Studi Sociali - VII - n. 3 serie II - 15 agosto 1936

ria he,geliana clct popoli extra-storici, rirorrc di fl'C'– quente nei snoi scritti. N<-11.8~:W:"I destini delle nazioni si so110 comnli– cati fra loro inestricabilmente; e le religioni. 1f' ~uerre, le finanze'. le lettere, Io mode, le carte pub– ll1iche, le soclet.\ industri. fecero di tutla l'l~uropa un solo vortice', cbc mena gli spirti con la sua rapina. Non v'é ormai popolo che abl)ia In sé solo la ra– g-ione del suo moto o della sua vita civile, e che possa. dirsi llhPro .signore delle sue opinioni. e 11cm– me110 cldlc forme di cui l'opinione i:;i veslC'. i,; 111:11 1>er lui sc lo rosse. pc,rch • in pochi mmi si trov,• rPhh(' fa11lotcio f' mummia. a trastullo ciel pupoli 1 vi ve11li" (0. J,;_ I. I. !18). Ne-I .IS➔ O: "Noi abbiamo per fermo che l'Italia deh ùa. tenf•rsi sopratutto alrnnisono coll'J+;urotla. e non acN1rc•zzarr allt'O uazioual senlimrnto che quello 111 SC'rlnll'C' nn nobil tloslo nr,ll'assoclazionC' sl'ic11tifi•·,l dell'f'jui-opa C' del l\Jondo. T pormli drhbo110 farsi continuo s1>ec<'hio fra loro. pcr<.:itl• li iniC'rcssi della. civiltà so1w solidnrt e co muni; JH'l'ClH' la scienza. é una, J'arto é una, la glo ria l' 1111:1. I.a, nuzionC' dclli uomini !:itndiosi é una sola: ~ la nazione d'Omero e di Daulc. di (:alil<'·> e di llacollC. di Volta e di Linneo, e Cli tultl ([UClli che SP~nono j loro esempi immortali; (· la 11uzi,n11• df'llc inlrlligcnzr. eh<' ahita tutti i climi e pal'ln t111 1 i• I<' lingue'. J-\1 disollo d'essa sta una moltiludiur divisa l11 milio patrie discordi, in caste, in gerghi, in fazfont avide o sanoulnaric. che godono nC'llo s1qlt'n;Uzionl, uell'<'goi:;mo, ncll"jgnoranza, e amano e difendono talora l'ignoranza stessa, come s~ fossr- il 1lrincip10 dc·lla. vita {' il fondaJTl('lllO dei <'08lumi C' Uell;l $11 ciet:.i. L'inlrllig-c•nza si move al disopra. di qucslo pe– lago: l'ssa sparge in ogni parte i libri. i 11111s(•i. IP SC'0lr-. lo studiose c1ssoc-iazio11i" (O. K J. V, :J'.H;). • All'ccono111ista ('altaueo non potcn1 srugi.;-h·o 1H• uarcro secondario il carallere intC'rnazionah• dr-Ila \ ì ta eco11omic·a moclN·na. Nel 1862 cosi ne S(-rlvcva: "1\ssiduo ~ fratlanto lo scambio dr' prodotti. <!11i l:t Svr-zia abhatt(• lr suo foreste e scava le sue mi– niere; la Russia appresta le ·ue balle> crcr111Plli11 1 C' di martora; l'Olanda imbarca le suo aringlH'. 11 S110--olio l-e.-fS11<• oss~ di--ba.Lena;-U:a.. 11ocW me.si, i vascelli di Tolone copriranuo gli nlberi di SvPzia. d'u– na vela fra11cPsC'; il nat)Oletano. il ge11ove-.se. il livor– nt~s<', il sanlo t•sporranno a':' sole il prsce sec·cal•J dal hatavo; sug-li omeri ciel sultano spicchcr(t J't•r mcllino di .\rea11~<'lo; alla sun volta l'Italia verser:·, l'olio c1e· suoi fcc·ondi olivi nelle botti cl<'I nord; Ja rl'anc!'a atlele1 iL lr su<' drap1lei'lc di seta. c1uclla seta ncala a Costantinopoli dalla C'hina P11tro 1111 giun– co: l'Jnq>ero cl'Ori(~nte é scomparso. il ven11e esiste ancora; l'industria l'ha ricoveralo sollo il dorso di una rustica foglia. e c1uesta foglia 6 una ricchezza! Non i;i fabbrica un·auna cli m<'rl<'lti a Maliaes, d1e Rerg-amo uon tessa n<'IIO strsSo tPm1,o 1111·aun·1 di colonC'.. \lf))J)O una. cli mussolinn. l'na verga. di ,frno esco ùallc mini •re cli Uplarnl. e nf'llo slossl i&tanlf' Brescia estrae un fucilo dalla fornace, Bi1•– min~ham mùlncora. marina, Ilrislol una J)ioggia di fili nwlallici. Cosf ogni nomo risnonde all'altro ll')– mo; 0A11i colpo di martello ha la sua riscossa l0J1- tana" (I olitccnico. XIT. 245). Da <rueslo carattere internazionale dPlla vita eco– nomita moderna, il Cattaneo induce due nrcessitù: 1:1solidarieUi tra le nazioni e il libero scamhio. N1•1 1863 eg:li scriveva: ''Tina guerra, in qualunque parte <lei globo. lnrha il commercio e l'industria di tulle le nazioni. Al contrario la quiete. la prosperit.