Studi Sociali - VIII - n. 6 serie II - 20 set. 1937

ha la collezi<ine di "Pensiero e Volontà" di Roma (l'annata del 1924) vi pu6 ritrovare un articolo suo molto interessante che é tutta un'esaltazione dei valori positivi dell'ascetismo. Pure, io preferisco pensare Berneri come uomo, con quella sua modestia cosi sincera che si t~asfor– mava a ivolte in dubbio angoscioso, con quel suo ,dissidio interno - che forse era sparito come tan– .t'altre oose nella fornace rivoluzionaria - fra le sue tendenze d'erudito ed i suoi impulsi d'uomo d'azione. .JI sacrificio massimo che Berneri ha fatto alle sue idee non é .stato forse que.Jlo della sua vita. Pill ancora gli doveva costare la quotidiana rinuncia alla sua vocazione culturale, che lo portava alle in– vestigazioni storiche e filosofiche, proprio in questo periodo in cui più urgente gli appariva la neçessità .dell'azione diretta. Si compiaceva nel sognare un'oa– si di calma in cui poter studiare, elaborare in un sistema organico le sue iclee, scrivere dei libri. E tutta Ja sua vita é stata la negazione volontaria di questo sogno. Da alcuni brani di lettere sue, risalta questa sua doppia tendenza allo studio e all'azione, la cui èontraddizione a volte Io torturava. "Le notizie sud-americane mi banno rattristat.J, ma pili niente mi stupisce, ormai; convinto come sono che avremo una cinquantina d'anni di burra– sche. Almeno ci rendessero intelligenti! Mi pare, invece che siamo sempre i soliti, ed é questo che pili mi preoccupa. Naturalmente me la piglio con me, e mi carico d'ins.Jlenze e di frequente sono r:auseato della mia attivita di tavolino, nella quale concedo ancor troppo ai miei egoismi culturali. .. B. lavora come muratore, ma non credo possa con– tinuare. E spero trovi di meglio. E' l'unico con il <']Uale faccio dei programmi alla Pisacane". E in un'altra lettera, senza data, come tutte le sue: "Quanto alla tua opinione sul 1nio lavoro, quella d'amico é veramente paterna e quella di compagno mi fa piacere. Io mi sarei dato a un lavoro di cttl· tura a cui mi porta un latù del mio temperamento. Da molti anni scrivo dei saggi, che non ho mai pubblicato e che bo in gran parte distrutti, di psi– cologia, pedagogia, ecc., ma sono ben poca cosa. 11 curioso é che da un lato sono spini.:, alla politica militante, dall'altro, nel campo culturale, gli studi preferiti sono di particolarissima erudizione o terri– bilmente astratti (ho un librone, come materiale, sul finalismo). Ne nasce un malessere morale ... Ora per6 sto dando un indirizz1D ai miei studi ... Saprai già della fuga di Carlo Rosselli, che sarà prezioso. E' un socialista unitario, ma ha una testa solida ed é u~ vero tipo di combattente. Per me é un gran lliacere....,il saperlo fuori, oltre cbè•come ami._ a~– che perché a Firenze ho potut,o conoscere., le sue qualità di prim'ordine. Anche Lussu sarà utiliesi– mo. . . Per la Spagna, situazione difficile. E. mi ha scritto che devono vivere semi-nascosti. Se faranno qualcosa andr6 laggiù". Pili tardi, dopo un "infortunio sul lavoro" che gli procur6 un certo peri-Odo di carcere, scriveva: "Appena uscito sono andato in Olanda, dove, ar– restato, sono stato respinto nel Belgio, buscandomi un altro mei.Setto di prigione". Dopo avere espressa la sua intenzione di mantenersi per un certo tempo appartato dal movimento, per ragioni d'opportunitA. aggiungeva: "Ma pu6 esserci bisogno, presentadosi l'occasione, di qualcuno disposto a rischiare tutt0, e più che mai sono disposto a fare ... In prigione ho elaborato vari piani di libri, che forse scriver6, se arriver6 a piantare la tenda in qualche angolino tranquillo. Figurati che ho corninciatv a scrivere an– che un romanzo! . A giorni ci sarà il processo De Rosa ... Se sarn letta la mia deposizione, si ve– clrà elle ho solidarizzato con lui toto cord~. L'ho 1vist.:, più volte a Forest e al tribunale e la sua a– ~nicizia m'é stata di grande conforto". 