Studi Sociali - anno III - n. 22 - 16 novembre 1932

una borghesia indigena laboriosa, attaccata al suolo, e;osciente e capace di costTuire uu'econamia propria, atla ad assicurare l'indip0'lldenza economica dei ri. spettivi paesi. Il mal costume del 'caudillismo", la corruzione e– sercitata ct"lle compagnie straniere, la facilita delh vita nel passato, l'esempio delle subitanee fortune. forse il clima e l'inidole stessa della popo1azione u– -scita da!l'incroci0 di raz~e diverse, il fatto che man– ca nella gente Io ..;pirito d'intraprendenza e di r!– .tchio nel carnpo economico, vi hanno la loro part'.3 determinante. 11 commercio di esportazione, Io sfrut– tamento delle miniere e quel p6 d'inclustria che esi– ste son0 in mano agli stranieri. Se '...I.onvengono 11uesti ,, speculare e a cercare i proàotti di cui ab– bisognano, gli altri fanno assai poco, giacché manca nei privati lo spirito 1d'iniziativa per varcare le fron– tiere, visitare i mercati per collocare i prodotti da esportare, ecc. II commerciante e t1 professionistn. ,retendono di vivere di rendita dopo otto, dieci :.1 dodici anni di attivita. L'ideale, in generale e salTo le solite dovute eccezioni, é il vivere di ren 1 dita o essere funzionario dello S.tato ed erigersi e. "cau– dillo". L'iniziativa del lavoro produttivo della terra e dell'industria é funziona d~l "gringo" (straniero), pur essendo i proletari tutti, indigeni e stranieri, costretti ,per fame alla stessa ;mproba fatica. Ne.– :e campo.gne, •dal modo come é tenuta la terra, dalla maggior& o minor -cura della coltura. si conosce ·se un .dato appezzamento appartiene a uno stra– niero o ad un indigeno. Gli stessi discendenti di emigranti subiscono !"influenza dell'ambiente; e non é raro incontrare fattorie una volta ricche e fio. 1·enti e!]. ora trascurate, perché i figli o i nipoti dei primi immigrati, che col loro sudore avevano Talo– rizzato quei terreni, preferiscono impiegarsi in cit- . ta o, se possono, vivere nell'ozio fra gli intrighi della politica, le -corse dei ce.valli, gli sports e la speranza idi vincere alla .lotteria. Pc1ro tempo fa i quotidiani de1i'U1'l1guay notarono con meraviglia come ·un bastimento italiano avesse caricato nell'Argentina gran quantita di rottami rli ferro per l'Italia. A nessuno é passato per la scatola ,d I cervello che o degli pecul<1tori italiani hann-o !nteresse a venire nel Sud-America a raccogliere ferravecchi, maggior interesse avrebbero I'Argentilli·l e l'Uruguay a servirsi essi stessi di questo mate~ riale, in quanto non 1hanno mini·~re di ferro. Si -con• aurna qui molto olio d'oliva per cucinare; l'olivo d!l– queste parti cresce, ma l'olio s'importa dall'Europa. E' vero che gli olii indigeni sono di quali,ta infe. riore, ma la qualità potrebbe essere migliorata. Solo .che il risultato si avrebbe a lunga scadenza, men– tre la borghesia vuol far fortuna alla svelta, per cui essa preferisce esercitare il bagarinaggio impor– tando gli oiii italiani e spagnuoli. E cosi si potrebbe <eonUnuare per pagine e pagine. . . Alla mancanza di -una borghesia indigena capace di sostituirsi alle compagnie straniere si sostituisce la tendenza a far compi~re tale funzione dallo Stato. ;c)io calz?. peTfettamente con ia me11talita gene- 1·ale degli abitanti, che vedono aprirsi la prospet– tiva di nuovi impieghi, e con la politica dei "cau– dillos", i quali possono a vere più posti per sodi– ,sfare le loro •clientele " aggregare al poterP- poli tico il potere economico. Lo Slato dovrebbe, secondo èerti partiti di opposizione, cercare di tener testa &Ile compagnie strnniere col sostituirsi ad esse, quando beninteso l'opposizione é fa~ta senza secondi !in1 e non con Jo sco·po - come avviene