Studi Sociali - VII - n. 2 serie II - 4 maggio 1936

zione radicale che ci auguriamo, ben poco si potrii. utilizzare di quanto fu gia costrui– to, e a questa difficolta 13'aggiungera pro– babilmente quella del!'isolamento e della mancanza di &cambi. E possiamo esser certi che sarebbe molto più serio e completo un blocco eeonomico coEtro un'Italia rivolu– zionai ia di quello che non sia ora contro l'ltalia lascista, sempr purché la rivolu– zione vada tanto in la da rappresentare un pericolo per gli interessi dell'alta borghesia europea. Lo studio delle pos"ibilila interne per una STL'DI SOCIALI pas,:egg rn autarchia in periodo ri voi uzio– ua1 io é stato comincialo 11cl nostro campo per la Spagna. Si vedano a questo proposito le riviste uostre spagnuole di questi ultimi anni ed il libro di G. Levai: "Problemas econ6micos de la revoluci6n socia! cHpa– ii.ola". Questo sarebbe il momento d'miziare lo st sso lavoro per l'Ital 1a. I compagr I che abbiano poss1bilita spe('1ali di docu111e<llars1 su questa questione larebbero bene ad occu– pai sene. , oi cercheremo di portare, da q uc– ste colonne il nostro contributo. JX(;L\. 1"EntL\.HI. Le armi della civilta contro la civilta (Continuazione, vedi numero precedente) Quell'entusiasmo pan•c incoraggiato, da allora ju poi, quasi ad ogni cleccnuio, da invenzioni e scopc!·le i3empre nuove, .sem1He più numerose, sempre ?ili straordinarie, fino alle ultime che noi stessi. ua hrevo corso della nostra vita, abbiamo visto molti• pUcarsi sotto i nostri occhi, dalle rotative per la stampa e le ·macchine per comporre aìla radiografia e radioscopia, ,dalla macchina a vapore M motore a scoppio, <lai sotlomarini agli aerop(ani e dirigibili, dal cinematografo al telefono .senza [ili ·cd a,lla ra– diofonia, e a tutti gli .altri ritrovati maggiori e mi– nori, fra cui le mille applicazioni cleH'elettricit{t, che tutli i11,3ieme potrebbero - si é detto più vollo -– J)ermettere ila realizazzione nel mondo umano del mitico paradiso terrestre. Lungi da tutto ci6, invece, la societa degli 110- Jnini pare -sempre piti tramutarsi in un vero e Jlro– Jnio inferno terrestre. Chi avrebbe mai pensato, al– l'infuori cli poche preveggeuli 1Cassan<lre inascoltate, che il cosicletto "s.ecolo dei 1 lumi" avrobbe maturato -entro sé le cause -della 'Pili terribile e sanguinosa ~uerra che la storia ricordi? 'Cbi avrebbe imurngi– nato che tutti i progressi di un secolo per l'aun1ento e il perfezionamento d '.la produzione .non sar~b– bero 1bastati a fugare lo spettro della fame nep– pure nelle nazioni più ricche ,e fortunate com& l'In– ghilterra? Chi avrebbe eletto che dopo tanti sforzi di ,pen iero e d'azione, dopo tanti sacrifici ed eroi– .:,mi d'individui e cli .popoli per la Hbertù, tanta. parte del vecchio o del nuovo mondo si sarob'be vista defraudala, dai trionfo delle più odiose cliLlature, anche di quelle libertà, pur cosi parziali e ridotte, .che sembravano alla fine del secolo XlX acquisite per sempre? Chi avrebbe creduto che, dopo una dimrsione cosi unh'"ersale dell'i fruzione e 'Jual"'rndo ('he tanta gente sappia leggero scTivere, sotto 1 ma colLUra. su1>erficiale vi sia ancora nei più una ine– dncaziono tale che la. pr potenza e il servilismo e l'int..ompreusione reciproca mettano ancora tra. 110- 1110 e uomo, fra gruppo -e gruppo, fra popolo o per I)olo, bai riero politiche, economiche e morali insor– montabili o ,qua;~i, o preparino per un pauroso av– venire nuovi con[litLi mille volte pi(IJ terribili e sanguinosi di quelli passati'! Eppure é c,o_,;lf!).J'on per que.