Studi Sociali - anno III - n. 22 - 16 novembre 1932

natura, nei compiti del lavoro fecondo, nelle &rdue ricerche della .scienza, nell'aiutare a, progredire ,t\Uel– li che restano indietro, nel sollevare i caduti, nei conquistare per tutti gli esseri umani sempre ma,g. :giore potenza e ,naggiore benessere. Si, certo, g]'italiani mancano di energia. La bor. .gbesia, pa\'ida ed 1nerte, :non sa nemmeno sfruttare i l:.tvoralori che st offrono e li costringe ad andarn a 1arsi sfruttare all'estero; ,<l i layoratorl si la– sciao.o cacciar via dal ]oro 1>ae-se in cerca di un lazzo di pane, ed ora .si fanno mandare in Libia ad ammr.zzare e a farsi ammazzare per il benefici,) di pochi ingordi speculatori, per conquislah nuov~ tene a coloro che impediscon loro di god<>re delle terre d'Italia. Ma non é la guerra che dara loro e ia e veJonla di progredire, come non dà ei,er .. i non sa e non vuol lavorare i\ mettersi a fur.o ;, di prostituzione. e pren<!ere il fntlto d<-1loru lavoro, ee– che l)isogna agl'italiani, come a lulti gli allr' . . Noi, dicono i guerraiuoI!, apportiamo Ja civiltà ai I barbari. Vediamo un po'. Civilla significa ricche.zza, scienza, libertà, fratel– lanza, giustizia; 2ignifica sviluppo materiale, morale ed inte!lettuaJe: significa l'abbandono e la condan– na della lotta brutale, ed il progredire della soli– darietà e della cooperazione cosciente e volonto.rla. Civilizzare importa anzitutto ispirare il sentiment~ della libertà e della dignila umana, elevare il valor~ della vita, sp;·onare all'attivila ed all'inizlativa, ri– spettare gl'individui e gli aggruppamenti naturali e volontari che gli uomini fanno. E' questo che vanno a fare in Afnca i s01<. l.at. 1 • d'Italia al servizio del Banco cli Roma? Malgrado Verbicaro e la Camorra, malgrado !'2- nalfabetismo, malgra.do Je terre incolte e malari:,be e le migliaja di comuni senza acqua, senza strade, senz.L rogne, l'Italia é pur sempre più civile del11 Libia · !oi·Li; essa ba _medici, ingegner,, agronomi, artisti; essa ha grandi tradi– zioni, h,, tutto un popolo int.,.lr,irente e gentile che, qurindo non é s«tto soffocato daIJa miseria e dJ.l!a tirannia, si é mostrato sempre capace della opere più ardue e più nobili. Essa potrebbe ascendere r 2 - pidamente alle più alte vette della civilta umana e <livenire neJ mondo un possente fattore di progres– so e di giustizia. E invece, ingannata ed ubbriacata da coloro ste~– sl che l'opprimono e la 6fruttano e le impeiliscono di sviluppare le sue qualita e le sue ricchezze, a.:;s,1 manda in Africa soldati e preti, essa porta strage e rapina. e nel tentativo infame di ridurre in schia– Y\tti un popolo straniero, essa s'imbrutisce e si. fa schiava essa stessa. Venga presto l'ora del J·avvedimento ! . • • E veniamo all'argomento magno: il patriottismo. II sentimento patriottico ha incontestabilmente un !ascino grande in. lutti i paesi e serve ammlrevc,J_ mente agli sfruttatori del ·popolo per far perdere di Yista gli autagonlsmi ili classe e, in nome di :1na soJidariela ideale di razza e di nazione, trascino.re ~li oppressi a servire, contro di loro stessi, ~l'lntn– ressi degli oppressori. E ci6 riesce tanto più faci,– mente in un paese come l'Italia che é stato lunga– mente op11resso dallo straniero e se ne é liberato ~olo ieri, dopo lotte cruenti e gloriose. Ma in che consiste propriamente il patriottismo? L'amore del loco natio, o piuttosto il maggiore amore per il luogo 'dove siamo stati allevati, dove abbiamo ricevute la carezze mate1ne, dove bambini giocammo coi bambini, e giovanetti conquistammo il rrimo bacio di una fanciulla amala, Ja preferenza per la lingua che comprenchamo meglio e quindi le pili intime relazioni con coloro che la parlano, s0no fatti naturali e beneCici. Benefici, perché. mentre riscaldano il cuore di piu vivi palpiti e stringono più solidi vincoli di solidariela nei varii gruppi •– mani e favoriscono la originalità dei vari! tipi, nou S'fUTH SOCIALI fanno ma1e ad alcuno e non contra.sta.no, anzi favo– riscono, ll progresso generale. E se le dette prdc– renze non rendono ciechi ai meriti altrui ed ai p!'L·– pri! difetti, se non vi fanno sprezzatori cli una più vasta cultura e di più vaste relazioni, se non ispi– rano une. vanHA e borie r-idicole che fan cre·lei e che si val meglio cli un altro perché si é na!i all'ombra di un certo campanile o in certi dati cot:– fl•!. allora esse possono riuscire