spesso - di favorire altre compagnie. >Cosi lo Stato tende a !arili industriale, a controllare, dirigere e a volte 1nonopolizzare il commer,cio, la finanza. ect. L'esempio della Russia che é riuscila in gran parte ·a ren-dersi economicamente indipendente dall'estero a ·mezzo del capitalismo di Stato affascina e trova lmitatorl fra certi politicanti ed anche fra alcm;; militari di professione, i quali sia per demagogia, sia perché -confondono il socialismo col capitalismo statale, avanzano programmi che nella forma po– trebbero essere gabellati per soc:ialisti o comunisti, ma che 1ne1Ia sostanza sono programmi di conser– vazione borghese, perché in essi 1nanca l'aspira– zione alla giustizia sociale e all'eguaglianza econo– mica che sono alla base di ogni sistema socialista. S'J'UDI SOCIALI Obiettivamente si pu6 dire che il capitalismo dl Stato in questi paesi segnerebbe un progresso sul. l'odierno predominio coloniale dellB. finanza stranie– ra, se -non si preferisce pensare a un intervento diretto del proletariato nella vita pubblica ed econo– mica, con uno scopo superiore di più vaste en?.an– cipazioni. Ma prima bisogna che il proletariato si lorgi quella volontà cbe abbiamo visto mancare alle. burghesia. Altrimenti tuUe queste diverse Tivolu– zioni che ogni tanto Io scuolono non faranno che cambiargli ii letto di dolore, spesso peggiorandone di molto le condizioni. Ché il proletariato non sara emancipa.te e libero dalla rlominazione di cla~se e lii casta. che q1w.ndo avra :1,cquistato la volonta, h forza e la capacita di sostituire la borghesia- e lo Stato con associHzioni libere. Settembre 1932. TORQUATO GOBBI. GliAnarchici e laRivoluzione I problemi della rivoluzione sono infiniti, come in• finiti sono i problemi della vita stessa, perché la ri– volw.zione deve rinnovare tutta la vita, deve tendere a creare una vita nuova. Ma la vita si trasforma tanto 12.piclamente sotto la pressione degli avveni• menti e delle necessità, che é difficile, se non quasi i41possibile, prevedere oggi quale essa sara domani e ,quali potranno essere allora, e sotto quale forma si presenteranno i suoi problemi. Perché i fattori che intervengono o possono intervenire nella sua evoluzione sono numerosi e cli natura diversa, e molte volte sfuggono al dominio della volonta e dei sapere degli uomini. Dunque gli studi .su quei problemi non sono né possono essere un'ipoteca sull'avvenire 1 ma dei sem• plici ,contributi per una vasta -chiarificazione delle vie e dei mezzi per preparare una vita migliore, ph1 armoniosa perché basata sulla ,solidarietà e non sullo sfruttamento e l'oppressione. Indubbiamente la societa di domani sara quella che la faranno e la vorranno i suoi artefici, le con• dizioni i,n cui potrà svilupparsi, lo stato evolutivo della tecnica•meccanica-industriale e lo stato di evo– luzione morale e sociale degli uomini in generale. Ed é per questo che noi impieghiamo gran parte delle nostre forze a creare una voloiltA, a studiare l'evoluzione della tecnica, oltre elle a sviluppare un senso morale e sociale più alto, migliore dell'at– tuale, più impregnato di uno spirito libertario e so- lidaristico. _ · Per6, nella organizzazione della vita sociale per· mangano alcune caratteristiche generali, che po– tremmo dire permanenti, che ,rendono necessarie e possibili delle soluzioni, le quali possono essere pro– poste fin d.a ora senza 1>ericolo di cadere nell'assurdo a causa ,della possibile differenza intercorrente fra la forma di vita sociale proposta e quella che sara nel momento in cui si svilupperA il movimento ri• voluzionario. Ma questa preoccupazione spaventa qualche compagno, -che ci vede un'inutile ipoteca dell'avvenire; mentre nella realta ciò