-sto noi diremo inesi– stenl~ il 1H·ogresso o inutMe ill cammino fatto fin qui. M a 1 hisogna convenire che i suoi frutti, Jal punto e.li vista della civiltà, intesa nel suo vero e migliore s ignificato, - non sono quelli che piti so 110 speravano, o Io son sta.li iu una mi'3ura lrop90 scarsa, in rapporto a ci6 che esso fu realm.anto nel campo materiale cle,Jla scienza e cleJa tecnica. I progressi, le scop rte e invenzioni nella fisica, nella chimica, uella meccanica, ecc. non restano meno, malgrado tutte .le nostre pessimistiche. consiclcra– zio11i. un magnifico patrimonio cli ricchezza, acx1ui– silo all'umanil{t: .né lo disprezziamo, né vonemmo certo disfarcene. Prevediamo, al contrario, che un ~iorno potrà contribuir(' enormemente a costituire i•! fondamento materiale di c1uella civiltà superiore eni noi agogniamo. Ma. oggi! quante , 1 0Itc non vcr– TPlibe voglia cli chiederci se la vita non sarebbe più ~ana. Jliù equilibrata. pili umana, più intelligente Ht.nza parecchi dei tanti progressi tecnici e mecca– nici ehe pure riconosciamo meravigliosi! ::,.J'onv'é dubbio, per esempio, che ohiunriue rinun– cerebbe a tutti i pro•gressi realizzati per la fabbri– cazione degli esplodenti, dei gaz asfissianti, dei sot– tomarini e cli tutti gli altri odiosi strumenti <li guerra, benché essi potrebbero anche essere aclope– J'ati nella pace, per la vita. e non l)ler 1la morte ;degli uomini. J>er esempio, l'uso razionalo cli certi et>plosivi sarebbe utile all'agricoltura.; altri giovano uellc, miniere, ecc. Ma che cosa •sono questi van– taggi, del resto assai poco utilizzati, di front.e ar'.– l'infamia •spaventosamente micidial della guena, di nti hanno moltiplicato nll'int'inito gli orrori {li san– gue. e di morte'! Quando ricordiamo l'ultimo cataclisma del 1914 ..18, le terre e tie città squarciate, come da un conti11l10 terremo to sul fronte di migliaia di chilometri per , iuatt.ro lunghi anni. i milioni cli morti, di mutilati, <i : av velenali, cli annegali, o la degenerazione mo– rale, l'a.bbnssamento spirituale che n·é derivalo :n LUtto il mondo; e quando ci raccontano. anche og.;i, glf a·Jtrl "prol/reJsi" realizzati <lalla chimica per I ~az asfissianti di guerra, si c'he alla prin,1a oc.!n.– sione di conf.Jillo dagli aeroplani 1>otrà P/1\vert fa morte sulle cl~tà più popolose e lontane dal fronte, <la ridurle in poco d'ora a e-normi cimiteri; e se ril'lelliamo <:!te queste stesse possibilità di stermi– nio meGse a, portata delle collettivitfi. umane ,contri– buisce anche in tempo ùi pace ad abbassarne il livello mora•l , predisponendole spiritualmente ad u– n'o1lera cli morte, - se pensiamo a tutto ci6 non ci viene certo voglia alcuna. d'inneggiare alla. scieu– za! Di .fronte a tanto male, quale ridicolo .e puerile compenso appare il premio Nobe1l che, 1 per un la– scito dell'inventore della dinamite, si assegna ogni anno a qualche scrittore cli versi, a qualche roman– ;Jere, a qualche autore di libri in favore della Dace! . . L::-, ,scienza non ba colpa cli tutto ci6 natural– mente. Bssa 1 é docile strumento nelle mani del– l'uomo tanto per il bene ,quanto per il male. Anche i più potenti veleni in medicina ,servono a combat– tert·, a guarire l'organismo di certe malattie; e noi non 1i distruggeremn10 né malediremmo, solo per– ché ci sono degli ·sciagurati -che se ne servono per avvelena1,e, per uccidersi o per uccidere! L'errore sta, piuttosto, 1nel>lacredenza di alcuni - nel secolo ,scorso erano innumere legione, - che •la scienza abbia di per sé una s,pecie <li virtù taumar turgica di •bene, anche politica e morale. Ricordo un inno che ,si cantava in una Univerait:i Popolare a Bologna, che proclamava: "scienza é liberti"; ,e altri diceva che "scienza -é bonta•·, o bugie con-si– mili. La cienza. anche 1nel semplice 3igniificato di "sapere··, di istruzione, non é nece-s5ariamente, ùi per sé, né ,bontà, .!)é libertà, né rulcun altra dell3 virtù morali. Essa pu6 giovare, essere utile e m1- gari indisJJensabile, alle opere cli >bontà, alle bat– taglie per la liberta, ;,L trlonro della gim1Uzia.; ma ci6 solo In quanto la volontà di bene degli uomini Jo determina. Quando invece se ne impa'{}roniscoao gli uomini di -e.attiva volonta, e ci6 nes.suno pu6 impedire, ,ecl anzi purtroppo sono essi che prereri– bilmente la difettosa organizzazione sociale mette in condizione di servirsene cli prn ed anco di mono- 1~olizzarla, allora. possiamo in un certo senso rip2- tere con Dante che dove l'argomento della mente s'aggiunge al mal volere ed alla possa nersun riparo vi pu6 far la gente. Allora la scienza ed il sapere si rivoltan contro ogni bontà, ogni liberta ed ogni giustizia, e si tramutano in trumento cli tirannide~ di