Studi Sociali - anno V - n. 30 - 16 maggio 1934

6 zecchiature di G. M. alle pretese "vestali veglianti alla purezza -dei principii anarchici" - vecchio gergo a noi ben noto, che dice da che razza di pulpito Yien la predica - si deve ben convenire che quel ronzio ·(riprodotto per giunta come "sprazzi di ve· rità!") farebbe saltare la mosca al naso pe1,fino a Tobia, al Giusti, ed all'Allegra ste,sso se il naso pizzicalo fosse il suo. In realta, quella cli G. M. non era che della me– schina maldicenza (vilipendio, direbbe Allegra) con– tro dei compagni che la pensano diversamente <la lui. Nient'altro! Ché del resto i compagni italiani in Francia sono come quelli d'America, come i com· pagni francesi,. s.pagnuoli, ecc. fra i quali tutti, senza. òistinzione di tendenze, ve ne sono di attitudini, eapacità e tempera,menti i più diversi, -dai più meri– tevoli ai più difettosi sotto ogni 11unto di vista. Le qualificazioni spregiative generiche, come quella di G. M., sono se1npre ingiuste quanto false; ed ecci– tano risentimenti, contrattacchi, discordie. Per poco che facciano, per lo meno fanno. . . saltar 1a mosca al na-so! 1Conclusione: tutta la liberlc\. alla mosca di Tobia. finché so ne va pel vasto mondo senza moleatarci; ma per quelle che ci saltano al naso ci vuole ... lo scaccia-mosche, - del quale, modestamente, questa rubrica talvolta fa un po' le veci. " . " CONTRO L'UMANITA' E LA RIVOLUZIONE, E CONTRO L'UNITA' PROLETARIA. - Ora che il proletario comunista, non importa se dissi-dente, Van der Lubbe ha pagato con la testa, sotto la mannaia del fascismo tedesco, il suo atto di rivolta ed ha dimostrato col suo co1itegno la sincerità delle sue intenzioni rivoluzionarie, e la luce fatta su di lui ormai é chiara come quella del sole, l'insistenza dei giornali bolscevlcbi a presentarlo come un a– gente provocatore ba qualcosa della ferocia di Cai– no, - e trova solo riscontro nella ferocia degli inquisitori cattolici che infierival].o anche sui cada– veri degli eretici del proprio credo. JlJ' qualche coaa ùi si>aventoso, questa devastazione della coscienza per opera del dogma! Ed é strano come i comunisti statolatri non capiscano come in– giustizie di tal sorta non solo li mettono contro · l'umanita e la rivoluzione, ma coutribuiscono anche a scavare solchi di discordia senza numero fra i lavoratori, impedendo anche quella relativa armonia che ancora sarebbe possibile di fronte al nemico comune, malgrado tutte le divisioni di partiti, orga– nismi e i<)eologie. Ecco che ne La Bandiera dei Lavoratori di rigi, n. 3 del marzo u. s. troviamo ripetuta, in polemica con a tn pe1'ìodrct 11n-arc1Iict;la trfato dif– famazione appoggiala all'autorità dei Dimitrol: "Van der Lubbe é stato uno strumento utilizzato a detrimento della classe operaia". E l'assoluzione di Dimilrof é proprio una delle prove più luminose ciel retto agire di Van der Lubbe, che sempre fino all'ultimo ba dichiarato di aver tentato l'incendio del Reichsta g di su3, iniziativa, senza complici, e che i suoi coimputa.ti erano innocenti! Mentre a– vrebbe bastato n on c h'egli avesse apertamente ac– cusato Dimltro[ e gli altri due, ma solo che avesse tergiversato un poco, lasciato sussistere qualche dubbio, perché i tre con lui fossero consegnati al carnefice. Van der Lubbe ha fatto invece tutto ii necessario per ealvare gli altri e sacrificare sé sol– tanto. Che cosa ci vuole, adunque, per inchinarsi reverenti dinanzi al volontario sacrificio di un uo– mo? che cosa per ~alva.rlo dalla calunnia dei