elle lo spa– venta é, .più che a1tro, la confusione che egli stesso fa tra i problemi della rivoluzione ed i problemi del· la società futura. Lo studio dei problemi della rivoluzione non é altro che un tentativo di apportare ad essi una SO· Juzione che giovi alla riuscita a noi favorevole della veniente rivoluzione, la quale inevitabilmente oe li presentera e ci costringera in ogni modo a risolverli, se vorremo marciare con gli avvenimenti e farli sfociare in una situazione la più prossima possibile al nostro ideale. Invece i problemi della società fu– tura., _ la quale non potrà essere che ii risultato di una grande e continua evoluzione e perfezionamen– to e non avra un cara-ttere statico, - avran!lo la !oro soiuzione in un più lungo periodo di tempo/ in cui n pensiero realizzatore potra marciare di pari passo con l'evolversi della vita e dei costumi. E' dunque un errore pretendere, come fanno al– cuni, che la discussione sui problemi della rivolu• zione si debba basare sopra la condizione prelimi– nare che siano già state raggiunte le conquiste pili importanti, come: uguaglianza di fatto sul terreno economico. assenza cli potere statale, organizzazione sociale volontaria in azione, ecc. cioé un principio di vita anarchica nella realti. Perché allora, mi sem· bra sia chiaro, i problemi della· Tivoluzione, che .potremmo meglio chiamare con altre parole i pro– blemi del "trapasso dalla società attuale alla nuo– va", non avrebbero pifl la loro ragion d'essere, in quanto la rivoluzione avrebbe già raggiunto il suo punto culminante e la societa nuova sarebbe giA. in atto, le più grandi difficoltà essendo state superate e l'opera rinnovatrice giA in condizioni di poter pro· durre i suoi primi frutti. I1 trapasso dalla vecchia alla nuova società si considerebbe quasi come un fatto avvenuto, mentre le preocupazioni di tutti so– no rivolte proprio su questo periodo del trapasso, che implica le maggiori difficoltà. . Prima d'arrivare al punto in cui i pili impazienti amano supporre vinte tutte le difficoltà, é il pro- 5 blema di vincere queste difficolta che bisogna ri– solvere. Ci é indispensabile sapere noi prima, e far conoscere poi le vie e i mezzi nostri che voglia– mo seguire per poter superare le difficoltA dei mo– men li veramente caotici dei primi istanti della rivo· b:zione, in cui tutto si può tentare con probabilità di successo, come pure tutto pu6 essere facilmente ridotto in frantumi: momenti in cui J'umanita si trova come sospesa a modo di un enorme pendolo che pu6 battere tanto da un lato come da un altro, verso il buono e il bello come verso il male ed il brutto, ed a cui occorre dare la pendenza verso il bene. Far sapere su quale strada, con quali mezzi e materiali noi proponiamo di erigere la nuova so– cieta, rinnovare tutta la vita: questo é l'importante. Perché la questione più grave sta proprio qui: tro– vare i mezzi per arrivare alla societa nuova senza frustrare la nostra passione per la liberta e la giustizia. E' fuori discussione che le risponte a queste que• stioni non potrebbero essere che dei tentativi di soluzioni che potremmo chiamare "transitorie" - che lo sviluppo degli avvenimenti e il precisarsi della situazione costringerà, a seconda dei casi, a mutare o abbandonare, in un sforzo .c:J.i' sempre mag• giore perfezionamento, - ma che nonostante -sa· remo costretti di presentare in un primo tempo, se non vorremo essere schiacciati dall'azione e dalle realizazioni degli altri vartiti ed essere posti fuori del movimento rivoluzionario. Occorre quindi cer· care di risolvere, sia pure provvisoriamente, tutti questi problemi nel senso il più largamente anar• chico, da un punto di vista libertario. Ma per poter arrivare