-i., la cullul'a d'un popolo torna in mille modi a giovamenlo di tutti li altri: le invenzioni della scienza e <lelrarle ,si pro– nagano J)er tutta la teTTa, per esempio. la stampa. la locomolirn, la bussola, 11 telegrafo. Perciò tutte le nazioni hanno interesse a nroteggere la lihertU delle nazioni, e il loro incivilimento é il regno della giusUzia su tutta la terra" (O. E. J. VI, 335). Il Cattaneo combatte il nazionalismo economico ebasandosi sulla divisione del lavoro e sulla libera -emulazione. (Spé'ciaìmente in vari scritti ciel 184:i, O. E. I. V, 174. 175. 180). "Come sarebbe assudo - eglt osservava nel 1834 - far crescere le palme ciel elese1-to accanto agli abeti delle Al11i, cosi é as– surdo trasformare il Lionese in orologiaio e il Gi– nevrino In tessitore di seta" (O. E. I. V, 196-197). Se Il Cisalpino avesse avuto vita, Cattaneo avrelJ– be sviluppato la sua tesi fecleraMsta 1 avendo a mo– d~llo la Svizzera, il Belgio e gli Stati Unili d'Am2- rica. li giornale. invece, non uscf. }i.,;rasuonala l'ora della rivolta, <i il Cattaneo che il 17 marzo scriveva il programma d,i collaborazione tra il Lomhardo-Vc- STUDI SOCL\Ll 3 neto e l'Austria. che il 18 sconsigliava una. dimostra- , vani che oggi vengono temprati dalla fede e dalla. zione di piazza, il 19 dava consigli strategici agli s,·encura. •Speriamo dunque, e intanto continuiamo a hisorti e il 20, con tre giovani, Terzaghi., Olerici e rare il nostro dovere con le nostre deboli forze, Cernuschi. entrava a•far pai-te del Consiglio di guer- senza. farci viucere dallo !;Cetticismo e dal pe.,;;si- ra e rifiutava, a nome di cruesto consiglio. contro il 1rnrei-e del Podestà Casali e cli alt1·i maggiorenti moderali. l'armistizio di 15 giorni proposto dal .Ra– detzsky, li giorno seguente rifiutava un'altra. pro– posta d'armistizio per tre giorni. ]~ respiugeva la pl'oposta di un agente albertista: i milanesi facciano dedizione a Carlo Alberto, e l'esercito 1iiemontese si metterà subito in ccunpa~n.l. Cosi il Cattaneo si poueva in contrasto con l\laz– zini, accorso da Lo11dra, che protestava di 11011 vo– lt::1·ese 11011 la vittm·ia sull'Austria e rinviava a guen-a finita la questione della forma t•olitica del nuovo Stato. s1lera11do in un molo repubblicano (' demo– cratico che li<rnidasse Carlo Albc1'lo e i moderati lomhanli. l~errnri e Calta11eo volevano alJbattere il co,·crno Provvisorio. convocare l'Asse11111loa e chiamare In aiuto la l?rancia. Nelle considerazioni dell'Archivio Triennale (l 50-54), il Cattaneo definiva con viva o stilitù l'azione politica dei repubblicani unitari. 11 Nel 1831 Giuseppe 'Mazzini non rivolse lo 1wi1n· sue parole al popolo, ma. bensi a. un giovane co11- giuralo divenuto re'' ... "Cotesti nuovi repnbblicau1 purtro1>1>0 erano propensi sempre a sperare più Ht>I~ l'esertito regio che nella guerra di popolo. uerc:h<' la. scuola loro era scaturita priman1enlo dall'idN1 napoleonica". .Sul dissiaio tra l\lazzini e il Cattaneo si legga il libro del pror. A. 1\'fonti, "Un cll'amma tra gli esuli". Il risultato dei contrasti fra. i moderati. che pro– mossero Il plebiscito por la fusion'C con il PiemonlP. ed i federalisti fn !a villoria di llacletzsky, che scac– ciò Carlo Alberto ela.na Lombardia e ristablli il do– minio