elemento necesR<t– rio nell'evoluzione futura dell'umanità. Poiché, ab0- lite quasi le distanze dai progressi della meccanica. abolite •dalia libertà gH ostacoli politici, abolite >]al– l'agiatezza generale gli ostacoli economici, esse re– etano 1a garenzia migliore contro il rapido accorrere di masse enormi di emigrati verso i siti più favo– riti dalla natura o meglio preparati dal lavoro delle generazioni passate: cosa che creerebbe un gr:we pericolo per il pacifico progredh'e della civiltà. Ma. non é solo da questo sentimento che é <tli. mentato il cosiddetto patriottismo. Nell'anlichilà J'oppresijlooe dell'uomo sull'uomo s1 compieva principalme~te a mezzo <!ella guerra e della conquista. Era lo straniero vincitoTe che s'im– padroniva delle terre, che costringeva gl'indigeni a lavorarle per lui, ed era, se non l'unico 1 certo i I piu duTo ec1 esecrato padrone. E questo stato di cose, se é quasi sparito nelle nazioni di razza .:u– ropea, dove il padrone é ora il più delle volle un compatriota delle sue vittime, resta ancora il ca– rattere prevalente nei rapporti degli europei coi po– poli di aJtra razza. Quindi la lotta contro l'oppres– sore ha avuto ed ha spesso ancora li carattere di lotta contro lo straniero. Disgraziatamente, ma comprensibilmente, l'odio dello straniero in quanto oppressore divenne odio del– lo straniero in quanto straniero, e trasformo il do1ce amor di patria in quel sentimento di antipatia e di rivalita verso gli altri popoli, che si suol chia– mare patriottismo, e che gli oppressori indigeni ,1ei varii paesi sfruttano a \oro vantaggio. E compito del– ta civilta é di dissipare questo equivoco nefasto, ed affratellare i popoli tutti nella lotta per il bene comune. Noi siamo internazionalisti, vale a dire che, come dalla. patria min'trScola si,: raccoglieva intorno , ad una tenda '\i ad un campanire e viveva in guer- ra colle trib(1 o coi comuni circostanti si é passato alla più grande patria 1'0gionale e nazionale, eosl noi estendiamo la patria al mondo tutto, ci sentiamo fratelli di tutti gli esseri umani e vogliamo benPS– sere, liberi.a, autonomia per tutti gl'individui e tutte le collettivita. Come per i cristiani, all'epoca in cui il Cristianesimo era creduto e sentito, la patria era la Cristianità tutta quanta e Io straniero da convertire o da distruggere era il pagano, cosi per noi -son fratelli tutti gli oppressi, lutti coloro elle lottano per la emancipazione umana - e sono ne– mici tutti gli oppressori, tutti coloro che il proprio bene fondano nel male altrui, dovunque essi sien nati e qualunque sia la lingua che parlano. Noi aboniamo la guerra, fratricida sempre e dan– nosa, e vogliamo la i·ivoluzione sociale liberatrice; noi deprechiamo le lotte fra popoli ed invochiamo la lotta contro le classi dominanti. Ma se disgrazia– tamente un conflitto avviene fra popolo e popolo. noi siamo con quel popolo che difende la sua lndt– IJendenza. Quando le soldatesche austriache scorazzavano 1e campague lombarde e le forche di Francesco Giu– seppe si ergevano sulle piazze d'Italia, nobile e santa era la rivolta degl'ilaliani contro il t!rnruio austriaco. Oggi che l'Italia va ad invadere un altro paese e sulla piazza del mercato cli Tripoli st erge e strangola ta forca infame di Viltor:o Emanuele, nobile e santa é la rivolta degli arabi contro il ti– ranno italiano. Per l'onoTe d'Italia, noi speriamo che il popol-l italiano rinsavito, sappia imporre al governo il ritiro dall'Africa; e se no, speriamo che gli arabi riesca.no a scacciarnelo. E cosf pensando, siamo ancora noi ·'gli antip~– lrioti'' che avrem salvalo in taccia aUa storia, in taccia all'umanita, quanto vi é di salvabile dell'o– nor~ d'Italia. Sarem noi che avrem mostrato che non é completamente spento in Italia il sentimento che anim6 e Mazzini e Garibaldi e tutta quella schie. ra gloriosa d'Italiani, che copri deJle sue ossa tutti 3 i campi di ballaglia d'Europa e d'America dove :.I nombatté una santa battaglia, e f<>ce caro li nome d'Italia a quanti, in tutti i paesi, avevano un palpH'l per la causa della liherta, dell'indipendenza, della giustizia. ERRICO MALATESTA • (Dal numero unico "La Guerra Tripolitana", Lon– dra, aprile 1912.) Per lasciar posto, nel numero scorso ed in que... elo, ad alcuni de più notevoli articoli cli Malatesta sull'argomento della guerra, di cui tanto si discute iu questo momento, abbiamo interrotto la ripubbli– cazione