Studi Sociali - VII - n. 2 serie II - 4 maggio 1936

ganza geometrica, definitive". Anche il ISalvemiui lamenta che tanta ricchezza sia eccessivamente fram– mentarla. (Prn1. a Le piu belle pagine di C. C. Mi– lano, Treves, 1921). ·Da un lato, tale frammentarieta 11011 é deplora– bile, 1quando si pensi che la varieta delle elabora– zioni, dei sunti, delle critìche ha 1Spinta la mente dei Cattaneo in mo(te direzioni, suggerendole delle idee e fornendola di cognizioni svariatissime. lMi paTe probabile che la sua psicologia delle menti associ:i.te si sia sviluppata il) sulla valutazione introspettiva del contri 1 buto c.he le letture portavano al suo pen-, siero. E specialmente ,quel rimaneggiare .scriLti al– trui, queillo sforzarsi cli ben penetrarne il contenuto a }o spirito Jler tradurli in forma limpida ed !r. modo coerente credo abbia contribuito non poco a quel continuo lampeggiare <li associazioni che ;a genialitA del Cattaneo faceva ardite e fecondissime, ma che /fonse non sare.bbero nate senza quella ma– teria grezza. (Ce>ntinua) C. BERN ERI. (1) Dko sdluppata, pokh~ ~e ne potrebbero indicare i 1.:'l'l'llli 111.:llafilm;oria. cli e:. H. Yic'o e, ancor pi_(l prccisa– Jll~nte, i11 qm•Ha del <.:a.lluppi e del Romagnos1. Unita o molteplicita sistema di Appunti trovati tfra le carle cli re– dazione. )< e sun progetto di ricostruzione econo– mica puo pretendere d'essere definitivo, ma solo una contribuzione all'elaborazione del– l'a, venire, in cui non lrionfera un sistema unico, ma qualcosa di molteplice e multi– fonnc, d rivalo dai sistemi più vari. La va– rieta é legge 11aturale. r vari progetti son destinati a integrarsi e correggersi a vicenda in modo che ne re– si ino le parti vitali e compatibili con le varie tendenze. 11 futuro 11011 sara d"un pro– getto unico, n 11riori. ma la risultante, n. 110steriori, dei fatti e delle volonla in c-01l– tra,s. · che i vari )rogetli avranno esercitata la loro influenza. L'unicita di sistema é in contrasto con la storia, l'esperienza e la natura umana. Solo una tirannide che l'imponga con la forza potrebbe tentarlo, ma non riuscirebbe mai ad un sistema accettabile, sociale. O cadreb– be nel vuoto o sboccherebbe in una nuova tirannia. Da una rivoluzione e-on indirizzo liber– tario non 1rno scalnrire un sistema unico, -bensi ;;islemi vari, variali e variabili,. in pacifica coordinazione federalistica di mu– tua coopera;done per gli interessi più co– muni e generali. Ve1·so questa soluzione '(leve tenclere la propaganda e lo sforzo cle– "gli anarchici in seno alla rivoluzione. Essa ci lascera aperte tutte le porle dinanzi, ed anche rii dietro per correggerci e ritornare sui nostri passi in caso d'errore. Il sistema unico ci chiude tutte le porle, meno una, per la quale non Lutti vorranno o potranno passare. l I sistema unico non sara accettalo da tutti; bisognera dunque imporlo ai re– calcitranti. Di qui la prepotenza statale, la dittatura. Questo é vero in lutti i campi, compreso l'economico. La distinzione fra l'economico e il politico (morale, educativo, culturale, ecc.), é puramente logica, quando si parla o scrive, perché non si pu6 parlare cli più cose alla volta, ma nel fatto concreto i campi dell'economia. della politica e della morale sii confondono fino ad essere uno solo, - e più saranno un solo campo quan– do spariscano le distinzioni di classi. Il sistema unico porta alla centralizza– zione, sviluppo della ·burocrazia, intrusione cl'incompetenti, separazione delle funzioni arnmin istrati ve dal teatro del lavoro. Chi governa la produzione governa _i produtto– ri; quindi, ritorno più o meno lento all'au– torita statale. I primi a ribellarvisi saran gli anarchici, anche se il sistema unico sia stato proposto da anarchici. La tendenza al sistema unico é frutto della suggestione che esercita l'esempio del capitalismo coi sui trust e i suoi fascismi, vroduzione diretta, ecc. ecc. Ma l'accentra– mento dei poteri capitalisti non é il fattore STC:nl