1 Un'altra lettera, probabilmente anteriore a quelle gia citate é tntta pervasa dalla febbre dell'azione: "Se non fosse che questa vita di pruidenze mi sec– ca orribilmente. beueclirei l'espulsione, poich~ .mi ha messo del fuoco nelle vene. . . Ora s.J·no a capofitto nelle ultime esperienze e se in Spagna si muovono, eorrer6 là". E questa febbre d'azione. questa febbre di pen• siern, inappagate entrambe (la sazietà sareb!Je stata per Berneri la morte spirituale) sono state i guidate ·sempre da un ideale rettilineo, quell'ideale cbe l'ha condotto ad affrontare la morte, quell'ideale che trasparisce dalla sua ultima lettera a.Ile figliole. LE PRIME ARMI IN REGIME DI GUERRA E DI FASCISMO Era venuto giovanissimo al nostro campo, nei pri• mi tempi della guerra, abbandonando pubblicamen– te, con una lettera che fece rmnore, l'organizzazione dei Giovani Socialisti fra cui fino allora aveva mi– litato. Questa lettera fn stampata in opuscolo dagli anarchici fiorentini nel 1920. fL'ingegno brillante di Berneri, che si firmava al– lora e continu6 per molto tempo a firmarsi "Camilla da Lodi". fece basare subito su di lui le maggiori speranze. Tanto Malatesta come Luigi Fabbri, cono– sciute le qualità generose dell'animo suo ed il suo spirito di sacrificio, presero ad amarlo C·ome un figli<>. Tra i miei ricordi d'infanzia, mi s·é conservata. non so come. nella memoria, la visita del soldatino dagli occhi cli fanciullo. che sorrideva con una bonta allegra e un po' maliziosa. PJra il tempo buio della guerra e due carabinieri sedeva no giornJ e notte alla nostra pol'ta. iD-Opo. parecchio tempo dopo, quel volto pensosa e buono che m'impression6 allora per il suo c.. :mtra• Hto con l'unifol'me, <loveva diventarmi familiare. Ma di quel primo periodo della sua attivil8 non posso STUDI SOClALl avere ricordi diretti. Lascio quindi la parola a un amico comune, il compagno V., che lo conobbe pro– prio in quel tempo e che mi scrive a lungo di lui. "Nel 191'7 molti giovani socialisti, tra cui c'ero alÌ– ch'io, prussaTouo alia gioventù anarchica, a cauSa del• l'indecisione del P. S. di fronte alla guerra. Nel novembre di ,quell'anno ricevetti una circolare, fir• mata da Berneri, che chiedeva l'appoggio dei com– pagni per un periodico anarchico, intitolato - credo - "La rivolta" che poté uscire solo molto più tardi. Berneri stava a,llora facendo il servizio militare, ma godeva una licenza speciale, concessa agli studenti perché n<>n dovessero interrompere gli studi. Divi– deva quella sua relativa libertà fra gli studi univer– sitari <'id il lavoro di propaganda. Spirati i tre mesi di licenza, abbandon6 gli studi e i compagni per an– dare all'Accademia di Modena come allievo uffi– ciale. La lettera d'un compagno fece scoprire la sua qualità d'anarchico e le autorità militari lo trasfe– rirono dall'Accademia al reggimento Genio Zappa– tori a Casa! M-0nferrato, dove io allora abitavo. La sua prima preoccupazione, appena giunto, fu quella di cercare i compagni e specialmente il sottoscritto a cui ricordava d'aver mandato la circolare del gior• nale. tNé la