Studi Sociali - anno IV - n. 27 - 1 novembre 1933

tende quindi a por termine all'azione insurrezionale ed antistatale del primo momento, ed altresl a met– tere dei limrti all'azione espropriatrice. Qui comincia 11 più forte nostro dissenso di anarchici; e natu– ralmente non di ci6 io mi congratulavo con "G. e L.", ma soltanto della spinta iniziale tendenzialmente libertaria che essa intende dare alla rivoluzlon_e e dei maggiori compiti che attribuisce alla sua azione libera e spontanea d:Ll basso, non governativa: - punto importantissimo, in cui 0 G. e. L." si distingu~ d;i tutti gli altri movimenti rivoluzionari autoritari, che vedono nella rivoluzione solo li mezzo materiale più spiecio di acchiappare Il potere, al quale si rl_– mettono poi completamente per tutto li da tarsi Plll sostanziale. E' un punto che ml pare avvicini - limitata– mente a quel punto, s'intende - ''G. e L." alla con– cezione anarchica della rivoluzione, che attribuisce al primo periodo insurrezionale di questa, cioé all'a– zione popolare e proletaria completamente libera da qualsiasi inriuenza e .soggezione statale, una !un– zione non solo de·molitrice, ma anche creatrice. • • • L'autore della nota di comm,ento de "L'Adunata" r•a,mico m. a.) dice a un certo punto: "lo non so quel che Fabbri possa sapere delle lnteµz!on! di "G. e L.'\ ecc. - Ne so semplicemente e soltanto quello che "G. e L." ha pubblicato e pubblica nelle sue pagine e altre annesse sue pubbilcazioni utti– c!ali; quello cioé che tutti sanno o sono in grado ùi sapere, poiché -non conosco nessuno di "G. e L.", meno torse qualche suo aderente conosciuto in pas– sato, con cui non sono in relazione da gran tempo. Ma eredo con ci6 di sapere più che abbastanza per formarmi un giudizio esatto. E da quel che so, deduco che forse m. •· non é lui informato a sutrl– cienza, o mentre scriveva ne <limentlcava qualche cosa o cadeva in qualche equivoco, poiché ml pare che egli attribuisca a "G. e L." posizioni e intenzlonl assai diverse da quelne esplieitamente dichiarate da lei. Per esempio non mi pare arratto che 11 0. ,e L:' abbia "delegato in anticipo ai governo della Con– centrazione (Antifascista) Il compito di risolvere tutti i problemi imposti dalla successione" (al fasci– smo), poiché ia Concentrazione non é un governo, - che voglia esserlo pu6 darsi, ma questo é altra cosa, - e le forze che vi aderiscono restano auto– nome e libere della loro condotta; e non credo che il loro patto federale, tutto contingente per la lotta contro il fascismo le impegni al di la dell'abbatti– mento del fascismo all'infuori di una generica af– fermazione democratica. Quindi non capisco perché "implicitamente" debba "G. e L." aver "rinunciato (come sospetta m. s.) ai suoi propositi di realizza– zione rivoluzionaria immediata", che vedo invece affermati con molta spregiudicatezza in ogni !asci– colo dellà sua rivista. Cosi, non rlcor-do alcuna delle manifestazioni pro– gramatich<i o di propaganda di "G. " L." in cui siano espliciti o Impliciti quei "propositi di dimostrare che la borghesia non ha esaurito il ciclo dei suo do– minio", che m. s. le attribuisce. Sarebbe dessa una posizione mentale aprioristica poco seria, - in realtà la borgi:!<is!a esaurirà il suo ciclo, se ! rivo– luzionari vorranno e sapranno por termine al suo dominio, se no (é lapalissiano) il ciclo si perpe– tuera, - che mi sembra estranea alla mentalità di que111 di "G. e L.", piuttosto alieni eia previsioni assolute e schematiche del genere. Non mi pare che essi si pronuncino in merito, ma solo abbiano ii proposito di trarre dalla rivoluzione quanta più de– mocrazia politica e sociale, In senso antlplutocratlco ed antidlttatoriale, Possa loro ess<ir possibile. •Natura,!mente que111 di "G. e L." non sono anar– chie!; ed é per cl6 che lo ed m. •·• pur divergendo negli apprezzamenti su "di loro, ne restiamo ugual– mente avv<ireari. Ma é pure inesatto lostesso Il dire, cosi seccamente come fa m. s., che sono unitari, autoritari e monopolisti, dal momento che non ces– sano dal tare d!ch!araz!on! esplicite contro lo stata– !lsmo