SOCL\.LI dello sviluppo della produzione; al contra– rio, tende a limitarlo. Il grande sviluppo della produzione si dovette al liberalismo economico. Ora i sistemi accentratori sono tentativi del capitalismo non per sviluppare la produzione, ma per salvarsi dalla crisi, dal fallimento e dalla rivoluzione prole– taria, nell'interesse del profitto capitalista, del monopolio, ecc. Il problema della produzione é importau– le, ma non il solo importante; non deve essergli subordinato quello della distribu– zione dei prodotti, né quello della liberta e integrita fisica e morale dei produttori. Se tutti. lavorano e nessuno sfrutta il lavoro alti ui, la produzione é sempre sufficente e non v'é bisogno, per elevarla oltre misu;·a, di sacrificare la liberta, l'integrita, la di– geita dei produttori. La popolazione, au– mentando, fa aumentare il bisogno di pro– (1otti; ma fa aumentare anche le braccia produttive, senza contare J"aumento origi– nato dal progresso scientifico e tecnico. Non bisogna esagerare ia necessita di quantita di produzione, per sacrificarle la liberta. L'economia statale non é mai superiore all'economia privata, libera, neppure dal punto di vis_ta borghese. Dal punto di vista operaio si equivalgono, e lo sfruttamento che ne deriva puo essere peggiore con l'uno o con l'altro a seconda delle circostanze. L'economia statale puo, nei momenti pro– speri, dare certi vantaggi materiali agli struttati, ma a costo cli maggiore schiavitù perso'llale. I progetti di riorganizzazione sociale hanno valore di propaganda, valore peda– gogico, sono utili come preparazione al la– voro pratico, come cimento delle teorie in rapporto a previsioni pratiche, per mostra– re che 11011 stiamo sulle nuvole, che saprem– mo come fare, ecc. ma non han valore per se stessi, come se si dovessero mettere in pratica in modo sicuro. •Con la discussione di queste questioni, con l'esser preparati ai vari problemi ed a qualche modo di risol– verli - anzi a più modi - correremo meno i llfil:i<:oli dell'im rovvisazione e meno sa-• rem soggetti a dover subire. in mancanza cli meglio. le soluzion1 altrui, quelle auto– ritarie. Ll'JGI FXBBHI. Conseguenze d lle sanzioni Intorno alle sanzlon i, ormai, neanche si discute più. Applicate onestamente avreb– bero forse affrettata la fine della guerra, ma un'applicazione onesta era solo possi– bile da parte delle organizzazioni operaie e non da parte di una societa cli governi. Cosi come vanno le cose esse non sono state se non un'arma di lotta fra due stati e una pericolosa complicazione diplomàtica. Ora poi, dopo la militarizzazione della Renania e l'inerzia della Societa delle Nazioni non altrettanto facile alle redini francesi che a quelle ingle,i, il lato umoristico della "giu– stizia internazionale" salta agli occhi di tutti. ·Certamente non saremo noi a deprecare quei tentativi che, morali o immorali, fatti co11 qualunque scopo, giovino alla lotta an– tifascista. La guerra é una cosa troppo tra– gica perché si possa disprezzare il più pic– colo contri·buto alla sua estinzione, venga da Dio o dal diavolo. Non sceglieremo quin– di proprio questo momento per gridare -con– tro l'imperialismo inglese in particolare, quando c'é tanto rla dire contro l'imperiali– smo fascista. Che i governi rivali cli Musso– lini regolino con lui i loro conti. Noi siamo su un altro terreno di lotta. Pei·o é gecessario mettere in guardia da un Iato gli antifascisti militanti -e dall'altro i tepidi e gli indifferenti, contro due stati d"aninièl contrari ed ugualmente nocivi, ge– nerati dalla commedia che s'é svolta e si sta svolgendo a Ginevra. Da una parte le sanzioni e il •C011 flitto anglo-italiano han no prodotto delle speranze ingiustificate e pa– ralizzatrici. Molte coscienze han conqui– stata la pace del dovere compiuto con un a1dente telegramma a Ginevra:. "Solo la Societa delle azioni ci puo salvare", diceva un italiano. ufnciale della milizia, a uuo straniero che l'interrogava sulla