vanno rud esplodere dietro le linee nemiche. E si a'lzano al cielo imbuti di terra e di cose. Pezzi di cavalli. Pez.zi di uomini. Anche l'artiglieria nem•ica é entrata in azione. Gli obici arrivano miagolando -aembra che straccino l'aria- e caiclono ininberrottamente. Dodici aHa vol· una bambina!" E rullarga gli occhi, quei suoi occhi ta. Con interval,lo di decimo di secondo tra l'uno ancora infa.ntili, come ae volasse comprendervi me– glio l'im1nagine di quella bambina. Le torrette de,i•le tankls si chiudono. Lupo dice ai pili vicini: 0 Pronti, ragazzi?" E la sua domanda viene paiSisata per tutta la trincea. •In questo momento, più a s-inistra e più a dootra, altri uMiciali. forse, hanno fatto ca,dere quelle due parole. Semplicemei>te. ·Senza riflettere al loro signi– ficato terribile. IRiNettere? Ma chi riflette, i•n guerra. é un vigliac– co. Nralcesaariamente. Perché non si pu6 uccMere e pensare. Non .~i pu6 pan.Bare e faTsi uccidere. 1E lan• ciarsi tra mille pericoU cosi come si potrebbe uscire per obbedire alle regole di un giuoco. 11 La guerra francese--. ",La bandiera". "Il lupo e le pecore". Si abbandona la tana e si corre. E si ·cer.ca di pren– dere. E di non lasciarsi prendere. Per non essere esclusi dal giuoco. Ma cosi! Procurare di colpire e di non eeaere colpiti. Per non essere esclusi daU'la vita. ,Sta bene: l'ideale. Sta bene: non si pu6 rass&– gnansi ad una esistenza assurda. Tanto vale morire. <Con l'illmsione ohe la noSitra morte serva a modi– ficare in l>c>nel'umanita. Ma tutto ci6 si pu6 pen– sare nella retroguai,dia. Si pu6 penaare nei comizi. •In guerra non si pensa. Si é automi. Si avanza. Si re,sta inohic.Jati al pro1'.)rio poa-to. Ma irri<iessiva– mente. E se qurulcuno ,canta il suo Lnno, se qua.Jlcuno incita i compagni g,li ;! pe,,ché la sua voce é, prima di tutto, un incoraggé•vmento per s,e stooso. Riiflettere? Uno dice: -Bisogna raggiungere il tale obbiettivo.- E va. Perché bisogna. La sua vo– lontA riesce a dominare i nervi. E' più forte dello istLnto di conservazione. La coscienza del suo do– vere gli permette d1 vincere la paura. Ma ha paura. e l'altro e di pochi secondi tra dozzina e dozzina. Tre batterie pesanti. Ii terreno trema tutto. Si ha l'impres~ione che da un momento all'altro si squarci. .. Arriva il rancio. Il .secondo rancio. ::\finestra cal– da, carne di montone arrosto e due ara!Jlci a testa. E un q11arto di vino. Il commisBario diBtribuisce le porzioni. Con pa– zienza degna di un cer,tosino. Mentre il bildone della minestra fa il giro della trincea. ,Per il re,;to ef– fettua la conseg,na ai cooumissari di sezione i qua– li, alla loro volta, penseranno a d<ist1·ibuirlo ai ra– gazzi. [,upo non ha voglia di andare rulla mensa uffi– •ciali e ma,ngia nel suo buco. Nella gamella di un •porta - ordini. Poi stabilito il turno di guardia, si avvia all'aHro paese . .A!lla riunio111e. Solo. Nonootan– te i con 1 .sigli del suo aiutante che vorrebbe accom– pagnarlo poiché il ritorno dovra farlo di notte. i.Alla riunione vi sono tutti gli anarchici della bri• gata. Un centinaio. E v'é Renzo. E Loretta. .S1 iniziano le discuasioni. Quailcuno ei lamenta del rancio. Qualcuno dei modi poco rivoluzionari di alcuni u•Miciali. Un altro parla di un'ingiustizia che gli hanno fatto. E sosti,ene che gli venne fatta iperohé sanno che é anarchico. Motivi puerili. Scioc• chezz.e che fauno sorridere e spesso ridere la mag– gioranza. Per un'ora. Poi ritorna a galla un vecchio problema. Un problema che sembra non abbia so– luzion,a poiché, nonostante i reclanni fatti, continua a su,ssistere: la stampa. La loro stampa. Alla liri– gata arriva di tutto. Giornali stalinisti, giornali so•

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