Studi Sociali - anno IV - n. 24 - 22 aprile 1933

6 versario, le diverse contradizioni e illogicita in cui cade 11 Pardaillan". A un certo punto egli riduce tutti i compiti del patrocinato "governo libertario" a due mansioni sole: ra1 mamento generale del popolo e l'espropriazione della ricchezza. "Quando il popolo fosse armato ed avessa preso posses-so della ricchezza ... al· diavolo anche il governo libertario, - si tratta appnnto e semplicemente di arrivare a ,questo, - ché dopo non E:.erve più": sono parole. -sue. Per6 egli non spiega affatto perché per l'armamento e l'espropria– zione ci sia bisogno del governo, né che parte que– sto ci dovrebbe pigliare. Afferma la cosa, come se fos!::-echiarissima, in poche parole, e pas•sa ad altro argomento. Eppure, la cosa non é chiara affatto. L'espropria• zione delle armi e della ricchezza presuppone la vit· toria dell'insurrezione; anzi, una parte delle armi é prevedibile ehe sani es·propriata prima, da qual· che colpo di mano an-teriore e nel primo momento àell'insurrezione, quando qu~ta non ha vinto an· cora. Ma, abbattuto il governo in tutto o in parte, in ogni luogo in cui l'insurrezione trionfa, é ovvio che non s'aspettera l'indomani per mettere le mani su tutti i depositi d'armi e distribuire queste al popolo; e cosi pure non s'aspettera un istante a oc· cupare fabbri·che, terre, palazzi, ecc., a distruggere titoli e segni cli proprieta, a impadronirsi dei depo· siti cli viveri e altri generi di prima nece-e:sita, a soacciare dalla direzione dei servizi pubblici gl'inu 4 tili cqpitàlisti e impiegati _del governo, e cosi via. Questo subito: non appena vinta la lotta amiata, e anche prima, non appena la vittoria si delinea, se vi sono forze materiali e d'iniziativa non troppo ns.sorbite dall'insurrezione vera e propria, o se le nece,ssita cli questa ne lascia loro il tempo, o per !"opera più diretta della parte cli popolo non impe– gnata nella mischia cruenta. BisognerA far presto, e. prepararv1s1 prima, sia per mettere nell'impoten· za i I)Etdroni 1 sia per rendere impossibile o troppo difficile i) costituirsi d'un governo regolare. In tutto ci6 che ci starebbe a lare il "governo li– bertario", anche se riusci,sse a entrarci pel rotto della cuffia 1 Che tempo n'avrebbe per formarsh che pooto gli restei'ebbe, fuori quello di mosca coc– chiera? Non pal'liamo dell'espropriazione delle armi, che sara quasi una cosa ,sola col primo atto dell'in 4 sunezion e, compito preordinato dei gruppi rivolu· ziona.ri alla testa del popolo, fra i quali gli anar– chici T tevono es-sere all'avanguardia e dar prova di preveggenza, di energia e ù( organizzazione, sia per la riuscita iniziale, sia per la distribuzione, per la conservazione dei depositi o per il loro trasferi– mento, ecc. Più che altro é un problema pratico tecnico, che dev'essere risolto nei suoi principali la ti concreti, per prendere gli accordi opportnnt. prima ancora dell'insurrezione. 11 "governo liberta– rio" sarebbe del tutto ,superfluo, non conterebbe nul· la; ed in ogni modo a-rriverebbe, per fortuna, a cose fatte. Più comples,so si presentera, -certo, il compito ù€ll'erpropriazione della ricchezza, per il numero infinitamente magg.iore di obiettivi, pe,r la res-iste-n– zo prevedibile degli interessati in ogni luogo, per la cliversita della materia da espropriare richiedente metodi pratici diver,si, per la difficoltà di procedere senza sciupare de11a ricchezza che sani patrimonio ùt tutti, ecc. Qui un governo qualsiasi sarebbe an– cor più superfluo, ingombrante, incapace, dannoso, poiché s-'arrogherebbe una funzione direttiva sopra i.In campo d'azione che sfuggirebbe nella maggior rarte alla competenza specifica del suo personale. D'altro canto, senza tener conto cleg:i organismi 'uovi che -sorgeranno né defla spontaneité. delle mas- "Se sfruttate, cui pure il bLsogno sani di valida pro· pulsione, gli organismi tecnici pill. adatti all'uopo -saranno le organizzazioni operaie, le cooperative, i centri competenti ,specializzati per ogni ramo di produzione, di scambio e di servizi pubblici che de– vono sorgere fin da prima della rivoluzione, e cosi via, -. senza escludere neppure in questo campo J'-azione premeditata dei gruppi rivoluzionari ed anarchici, che apriranno la J;;trada, abbatteranno gli ostacoli pill. materiali inmediati e daranno su