Studi Sociali - anno IV - n. 26 - 1 ottobre 1933

non metterli in antagonismo. Essi richie– dono certo una relatiYa divisione di lavoro fra i più adatti all'uno o all'altro compito, ma a patto che il lavoro degli uni proceda parallelo e in concordia fraterna con quello degli altri; <'be nes. uno finisca col diven– tare cselusi vista, credendo che solo il suo e;ompito é importante. Al contrario é ne– ceEsario che chi fa una cosa, chi si dedica a una dala attivita, capisca tutta l'impor– tanza dC'lle altre cose e attivita, e sia pron– Lo all"oc-c-onenza a lase;iare per un momento il lavoro proprio per dare una mano ad altro divenuto ad un tratto più urgente. Una separazione antagonistica sarebbe esi– ziale. Gli uni rla un eccesso di spirito cal– e;olatore cd ordinatore sarebbero condotti a non veder più le neC'essita <lel momento, a lasciarsi sfuggire le migliori occasioni di azione risolutiva, a mutarsi in raziocinanti a vuoto, a separarsi dai combattenti più au– daci, e di [atto a disertare o tradire la bat– taglia in s,·olgimento; gli altri dal proprio impulso battagliero e dall'esasperazione del– la lotla sarebbero indotti a non ben misu– rarr e dirigere i loro colpi, a cadere in <111alC'he imboscala nemica, a perdere di vi– sta lo se;opo voluto ed agire in contraclizione con cEso, ed a prepararsi cosi una impre– vista sconfitta, o a preparare senza volerlo il trionfo cli altri che hanno mire diverse. '.\el non perdere di vista, i1ffece, le varie nec-essita dell'oggi e del domani sla il se– greto della propria vittoria. H.ic -onosciamo che lutto ci6 é molto fa– <· ile a dirsi, slanclo lontani e tranquilli a tavolino, ma non altrettanto a praticare, quando si é presi nell'ingranaggio del mo– vimento in azione. Comprendiamo benissi– mo che non si pu6 fare sempre quel rhe si vonebbe o dovrebbe, che nel calore della mischia non é possibile pesare bene li pr6 e contro di un fatto, che spesso la necessita di agire senza indugio non pei·mette sce– g 1er az ne m1g IO , c n n smnpre s pu6 vedere l'occasione buona prima che sia passata, ecc. ecc. Si fa in ultima istanza quel che si pu6; e sono inevitabili errori senza numero, spesso gravissimi, che é bene confessare o rilevare, ma a cui sarebbe o– zioso fare tardi\·i processi col puerile senno del poi, perdendo altro tempo prezioso, di– videndo le forze e alimentando rancori. Ma, pur ammettendo l'inevitabilita di molti er– rori e tutta l'indulgenza pei loro autori a fatti compiuti, bisogna pu1· dire che oggi assai più che per il passato é necessario evitarne il maggior numero possibile; che arebbe cecita imperdonabile chiudere de– liberatamente gli occhi dinanzi alle loro probabilita prevedibili, sieno essi errori cli azione o erro'ri cli inazione. Poiché oggi non si tratta più di fare soltanto, - come una vo)ta, quando scarse erano le speranze di vittoria e limitati i pericoli per la causa comune, - delle affermazioni d'idee, delle dimostrazioni di energia e di sacrificio; og– gi ocrorre la stessa fermezza d'idee, la stes– sa energia, lo stesso spirito di sacrificio, ed anche molto <li più, - ma per vincere! Vincere bisogna quanto più é possibile, e scongiurare in ogni modo il disastro d'una se;onfitta, che sarebbe oggi infinitamente più gl'ave per intensita e durevolezza - non per gli anarchici soltanto ma per tutto il proletariato e per la causa della liberta umana - <li tutte le sconfitte passate cla pi(1 di un secolo a questa parte. Queste a confronto di quella apparirebbero nella sto– ria come scaramucce sfortunate insignifi– canti. Stiano con gli occhi ben aperti i nostri <'ari compagni spagnuoli. Non perdano di Yista nessun settore del vasto fronte ne- 111ie;o,e non si stanchino di migliorare e sorvegliare se stessi e l'opera propria. Chi scrive queste parole non si sente affatto qualificato per dare, lontano e senz'aver lui le mani in pasta, dei consigli che potreb– bero essere sbagliati a coloro che stanno STUDI SOCIALI battendosi cosi valorosamente. Non pero che la lettura dei giornali, riviste e periodici di parte 11ostra ehe vengono dalla Spagna non srnglino qualche dubbio e suggeriscano qualche osservazione. Ne