set- tari? · Certo, l'atto di Van der Lubbe dal punto di vista rivoluzionario é discutibile. Anche noi rimanemmo perplessi nei primi momenti, finché non si seppe la verità. Ma su'bito capimmo come la 1irecipi'tazione degli altri a gettar fango sul nome ùel mod<iSto 1>roletario olandese fosse avventata e pericolosa, e presto potesse apparire ingiusta fino all'infamia. E non avevamo torto. Si, certo, non tutti gli attontati sono ''indovinati": ma essi non sono una. fredda lotteria dove chi ·gioca, o perde o vince, e ba.sta. A quel lotto tragico, dove si rischia la vita, l'ele– mento morale é preponderante; e si pu6 vincere an– che perdendo. L'atto di Van der Lubbe non ci parve "indovi– nato", non per eccesso di violenza (al contrario!), ma solo come mira e come momento. Bisognava mirare a ben altro che a un freddo edificio! e in quel momento quell'atto. impressionante ma soltan– to simbolico, sembrò fare più che altro l'etretto della punzecchiatura alla belva, atto che moltiplica i danni e i Pericoli ai nemici di c1uesta, con poco pregiudizio della belva sfessa. Ma se queste ri!les– sioni valgono come valutazione obiettiva e strate– gfca dei fatto, come monito agli eventuali futuri volontari della rivolta, - e non sono inutili, poiché c'insegnano che anche l'atto individuale "nostro" non dovrebbe ubbidire al solo impulso, bensi essere sempre piti oggetto di premeditazione e misurazione 'l:oscienle. - non valgono affatto come elemento di valutazione morale, come giudizio delle intenzioni e del valore dell'uomo che ha già bruciato tutti 1 ponti dietro di .sé per arrivare a colpire il nemico comune, e paga per primo con la sua vita. l'audacia <!ella sua ri\'Olta. Dinanzi al fratello oppresso. caduto sul cam110 del· l'azione e del sacrificio faccia a faccia col nemico, banc\o alle disquisizioni sottili, basta con le insi– J1tiazioni settarie, - e gill il cappello! CATILINA. STUDI SOCIALI Kropotkin,. Malatesta e il Congresso lnternazio– Londra del 1881 naia socia lista, rivoluzion.ario di (Continuazione; vedi numeri 28 .e 29) Infine, lo ripeto, lo credo elle la vittoria ne1 con– gresso sarA. nostra. Ma, cosa ben pili seria, si tratta di vincere fuori del Congresso. Bisogna che esca dai Congresso qualche cosa di reale. Si approvera ciò che noi proporremo, ne son sicuro: ma. bi sogna anche cbe noi abbiamo qualcosa .di utile da pro– porre. E Pietro ba fatto benissimo di prendere l'ini– ziativa d'una discussione sull'organizzazione che do. vremo sostenere davanti al Congresso. Pietro cl propone la ricostituzione dell'Interna– zionale "per gli scioperi" (•) e dentro l'Jnternazio– nale l'organizzazione segreta, in una parola l' Al– leanza (27). Io credo che a queste due organizzazioni bisogna aggiungerne una terza, la Lega rivoluzionarla. Bi– sogna perché é utile; e bisogna anche perché altri– menti si farebbe !ostessa, ,senza di noi e contro di noi. La Lega rivoluzionaria belsr,, <Jhe ha preso l'ini– ziativa di questo congresso, con lo scopo di trasfor– marsi in or.ga, nizzazione internazionale, non vorrA. rinunciarci, ed é bene, perché, secondo me, una. lega fra tutti quelli che, pur aven-do 1>rogrammi differenti, sono d'accordo sulla necessità -di venire alle mani al più presto ,possibile, 1>u6 essere chia– mata oggi a rendere grandi servigi. Ma non biso– gna fare confusioni e mescolanze che finirebbero per completare la disorganizzazione e gettarci in una completa impotenza. Bisogna che ogni frazlo11e conservi la sua indi– vidualità e la sua organizzazione