que-– sta direzione la prima ~pinta alle masse. Anche per questo compito della rivoluzione non c'é d'aspettar tempo, per quanto esso richieda mag– giore attenzione eù oculatezza del solo imposses– sarsi delle armi. Btsogna creare subito il fatto com piuto: che i proprietari, persone od enti, si trovino gia spossessati prima che sorga un governo qua· lunque, il quale venga a imbrogliare ancor pill le cose. Bisogna che l'espropriazione, almeno nena sua prima fase materiale, sia ;.u1 fatto concreto dell'in 4 surrezione, episodio di questa, uno dei primi atti, non appena reso possibile dalle circostan,ze. In tutto d6 un governo, anche se si elica "libertario" sareb– be un intruso indesiderabile. Nella migliore ipotesi, che cosa avrebbe mai da fare, lui, 1nentre i con· tadini occupano le terre, gli operai gli stabilimenti, i senza tetto le ca-~•evuote, i lavoratori dei trasporti gli uffici centrali delle ferrovie, tramway, linee di navigazione, ecc., ecc.? che cosa che non possano meglio e con molta pili. competenza di lui le orga• nizzazioni libere dei lavoratori coadiuvate dalle ban· de insorte? Spero ·che "Pardaillan" non pensera che il "go– verno libertario" ci voglia per. il decreto -che sancisca l'espropriazione. I" lavoratori non ne sen tiranno il bisogno, ma se in qualchè. luogo sentisse 4 ro tale necessit1. 1 bastera un timbro... Fuor cli s-cherzi, i governi sogliono, é vero, quando non pos– sono più impedire o annullare nna conquista g·ia S'fUDI SOCIALI fatta dal popolo, sancirla col più pomposo dei de-– creti. Ma questo sarebbe perfettame11te inutile, se spesso non fosse dannoso, perché il governo se n~ serve per limitare la conquista fatta o impedirne ul– tf•riori 1sviluppi. I bol~c,cevichi, per esempio, levano allè .stelle il merito del governo sovietico per l'e· spropriazione delle terre e delle fabbriche in Russia; ma non dicono che quando quel goVerno sorse, la espropriazione di fatto era giA avvenuta, e il "de– creto"· statale purtroppo non servi che a stabilire sui lavoratori dei campi e delle officine una più fort~ oppressione governativa sostitt~itasi a quella dei pa droni. Certamente, clopo l'atto materiale della presa cli possesso •della multiforme ricchezza, eliminati o in fuga i padroni, provveduto provvisoriamente meglio che 5i p0tra (utilizzando specialmente la compe– tenza dei 5indacati) alla continuazione della pro· cluzione che non deve· arrestarsi, verra la sistema– zione razionale della nuova economia sociale, cui ,si avra modo di pensare con pill. calma. l\ila allora ci saranno gi8. quelle condizioni per cui "Pardaillan" ste~so riconO'Sce che non vi sarebbe più necessita neppure cli un "governo libertario". E' inutile quindi che mi dilunghi su ci6, - beuch,é i _partiti socia– Hsti autoritari, a torto anch'e,ssi., proprio da questo punto della rivoluzione credono ,che cominci una maggiore ne.cessitA d'un organismo statale armo 4 nizzatore degli ,interessi e (aggiungono i più demo 4 cratici cli loro) "garante della libertà cli tutti". Anche "Parclaillan" parla del S·llO progettato go– verno come cli un "garante della liberta di tutti' 1 • Ma poiché egli stesso lo destina a compiti, pei quali lo abbiam visto inutile, incompetente e intempes– livo, - fuori d'ogni realta concreta, - non ho bisoa-no d'insistere per mo-strare quanto quel,la ga 4 ranzia sarebbe superflua e pericolosa, e come la li– bert:i. abbia bisogno di garanzie assai pi_ù serie e meno sospette. ::t< * BI.sogna andar cauti nel rivestire anche di sem– plici autorita formali i propri simili: c'é sempre pericolo di veder in essi l"autorita formale trasfor– marsi in SO$ta.nziale, - anche se es-si ,si dicono a 4 narchici. A Malatesta elle osservava a "Pardaillan" <!he clegli anarchici andati al governo farebbero -come tutti gli altri governanti, e magari peggio, il tS& condo replicava: Ma allora dove se ne va il fattore "volont:i" in cui Mal.atesta ha tanta fiducia, se de– gli anarchici non sape-ssero voìe'r andare fino a un certo punto, e non più in lft? Adagio, Biagio! Aver fidu cia nelle proprie forse, per risalire un precipi• z.io é iucliapensabile a salvarsene; ma una volta salv ati, non hiF;ogna romincinr da capo a scivolare in un altro precipizio 1 perché di nuovo ne,lla china, le- forze potrebbero anche tradirci. Non ci sarebb.:? gusto! Eppoi !a. volontà, come le