parleremo, se mai, altra ,·olla cli proposito. Ma certo é che il compito che deriva agli anarchici spagnuoli dalla loro forza nume– rica e morale, e dalla posizione che occu– pano nella mischia sociale in mezzo al loro popolo, é molto grave e irto di pericoli, come quel'lo di un gruppo di uomini imp1 i– gionati nel profondo cli una caverna da un nemico implacabile, costretti a battersi di continuo con lui e ad aprirsi nel con– tempo a colpi di piccone un cammino ver o la liberta, badando con cura che qualche colpo mal destro non provochi una frana micidiale per tutti. JE' un e;ompito che ne impegna le forze in direzioni diver,se, per avanzare e per guardarsi le spalle: per spin– gere la Spagna verso l'avvenire, sgombran– do diuanzi a lei gli ostacoli del presente; e per impedire nel tempo stesso che i nemici del progresso sociale, i nemici del proleta– riato, i nemici della liberta la ricaccino indietro, a prezzo di dolo1'e e di sangue, verso un 11assato pauroso cli schiavitù e cli barbarie. J,l'l(U FAUJlHI. N. B. --- Questo articolo ''Ancora· sugli avvenimenti di Spagna·• era gi8. scritto, come pros-ecuzione e complemento dell'altro "Gli avvenimenti di Spagna·• uscito nel numero scorso. prima degli ultimi cambia• menti nella politica spagnuola. Si pubblica ora solo con brevisf-ime modificazioni e a~giunte in base alle notizie (li questi giorni (15 settembre 19331. Li berta e f atalita, Determinismo . e Volonta Xoi diciamo the bisogna fare la rh·oluzione, che vogliamo rare la rivoluzione, e ('i sforziamo tli susci• tare e riunire !e volonta intente a tale scopo. Ma un'obbiezione fondamentale ;,:;i ci oppone. La rivoluzione. ci si dice, non si fa per capriccio degli uomini. l~ssa viene, o non viene, quando i tempi sono maturi. La storia non si muo,·e a casac· cio ,ma si s,·olge secondo le leggi naturali, fatali, ineluttabili, contro cui nulla pu6 la Yolontù <legli uomini. In pratica, almeno nella maggior parte dei c:asi, non si tratta che ùi un espediente polemieo.. o palitico. Si afferma che una c:oHa é impos~.ibilo q11n11- do non la si vuole: si nega la. potenza della volont:.l. quando si é in\'itali a fare uno sforzo in u~rn dire• zio ne c:he non conviene; - e poiché orrnai quasi tutti quelli che sanno l'alfabeto si dan l'aria di scienziati e di filosofi, si teorizza il p1:òprio desiderio e si chiama la t;Cienza e la filosofia a far da ruffiane ai piccoli calcoli di persone e di partiti. :ira poi, quando una cosa interesga e piace, si dimenticano tutte le teorie, si fa lo sforzo necessario e, se si ha bisogno e e concorso deg i alfri. si fa appe o alla loro buona volontà e della yolonta si esalta la potenza. Magrado c1uesto per6, é certo che ogni uomo C'he penGa sente il bisogno di metter d'accordo la sua condotta con le sue convinzioni intellettuali, e quan• do agisce ama rendersi conto dell'efficacia e della parlata delle sue azioni. Ogni nomo ehe Jl~nsa, e ossen·a e va apprendendo i tatti innumeri della na· tura e della Storia, ,seute il bisogno di organizzare in sistema lo cognizioni acquisite e eh trovare un qualche principio generale che li riunisca e li snie• ghi. E da questo bisogno di compre11t3ione e lii ada– giamento mentale hanno avuto origine i sjstemi di (i1osofia, teologici e naturalistici. Da questo biso· gno sono nate le ricerche e le discussioni intorno al problema della rnlonti1. cioé della potenza degli uomini (o cli tutti gli esseri cosc:ienti) di inl'Juire sul corso degli e,•~nti: problema ronda mentale di ogni riloaorla. che ha affaticato ed affatica i pen~m– tori di tulle le scuole. Ed il ratto non sarebbe stato che vantaggioso per lo sviluppo intellettuale dell'uomo e per la rni• gliore utilizzazione delle fot ze umane, se molto spes· so, per una comune illusione mentale, non si fosse preso per realita obbiettive quello che era semplice parto dell'immaginazione, e per falli accertati le ipotesi, più o meno co111ode. con cui si tentava di riunire e spiegare i fatti conosciuti: - ))eggio an– cora quando si ·ono prese per coso delle semplici parole senza significato 1weciso o definibile. Cosi s'inventarono Dio e l'Anima immortale, cosi s'inventarono la Materia, la ·Forza, l'~nergfa (con le iniziali maiuscole) e tutti i concetti mentali, intesi a spiegare con delle parole- l'universo che non si comprende. Ma al di sopra di queste entitù, che é be11e t1·al– tare con prudente e sorridente scetticismo, vi é un priucipio superiore che sembra veramente iuoppu• ~nabile: o almeno tale che la mente umana non possa concepirne la negazio11e; eù é il principio di causaliti.