Studi Sociali - anno IV - n. 26 - 1 ottobre 1933

tomessi a leggi -meccaniclle; e poi aanno una gran– dissima importanza all'educazione ed alla propa– ganda. ,Sono apostoli della, bonl.i, della tolleranza e tiella liberUi, com.e se la cattiveria, l'intolleranza, la ti– rannia non fossero, poiché esistono, delle cose ue– cessarie che le Ie:~gi della meccanica dovrebhero spiegare. Spesso sono rivoluzionarii. e lottano e si sacrifi– cano per una co.rn che, secondo il loro sistema, ee de,·e aYvenire. avvcrnI 11ece3sariamente quando la sua ora sani giunta. E' vero che si potrebbe ris·ponderci che il deter– minista che si contradice é ariche egli determinato e non pu6 fare a meno di contradirsi, come noi a volta nostra non possiamo fare a meno di rilevare la con tradizione ... Ma allora tanto vale il dire che il fare é uguale al non fare e che tutto queslo ragionare e arrabbattarsi non é che una burletta noiosa o divertente ... ma necessaria anch'essa. Come uscire dalla ditficolt{L '? JJ libero arbitrio assoluto degli spiritualisti é con– trncletto dai ratti e ripugna al nostro intelletto. La negazione della volonta e della liberta dei meccani– cisti ripugna ai nostri sentimenti. E intelletto e sentimenti sono parti costituenti del nostl'o io, che non sapremmo sottomettere l'una all'altra. )J'oi non sapremmo negare il principio cli casualità, ma non sapremmo neppure considerarci come au– tomi. Ma noi, se cerchiamo e desideriamo la spiega– zione di tutte le cose 11011 neghiamo le cose, solo perché non sappiamo ,spiegarcele. E vi sono ben più cose nell'universo che in tutti i sistemi cli filosofia! Filosofia e scienza non sono che tentativi, ancora infinitamente imperfetti, d1 spiegazione dell'univer– so. E intanto che la scienza cerca e la filosofia sil– logizza noi dobbiamo vivere, e vive1·e da uomini che vogliono cavar dalla vita il massimo cli soddisfa– zione possibile. Che cosa é la volonta nella sua es-senza? Non lo saI)piamo. l\ia sappiamo forse che cosa. sono nella loro essenza la materia e l'energia? La volontà efficace sarebbe la potenza cli intm– clurre nella serie dei fatti fattori nuovi non neces– sarii e non preesistenti: sarebbe in aomma la po– tenza di produrre un effetto senza causa. Questo ripugna a prima giunta agl'intelletti educatisi ai metodi scientifici; ma forse che rimontando la ca– tena dei ratti non si arriva sempre, qualunque filo– sofia si prenda per guida, ad una ignota e forse inconcepibile causa prima, vale a dire ad un effetto senza causa? Ignoriamo: questa ci pare la parola ultima che possa dire, almeno per ora, una saggia filosofia. .Ma noi vogliamo vivere una vita cosciente e fat– trice; ed una tale vita domanda, in mancanza di cognizioni positive, certi presupposti necessarii, che pòssono essere incoscienti, ma sono sempre nell'a– nimo di tutti. Ecl il primo di questi presupposti é !"efficacia della volonta. Tutto quello che si pu6 cercare utilmente sono le condizioni che della volonta limitano o au..mentano ì.a potenza. Ma cli questo in un prossimo articolo. ERRICO MALATESTA. (Dal p.eriodico "Volontà" di Ancona. - n. 24 del 22 novembre 1913.) Ricordiamo il, dovere cli aiutare le vittime politiche! Ragioni cli spazio c'impediscono cli riprocl1m·e appelli, circolari, resoconti. ecc. che appaiono in altri periodici, cliff11sifm compa– yni ancor più clellcinostra rivista; ma ci6 é u– na ragione cli pi(i per noi cli racconwndare ai lettori il compimento alacre e solerte del sarro impegno della soliclarietti, dovuta eia tutti ai cacluti nei/a ìotta ecl alle loro famiglie. Diamo qui, per nonna clei volenterosi, gli in– dirizzi di alcuni clei p1·i11cipaliComitali di soc– corso, cui rii-olgersi con le offerte pei- 1·e111re 111 ailllo c;//e L'illime poli/ iche: Comitato Xazionale 11nw·chico pro l'ilfime politiche. - Riuolgei-si u: Y. P. ,JE.\.X HB- 13-EYROX, ùoite postale 21, Rureau H, PA– RTS 1-lc(l<'raneia). S'rUDI SOCI.ALI Comitato vro /1:glidei .Cai-cer11ti pol-itici il' [– ta.lia. - Rivolgersi a: CARLO l<'RlGElUO, Case pos1c Stand, 128 UINEVRA (Svizzera). Comitalo Interuarionale f,ibertario d'assi– stenza alle. nittùne politiche. - Riuolgcrsi a: CO:VU'l'.\.'l'O l:"\'l'KR!