malvagit3 e di s110lia– zione. }J ci6 non 'Soltanto nei casi €ccezionali di guerre o cli delitti, di grandi infamie coHettive o d1 clamorosi misfatti incliviclua1:i, ma anch e nella abitudinaria vita quotidiana, nello svolger.si norma– le della vita sociale. E' quello che J) urlrnJJpo pos– siamo con3tatare oggidf in quasi tutte le manife– stazioni ipiù vitali della societa contemporanea, :;o– .pratutto a causa del predominio prepotente, assor– bente ,e invadente al massimo grado che vi ha preso l'industrialismo o, peggio ancora, l'affarismo, - sopra.tutto da quando la plutocrazia mondiale, dive• nuta mastodontica col suo ,crescente accentra.mento, va sostituendo ai vecchi sistemi della libera concor– renza gli altri del dominio dittatoriale e assoluto su tutta. l'economia a mezzo dei "trusts" e dei ucar– tels". 1 Ci6 é una. causa ed un prodotto insieme del ma– terialismo crescente della vita moderna, c:he ha no– sto in sott.'ordine lutt le atlivlla clell·inlelligenza e dello spirito. Basta vedere come le nuove genera• ~ioni si abbandonano .sempre piti e elusivamente ai J]iaceri 1>uramente fisici dello ,sport, si che quel che più commuove e interessa non sono le manifesta– ~ioni più squisite ciel sentimento e dell'inteilletto; e si pu6 dire che si lascino atrofizzare il cuore P.d il cervello, per non sviluppare ipertroficamente, e sempre pi(t a danno -de>lla salute del con,o, che I muscoli del! braccia e i garretti deble gambe. Lo sport, ronlenuto in certi limilf, é tutt'altro che con• dannabile; al contrario potrebbe essere valido ele– mento salutare di -educazione fisica ed estetica. Ma, oltre al fa.Uo che certe forme di sport sono d'una brntalil!I ed inumanità. ignobl-11, eia ,quando ,la lndu– strializza.zione deU'attività sportiva J1a int.r6dotto !n ,questa, con 1 l'a.ffariamo, le mille degenerazioni del– l'inganno e della sope1:chierla, essa ha perduto ogni elemento morale Alle •possa: renderlo ,simpatico agli uomini di progresso, e .non é pili ormai elle una specil' di stupe!acente per ne moll!tudinl, stornate con essa dagli altri euoi phi vitali inleressi e Jl~r far loro sentire di meno il bisogno <li pane e tll IH,erlli. L'affarismo, questa piaga sociale sn cui si tonda ormai .tutta. l'organizzazione economica e politica 5 cdierna, specula sul malo o sul bene, e converte anche il bene in male. Nel campo ciel.·economia, per c.sempio, lu11gi dal servir...;i della scienza. per svilup– pare la nrcxluzione, di quella si ;,;ervc per limita.re questa, e, magari per distruggerla, perché l'a bbon– uanza d:?i prodotti non ne diminuisca la Jomanda al punto di far calare i prezzi e far diminuire le en– trate degli S!lCculatori. La .scienia economica non serve a regolare la procluziono a seconda dei biso– gni, ma al contrario a. far si che vi :;iano sempre molti bisogui insodisfalti, per sercitare su questi il ricatto dei prezzi alti. ,~• cosi, per esempio che tante terre restano incolte; é cosi che bast8. un colpo cli telegrafo dalle borse grauarie cli New York o di Londra, perché si arre,;ti o si distrugga la procluziono ciel grano, cleHe ollive o delle uve nel– l'Argentina, in 1California o nelle Indie, quando una relativa abbondanza minacci cli farne celiare 11 prez– zo sotto un certo limite. Né importa che ci6 signi– fie;lti condannare alla disoccupazione le masse lavo– ratrici nei paesi di produzione, o condannare al!a carestia altre ma se di popolo nei paesi piti consu– matori. E' ovvio che lutto ci6 non limita i suoi effetti nel campo strettamente economico, 11011 si ri.solve soltanto in sofferenze materiali di un determinato numero (o quale enorme numero!) di t>ersone, né ha un valore sollanlo conling ute o locale. Gli ef– fetti disastrosi si ripercnotono, ne generano altri, ne! tempo. e nello spazio, in tutti i campi, tSpecia·l– mente 1 po1itici o moraìi. Chi é povero é schiavo, si é ripetuto mille volte; ma la miseria e la fame non solo curvano le sc.hiene alla servitù politica e sociale, o provocano rivolte prive di luce ideale, ma contri1rniscono a. mantenere e aumentare l'igno– ranza, indeboliscono le resistenza moratli alle sugge– stioni