stanchezza, né la neve che cadeva ab– bondantemente, né la nessuna pratica del luogo l'in– dussero a rimandare la ricerca. Si smarri infatti nei sobborghi, ma infine ci trovamm-0 e passammo, a casa mia, una notte insonne narrandoci le nostre prime lotte libertarie. AI principio del 1918 Io man– darono al fronte e dovemmo separarci. Nel 1920, a.Jle dieci di sera, c'erano ve;•; compa– gni riuniti a casa mia, quando sentimm'"> bu.Here alla p.:,,rta ed una voce semiconosciuta chiedere di me. Era lui. Da un mese usciva "Umanita Nova". Ber– neri passava la giornata in caserma e la notte in casa. studiando e scrivendo per "Umanita Nova", per "Volont:i" d'Ancona, per ' 1 L'avvenire anarchico" di Pisa, firmando sempre "Camillo da Lodi". A Fi– renze usci poi il periodico • 1 La rivolta" che gilt aveva cercato di pubblicare nel '17". L'ESILIO Nel periodo della lotta aperta contro il fascismo, Berneri, che aderiva all'Unione Anarchica italiana, dette una grande attivita, e non solo intellettuale, al nostro m.Jvimento. Del lavoro d'agitazione ~ di preparazione rivoluzionaria a cui si dedicavano al– lora i nostri migliori ed egli in prima linea. ben poco é rimasto che possa servire di base ad una ricostruzione istorica. Rimane invece la sua co11abo– razione a "Umanita Nova'', a "Pensiero e Volont:i" e a tutte le altre riviste e giornali nostri. Laurea– tosi in filosofia. insegnò per qualche tempo questa materia al Liéeo di Camerino. Poi venne l'esilio e la separazione dalla sua famigliola che doveva rag– giungerlo in Francia poco dopo. La sua vita d'esi– liat-0 é stata attivissima e tormentata. Espulso da molti paesi, conobbe le prigioni di mezza Europa; e1ipm·e non voleva allontanarsi dal campo della lot– ta, che. pur con tutte le piccinerie, le rivalità, le incomprensioni e i pericoli di cui era seminato. gli sembrava il solo terreno d'azi-0ne degno di lui. Ebbe polemiche aspre; non sempre fu apprezzato in quel che valeva. Ma questo per lui era secondario di fronte al vero lavoro, quello che l'interessava, il lavoro contro il fascismo e per la libertà. Non é possibile seguire nel breve spazio d'un ar– ticolo gia troppo lungo, tutta la complessa attività ,li Bomel'i. che sarà più tardi oggetto di studio dalle colonne di questa rivista. Nell'opera sua di– spersa in un'infinita di giornali ci sarebbe materia per parecchi libri. E la tragedia cli questa vita tron– cata sta appunto nel fatto che la morte l'abbia sor– presa quando s'iniziava il processo della cristalliz. zazione cli quest'esuberante produttivita intellettua– le, in opere di carattere organico, quando la fecon– dita giovanile, senza perdere niente del suo ar::lore, stava cedendo il posto all'austerità dell'età matura. E quei libri ch·egli avrebbe scritti, elaborando il suv ricchissimo capitale di cultura e d'esperienza vis– suta alla luce della grandiosa esperienza collettiva a cui stava partecipando in Spagna, saranno invece compilati con amore da mani amiche riunendo i frammenti dispersi. Sara molto, ma non sarà la stessa c,Jsa. Pure quel che Berneri ci lascia di sé bast'erebbe perché rimanesse accesa la fiamma del suo pensiero, in mezzo a noi, anche se già non ci fosse, a conservarlo vivo e operante nella nostra coscienza e nell'opera nostra. la sua morte. Se l'opera sua di propagandista e cli studioso nJn pu6 essere esaminata, qui, per questa volta. mi pre– me per6 far risaltare la caratteristica principale che balza chiara da tutti i suoi scritti: l'indipendenza di giudizio di fronte ai "Santi Padri", cioé a:i pen– satori consacrati. Aveva in orrore la parola "orto– dossia", il che non vuol dire che, nel campo anar– chico, egli non coincidesse, più o meno. con le idee di ,Malatesta; ma tutto il suo pensiero aveva uu'im• pronta originale. Dall'epoca del suo soggiorno in Germania, aveva molte simpatie per l'anarco-sinda– calismo, pur rilevandone i difetti. Ma. nello stesso tempo, reagiva contro gli eccessi dello spirito clas– sista con un opuscolo coraggioso intitolato "Ope– raiolatria''. I problemi pratici della rivoluzione l'in– teressavano profondamente e, a vvlte. lo tormen– tavano. Ullimamente é uscito. a puntate, sull'"Adu• · nata dei refrattari" uno studio suo sul "Lavoro at– traente". che é uno dei problemi centrali da discu– tere per .studiare le possibilitA reali d'una socieh\ libertaria. IN SPAGNA In Spagna, in mezzo a un'attivitU materiale note– vole. aveva ripreso la sua vocazi-011e d'archivista, ma applicandola a documenti attuali e scottanti. 5 Frutto ultimo di questa sua vocazione é il libro "Mussolini alla conquista delle Baleari" che ci pro– mettono i compagni di "Guerra di Classe". 1)3erneri, come tutti noi, come tutti gli esseri che vedono e che pensano in questo momento, era uomo di parte. La solidarietà di partito non era in lui do– vere, ma passione. Eppure non é ma·i stato un set– ta,rio. Le divergenze, anche gravi, con le altre forze che combattono nel campo sociale, o con le teorie che più gli ripugnavano nel campo del pensiero, non han mai fatto velo alla sua comprensione o alla sua ammirazi-0ne. In mezzo alla tragedia che viveva Barce.Jlona nei primi giorni di maggio il suo p~nsiero dominante era Bilbao. Pochi giorni prima di morire aveva commemorato per radio, con pa– ro·le commosse, Antonio Gramsci. E quelle parole non sarebbero state diverse, se a'Vesse saputo che la morte l'avrebbe presto raggiunto proprio per o– pera di coloro che del nome di Gramsci si fanno una bandiera. •Sull'opera di Berneri in Spagna, <>Pera febbrile e ardente in cui tutta la .sua vita culmina e che ci appare di lontano come una continua ascensione. altri hanno scritto. E in ogni modo spetta ai com– pagni che gli erano vicini il darci un quadro com– pleto di quegli ultimi mesi della sua esistenza. Noi l'abbiamo seguito con tutta l'ansia del nostro affet– to, attraverso notizie troppo frammentarie per per– metterci, ora, una ricostruzione. Per6. quan<lo, i primi di nove1nbre, mentre si viveva in tutto il mondo la passione di Madrid, ci cominci6 ad arri• vara "Guerra di Classe", non avemmo piu bisv·gno di cercare il nome dell'amico lontano nena piccola cronaca dei volontari in Spagna. In quegli articoli brevi, che racchiudevano tanta passione in un lin– guaggio di durezza metallica, c'era tutto Berneri. · C'era il Berneri che conoscevamo, con quale..:>sa di nuovo: :una sicurezza tagliente nelle sue parole. u,na lucidit.i appassionata nella visione degli avve– nimenti, una fiducia in se stesso che non gli era abituale e che proveniva dalla coscienza di vivere il momento supremo de11a nostra storia e dalla certezza di vedere, in me-zzo a tanti pr.oblemi an– gosciosi, 1a via giusta da seguire. Forse presentiva il sacrificio. E la sua serenità di fronte al pericolo imminente, dava alla sua critica, ai suoi giudizi, alla sua indignazione un tono di ·profonda autorità morale che li rendeva straordinariamente, efficaci. "Pilato é obbrobrioso quanto Giuda. Chi é oggi ];'ilato? Non é soltanto il congresso delle volpi gi- 