guerra. In quel ··solo" sta lntlo il dramma dell'inazio– ne, r,1 odolto della sfiducia in se ~tessi. JD la stiducia in se stessi é spesso una conse– guenza cl ella 1iducia negli altri. La delu– sione che sta sopraggiungendo puo portare ad un peggiore scoragg1amenlo o ad una salutare reazione. Questo dipende dall'azio- 1:c di quelle minoranze entusiaste che sono '•il sale della terra". Un altro effetto, altrettanto pernicioso. han prodotlo le sanzioni su una parte di qnella massa che é apparentemente un peso 111crto e la c11i influenza é ciononoslanlc det isiva in cedi momenti. Nella coscienza o 1H;lla snbcoscienz.:t di questa massa il sen– timento nazionalista vive d'una vita latente. per quanto in Italia meno intensamente che altrove. Ora, specialmente una parte della media e piccola borghesia che, Umida ed incolora com'é, é servila di piedistallo a tanti trionfi, e non é, quiudi. trascurabile, pur essendo in linea di massima, abbastan– za ostile al fascismo che l'impoverisce, veci 01a nelle sanzioni un'umiliazione dell"amor propio patriottico e un colpo ai prop1•i an– che piccoli interessi. Il fascismo é riuscilo a trasformare i provverlime11Li della Lega in un'ottima aima sentimentale di propa– ganda interna. Tutte le difficolla e le pe– nurie inerenti alla guerra sono atlribuil2 all'Jnghillerra. E quando si ha fame ci vuole un •bersaglio alla propria rabbia. Contro 11 fascismo non si puo gridare, mentre che contro l'ingiustizia straniera é permesso sfogarsi. Tliller baso il sno movimento .;;ul– l'iniquita del trattato di Ver~aglia. Musso– lini non puo imitarlo perché il popolo ita– liano lo conosce di più ed i fatti su cui si appoggia sono d'altro calibro. Pero se pen– siamo che son prese le verti~ini persino a Benedetto Croce dobbiamo ammettere che le sanzioni hanno svegliato in Italia, sia pm·e in scala minima. uno stato d'animo cli cui bisogua. te11er conto. E' pericoloso es- -se-re scettici, ma é pericolo,,o anch farsi delle illusioni. (~uello che c'importa ·é se– g11ire, per quanto é possibile, il lavorio spi– rituale che si compie in .Italia nell'isola– mento in cui il fascismo mantiene il paese e seguirlo non solo nelle minoranze che orienteranno la storia rii domani, ma anche nella massa che pno essere a quelle mino– ranze più o meno favorevole. Certamente, se invece delle sanzioni a– vessimo avuta la solidarieta del proletariato inte1 nazionale col popolo italiano oppresso dal fascismo, tradotta. magari in un boicot– taggio completo, questo stato d'animo non si sarebbe prodotto. Ma il tentativo d'abbreviare la guerra italo-etiope mediante l'isolamento dell'Ita– lia ha anche una conseguenza pratica che merita di richiamare la no-stra attenzione. L'Italia intensifica ora i suoi sforzi per ba– stare a se stessa dal punto di vista della produzione. Ora noi abbiam sempre combat– tuto e sempre combatteremo l'autarchia economica, principio nazionalista estraneo alle convenienze della produzione e della distri·buzione. Pero ci siamo anche posti spesso il problema d'una rivoluzione nostra, che, scoppiando in un solo paese, sarebbe quasi fatalmente esposta al boicottaggio e– conomico delle altre nazioni a regime auto– ritario e costretta quindi a limitare il con– sumo alla produzione nazionale. Ora, per quanto sull"Italia sia molto dif– ficile avere dati concreti, é certo che non conviene trascurare -completamente l'espe– rienza che si sta compiendo. Non ·bisogna, é vero, esagerarne il valore, ma neanche ignorarla. Ogni giorno che passa cresce l'urgenza d'una preparazione tecnica all'i– nevitabile (vicino o lontano?) movimento rivoluzionario in Italia. Per combattere ci vogliono armi, ma ci vuole ancne il pane. Il -problema dell'a,pprovvigionamento é fon– damentitie e non i 1,isolve con l'entusiasmo ma con lo studio. Tanto più grave sara questo problema, quanto più sara profonda e avanzata la ri– voluzione italiana. Se avverra la trasforma-

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