Studi Sociali - anno V - n. 30 - 16 maggio 1934

SI lasci6 ai teorici faseisti una certa llberti 11 discussione o, per dir meglio, di previsione. C,a– scuno, secondo le sue preferenze o i suoi interes;l. cercava d'Indovinare ci6 che s! stava elaborando nel cervello del Duce. G!a nel "Congresso di Studi Corporativi" riunito in Ferrara nel 1932, si erano ,tsco!tate opinioni mol– to varie sul compito futuro di quegll organismi, che fin dal 1926 costituiscono nominalmerite la base dei reglms rastlsta senza esser mal esistiti né in pra– tica né in teoria, essendo soltanto un nome ed un mito. (Non bisogna dimenticare che Mussolini é un discepolo di Sorel.) V'erano nel Congresso d'1 Ferrara, e nelle discnesioni che seguirono fino al novembre 1933, un'ala destra e un'ala siuitJtra. $, udirono parole a cui gli Italiani non erano plti abi– tuati. SI ebbero discorsi, artlcoll, llbrl che univanc all'adorazione per il Duce una audacia teorica che I conservatori chiamavano bolscevizzante. MW!sollul sorrideva benevolo, diceva che bisognava •'non ave: 1iaura del cora,gg!o" e approvava di tai1to in tanto in mòdo ambiguo gli ardimenti del suol "enfants terrlbles". Il professor Ugo Spirito nel suddetto congresso •di Ferrara e un anno dopo nel suo llbro su "Capita– lismo e Corporativismo", pubbllcato dall'editore San– soni di Firenze, sosteneva che le future corpora· :doni saranno proprietarie: "né proprietA privata, né burocraticamente pubblica, ma proprleta della corporazione''. Il nuovo "-capitalis•mo corporatlvo", appoggiato da umi prefazione di Mussollnl, non spa– vent6 nessun capitalista. In Italia nessuno p!ti s'tm– presalona delle parole. A un giornallsta rranceiie, che lo !nt~rrogava an– siosamente, Mussolini rispondeva: ".Sto preparando grandi cose. Voglio arrivare al regime corporati– vo ... " (1). El lnfat.li, nel mese seguente a quella Intervista, Il 14 novembre 1933, presentava al Con– siglio delle corporazioni una mozione "storica" (tutto <\ storico ora in Italia, ma pii, di tutto I cllscorst del Quce) nella quale definiva le future corpora– zioni come "lo strumento che, all'ombra dello Stato, renllzza la dlscipl!na Integrale, organica e J\nltnrla delle forze produttive", assegnava al Conslgllo na– zionale delle Corpornzioni un potero legislativo !n materia economica e incaricava il Gran Consiglio 1en.sclsta delle rifol'.lll castltuzJonall necessarie. per la reallzzazione del progetto. Accompagn6 la mo– zione con un lungd diecorso in cui faceva la storia del capitalismo, identificandolo arbitrariamente col 11beraltsnio economiro. n clichi3.rando, come un mar– xista qualsiasi, che la ùeprèsslone attuale no11 é una crisi nel sistema, bensl una crisi del sistema. Per6 dopo quel discorso, Il cotporat.!,vismo restava più misterioso _di prima; neppure una parola sulla proprieta e sugli altri problemi vitali che sono una <-'Onseg,uenzadella "crisi del sistema". Nelle due settimane precedenti le agenzie ave– vano annunziato a tutto il mondo la prossima so– stituzione della Camera dei deputali con unJ. as– semb1ea cli tecnici e rappresentanti sindacali. S'era già scritto molto e dovunque su questa innovaz10ne, che poteva essere la tecnocrazia, lo Stato sindacale, una specie di bolscevismo, ecc. ecc. Tutti i giornall stranieri avevano annunciata la riforma come un avvenimento Immediato, In éoincldenza col termi– nare del periodo legislativo. Invece nel suo discorso ,101 14 novembre Mussolini rimand6 la trasforma– zione a più tardi, quando fossero costituite quelle cor,porazlonl, che erano g!a state annunciate come una gran conquista nel 1926 e sono ancora allo stato tli nebulose nel 1931. LUCE FABBRI. {La fine al prossimo numero.) (Da 11,n libr,, in tì,11g1taspagmwta. "Uo.misas Negros" di prossima piibb/Jicazione.) (1) ,Interventl.sta con H;elll'i cle Kerllli" pubblicata ne Le Petit Parlslen di