\. cha costituisce da sé solo tutta la filo• sofia che s'intitola determini~ta. Niente· si crea, e niente si distrugge. )J'essun ef• retto senza causa sufficiente; nessuna causa. .senza effetto proporzionato. Sta. benissimo. Se questo appare alla mente umana un vero necessario ed assoluto, <' uuche una neces• t:>ità della. mente il ragionam<'nto logico, é anche una veritc'"t cho ot;ni premessa comporta la sua illazione necessnria. Conclusione logica clel principio di cau· :-falit.l, inteso come principio universale ed inelutta· bile, si é che a partire ab eterno tutlo é una conca· tenazionr necessaria <li fatti, r·he non avrebhero potuto esHere differenti da quello che. gono stati e c·he 11011 potrelJbero eN"'ere differenti da quello cho .saranno, r qnindi l'nomO non é c:he m1 automa co• scirnte. la volontà é 1111a illusio11P P- Io libert,; una. <.·(wa inp~i:,;tpute e<l impo!:-8ihih'. J;_:{1 infatti, quando si rag-iona in astratto, molli arriva.no volontieri fino alle ultime consegue.11.e, e llirono. rol Laplac-c, che- S<' nn uol)lo potesse ,·0110• sèero tutte lo forze esistenti ncll'univeri:i.o in un dato momento, tol loro punto di apl)licazi-one. la loro in– tensità e la loro ùirezlonr. c•~li potrebbe calcolare tutto quello che é avnrnuto e, tutto quello cho av• ve.rr .-'t in un momento <Jualsiasi dcll'cterniUt, in un punto qualsiasi ùello spazio infinito: tutto, dalla posizione di 1111 astro nella sua orbita al verno dt un poeta, da una scossa di tern•moto aù un arlicolo cli git,rnalc. Questo é, nella sua più conseguente espressione il sistema filosofico che si suol chiamare determi. nitmo, e <·hc, partendo dai concetti -di Nal11rn e di ~eres ·ità e !icguendo metodi razionali e scientifici, aniYa alle stes e conclusioni a cni arrivavano gli antichi coi loro Fato ed i teologi colla loro pre– destinazione. Vi é bene chi cerca di restringere ecl attenuare la portata ùel sistema ed eludere le sue conseguenze, tentando di conciliare l'idea di necessittl. con quella cli libert{1; ma sono secondo noi tentativi vani ed illogici: - una necessita ·che non é sempre necessaria, che ammette restrizioni ed eccezioni, non é più n·ecessitA. Il determinismo rlsponde ammirevolmente a certi bisogni del nostro intelletto ed é guida sicura nello ~tudio dt'I mondo flsiCo-c;himico; ma eSéSo indubbia• monte parnlizza e nega la volontà e fa apparire inutile e risibile ogni sforzo per uno scopo qualsiasi. Kpnet6, siccome ogni uomo. poco o molto, pensa cii agisce. di dcterminiSti logici, che traducono nella vita la. loro l'ilosofia non ve ne sono, o almeno 11011 ne cenoseiamo. ~ non é strano, poiché, :;e ve ne fossero. e ·si do,,rebbero trovare inutile il far cono• scere e 1u·opagare le loro idee, convinti come llcb– lJono essere che quel che deve avvenire, anche le concezioni cerebrali di ciascuno. av,rcrrà fatalmente nel tempo dovuto, e nulla pu6 imnetlirlo, o ritar• darlo, o. affrettarlo. lu verit(1, i deterministi, che in generale sons uomini studiosi, attivi, amanti del 11rogresso e sono diventali deterministi, oltre che per ragionamento, anche ner r<'nzione contro i pregiudizi. le imposi• zioni e l'oscurantismo delle reli~ioni. si dibattono iu una continua c òntr:11.lizione. 1,;i;.ai negano il libero arbitrio e quindi la respon• snbilitd; e poi s'indignano contro il giudice che tor• tura gl'irresponsabili, quasi che il giudice non fosse egli stesso 1determinato o quindi anch'egli un irre• sponsabile. Dicono che tutto quello che avviene (fatti natu– rali. storia umana, azioni, passioni e pensieri indi• vidunli) sono una sequela ininterrotta e necessaria di cause e effetti, riducibili a talli fisico-chimici sot•

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