per conto proprio e che poi si federi con le altre per gll scopi co– muni, restando libera di fare ci6 che vuole per tutto il resto. l belgi e sopratutto i blanquisti verranno proba– bilmente -con l'idea di darsi un'abbraccio con tutti, di passar sopra alle differenze che separano gli uni dagli altri e formare un solo esercito uno e indivisibile (28). E'--qnesta-.ma:-ioendenza che bi;sogna combattere con tutte le forze: poiC'hé il trionfo di questa ten– denza sarebbe la sterilità e la 1111orteprossima del– l'orgànizzazlone che si fonderà. Se per unirci noi (i rivoluzionari in generale) cl nasconderemo le profonde differenze che cl separano, ben presto queste differenze verranno in luce, ci sorprende– ranno, ingaggera uno guerra tra di loro, e sara fi· nltn per lungo tempo l'unione e l'organizzazione. Se al contrario ci uniremo dopo avere ben consta– tate le nostre differenze e aver trovato utile, mal– grado queste differenze, di unirci -1>eruna azione comune, marceremo tnsiem,e Cino ai compimento di questa azione. L'Internazionale del 186{ é caduta perché d,,ssa doveva cO'IDpiere il lavoro di differenziazione fra tanti uomini di tendenze diverse, che un intere~s~. un odio o un'aspirazione aveva spinto conrueame:ote nelle me della grande associazione. Tenendo conto ormai delle differenze constatate nelle lotte d»lJa prima. Internazionale, ne rifaremo la storia. Nell'articolo che ho mandato al Bulletin (e che, non sapendo che ne faranno i Belgi, faccio qtam– pare anche nel Grido del Popolo [giornale anar• chico di Napoli)), io sviluppo a11punto questa idea che il congresso non deve es6ere un congresso di fusione o di conciliazione; ma una riunione di rivo– luzionari, la quale, dopo aver costatato le differenze e le rassomiglianze che vi sono tra i programmi delle diverse frazioni, cercherà il mezzo perché ogni frazione possa lavorare insieme con le altre per gli scopi comuni, mentre essa continuerà l'opera sun propria 11er la realizzazione cli quei lati del JJrogram– ma che la distinguono dalle altre. Ogni frazione (*) Nei testo é detto "greviste", "scioperante'', nei senso di partigiana degli adoperi, com'era stata la I.a Internazionale: cioé organizzazione operala per la lotta contro i padroni. (Nota del Traduttore) (27) Nel senso dell'Alleanza cli Bakunin, la "Allan– za" in Spag.na, ecc. (28) Nell'articolo ·'Aux groupes étatistes" - vedi nota U - si legge quanto segue: " ... Il Congresso di Londra deve riunire tutti i rivoluzionari. Là, ni.ente questioni di principio, ma affermazione po· lente della forza al servizio del diritto, creazione di un patto di solidarietà tra tutti i rivoluzionari, patto che osserveremo in qualsiasi tempo ed in qun1- siasi luogo". (Bulletin, 15 giugno). c:onservera la sua indipendenza e regolerà le sue alleanze secondo gli interessi délla sua causa. n·accordo su questo punto. tutto il resto ne deriva naturalmente e non pu6 trovare opposizione nel seno del congresso. Evidentemente noi saremo tutti intere,ssati ad avere un organo per mezzo del quale 11oter agire sulle masse operaie, tutti interessali a veder svi– lupparsi nel popolo lo spirito cli rivolta, ia coscienza clei suoi cliritt i e della sua forza, l'odio contro la borghesia e contro il governo; e, poiché l'Interna– zionale, finché sia salva dal pericoio di diventare una ma,cchina elettorale, ris,ponde a questo interesse comune a tutti, senza pregiudizio degli altri mezzi cli cui una parte di noi vuol servirsi. possiamo tutti accettare l'Internazionale come