Parigi In ottobre del 1933. Diamo qui, per nor-ma dei volenterosi, gU i11,– itirizzi di okiini dei principo1i Comitati di soc– corso, c1ii ri,volgei·si con le offerte per venire in <hitito alle vittime politiche: Coniitatn Naz· i.cn< ileA.1wrchico pro V,ttime politicht. - Rivol,gersi a: V, P. JEAN RE– BEYRON, boite postale 21, Bureau 14, PA– RIS 14 (Francia). l: Co,m.itato pro fig_li dei Ccwcerati politiri d'l– taltia. - Rivolgersi a: CARLO FRIGERIO, Case poste Stand, 128. GINEVRA (Svizzera). STUDI SOCIA.LI SPUNTI CRITICI EPOLEMICI INTELLETTUALI, INTELLETTUALOIDI ED I– GNORANTI. - Molto giustamente un compagno ~he firma "L'Errante" ne li Risveglio Anarchico di Gi– nevra (n. 893 del 3 ma'l'Zo u. s.) rdlceva che se an– che é vero C'he noi man,cl1!amo di intellettua'1i, "se non é un bene, non •é neppure un gran male"; e con:cludeva: "Non andiamo d.nnque a cercarn le ragioni del male nell'a,ssenza, d.i inte!Jlettnall, ma cerchiamole nella nostra Indolenza, nella nostra poca attività, nella nostra insens-ibilltà ... " •Anche se c'é un po' d'esagerazione dt modestia, in Jinea generale slamo d'accordo. Per6 "L'Errante" piglia occasione da queste sue affermazioni, per fare una tirata contro git intel– lettuali in cui l'()Sagerazioue ci sembra veramente ee'cessiva; e un lettore disattento potrebbe trarne per conclusione una apologia degl! ignoranti, che certo non rientra nelle Intenzioni del nostro com– pagno sud·detto. Forse cl6 é una conseguenza del fatto che questa parola "intellettuali" é stata scre– ditata dalla caterva innumere d'ignoranti saccenti che si autobattezzano per tali, o che Il pubbllco tait crede, solo pet-ché, o hanno scaldato le panche della scuola, o hanno strappato chissà come una laurea o un diploma, o sporcano carta di g!oma,11 (e sono i più), o sempitcemente si dan delle arie col citare a vanvera libri ed autori che non hanno !Mlo e qualche frase ln lingue anticlle e maderne che non sanno al'fatto. Ma se per Intellettuali s'intendono gli uomini che studiano, queili che lavorano con l'Intelligenza, - e sono essi i veri intellettuait (e se ne trovano anche fuori delle scuole, senza diplomi di sorta, e elle per vivere lavorano non solo con la penna) - allòra é un altro palo di maniche. Ablora si potrà rare una dlstlnilone fra gli intellettuali onesti e i disonesti, J dtsl11teressati e t mestieranti, i forti di carattere e I deboli, - e ce n'é d'ogni specie, ma proprio allo stesso moao e su per gi(1 nelle stesse proporzioni che l'.tra i n01\ !nteLlettuali, - e not faremo anche la distinzione fra qne11l che sono tavorevoli alle nostre lidée e quelli che sono con– trarii. Ma nulla ci autorizza a spregiarli e res,pin– gerli in blocco tutti, come sarebbe ingiusto ·spre– giare in blocco i non Intellettuali. In fondo, l'errore sta nel troppo generalizzare e nel lasciarsi deviare dal falso 11!gnlrtcato che certe parole assumono nell'uso corrente o in certi am– bienti. Per questo anche a noi farebbe un effetto spiacevole sentirci chiamare "Intellettuali" da certa gente; ma se rifiutiamo un tal aggettivo, anche se detto nel suo buon significato, é soltanto perché sappian10 cli non morlta-rlo. E se anche lo meritas– simo non ci piacerebbe lostesso, a causa della ca– terva innumere dt quanti lo sfruttano senza meri– tarlo punto. l nomi In fon-tlt> contan po'co, e non bisogna troppo gludlca,·e, in bene ò in male, le cose e gli ,uomini solo dagll aggettivi che loro si appli– cano. A parte I nomi, o aggettivi che siano, certo se In mezzo a noi cl fossero In maggior numero delle serie e torti /ntelllgenze, non sarebbe m~e. D'ac– cordo con "L'Errante": meglio poche, ma buone, e ,;,églio nessuna, piuttosto che di cattive. Ma biso– gna. convenire che le veramente buone non sareb– bero mai troppe .. Come non convenire infatti che non sarebbero punto di troppo, nell'Incerta ora che passa, >dei cervelli lungimiranti come I Bakunln, i Reclus, I Mella, i Landauer, i Malatesta, ecc.? Se non cl sono, si clira, noi non possiamo crearli. E' vèro; per6 possiamo sup1ilirll (e qu1 torna ad aver ragione "L'Enante") spoglianaoci d'ogni indolenza, affinando la nostra sensibllita, moltiplicando la no– stra attlvita. ·Con l'azione, In una parola: l'azione Individuale e cohlettlva, che muove la storia come la m1uove il pensiero, se guidata cla una consape– vole ragione e animata da torte spirito di sacrifi– cio.