austriaco. Cattaneo venne a Parigi, in rap– presenlanza dei democratici lombardi C'migrali. n sollecitare l'iulervento clC'lla Francia in una. nuova guena. contro l'Austrin. ma lrov6 incom1wC'nsionC', iuclirferenza. ostilità. Stabilitosi a. ·r..ugano, fu invi– lato ad accettare la candidatura per il Parlamento cli Torino, poi f1uclla per la Costituénte Toscana, poi l'11Cficio di i\linistro delle l!,ina11ze della Repnb– blica Romana. Rifiuto sempre, affermando elle cia– scun paese devo sceglif'rsi a gov-erua~ propri uo– mini e non prendere a. JH'estito quelli dello altre regioni. (Continua) C. BERNERI. Lettere di Luigi Fabbri MontE>vieleo, 11 gennaio 1933. ,carissimo T., Su tutto ci6 che mi dici, come 1moi capire, so:ao <l'accordo in mo!te cose. Anzi, si pu6 dire che ro~1 to sono in linea generale ù'accordo iJJ tutto, perché con un compagno caro e Luono come le non 110- trebbe ssere diversamente. Pure, su due 1nmli mi pare cli dissentire in linea particolare-. !Sul primo punto é certo questione di parole. Tu dic:i: "per vincPre bisogna essere crudeli e sen.ta scrupoli e per questo noi non vinceremo mai"! Se rosse cosi, clavvero ci sarebbe eia disperare, perché, neppure volendo, gente come me e te riuscirebbe aG. essere "crude!e e senza ècrupoli''. E d'altra parte, se ·rfossimo crudeli e senza scrupoli, 1 forse vinceremmo materialmente con più facilita, ma saremmo clei pre– potenti come gli altri, diventeremmo sfruttatori e ,tiranni come gli altri, staremmo meglio noi - .for:le! - ma la. povera umanita non avrebbe fatto n~ll– pt:re un passo di un millimetro. (Di anarchia poi non ci sarebbe nep1mr eia parlare. iMa per fortuna non ,é cosi. Tutto il progresso umano si deve a. coloro che hanno pensato ecl agito umanamente e con lo ·scrupolo di fare piit bene possibile agli altri e il meno male possibile. )loi clunque siamo sulla buona strada, e -vinceremo lostesso. Ma forse tu con lo tue parole volevi signi-ticare che bisogna agire con coraggio, con risolutezza, senza guardare 8'l 1a– crificio cli noi ~tessi, col'lendo inesoralbilmente il male ,e i e,-attivi dovunque si trovano ed é neces– sario (né c'é bi~ogno cli crucleltft., basta la intle15- sibilita), - e allora hai t)lenamente ragione. Ciò che più manca purtroppo - parlo della ,gene– r2.lit8. te non delle eroiche eccezioni, - é un vero spirito cli sacrificio in un numero !'$Ufficiente. Ma questo si rrn6 acquistare, e io spero che lo acqui:;te• l'en10; ohe lo acquisteranno specialmente i pili gio- mismo. --L'altro mio dissenso, in !linea. di ,principio, 6 quello •della rinuncia. da parte nos.trH, acl avere un periodico d'idee precise e c!eter.minale· sui proble!lli cho })ill ci premono, per fonclerlo con altro, come dici tu, "senza aggetthi". Ho scritto ghi. un paio -cH volte, in succinto, quel che ne penso, a C., u ;\f. e a qualche altro. forse. Jo ~0110 1>er !'armonia e frate1 nit.\ di rapporti coi comi,a~11i di tutte le ten– denze-, per la pii1 ampia solidarietà con e-:;Hi di frontr– a1 nemito, pe1-. l'ai11to reciproco -11rlle 1>erscruzioni e sopratutto nell'azione dov1111{1ue o ogni rolhL che c'é da fare <rualcosa iu mii siamo lutti ù'al·cor,lo. Ma il giornale é altra cosa.: é ,propaganda d'ideP e non .azione pratica -· o i:el (ampo •lellc i-<ler ..1b– biamo iil dovero lii propagare '<lii Ile <'!te ci-e-diamo giuste e no1.t lo altre. Abbiamo il ùo,·ere tli Jll'0J>.1- gare tutte le 11ostre itlre sulle Jliù varir-, ,quc~:,tioui. " non, soltanto quelle e-ha ,~on di::ipiaccio110 alla ~i•- 11e1alilfr i;enza distinzione. Abbiamo il dovere di com– baltere, - con ('OTle-aia, si ca))ii:H'E",e con 8J)irit.o di lolleranz,L o bnon accordo. - lult.o quelle altre ill~e che c·i xe111brauo ~ba~.;liau• o tla11110He. J~ gli altri. ; compa.