\AZTOXAl,E T,lBBRT,\– HTO. l'. O. Box .,65. ,YES'l'[•'IELD. X. JEH– SEY (8t,iti l'nitiJ. ('0111-italopro l"ittime politi<·h1 dell'Unione Sindacale Italiano. - Hivolgersi a: .JEA:-J GI– RARDI:"\ (l'. S. 1.) Hoite postai(' 11. i'i8. PAHl8 10, (Prancia). Una domanda angosciosa Che n'é dei nostri compagni Tedeschi? 1Ci é doloro~o costatare come, sullo sviluppo dt!gli rivvenimenti che si vanno s,·olgendo in Germania. noi si sia, - parlo degli anarchici in generale, - troppo poco in[ormati proprio 3\1 ci6 che ci sarabbe più caro Sa!lère; cioé sulla sorte toccata tanto alle iniziative nostre che agli uomini che diffondevano fra il popolo di lingua tedesca il no-3tro ideale. Be11- cl1é la tragedia che si svolge cola non ci possa tOC· care a cau~a della lontanrrnza, pure noi la sentiamo dolorosa come se la soffrissimo con le noslr-e carni; e l'essere cosi male informati ci dà pena maggiore. in quanto c'impedisce anche d'intervenire rol mode– sto aiuto nostro dove più é neces:-;ario. 1Su ci6 che é aYvenuto degli uomini clel movimenlo anarchico poco o nulla sappiamo. Appena una noli– ~ina pubblicala in un giornale spagnuolo -ci diceva che i compagni R. Rocker ed A. Souchy erano riu– sciti a porsi in salvo. In altre pubblicazioni abbiamo letto che il compagno poeta Erick Mi.ihsam, - che in un primo momento pareva f6 sì volesse, pel dop– pio ,delitto d'essere ebreo cli nascita e cli convinzioni anarchiche, coinvolgerlo nel complotto per l'incendio del .Reichstag, - era stato imprigionato e poi man– dato in un campo di concentraillento. Cosi pure ave– vamo saputo che i periodici nostri "Der Synclicalist" e "Der Freie Arbeiter" non avevano più potuto vedere la iuce. E questo era tutto quello che si sapeva e si sa: veramente insufficiente per potersi fare nna idea delle ripercussioni sul movimento 110:;u·o cli tut– to quanto é succeduto e succecle in Germania sotto il terrore delle bande hitleriane. Sulla situazione, inclltbbiamente disastrosa, degli organismi libertari, gruppi ed iniziative d'ogni ge– nere, che per essere <State tulte indistintamente sop– presse ·debbono esser passate ad esistere clandesti munente, non si hanno dati d'alcun genere. E questo, tanto per il movimento che si polarizza attorno le organizzazioni della F. A. U. D. (Freie Arbeiter Union Deut::;chland) e raccogliente relernento cosi attivo dell'anarco-sindacalIBmo, come per l'altro che si stringe attorno alla Federazione Comunista Anar– chica tedesca. Come e quando furono spezzate que– ste iniziative'? che avvenne dei loro nomini Fritz Kater, Rudolf Oesterreich, Bert!1old Cabn, ecc. ecc.? Tutte queste domande e considerazioni dolorose sono sorte in me, or ora, alla lettura nel giornale antifascista "La Liberta•· di Parigi della notizia del– la scomparsa, senza che si sappia se gli hitleriani lo abbiano ammazzato o semplicemente imprigionato, del compagno Rudolr Oesterreich. Questo compagno all'estero era poeo conosciuto, specialmente fra quelli dei nostri che, non cono– scendo il tedesco, non potevano seguire davvicino l'opera sua. Pure, egli da gran tempo era. uno dei più attivi e infaticabili al lavoro di diffusione del nostro pensiero e dell'ideale anarchico in Germania. Bisognerebbe averlo visto. come ebbi occasione di vedel"lo io, vivendogli a fianco per due anni in Ber– lino, per farsi una idea ,dell'enorme quantità di lavoro che quest'uomo sapeva dare per allargare sempre Iliù la. cerchia d'influenza e cli propaganda della ll'eclerazione Comunista Anarchica e del suo organo ''Der li'reie Arbeiter''. Milita va nelle file anarchiche fin da prima della guerra del 1914 -18; e quando questa incomincio a clevàslare l'Europa, la voce di lui fu lra le poche che 8i levarono in Germania contro l'ubriacalura gene– nde e il massacro. Fu Rodolfo Oesterreich, a nome del "Freie Arbeiler'' e della Federazione anarchica, t1110 del redatlori cli un manifesto contro la guerra, elle resta sempre uno dei pochi documenti tedeschi contro la follia gue1+ainola allora. imperversante. Ma. Quell'atto cli fede e cli rivoita doveva costare a lui, al ·Cahn ed a rnolti altri compagni l'arresto e la pr!