Studi Sociali - anno IV - n. 26 - 1 ottobre 1933

2 Abbiam detto che la situazione spagnuola atluale pu6 paragonarsi a quella francese di quel tempo. Ma somiglianza non é ugua– glianza. In rcalta la storia non si ripete mai che con u!•a approssimazione molto relativa; e bisogna sa)ler intenderla. Non sono paFSsali inv:•no piu di ottant'aEni! Ver– so il 1850 ca pit".lismo e proletariato non erano nella situazione e proporzione odier– ne: il primo pel suo sviluppo aveva ancora bisogno, almeno. dell'ipocrisia democratica; 0cl il secondo era assai più debole, meno numeroso e con una coscienza di classe meno formata di ora. La preponderanza del– le classi medie, che intorbidava e modifi– cava di continuo la lotta di classe, era molto maggiore. Oggi le posizioni si presentano in mollo molto più cata trofico. Il capitali– smo non ha più bisogno della democrazia, divenuta per lui, nella crisi interna che lo traYagìia, un ingombro impacciante, costoso ed infido; e tende a disfarsene. Solo la pau– ra del proletariato, più ingrandito e aggres~ sirn costrin"e il capitalismo ad aggrapparsi alla' democr:zia come ad nn espediente mo– mentaneo in qualche paese dove, c_ome _m Spagna, la rivoluzione sociale lo mrnaccia: Ma, appena passata la paura e fiaccata pe1 un istante la classe operaia, anche la de– mocrazia J>iù anodina viene <la lui gettata via con disprezzo come limone spr~muto; e per consolidarsi e impedire ogni i:is~ossa del gigante proletario si crea or_gan~ di go– verno più adatti e corrispondenti. ali a_t~uale sua essenza plutocratica: quelli dispotici del fascismo, delle monarchie assolute e delle dittature militari. Il governo della Repubblica ~pagnuol_a con i suoi procedimenti reazionari ed anti– J>roletari attuali lavora quindi_, contro ~a democrazia; o per la monarchia o pel. fa– scismo: per i.:na monarchia a tipo fascist_a 0 per un fascismo con masche'.·a republ~l.1- cana. In ogni caso'"Ta aemocraz1a_ ne u-scna liquidata, come sotto la monarclua s3:bauda e sotto la repubblica tedesca. L'esemp10 uel– la Germania é il piu probante. Quando cola , la social-democrazia s'adopr6 tanto n_el1918 ad evirare la rivoluzione tedesca, riducen– dola ad una caricatura buona sol~ a c~n– tentare l'imperialismo ri\·ale straniero :rn~ citore della guerra, e il suo go~erno s~ffoc.o nel sangue i tentativi insurrez10naiJ di ~e1~ lino e di Monaco, si crearono le rag10n1 storiche del fascismo, il trionfo ciel quale solo la rivoluzione proletaria avrebbe po– tuto evitare. Ed in Spagna si é sulla stessa strada, per quanto quivi manchino, per foi_-– tuna alcuni elementi che favorirono lo sv1- lupp~ del fascismo nelle nazion_i ital!ana e tedesca specialmente quelli derivanti dalla degeneiazione psicologica e fisiologica cau– sata da una lunga e disastrosa guerra. Que– sto <la alla Spagna ancora qualche O))por– tunita e tempo di salvarsi; ma ~gn_i g_10rno che passa altri elementi nefasti v_i_si foi:– mano ed il pericolo s'avvicina a rapidi passi. Non é nostro compito dare consigli alla democrazia, di cui siamo avversari,. perch~ ne yediamo tutte le menzogne e gh errori che il pote,·e converte in delitti; né vog)_ia– mo essere suoi complici neppure con l 111- gannevole pretesto di evitare i danni mag– giori, che essa stessa prepara con le sue mani e da cui saremmo travolti anche noi. Restiamo sulla breccia contro cli lei, nel campo delle idee e in quello dei fatti, spe– cialmente dove, come governo, essa appare il nostro nemico immediato e ci tratta lo– o-icamente da nemici, - ben sapendo che -~nche quel p6 di buono che ancora le resta dalle sue lontane origini rivoluzionarie so- lo una nuova rivoluzione pu6 salvarlo con l'abbattere il capitalismo; ed il proletariato emancipato e libero sara in grado di dargli un contenuto piu reale e duraturo, e supe– rarlo con uua organizzazione sociale che assicUTi il benessere e la liberta per