· " • • RIVOLUZIONE, POPOLO E GOVERNO IN RUS· SIA. - .Scrivevamo, nel n. 27 di questo periodico, In novembre, un articolo in cui esaminavamo la po– sizione della Russia di fronte alla situazione attuale; e i compagni de L'Adunata dei Refrattari di New York lo riproducevano poco dopo. Ma un compagno, che fi'rma "Il Nuovo Proscrit– to", non n'é stato contento e in qualche numero dopo (n. 4 del 27 gennaio u. s.) ha voluto dire con prosa calda e veemente Il proprio dissenso. Egli cl mette nella categoria di coloro che "continuano a mare l'amor platonico con quella vecchia baldracca ch'é la Russia bolscevica e le tan da cavalier ser– venti", ci dice che andiamo 11 a 1 rzlgogolando" non sa,ppiam che cosa, trova in noi "una amenita ad– d.iritturà su,bllme", glud-laa "eclettico e incerto", anzi "sballato'' il nostro atteggiamento .. , e cosi via discorrendo. Questi fioretti retorici a noi rivolti ser.vono ad adornare delle appassionate filippiche contro Il governo bolscevico russo, ripetendo in so– stanza e solo con maggior lusso d'invettive, come se fossero contro di noi, argomenti giustissimi, che noi abbiam eletto cento volte, - forse siamo ;itali tra I primi a dirli, da 16 anni in qua, - " che non sono punto In contradlzione con le considera– zioni del nostro ar-ticolo ... Incriminato, che il "Nuo– vo PrÒsorltto" ba avuto probabilmente il torto di non legi,er bene o ,di leggerlo con gli occhiali af!n– mlcatl da erronei preconcetti. Gli han dato al nervi, a quanto sembra, le nostre riflessioni preoccupate delle sorti russe, in "1)ecie nel caso di una guerra; e ci6 fino al punto di non ra,rgli vedere che esse si riferiscono alla Russia del popolo, proletari_a e rivoluzionaria, ed in nessun modo al governo che la opprime. Lo stesso lungo nostro periodo ch'egli riproduce lo dimostra benché egli ne abbia lasciata fuori la premessa che '.,quando parliamo della Russia e della rivoluzione rusrm, non intendiamo riferirci ai governanti"; poiché, come dicevamo appr86.Bo, "il governo e la nuova classo s.fruttatrice che, attraverso le gerarchie del partito dominante, burocrazia e milttarl•mo, si sta rlfor– mauclo'' in Russia, rarppresentuno ''il nemico inter– no del popolo russo e della causa della •ua rivolu– zione". El molte altre cose dicevamo contro la tirannia bolscevica, p!fi che surrtcienti a Impedire una falsa mterpetrazlone del nostro pensiero. L'atteggiamento che noi prospettavamo non era consigllato da ri– guardi di sorta per lo Stato e governo russo, ma solo dalle speranze che ancora abbiamo in una ri– presa popolare rivoluzionaria (che sarebbe natural– mente anche contro il "nemico interno") in u11 paese che ha ratta cosi di recente la plti gran.dlosa rtvoluz!one del tempi nostri; e conslgllato altresi dalle maggiori ,possibilità che tale atteggiamento pu6 offrire (date le rredlspos-lz.fonl psicologiche la– sciate nelle masse, in tutto il mondo, dal ricordo l'ijSSO ciel 191i), sia per impedire la guerra, sia pe,· cambiare, anche negli altri paesi, la guerra in rivo– luzione sociale. Atteggiamento, lo ripetiamo. mal fa– vorevole a nessun governo. neppure a quello ruseo, !?a lntransigentemenle ostile a lutti quanti. Q.uesto pensiero ci _Jla re chiaro, anarchico e senza le incertezze o eccleti::;mi immaginati dal ''Nuoto Froscritto". Il quale, viceversa, <'i sembra affet-lo da t~no . ;celticismo e pessimismo assài poco fnco– ra~~ia11 t 1, quando ..