forze muscolari, non é uguale in tutti. Come scegliere, e chi li sce· glierebbe, i "libertari" destinati a formare quel tal o·overno? Come sapere quali avranno in sé bastante forza di volonta per resistere agli effetti corruttori del1a funzione autoritaria? Inoltre, "Pardaillan" ne converrA, ci sono non pochi anarchici che ~i di~ cono e si credono sinceramente tali, ma hanno po~ f-0rti temdem,e all'autorita e alla prepotenza; e s1 pu6 ess-ere sicuri che -sarebbero propr~o quel:i eh~ riuscirebbero •quasi certo, perché nei mov1mentl popolari si sc01gono sempre quelli che più si fanno avanti e mostrano una certa energia. Chi ha un po· d'esperienza sa che succede cosi. Meglio vale dun 4 que i.Opprimere una funzione che sappiamo inuti~e a: bene e causa di male, e non mettere nessuno 111 condizione cli far.sene corrompere a danno di tutti. La volonta di cui parlava Malate.sta era quella che spinge al sacrificio e alla lotta, che- persist~ con tenacia a seguire la buona strada, che non s1 stanca in un la"voro che crede utile, che tende senza poSa al raggiungimento cli uno scopo. Ma la sua era anzitutto volontà cli libertà, contro la volontà cl'autorita dei dominatori attuali e di tutti quanti vorrebbero diventare dominatori domani. La volonta e necessaria, indispensabile, per combattere, resi– stere e vincere, per cli9-trug.gere e per ricostruire. Ma é volonta, la nostra, guidata dalla ragione; che non pretende quindi che da certe condizioni di fatto sc-aturiscano effetti -contrari alla loro natura. Se formiamo un governo, non possiamo pretendere che ne scaturisca la liberta, o la garantia della 1iberta, 0 che, gli uomini che lo compongono -siano o res 4 tino libertari di fatto, anche se tali si dicono a pa– role. La nostra volont.i, dunque, é di combattere ed eliminare tutte le condizioni d'autoritA, e pili specialmente il governo, per creare condizioni di libertà. In altro punto "Pardaillan" dice: ",Nessun gover– no andrà su a dichial'are abolita la proprieta pri• vata e a dare al •popolo tutto l'armamentario dello Stato; soltanto i libertari potrebbero far questo, appunto perché essi non hanno intenzìone di gover– nare". Sta bene; ma per l'esattezza osservo che potrebbe anche darsi che un governo arrivi a "di 4 chiarare" abolita la proprieta privata e armato il popolo; ma si guardera bene dall'abolire "di fatto" la prima e consegnare le armi alle masse, e trovenl. 1 ftempre un modo, una misura legale per defraudare il popo1o dei frutti della rivoluzione. L'abolizione reale d-slla proprieta e l'armamento del popolo non si avranno -se non quando le masse in.sorte s'im– padroniranno e deUe armi e d-eHa ricchezza, ren· clendo inutile anche il governo meglio intenzionato. Di ci6 ho gia detto sopra. 'Pardaillan", per giustificare certe deviazioni del– l'anarchismo contro cui Malatesta ci metteva in guar 4 • cìia (non soltanto "il revisionismo") dice che qu-e• ste deviazioni possono esse-re ucausate dal fatto che l'anarchi~mo cozi com'é non marcia -con i tempi''. Anche questo, fino a un certo punto, é vero. In– speci& da una dozzina d'anni i tempi marciano verso· la. reazione, verso il passato di tirannie e schia– vit(1, verso il fasci,smo 1 malgrado e più a causa -de-lla. crisi del capitalismo. Qni veramente noi anarchici siamo fuori della realta obiettiva. Pier stare coi ternpi, con la realta, dovremmo diventare.. fa.sci– sti! Ma siccome non é qurist:.1. la realta che voglia-– mo noi, combattiamo contro di lei, per determinare,.:. una realta opposta, la realta rivoluzionaria. Quel:,. che preme a noi é cli restare dentro questa realta. in potenza; e mi pare che proprio da questa realta.. rivoluzionaria si vadano separando i "revisionisti"· con le loro tendenze govevnative. Nel suo ultimo articolo "Pardaillan" domanda: "L'anarchismo, non come filosofia ma come me– todo di lotta materiale, rivoluzionaria, di demoli-· zione, e cli ricostruzione, ha da essere consideratQ.. un metodo speciale in antitesi a quelli delle altre minoranze socialiste e rivo1uzionarie, o piuttosto co– me l'insi,eme dei metodi consentanei alla· pratica dell'ìUea cli rivoluzione, ,sociale?" Mi permetto far– osiservare a "Pardaillan" che le due interpretazioni non si escludono affatto, e van prese insieme, -· naturalmente col dovuto criterio. Mettiamo da parte la filosofia, che é bene lasciare