tutti. , Ma obiettivamente costatiamo che la demo– crazia potrebbe ancora salvarsi, - almeno S'lTTll SOl'lALI per un certo periodo e finché le maggio– ranze popolari non avra.nno compreso la superiorita <li un sistema più libertario di convivenza umana, - solo se rinunciasse (coi fatti e non soltanto a parole) a esse1·e borghese, se si separasse con un taglio net– to dal c·apitalismo che la insidia, e se con– tribuisse a clist•·uggerlo ponendosi decisa– mente a [ianco del proletariato. Diciamo queEto perché ci sembra ,·ero, senza punto illuderci che tale verita sia per essere 1·iconosciuta e seguita dai nostri av– versari democratici e socialisti autoritari. Ma poiché tale possibilità vi sarebbe e si sarebbe ancora in tempo a profittarne, so– pratutto oggi in Spagna, la prospettiamo al cli sopra d'ogni interesse di parte, se non altro per la pace della nostra coscienza. li momento é troppo grave, perché chi vede o crede di vedere un barlume anche piccolo di rnrila salutare abbia a tacerla. Noi a– narchici non diciamo: o tutto o nulla, o l'anarchia o la rovina. L'importante é che si salvi la li berta, quanta più I iberta é pos– sibile. Ancbe se non sia tutta la libertà che noi anarchici vogliamo, ch0 almeno la somma di li berta per tutti sia cloman i su– periore a qnella cli oggi e cli ieri; e che per questa via della liberta, - fu~ri della_ quale non v·é emancipazione poss1b1le, ne eco– nomica né politica, - ogni giorno segni un prngresso, e nou si torn_i mai i~1dietro neppure per un istante. Guat a, lasc13:rs~n_e deviare dalla fata morgana dell aut.onta. 11 c:ammino fatto cJ~verrebbe inutile; e sarem– mo <laccapo e forse peggio di prima. La salvezza cli tutti, la salvezza <lella ci– vilta umana, sta oggi nell'abbattimento del capitalismo, fonte e forma di schiavitù, o– rigine d'ogni delitto e guerra, primo osta– colo alla liberta e alla pace degli uomini. Se vi fossero democratici sinceri in Spa– gna, repubblicani, socialisti o com'altrn ~i c11iamiuo, cap1Tebbero che solo contro 11 capitalismo e a fianco del proletariato ri– voluzionario, anche se essi non ne condi– vidono le aspirazioni più audacemente li– bertarie, é possibile per Joro cli salvare la parte migliore della democrazi3: dei Riego, dei Zorilla, dei Pi y Margall di un tempo, che ieri i Zamora, i Caballero e gli Azana ed oggi i Lerroux si mettono sotto i pi_edi. Verso un maggior benessere e una magg10re liberta per tutti, attraverso le maggiori au– tonomie possibili e compatibili con l'inte– resse generale, - regicnali e comunali, _sin– dacali e culturali, colletti ve e individual1, - senza imposizione di criteri unici, perchf: oo-ni sistema abbia possibilita di libera spe– rhnentazione; senza che niun partito, setta o scuola politica e sociale possa spadroneg– giare sul popolo lavoratore e imporglisi _co– me unica guida, ma ciascuna parte o fra– zione cli esso resti arbitra del suo destino; e sopratutto senza dittature né aperte né larvate. Dei socialisti, sciagurati! dicevano recen– temente in Spagna: "se una dittatura ha da esserci, vogliamo la nostra". No! nes– suna dittatura ha da esservi, di n·essuno. Essa costituisce il pericolo maggiore, anche con l'ammetterne la sola ipotesi. Patroci– narla per sé é come gi11stificarla pel ne– mico; ammetterla per sé é un prepararvi la psicologia popolare anche pel fascismo. In pratica, poi, nella realta concreta, qua– lunque dittatura nera o rossa, si dica fasci– sta o democratica, borghese o proletaria, soc-ialist.1 o comunista, o magari (diciamo 11na lwstPmmia) anarchica, sarebbe sempre il pri1·ilegio di pochi e la servitù e la fame per le grandi masse lavoratrici, - per il popolo spagnuolo come per qualsiasi altro. ., .. " Un fatto tutto particolare per la Spagna, rni gia ci siamo riferiti di passaggio qua <' la, é il grande posto che occupano gli anarchici in mezzo alla classe operaia e c-ontadina. Di