~fferma che la Russia rivoluzio– ~~a11anon esiste ·pm, ~on ne é rimasto niente; che tutto quello che vi tu di rivoluzionario é ormai morto da gran tempo in Rus·sia", si spense, fu stroz– zato, annegato, ecc. - ritenendo per conseguenza clefinitlva la vittoria dei bols<:evichl sul popolo rnBso. Sono eeagerazlonl, che rivelano uno stato d'animo pl(1 disfattista che rivoluzionarlo. Per fortuna Il nero veduto <1al "Nuovo Proscritto" non risponde alla realta. E gltelo dice molto bene, nella nota apposta al suo articolo, la redazione de "L'Adunata", quando gli dimostra, in base all'espe– rienza storica e alla osservazione dei fatti che "come lo Stato fascista ha temporaneamente 'vinta. non si;:aminata, la rivoluzione italiana, cosi lo Stato comumsta ha temporaneamente vinta, non clefintti– vamente sgominata, la rivoluzione ruasa''. • • • LIBERTA' ALLA MOSCA DI TOBIA, MA NIEN– TE MOSCHE AL NASO! - E' risorto a New York li Martello (congratulazioni! e chi .Jo vuole gli scriva nllà "Station D, Box 9?, N. Y."), che si an– n'unzia come una "nuova pubblicazione", cioé, pen 4 slamo, senza adden-tellati col "Martello" di una vol– ta, benché dalle firme si vede che gli scrittori ne sono all'Incirca gli stessi. Ma ~nesto poco Importa. Se col vecchio "Martello" in plti occasioni non sla– mo stati d'accordo, per una cosa esso ci piaceva in 1inea generale, salvo discrepanze saltuarie df metodo: per la lotta antifascista che conduce'i'a con spigliatezza, con ardore e con vlvaclta. Se il nuovo "Martello" ripiglierà questa buona battaglia ciel vecchio, malgrado ogni prevedibile dissenso su altre questioni vedremo sempre in lui un confra– tello. Nel 1.• numero del 27 gennaio 11. s. abbiamo letto 1111 ~rtlcolo di buon auspicio di Pietro Allegra, pro– bab1!111ente suggerito dal 1•icordo di vecchie pole– miche ... non d'idee che in passato lmperveriiafono nel Nord America. Esso ripete, per farsi bàplre. un annedoto raccontato dal Giusti, che, a dir vero, risale al biblico Tobia antico. Un giorno Tobia era importunato da una mosca che insisteYa a posar– glisi sul naso; egli l'acchiapp6 e, aperta la finestra, la lascl6 libera dicendole: "Vattene, il mondo è gran-de e possiamo starCi tutt'e due". E l'Allegra aggiunge, a proposito dei compagni che non vanno d'accordo nelle Idee o nei metodi: "Il camopo é largo, possiamo starci tutti, a combattere ognuno la propria battaglia, senza romperci le scatole a vi– cenda ... Possiamo dissentire ... ma non dobbiamo vilipenderci, calunniarCl", ecc. Parole d'oro, che per couto nostro andiamo di– cendo e scrivendo, in pubblico e in privato, da de– cine e decine di anni! Ma se é facile scriverle, pare sia molto difficile metterle in pratica, perché ne11o stesso numero di giornale. stessa pagina e colonna, subito dopo l'articolo dell'Allegra, c'é un trafllètto di certo G. M. trndotto da un pèrlodlco francese (che noi non ricevia~10) che assomiglia proprio al ronzio noioso e 'Petulante della mosca che viene a posarvisi sul naso. Vi s-i parla fra l'altro dei gruppi anarchici italiani in Francia come di o:ente allena da ogni "discussione seria e scientifica. sulla rlvo- 1u·z1011eltallana", che lascia "trapelare il proprio terrore di una critica che melterebbe In luce colpe ed errori", che sembra "spaventarsi davanti al com– pito di una nuova valu-tazione del principi", ecc. Orbene, che significa tutto ci6 se non trattare quei compagni da scemi e Incartapecoriti? Non equivale cioé a romper loro le scatole, e anche peggio? Dica il compagno Allegra se abbiam torto, e se Il mondo non appaia ancora troppo piccolo, quando neppure il vasto oceano impedisce Il rimbalzarsi di queste rotture di sèatole dalla Francia in Ame– rica, e viceversa. Se poi ci si aggiungon le pun-

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