ai filosofi che ci capiscono qualche cosa. L'anarchi– smo si pu6 anche considerare come una filosofia~ se isi vuole; ma non é quello che più interessa gli anarchici rivoluzionari, non é la cosa più impor– tante e che pu6 bastare a fare un anarchico. "Fi– losoticamente parlando", -si potrebbero considerare anarchici Spencer, Bovio, Marx, Lenin, e una quan– tità d"allra brava gente, tutta avversaria nostra. L'anarchi,smo vero é ,quello degli anarchici di azio– ne anarchica, cioé antiautoritaria; é quello "inteso come metodo (ana1~chico) di lotta materiale, rivo– luzionaria, di demolizione e di ricostruzione". Come tale per6, é evidente che non pu6 non es·sere consi– derato "un metodo speciale (o un inr~icme di me– todi) in antitesi con gli altri, per Io meno con tutti quelli autoritari; se no, l'anarchismo sarebbe inutile .. puro passatempo da lasciare ai filosofi suddetti. Ma qual'é questo metodo speciala cleili anarèhici? E' il metodo (o insieme cli metodi) che gli anar– chici credono "più consentaneo a.Ila pratica dell'i– dea di l"ivo}uzione sociale" - che si pn6 cornp-en– diare ne la concenzione anarchica della rivoluzione. Se ci separiamo quindi da tutti i partiti autoritari, a.nchr> se sociali-sti e rivoluzionari, e ci sembrailo gia-.i.:--ntani da noi alcuni de cÙsidetti "revisiouis·tr·, anche .... ·se si dicono anarchici, respingendone i me– LOcli più caratteristici, non é affatto per una fUper– stiziosa pregiudiziale cli filosofia, o di "dottrina pura''. o di "metodologia perfettissima" (esistenti solo nella arbitraria suppoisizione cli HPardaillan"), ma solo o sopratutto per una ragione di pratica ri– voluzionaria. Perché cioé giamo convinti, in basa a tutta la realta storica passata e recente, che quei metodi autoritari non sono punto "consentanei alla. pratica dell'idea di rivoluzione sociale"; rovinereb– bero la rivoluzione e la farebbero fallire proprio in ci6 che più ci preme: l'emancipazione economica del proletariato e la liberta per tutti. Questo non m'impedisce, naturalmente, di vedere e apprezzare quel che c'é cli buono o comune con noi, in qualche parte separata, nelle idee e propo– siti delle altre forze socialiste e rivoluzionarie; né cli ammettere di poter fare all'occasione sul· terreno pratico qualcosa aJl'unisono con essi. Lungi ,é da me– quindi ogni idea di lotta fratri-cicla, che ho sempre deprecata, in specie coi loro elementi proletari e ~inceri, che son la mag.gioranza. Questo io lo dicevo cla molto tempo prima di "Parclaillan". Ma mi pare– che egli esageri, fino a mettersi del tutto fuori della logica e della re-alta, 1 quanclo egli presuppone senz'al– cuna distinzione, "capacita e diritto di risolvere il complesso problema della vita sociale, etica e n1a• teriale, in tutte quante a.s-sieme le minoranze socia· litte e rivoluzionarie", - compresa l'anarchica, isì capi,sce. Del diritto non si discute. Si, il diritto cli risol• vere, ecc. ecc. - forse sarebbe meglio dire "tentar– cli risolvere" o "proporre cli risolvere" - •Ce l'hanno tutti; gli anarchici almeno non lo negano a nes,su– no. 1\fa in quanto alla "capacit;i 1 ', bi-sogna pure di– stinguere. Anche la capacita, s'intende, é cosa re 4 lativa; né noi anarchici pensiarno d'averne la prf– vativa o d'averla tutta, né che gli altri non ne ab· biano affatto. Del resto ,quT si parla della <:apacita clei metodi, e non delle persone, Orbene, se fra f tanti metodi dellé varie frazioni sociaHste e rivo– luzionarie, noi abbiamo .scelto proprio quelli anar– chici, .significhera bene che vediamo in es-si una maggiore capacita c11e negli altri, e non in tn.isura in.significante. Tanto varre'bbe, altrimenti, negare ogni ragion d'essere non solo all'anarchismo, ma a: tutte le minoranze socialiste e rivoluzionarie come ontità collettive a parte, poiché ci6 che le distin– gue nella realta non sono i principii a-stratti ma la diver~-ità dei metodi. Gli stessi metodi anarchici possono lasciar a de-– siderare qua nto vuole "Pardaillan". Ma, e gli altri?" Anche co.si come sono, i nostri -ci ,sembrano prefe– ribili a gli a ltri, perché li troviamo piti capaci; men– tre alcuni dei metodi avver.s'a1"1, e i pi(1 ih1portantì, li crediamo del tutto incapaci" e-· perniciosi"; e· gli av– versari credono altrettanto dei nostri. ·Pbssianio a7"

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