a questo, mi sembra che nella discussione in proposlto si debba lasciare la liberta pili grande ai parteci;_1anti nel trattare le varie questioni, anche col pericolo che qualcuno cada magari nell'errore. Perché ancha l'errore, in definitiva, pu6 essere utile, almeno in molte occa• sioni, - purché subito corretto, naturalmente, - in quanto dalla discussione che ne scaturirebbe la ve· rità e le migliori soluzioni avranno sempre il sopra• vvento. Sopratutto, poi, la discussione avra avuto la facoltà di eonvincere dell'errore quegli stessi che lo avevano commesso. Mentre se, al contrario, l'er• rore, per difetto e impossibilita di esteriorizzarzi nella discussione, é represso in se stesso, pu6 ra– dicarsi pili profondamente e diffondersi anche più facilmente. Ma bisogna discutere. Bisogna elaborare un piano d'azione e sopratutto accorre mettersi subito al– l'opera per la sua realizzazione Il mondo borghese sente esso stesso sfuggirgli la terra sotto i piedi, e gli uomini suoi pili colti affan– nosamente stanno cercando una via d'uscita, una soluzione per la crisi che intacca tutto il loro si– stema e lo l).l.lQ_Illandare in franbrn1i. Essi stessi si danno conto che, anche dal punto di vista loro, non vi possono essere soluzioni, sfa pure provvisorie, .senza grandi concessioni che mutino in qualche punto l'aspetto della società attuale e rinnovino magari le basi stesse <lei capitalismo, salvando pero tutto il salvabile delle sue prerogative. E questo gli sara tanto più facile quanto piti incontrera im• preparazione e incapacita nei rivoluzionari, e in parUco,are tn 1noi anarchici, nel risolvere noi stessi ed in senso nostro i problemi che minano attualmen– te tutta la società capitalistica. I ,iistemi autoritari li abbiamo visti all'opera; 11 vediamo in pratica ogni giorno, ed ogni giorno ve• diamo i frutti che sanno e che possono dare. Ecl ab– biamo potuto costatare clie n germe del male so• ciale si annida appunto nell'autorita e nei metodi autoritaTi. Dove l'autorité. é debole, anche i mali sociali non trovano campo fa·vorevole al loro svi• luppo. Anche in un paese come la Russia, in cui si é tentata una vera e grande rivoluzione, é stato l'ec– cesso cli autorita, l'autoritarismo imperante -che ha prima neutralizzato le grandi conquiste del popolo, eppoi, dopo aver stroncata la 1·ivoluzione, arriva• rono a mutarne persino il senso. Ma anche questa esperienza ha servito a qualche cosa. Ormai, per la rivoluzione che sta maturando nel grembo della so· cietà attuale, l'ora é delle i-dee e della pratica liber– tarie. . . Idea e pratica sono i due poli necessari, indispen· sabili, per lo sviluppo di ogni azione. In qualunque moviinento, se l'idea non gli serve come faro che Hlumini il cammino -della pratica, onde questa possa svolgere la sua attività sulla via più retta, l!I pra– tica stessa é -votata al fallimento e alla disfatta. Una pratica che sia in contrasto con l'idea che pur• tanto pretende servire, non pu6 che forzatamente stornare completamente la prima dalla seconda e farla servire ad un fine opposto. L'autorità non pu6 servire la liberta, come l'op– pressione non pu6 servire l'emancipazione. Per ci6, oer l 1 avvento di una societa libertaria non possono servire metodi autoritari. Il grande problema quindi consiste in ci6: nell'incamminarsi verso la societa nuova, libertaria, per una via di libe1·ta e con mezzi che rispettino la liberta. E gli studi elle han prece– duto (1) ciò che qui andiamo dicendo non· han vo- (1) Vedere la serie di articoli su I problemi della Rivoluzione apparsi ne "La Lotta Umana" cli Pa· rigi, firmati G. Renti, e quindi In "Studi Sociiùl" di H. Tre.11L

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