1favrine, non sono soltanto gli struzzi del ministe· rialismo social-democratico. Pilato sei tu, proleta• riato eurvpeo". Cosi cominciava, in dicembre, un articolo su Madrid. Nel giudicare le relazioni fra la Spagna e la poli– tica internazionale ebbe una chiaroveggenza di pro– feta. Vide il ricatto russo e l'ipocrisia inglese, fin dal primo momento. E rifiut6 di far concessioni, sa pendo che per gli anarchici, che non aspirano aL p<>tere ed han patteggiato con i partiti parlamentar solo per vincere la guerra, la verità e la fermezzti– costituiscono la miglior linea politica. )- La sua esperienza, arricchita dallo studio della '?toria e dalle sue forzate peregrinazioni attraverso !'Europa, dava un valore speciale ai suoi consigli e alle sue critiche. Se fosse stato ase,:,Itato di più. molte catastrofi si sarebbero probabilmente evitate. Eppure il suo spirito di comprensione, il suo senso della realtà, gli impedirono di pronunciare contro i suoi compagni di l-0tta le parole dure che sono invece state pronunciate inopportunamente all'este– ro. Non tacque mai il suo dissenso con certi at• teggiamenti tro1>po riformisti e collaborazionisti del– la maggioranza dei compagni spagnoli. Ma uon li trasformò mai in cause di divisione. La situazione é troppo complicata, la solitudine della rivoluzione spagnola troppo completa, il ricatto a cui é sott<>– pJsta troppo tragico, perché ci si possa J>ennettere che la discussione feconda degeneri in una scissione suicida nel campo della lotta. Berneri segnalava incessanteme_nte quella che, se– condo lui, era la via da seguire. Ma dava l'opera sua al lavoro comune, riconoscenclo il disintere.BSe l'abnegazione di chi non era d'.accor<lo con lui. .La sua lettera aperta a Federica M..:>ntseny é mi docu– mento della fermezza delle sue idee, e del suo senso pi responsabilità. Un articolo suo che dovrebbe essere famoso "Una svolta pericolosa" (novembra 1936), formula tutto un sistema di critiche e, nell.'.> stesso tempo, un chiaro 11rogramma d'azione. Egli vedeva bene che il vincere la guerra era l'esigenza suprema. Ma ve• deva anche che le condizioni "militari" della vitto• ria erano inscindibili dalle condizioni ''politico-socia• li". Invitava a non seguire la politica ginevrina ed a por.re la Jotta su un piano rivoluzionario interna– zionale, dando l'autonomia al Marocco. Deplorava lo scioglimento del Comitato delle milizie e il "mini– sterialismo·• della C.N.T.-F.A.-1. Concludeva col porre il problema di conciliare le necessita della guerra. la volonta della rivoluzione sociale, e Je aspirazioni de11'anarchismo. Tutto. anche la vittoria militare, dipendeva. ai suoi occhi, dalla soluzione di questo problema. La sua p.:,sizione era realista, non intran– sigente. Non approvava gli inutili accessori della militarizzazione. ma esigeva l'unita di Stato Mag• giore. Vedeva il pericolo de1 miniiSterialismo. ma propugnava Ja necessita del Comitato Nazionale di Difesa. Non voleva indietreggiamenti nel campo ri• voluzionario, ma raccomandava prudenza nell'espe. rimentare nuove socializzazioni, subordinando ]'o– pera creativa alle supreme necessita militari. Egli stesso si definiva centrista. E mi pare che sul terreno cli questa fermezza oculata e prudente, la figura pallida ciel filoiSofo rivoluzionario e C03pi– ratJre s'incontri con l'abbronzata figura tlel "guer• rillero'' magnifico, caduto. per l'Anarchia. sul fronte di Madrid. cosi come cadeva Berneri. pochi rnesi

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