per se stessi, come forza mi- litante specifica, potremmo dire come par– tito (nel senso di collettivita, organizzata o no, che ha un preciw programma d'idee, e di scopi), sono numerosissimi in tutto il paese e costituiscono un insieme non in– feriore a quello di altri dei più importanti partiti spagnuoli, ed a piu d'uno di molto superiore. Questa forza é calcolabile difficilmente in numeri concreti perché non tutti gli ele– n1enti anarchici amano organizzarsi for– malmente e perché i gruppi e federazioni anarchiche, come pure molti sindacati cli mestiere a tendenze libertarie, si sciolgono e riformano cli continuo sotto l'insistent-e ondata delle persecuzioni e per necessita cli difesa. V'é inoltre attorno a tali organizza– zioni un vasto alone di concorsi e di sim- 11atie reso incalcolabile dall'astensionismo elettorale degli anarchici, che sottrae que– ste adesioni di massa anche a quel computo approssimativo che gli altri partiti derivano dalle elezioni politiche. Con tutto ci6 clessa é sempre una forza che non cessa di esi– stere, moltiplicata nei momenti decisivi dal– lo spirito generale federalista e ribelle del popolo spagnuolo, per cui fin eia ses– sant'anni addietro Bakunin e Malatesta tan– te speranze rivoluzionarie riponevano in lui. Gli avvenimenti di questi ultimi due anni han dimostrato che quelle speranze non erano punto infondate. l\1a la forza che essi han no. l'influenza che essi esercitano, J'ess<'re in sostanza l'e– lemento preponderante e decisivo del movi– mento rivoluzionar-io ed anticapitalistico in Spagna, non é soltanto un vantaggio, ma costituisce anche per gli anarchici spagnuo_ li una tal somma di gravi responsabilita da far tremare le vene e i polsi. La maggior forza implica maggiori do,·eri. In altri pae– si, come é stato in Germania, il fatto che la enorme maggioranza ciel proletariato é al seguito dei socialisti o elci comunisti di– mi1wisce di molto le rcsponsabilita per gli ana.rchici; gli eventuali errori di questi ul– timi non possono avere gran peso sui fatti, e quindi la sconfitta del proletariato e del– la liberta non potrebbe mai essere ad essi addebitata. In Spagna la cosa é diversa. Se sopravvenisse un disastro, non pochi rim– proreri che altrove noi rivolgiamo ai so– cialisti e comunisti, potranno forse essere rivolti agli anarchici spagnuoli: non gli stessi, cerlo, ma altri più o meno equiva– lenti o, se ancor meno gravi al paragone, pur sempre implicanti colpe notevoli, che bisogna cercar di evitare finché n'é tempo, sopratutto non scompagnando mai l'impulso rivoluzionario e il desiderio cli azione dalla ragione più consa11evole in rapporto con gli scopi voluti. Purtroppo questo non é facile pei nostri compagni spagnuoli. Anche da lontano sia– mo in grado cli renderci conto della loro situazione scabrosa e travolgente. L'essere assorbiti dalle innumeri necessita contin– genti della lotta, che si svolge su tutti i punti, in mille direzioni e contro i nemici più vari, e sopratutto l'essere quotidiana– mente alle prese colla più accanita perse– cuzione governativa dalla Capitale fino ai più piccoli villaggi, senza la ricchezza di mezzi che sarebbe necessaria, li costringe troppo spesso a battersi come possono su– bito, senza aver tempo cli pensare al do– mani. Di certo é una tattica del nemico quella di tenerli impegnati senza respiro in una battaglia continua, impedendo loro più che pu6 ogni lavoro sistematico e con– tinuato di preparazione e di coordinazione, provocandoli senza posa a qualche passo falso cli cui poter cinicamente profittar-e. Nonostante, pur in mezzo all'ardente bat– taglia,, quel lavoro resla indispensabile, da farsi a<l ogni costo; e non mancano del resto in Spagna di quelli che se ne rendono ben conto. L'importante é non disgiungere i vari compiti ugualmente impellenti, e sopratutto

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