accentratore ed unitario e contro il monopo– !!smo capitalista, secondo un indirizzo di pensiero non troppo preciso e rigido, é vero, - poiché c!6 non sarebbe conforme al tipo della -loro organ!zza– ,ione, - ma ·certo tendenzialmente molto federali– et,co, socialistico e di libertà (e direi "libertario" ,e non temessi di far confusione). Phi esatto sarebbe !I dire ehe, per noi, essi sono !n11uffic!enteme11t<i federalisti, soc!a.Jlsti e libertari, (e quindi ancor troppo unitari, monopolisti ed autoritari, benché essi toTSe credano di non esserlo affatto); ma sarebbe !ng!usto d'ignorare quel tanto di federalismo, socia– lismo e libertarismo ch'é ne!le !oro Intenzioni e che diminuisce quindi la lontananza fra le loro inten– zioni e le nostre. • • La simpatia che ho espressa per "G. e L.", - si I.ratta di un sentimento. si badi, non di una teoria o d'un sistema, - deriva dall'apprezzamento de!le intenzioni libere e gen,erooe che ne emanano sopra– •.utto dalla passione di liberti\ da cui i suoi' uomini paiono animati, in contrasto con gli stessi schemi più o meno statali o governativi che la loro mente accarezza e che H loro movimento va praticamente preparando. Questi schemi e la politica di partito e di go– rerno che ne deriva pongono certo tra noi e loro ·ma linea netta di demarcazione, che non tollera transazioni o confusioni. Noi sappia,mo bene che ' - __ .,,., ....... , ...... - ... ,:- .... ....-..1. :.-,J• . .a..À~.L '.utte le ottime attuali intenzioni loro di giustizia e :ibertà saranno tradite quando essi saranno aJ go– •rerno; poiché !a logica dei fatti, la logica prati~ della loro nuova posizione li far:i Ingiusti e liberti– cidi, e quindi ne mici nostri. Essi, o molti di loro. credono di no, n ~J.la loro sincerità; pure sarfLcoat !)esempio clel!a Spag na é eloquentissimo, in propo– sito. DI qui la necessita per noi anarchici di restare noi stessi, tn casa nostra, di non mescola.Tci alle loro !ormazlonç di serbare le distanze imposte dagli op– :,osti reciproci programmi fondamentali, che deter– minano spesso attività pratiche diverse o in con– '.rasto. Qualsiasi contatto ~be potesse oggi o domani !egarc! le mani -va evitato, Ma non bisogna esagerare e ridursi all'impotenza per la paura del peccato di fornicazione! Possono es– oervt .contatti che non leghino le mani a ne3suno, relazioni contingenti che non impegnino alcun dima– ni; e possono eseerv! uomini destinati a divenire! nemici un giorno, senza che c!6 li obblighi ad esnerc! nemici oggi stesso. Ed inoltre quando si parla di "nemici di domani" bisogna intendersi. "G. e L." vuol essere movimento rivoluzionario per Il governo di domani; ma questo non autorizza la supposizione meschina del!a voglia In tutti i loro uomini di di– ventare governanti personalmente es'3i stes<J!. Pu6 daTS! benissimo che non pochi di essi, non solo non ci Biano nemici oggi, ma possano diventarci migliori amici ,e alleati domani, ,contro lo -stesso governo eventualmente sorto dal loro attuale movimento. E a farceli diventare pu6 contribuire non poco un no– stro atteggiamento odierno non troppo ostile; il che non é privo d'importanza anche dal semplice punto di vista della propaganda anarchica. Del resto una affini-la psicologica é determinata automaticamente dall'essere oggi gli uni e gli allr! dalla stessa parte della barricata, e dal trovarcisi, oltre che pel resto, per un sentimento di libertà p!u accentuato che negli altri. Quando le posizioni saranno mutate, anche le predisposizioni psicologi– che diverranno diverse o contrastanti. Ma finchf. sono quali sono (e non pare debbano mutare troppo presto) mi sembra <lei tutto inutile alla causa no– stra avvenire e dannoso a,lle sorti attuali della co– mune battaglia Il non tener conto del-le a,Wn!ta che la situazione determina, ed anzi lo sforzarsi a con– trastarle o ad Ignorarle. • • •Per tutte queste ragioni, e per molte altre che per brevità lascio da parte, io <licevo che secoud~ me ''l'atteggiamento nostro di fronte a "G. e L." dovrebbe es-sere quel!o di cordialità dal di fuori, con l'evitare ogni acrimonia polemica, ogni rivalità