perverse, abbal:isano la odignit{1. umana, gene-– l'ano più numerose manifestazioni della criminalit~. - 'I)rovocano insomma la immoralilcL la ricatluta. dell'umanità nella beslialil:-\. . . Tullo questo é risaputo, e una ricchissima lette– ratura. sociologica lo ha da un secolo in qua. doc-u– mentato non con vane declamazioui, ma a base rii dati di fallo e di statistiche inconfula,bili. Per6 un fatto non del tutto nuovo, 1na che negli ultimi decenni ,:;i é traorclinariameute generalizzato ecl ha raggiunto più cli recente delle mani[estazioni impressionanti, é che siano stati a poco a poco l'i– dotti a strumflnli cli abbassamento morale, di clege– nerazion€• o involuzione 80ciale, di vero e proprio 1 inrbecNlimenlo umano, a.n elle de i progressi acien– ti[iri che furono salutati aJi:' inir.io, e di per se stes3i lo erano, come llOtenli mezzi d i elevazione dello ~pii-ilo, come con-quislc magnifiche della civilta con– tro la barbarie. Per e!:H,mpio, la stampa. Dat tempi di Gultemberg in poi, c11tanti inni le sono stati dedicali, corne alla emancipatrice per eccellenza de~!o spirito umano! E ta!P essa 6 stata infatti per qualche secolo. A lei si debbono in gran parte gli ,3plendori del Rinasci– mento umanista e filosofico, poi dell'1~nciclopeclia del secolo XVllf. quindi il diffondersi d~lle cogni– t..ioni scienlifiehe e delle idee rinno,ratrici nel se– colo XIX, 11ella seconcla metà cli <1uest'ultimo e nei primi anni del XX il grandioso movimento t1i elevazione cl~lle masse lavoratrici. Libri ed opu3coli. qucticliani €· perioùic.i, questi u!timi un rpo' mei10 efficac-i dei primi in profonclitH. ma. immensamente più influenti in estensione, hanno costituito uno dei piit potenti coefficienti cli civiltfl.. Oggi stesso, con– tro la offensiva incalzante cle-lle forze cli 1,egr-es1>0 intensificatesi durante e dopo la guerra con co~i terribile successo. la stampa resta sempre una delle armi pill utili '6 inclh:;pensabili della resistenza. ci– vile. Ma, mentre un tempo essa era l'e!emento vit– torioso dell'attacc:o contro la barbarie, oggi la bar– barie stessa se ne serve per la sua contror,fensiva. menN·e per le forze di civiltà e di progresso é a1,pena sufriclente per la difesa. ed é costretta a ceder terreno ogni giorno più. Ci6 non eoltanto perché la stampa Yiene privata iu un numero sempre crescente di paesi, da par!.e dei ,governi dittatoriali. cli quel minimo di liòerta che le é indispensabile, ma anche e sopratutto per– ché, anche nei paesi dove una Tellativa ,libertà le é ancora consentita, il privilegio di usufruirne va 11i ratto accentrandosi, col monopolio finanziario, na 1le mani delle classi e caste pii.i reazionarie, <Special– mente a. causa della sua industrializzazione. La sco– •perta del'le rotative e deL!e macchine da comporre, •- che di per sé, a parila di condizioni per lutt.i. avr~bbe -potuto dare uno slancio irreeistibile al pro– gre.:,so umano, - e con essa l'organizzazione sempre piit vasta e complicala del traspoTti, fa si che sol– tanto con grandi mezzi é poselblle l'Impianto :li grandi aziende editoriali e gion1ali e una vasta diffusione della stampa. Or.bene Questi m0'lizi sono 11er l'appunto ,quasi i;olo In mano delle forze <li rea– zione facenti capo a 1 lla iplutocrazia, che se ne serve 1,er sorfocare sotto valanghe di carta ,stampata ,:a stampa libera e Indipendente, di cui neutralizza !'in• rlue.Qza e Ja supera con una influenza mille volte maggiore- e avvelenatrice dei cervelli e dei cuori. ,Ci vorrebbern dei volumi per illustrare ,questo l'e– nomeno sconcertante di un mezzo di -civiltà a danno de:\a c!vllta. Lo studio ne é stato tentato -più cvolte, sprcir• in Francia e negli Stati !Uniti. ,Sarebbe 1n– teressante, per esempio, vedere iqua,nta J'&j3ponsabl– lila spetti alla stampa ,per 110 scate'lamento clelht guerra 1914-18, e quanto pel suo 'J)rohngarsi fino all'estremo limite deHa reelslenza umana. La ten– denza al minimo sforzo come alla minima spesa ra. si che 1'I pubblico, eccezion falla ai piccole mino– ranze •be,n corazzate da. convinzioni proprie, s'abitui

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