associazione di resi– stenza contro il capitale, che faccia pure della poli– tica distruttiva se n10le, ma completamente estra– nea ad ogni politica positiva, e sopratutto estranea alla lotta elettorale. Come deve ees.ere organizzata I'Illternazionale? Secondo me all'incirca come l'Internazionale anar• chica del 1873 (29). Io credo che, garantendo la più completa autonomia a· tutti ì gruiipi e lasciando a tutti Il diritto di corris11ondere direttamente con tutti tanto sul termo· internazionale che su quello nazionale, credo che si potrebbe senza pericolo e con molti vantaggi avere un ufficio centrale d'infor– mazioni e di corrispondenza. Ma hisognera perci6 trovare degli individui che possano Tealmento occu– parsene: altrimenti meglio varrebbe non aver alcun ufficio centrale. Deve l'Internazionale essere segreta o pubblica? Secondo me deve essere quanto é più possibile pub– blica. L'Internazìonafe, come noi la concepiamo o– dierna1nente, non pu6 essere sègreta senza mancare alla missione che le é propria. Poiché noi vogliamo fare a fianco e nel seno dell'Internazionale una as· sociazione se_greta.1.. essa non sarebbe altrimenti che un secondo nome (qualche volta del reato assai u– tile) data alla medesima ed unica cosa. - In Fran– cia, per esempio, sarebbe gié:i. un trionfo forzare il governo nel abolire o a lasciar senza effetto la legge contro l'Internazionale; ed io penso che oggi non sarebbe difficile riuscirvi. Nei paesi dove non si PU6 fare l'Internazionale 1rnbblica, bisognerà arran– giarsi agendo il più possibile .su ogni specie di organizzazioni operaie. Oltre il terreno comune della r.~sistenza contro il capitale, su cui potremmo unirci con tutti i socia– listi che vorranno obbligarsi a non far della "poli• tica" nelle file dell'Internazionale, noi avremmo coi rivoluzionari socialisti il terreno comune dell'attacco contro il capitale e coi rivoluzionari politici quello dell'attacco contro i governi. Oltre che dell'Internazionale noi potremo dunqu"' al congresso trattare la questione della Lega rivo· luzlonaria. Questa lega sarà possibile se, impegnan– doci tutti a provocare e prender parte al!a lolbt materiale, ci riserberemo la libertà di fare la guerr:i ciascuno com'egli l'intende e con lo scopo che gli o proprio. Ci vorrà per la Lega rivoluzionaria un ufficio internazionale? Penso cbe no. Sarebbe un or,gano inutile o imbarazzante, e forse un serio pericolo. Tutto si riduce a una questione cli bilancio tra ciò che si rischia e ci6 che si guadagna alleandosi con degli avversari, e questo calcolo non può farsi che sul terreno nazionale. Per esempio, oggi in Italia io mi alleerei con i repubblicani, perché credo che sa– rebbero i ~ocialisti che prevarrebbero . .Alcuni anni addietro invece li avrei lasciali fare ed avrei augu– rato il trionfo della monarchia, perché io prefe– risco una monarchia ,di cui i giorni siano contati piuttosto che una repubblica destinata a durar molto. Del resto l'insurrezione simultanea in parecchi paesi é un sogno; v'é li una idea malsana che pu6 fare, come gi8. s'é visto, che un paese si lasci scap– pare delle circostanze favorevoli per aspettare gli altri paesi; e poi, quando gli altri saranno pronti. sa1'a il primo che non potrà muoversi, e cosi al– l'infinito. Tutto quello che noi possiamo sperare (29) Cioè l'Internazionale riorganizzata al Congres– so di Ginevra in settembre del 1873 tra Gluras,iani, Francesi, Belgi, Italiani, Spagnuoli, Olandesi e In– glesi.

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