me, schlna, ogni settarismo ingiusto; " col non e~clu– dere né la discussione e cr!tlea serena dei program– m: o degli errori reciproci, né l'eventuale concoroo spontaneo sul terreno· dell'azione, senza patteggia– menti, né impegni, né pretese di contracambi o ri– nuncia". L'amico m. s. de "L'Aduna-la" non é di questo parere. Al contrario egli lo erede molto pericoloso, "un errore, causa possibile di disorientamenti ne– fasti a!la nostra -causa ... Le contingenze della lotta non devono farci dimenticare la meta ultima ... Al raggiungimento di questa meta giova Il non creare o seconda,re illusioni intorno .a movimenti che )a ripudiano in teoria e Insidiano in pratica ... ". ecc. Verament,e a .me non pare aver detto nulla che giustifichi i timori del mio contradditore, I quali mi sembra siano esclusi <ispl!c!tamente dai limiti che io ponevo alla aui::urata "eordlallta di buon vici– nato": dal di fuori, senza patteggiam=!nti, né im– pegni, né' pretese di contraccambi o rinuncle. Lungi dal creare o secondare Illusioni, qualche mio accen– no critico al programma di ".G. e L.", le rlaerve alle sue stesse buone Intenzioni, e sopratutto la previsione sul poi che sotto forma di domanda pro– spettavo In fine a "G. e L." mi pare fossero tutt'al– tro che adat(e a suscl-tarie. Mi congratu·!avo, sem pl!cemente ed esclusivamente, di quei propoa!ti ch!a– ramenti manifestati da "G. e L." nelle sue pubbl!· cazloni, che phi dovevano farci piace;re e come rivoluzionar! e come anarchie!. D'altra parte se "L'Adunata" tlen presente cha cosa praticamente io Intendevo per "cord!allta" nel brano ch'essa stessa riproduce, vedrà ancor più ri– dotti i temuti pericoli. "Evitare ogni acrimonia pole– mica, ogni rivalità meschina ed ogni settarlomo in– giusto" é tutt'altro che una concess!on<i poli-tica· tutt'al pili é un fatto di buon gusto e di educaz!on;, quan<lo non é un modo m!gnore e più ert!cace di ccntutare l'avversarlo. Né cre<lo che Il tatto di po– lemizzare serenamente cogli avvel'Sar! criticandone il programma e mettendone in luce gli 0 errori possa scambiarsi per debolezza o transazione. E 'n con– tribuire, volta per volta che se ne present! !"occa– sione o la necessita, a singole azioni determinate– contro il nemico comune, "a rtanco d'uomini e col– lettività d'ogni più diversa credenza", ed a maggior ragione con quell! aventi con noi una qualche att!– n!ta tendenziale, é cosa tanto naturale, anche nel– l'interesse del!a causa anarchica, che lo stesso m. •· con altre parole, ne!lo stesso suo articolo, lo ammette come lne-v!tab!le. Dov'é dunque il pericQ!o? dove !'<irrora? A me sembra che non ne esista neppur l'ombra. Se mai, pericolo ed <irrore v'é proprio nel senso opposto a quello temuto dal nostro m, a.: n<illa tendenza gene– rale ad aumentare l'incomprensione reciproca e le reciproche osti-lita fra rivoluzionari di tutte le cor– renti, ed in seno a -ciascuna di queste, molto al di tfi di quanto possono imporre o spiegare le loro reali differenze d'idee e di metodi. E questo mi pare tanto evidente, nella triste ora che passa, da non a, er purtroppo alcun bisogno di dimostrazione! LUIGI FABBRI. Spunti crilici e polemici MORALE: NON METTETE IL DITO NEGLI lflf✓ GRANAGGI ! - Siamo noi che - imprudenti! - da questa rubrica di ,due numeri addietro mettemmo• 11 dito nell'ingranaggio d'una polemica sollevata da. c. Berner! nel confronti dell'Unione Comunista A• narchlca fra profughi italiani a Parigi. Quell'attacco .ci era sembrato errato nella sostanza ed ecce.;sivo nella forma; ., lo volemmo dire. Ma . .. ce ne siamo pentiti, quando ne "La Lotta Anarchica" di Parigi (n. 34 del 20 agosto u. s.) abbiamo letto la risposta a Berneri dei compagni deli'U. C. A., che sciupano tutte le ottime ragioni, da loro sostenute sulla que– stione principale di principio e di tattica, con un contorno polemico -di ritorsioni e contrattacchi più oc·cessivo ancora, non risparmiante il periodico stes– so che aveva ospitato l'attacco di Berneri. Poiché l'elemento personalistico e chiassoso dt questo genère di polemiche finisce sempre col na– sccndere e tar