~ni l'11e dH noi llis.;Pntono sn certr- <1U0:itio·1i importanti, hanno il nudesimo dovPre lla Jlarte I0l''I. E noi e loro non potremmo fare interamente il nostro reciproco dover.e da una tribuna comune, - che in un primo tt?mpo ci IlOrterebbe alla confusione e :Llla fine ci fa!'ebbe litigare aseai •peggio. Questo é ciò che m'i11segna f' mi fa dire u11'e,:.:;pcrie11zarlw. :>r-r me. proprio ora rag;:;•innp,·0 i :IO anni. JiJ no11 la. faccio lnn~a; ché, credido~ caro T .. avJ'.-:•i lauti altri seri argomenti J>cr dimostrarti elio ::o ragione, non solo in teoria ma a11ehe in !lratic:n. J'::-!·,·• ·o i Compagni di cos1;i, clec-idoranno tutti d'am0"P e cl'aecordo di fare !l11<·ora, 1111 esperimento d('I ;:J'– nero, '- 4 1na senz,·L comiuc:i:ire- rol litigare fin dnl prinei1>io. - io. pure C"i:rnendovi eonlraTi0 "prim,t". sar6 ·ittopo·· di:iCil>linato cnn loro, non mi 01>pon,·, affa,Uo al loro lavoro; anzi nella mi nra deh:o 1 11ir forzo ·,·t coo1lerer6, come ho fatto fin qui c·on :1 lavoro dei eom1rng11i rbe nino e t·he stimo cast.i. 1,: i:t ogni c·a"5o, con la. fusione o HPnza fusione, voglio r alari' il ùuon. ;tllliC/l ,te::,:li tµl~ e clc:i;U al~rl. ~on e~dndo affatto, infi11e, che io mi poRsa s.b:1 gliare. rosi 1 loutano c-ome sono da. voi da 1anto tem– po, sp~Qie nel caso che vi siano rai:;ioni SJleciali ~'l– eali c·l\e 111ililino conlro il parerr, mio. ['erci6 ,li rp?esto voi terr te qnPl po' tH co11to c·he valo e nulla più. Ma. ).>asta J)Pr questa volt.i. :"J"oitre vi abhl'acriamo tu I ti' (·011 al'felto. Tuo sempre Mio caro T., n[imo. Gigi. Mont~video, 26 marzo 1933. Tutto <:i6 c·he suc·cede pel mondo mi riempip d',1 1 1- goseia. La. catastrofe telle.-;ca é terribile. '11 quanio dolormw per noi é vedere che da. lezione dell'lloìi.1 ncn ha ~io,Tato a uiPnte al J>Otl0lo tedesco, mentre~ ltan saputo profittarne solo i suoi oppressori! E' principio ,brullo assai di questo anno 1933. In quanto al nostro picc•olo dissenso interno, 11011 credo valga la pena insistervi troppo. Ancl1e io sono d'accordo co11 te cho "sarPbbe d>ene·• che delle ten– denze ce ue fosse una. sola. 'Ma in reallU, purlr0})i)O. C;C·n s0110 più d'una.: per lo meno duo mi oai.·e · ùif[iclle poterle eliminai-e. i\la io parlo di tendenze <l'ide€.·, progra!llmatiche, non di persone. S'intenll ', e sono rl'a('cordo con te anche in questo, che io mi sento molto più vicino a. un individualista :;incero e che agi~ce bene, piuttosto che ad un comunist 1 e,he agisc·e male. E all'ateo pratico sto d'ace,or b con lutti quelli che praticame_nle agiscono .ueJ mo 1 lo migliore. ;\la quando ~i lratt,i di giornali, di 11rojn– ganda, ecc. é impossibiie sostenere insieme due cor– rrnti diverse di iclee e cli metodi, cqme é impmni– hile, non anarchito, che per amore di cone,orJia formalo una o U'altra corr~nle rinunci a propagat'e i criteri propri che crede migliori; e sarebbe da 1- noso propagarli insiemi tutti 1 anche quando un <·ri– terio ,é in contrasto cen l'altro. Ma io non faccio per6 questione. (]i nomi, come mi pare tu creda. Ancl1e io oggi preferisco dirmi semplicemente "anarc11ico", piuttosto che "comuni– sta-anarchico". Se mai. 1ni sarebbe piaciuto molto di pili chiamarmi "·ocialist.a-anarchico" come face– vamo trent'anni addietro. l\la questo ora nou é pi(t possibile, e per cl6 preferisco la parola "anarchico·•

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