– gionia per tutto il periodo della guerra. Furono i movimenti rivoluzionari ciel 1919 che gli permisero cli riacquistare la libertà e torna1·e nuova– menle al suo post0 nella lotta e nella propaganda. Il 1919 ru un inomento di grande confusione in Germania. La rivoluzione vi er-a il risultato ctell'e– norm•e malesser~ generale, ma non della maturita rivoluzionaria del popolo o anche solo dei vari par– titi di sinistra. Nessun partilo aveva in sé forz,i rivoluzionaria sufficiente per influire profondameuto sul grande tllovimento che si anelava svolgendo. 1l famoso "Spartakushund" di Liebhnecht non era un movimento omogeneo, ma solo un'unione di nomini bramosi cli azione. In esso si erano dati couveguo tutti gli elementi disgustati dalla attitudine della. f:ocial-democrazia e dei grandi sindacati. Vi si uni– rono anche non pochi anarchici che, spers:, non disdegnavauo di lavorare con deìla gente che dimo– strava cli averne Yo.!onta. La confusione era gran<le, ripeto, doppiamento grande, perché nessuno supeva clave e:,attamente andava o voleva andare. I primi momenti sono fra. i più importanti in una rivoluzione, ma anche i più pericolosi, perché un semplice errore, la minima esi– tazione JHI6 determinare facilmente la rovina di tutto un movimento costalo molto sangue e molti sacri– fici. A una ,simile sorte press·a poco soggiacque la. 1·ivoluzione tedesca. L'esilio rielette allora al movimento anarchico te– desco elementi di grande valore come il Rocker, e la prigione restitui l'Oesterreich. il Cahn e molti altri. Sotto la benefica influenza e l'azione indefes!:m di questi uomini il movimento si ampli6 e sopra– tutto acquist6 rnaggior chiarezza delle sue caratte– ristiche. La Federazione Anarchica, a fianco, sebbene non sempre e non in tutto concorde con la F. A. U. D. svolse, grazie 13pecialmente all'attività straor– dinaria clell'Oesterreich, una propaganda continua e metodica, rafforzata sempre più da quella svolta da\ suo periodico che, incominciate Je pubblicazioni appena gli fu possibile dopo la guerra, usci prima quindichtalmeule eù iu formato pfccolu dr' rlvisla. ma pili tardi settimanalmente e nella forma solita cli giornale. H.uclolf Oesterrcich resto quasi sempre il redat• tore •del "Freie Arbeiter··; ma, anche in qualche intervallo in cui allri compagni ne as:mnsero la responsabilihl, egli ne rimase lostesso ililO tlegli animalori più fervidi ed attivi. Ci6, fra l'altro, con tribnisce a spiegarci la ragione dell'accanirsi del– l'odio e della violenza delle bande hitleriane contro di lui. Questo per6 non e, anche per noi, che una ragione di più per ricordarlo con affetto e per -cercare in lulti i modi di Yenirgli in aiuto; ed insieme a lui cli aiutare quanti compagni nostri e rivoluzionari sof– frono in Germania per aver fatto il loro dovere e, non pochi di essi, continuano l'eroico tentativo di mantenere vivo il fuoco della iiberta in mezzo a:Ia notte buia e di bestiale violenza che li avvolge. HUGO TRENI. l'lHl'.\. GU UL'l'LUI ilfOilLE~'J'I DI E. MALA'l'ES'r.\. Dopo la morte di Malatesta e ln pubblicazione del numero 21 cli "Studi Sociali" ch3 dedicammo al tri– ste avvenimento ci giunse qualche altra lettera da Roma che parlava incidentalmente degli ultimi mo– menti del nostro caro scomparso; e ci parv-e cli capire che la conisponclenza che, su ci6, avevamo pubbli· cata nel numero suddetto di "S. · S." doveva conte– fi'ere qualche errore. Ci siamo rivolti allora all'amico, della cui lettera avevarno ripubblicato i brani pili salienti, perché ci chiarhsse qualche dubbio. Ecco che cosa egli ci rispose sull'argomento: «Hai ragione. In quella mia leltera c'erano alcune inesattezze ed errori dovuti o all'essere io allora stato male informato, oppure a reciproci difetti cli espressione e comprensione in quei momenti di or• gasmo e di pena. Per6 ricordati che io t'ho scritto cosi come mi veniva, senza starci a pensar lanto, per darti delle notizie che capivo t'avrebbero inte– ressato, ma senza immaginare punto che tu ne a– vresti fatto oggetto di pubblicazioni. Se l'avessi ap– pena pensato, o ti avrei detto di non farlo, o sarei tornato a informarmi e a controllare ls notizie rac– colte nel primo momento. «Il controllo che avrei dovuto fare allora l'ho

RkJQdWJsaXNoZXIy