dimenticare l'originarlo argomento più importante della discussione, I compagni di "Lot– t2 Anarchica" non son riusciti che a passare dalla parte del!a ragione a quella del torto e, quel ch'é peggio, a nuocere a quella stessa cau~a dell'orga– nizzazione anarchica che giustamente sta loro a enore. Infatti "L'Adunala dei Refrattari" di New-– York, ferita nella sua suscett!b!lita da qualche !ras-... veramente di cattivo gusto, replica - nel n. 39 deH ~ 6 ettembrn u. s. - rendendo a "Lotta Anarchica 1 •· , pan per roeaccia, e con una buona giunta in piti,. s,-nza lasciarsi inoltre sfuggire l'occasione cli vedere ne gli eccessi polemici -dei suol contraddltor! "la. prova palmare degli etfett! deformator! d<iUa pratica; organizzatrice in seno all'anarchismo"! Nientedimeno! Una questione, che tutt'al plt1 po-– ~·ebbe dirsi di nervi o di fegato, tramutata in Que– stione di principio. . . E allora, di che . cosa mai'. sc.rebbe "prova palmare" l'atta-Cco ecorleee che pro-· voc6 l'autodifesa sia pure eccessiva degli amici di. Parigi? E poiéhé "L'Adunata" stessa, nella sua re– pllca, eccede a sua volta anche lei col rad-doppiare• h dose, dovremmo noi pure vedere in cl6 una "prova degli effetti deformator!. .. de!l'antlorgan!zzazione"?.' No! qui l'organizzazione o l'antiorganizzaztone uont c'entra che per incidenza easuale. Qualunque altro, tosse stato ;1 primo movente della polemica, dati l modi e i temperamenti, uguale ne sarebbe stato il seguito. Si sa eome succede: alcuni punzecchiano; ! feriti si risentono e reagiscono, aggiungendovi tanto di pepe; i primi replicano alzando il tono e crescendo la salsa pi-ccante; e cosi via ... I principi! teorici o tattici non ne han colpa; la colpa é sem– plicemente di questa nostra imperfetta natura uma– na, di cui tutti partecipiamo, non esclusi i noatri compagni ant!organ!zzator!. Sarebbe bene rendeT6i sempre p!u conto di ci6, per saperei all'occorrenza padro.n.egg!are, in specie ora che v'é tanto bisogno di maggiore armonia. al cli sopra di tutte le nostre d!"v!s!on! interne. Evi– tiamo di lasciarci pigliare negli Ingranaggi di certe polemiche, che quando eom!nc!ano tendono a no1t finir phl; "· .. chi ha p!u prudenza l'adoprl! • • • RIPUDIAMO UNA BUONA VOLTA IL GERGO, MARXISTA. - Un compagno che si firma Com- Llb,. (comunista libertario) ha scrftto nell"'Avanti!" mll.4!-– s!malista di .Parigi, 11. 12 del 3 settembre u. s., un, articoletto col quale in sostanza potremmo anche– e~ser d'aecordo, salva qualche riserva o diluctda• z:one, se l'esposizione delle sue Idee abbastanza, sensate quel compagno non la sciupasse con l'.ado,. puare espressioni che, In bocca d'un anarchico,. s6rvono solo a generare contusione. Dette pc» In rn g!ornal<i avversario, la confusione é anche mag– g!ore e da in phi un'antipatica Impressione di con-. torm!smo opportunista. FJgli parla, col gergo proprio del marxisti, di" "lotta di classe", di "repubblica tiOc!alista", di "de– mocrazia proletaria" ed anehe di "<l!ttatura del proletariato", come se accettasse tranquillamente per sua tutta questa fraseologta. Dal coutesto dell'arti-– colo si capisce bene ch'egli attribuisce alle varie e>;pressioni tutto un significato libertario; e per qualcuna si spiega abbastanza esplicitamente. Ma ehe gusto e'é a confondere le Idee ne!la testa della gente usando delle parole con un significato del tutto in contrasto con quello che l'abitudine di circa cin– quant'anni ha per cosi dire cod!t!cato? Fra g!! anar– c!J!c!, per esempio, cl6 pu6 servire soltanto a far ripudiare con le parole antipatiche anche la sostanza voluta che potrebbe essere accettabile! Alcune parole, poi, come 0 democrazia" e u-ditta– tura" hanno un significato etimologico, storico, poli– tico e consuetudinario cosi preciso, che J'arz!gogo– larc! su per concedere loro un senso diverso é pro– prio un perditempo, che autorizzerebbe Il sospetto di chissà quali secondi fin! machiavellici, se non fosse Il tono di schietta sincerità che ha tutto !'ar– ticolo. Per la "dittatura del proletariato", per ~empio 0

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