della serie degli scritti sull'uso della vio– lenza. La riprenderemo col prossimo numero. ECHI D'EUROPA Il congresso internazionale di J\msterdam centro la guerra Il Congresso Internazionale contro la guerra, con– vocato cla Romain Rollane] ed Henri Barbusse e che doveva essere "una manifestazione di tutti i partiti contro la guerra che si approssima e da qualun– que parte essa venga", - congresso divenuto poi per misteriose ma intuibili influenze il "congresso contro la. guerra imperialista", - ha avuto luogo ad Amsterdam nei giorni 27, 28 e 29 agosto u. s. Per vero noi non ci siamo andati per diverse ra– gioni, fra le quali la mancanza dei mezzi e la per– suasione dell'impossibilita di fare, per varii motivi, dei buono ed utile lavoro lassù. Ne parliamo quindi, come suol dirsi, per sentito dire, basandoci sui re– soconti dei giornali e sugli apprezzamenti di questi. Di esso - manco a dirlo - fanno una svalutazione i social-clemocratici ed una esaltazione I bolsce .. 'lhl. Quanto a noi siamo d'avviso che la verita, come so– vente avviene, sta tra le due apposte esageraa-ioni. Comunque, da qualunque angolo visuale si voglia guardare e considerare l'avvenimento, la sua im– portanza non é possibile negarla, in riferimento alle adesioni che raggiunsero la 5 mila ed i partecipanti che furono 2.200. Ed é davvero doloroso dover con– statare come il dualismo partitistico ed il machiavel· lismo dei fratelli-nemici in marxismo abbiano im– pedito che il congresso s'incanalasse per la buon" vn e prendesse vastità e importanza, significato e valore effettivo anche maggiori. Certo, a noi non é sfuggito i1 senso della manovn bolscevica; ma non c-r sono siuf;gite le ragioni !>al' tigiane e Iarvatam nt nazionalistiche che hanut determinato la non adesione della II.a Internazio– nale. Per noi per6 il significato e valore del Con– gresso, riportato alle sue giuste proporzioni, ,sta sopratutto nella dimostrata volontà ed aspirazione del proletariato ad unirsi al di sopra dei partiti per prepararsi a lottare contro la guerra, che é sempre imperialistica perché statale, anche se Io Stato che la dichiara o vi si immischia si autodefi– nisce sociaJista, comunista, proletario, operaio e contadino, ecc. ecc. Pu6 darsi che la logica di questo ragionamento sfugga o suoni ostica oggi a gran parte delle masse. Non é per noi, questa, una ragione per tacere la ve– rita. Tutt 1 altro. Che, anzi 1 essa sara quella che, emer– gendo domani dalla realta dei fatti, travolgendo tut– te le illusioni, ci dara la possibilitA di balzare al primo piano della lotta sociale, di sospingere la rivoluzione sulla giusta via, di imprimerle il ritmo più accelerato della sua marcia verso la méta. Dalla lettura clei giornali crediamo d'aver com– preso che il Congresso non si é svolto esattamente nel modo che i più se l'erano immaginato ed avreb– bero desiderato, e che non furono pochi i delusi e gli scontenti. Sembra infatti che, piuttosto che un congresso vero e proprio, cioé di un assem,blea ove si dibattono idee e metodi per la ricerca <!ella mi– gliore soJ..\!zione di un determinato problema, si sia trattato di una serie cli comizi, nei quali hanno par– lato i rappresentanti più in vista di alcune correnti politico•sociali, limitandosi ognuno all'esposizione dei propri concetti e delle proprie aspirazioni, sen– za pertanto gi(rngere ad un risultato positivo, non fossè altro che nel senso di elaborare e tracciare le linee cli un'azione da svolgere e di direttive da se– guire. La qual cosa appare, del resto, anche dalla "Dichiarazione" che, pro forma, fu presentanta ed approvata alla chiusura del Congresso, secondo Il metodo che risponde d'altra parte ai sistemi cen· tralistici e dittatoriali dei manovratori del congresso medesimo. Va da sé che nel Congresso l'elemento predomi– nante era costituito dai comunisti di Stalin, i quali, per loro stessa confessione, si sono maggiormente accaniti contro i dissidenti trozkisti, tollerando un p6 piu l'eterodossia dei rappresentanti clei popoli coloniali, e riservando tutta l'attenzione, le blan– dizie e le lusinghe agli adepti ribelli della II.a In– ternazionale capitanati dallo svizzero Nicole. Per ci6 che riguarda gli anarchici, ecco come il Service de Presse de la Commlssion lnternationale Antimilitariste racconta che furono trattati: "li sabato mattina, prima deIT'apertura del Con-

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