Studi Sociali - anno III - n. 22 - 16 novembre 1932

2 anche se se n'é reso ridicolo portavoce ano scienziato come Marconi, che ha indossato la camicia nera di giullare cortigiano per coprire la sua vergogna di presidente della Banca di Sconto, di cui lo scandaloso e spet– tacolare fallimento del 1922 pesa ancora sulla miseria del popolo italiano. Delle misure "clementi" tanto strombaz– zate un mese fa, si pu6 dire che la mon– tagna ha partorito il proverbiale topolino. Anzitutto é una menzogna che l'amnistia firmata nei giorni scorsi dal re d'Italia sia "la piu vasta che si sia mai avuta nel re– gno". Ce ne furono altre in passato assai piu larghe, in specie per reati politici. In realta questa volta tutto si limita a una am– nistia da tre a cinque anni, e con non po– che restrizioni. Sono amnistiate, in sostan– za, le piccole condanne che han colpito i nemici che il fascismo teme di meno. Per gli altri, la grande maggioranza di con– dannati politici, le pene vengono ridotte da tre a cinque anni, ma in modo che ai condannati a piu di dieci anni non si ri– duca in niun caso la pena al disotto di set– te anni; e i restanti ne avranno sempre per 10, 15, 20 o 25 anni. Ci6 significa c~~ il fascismo conta di restare al potere prn di sette anni ancora, - speriamo bene che s'inganni di grosso! - oppure che sa in– stabile la sua situazione e tale ritiene pos– sa <lessa rimanere per il peri-odo suddetto, tanto da credere -pericolosa per sé l'uscita dal carcere dei suoi nemici prima_ di altri sette anni - il che non ci dispiace. Pure, che cinismo quello del fascismo, di osar confrontare l'amnistia presente con l• passate! Come se gli itali_an_iavess~ro tut– ti dimenticate le due ammst1e, -- riservate quasi soltanto ai fascisti, questo é vero, - che seguirono la strage di Torino del 192~ e l'assassinio di Matteotti del 1924, dove a1 delinquenti fascisti non si amnistiarono solo dei reati per tre o cinque anni di car– cere, ma -tutti i Htti ,el odic.e enale non esclusi quelli che comportavano tren– t'anni di reclusione o l'ergastolo, e avreb– bero implicato la pena di morte se a quel– l'epoca fosse gia stata ristabilita in Ital (a! Ma il commento migliore alla sua canta pelosa lo fa lo stesso fascismo, quando si vanta che in forza dell'amnistia usciranno dal carcere 20 mila prigionieri, dei quali soltanto meno di seicento rei politici. Certo, noi non siamo cosi barbari da dolerci che tanti sventurati per qualsiasi ragione con– dannati, vedano cessare o diminuire le sof– ferenze del carcere, qualunque sia l'origine del sollievo al loro dolore; per6 il tipo del– l'amnistia rivela il suo vero carattere: quel– lo d'ordine amministrativo di sfollare le carceri troppo piene per l'esausto bilancio del regime, e insieme di far posto nelle prigioni al crescente numero dei nemici del fascismo, destinati a rimpiazzarvi i delin– quenti comuni liberati. Ché per i pochi re– clusi politici compresi nell'amnistia, non bisogna dimenticare che la loro situazione in Italia resta sempre quella del sorcio tra le unghie del gatto, rilasciato per il mo– mento, ma con la sicurezza d'essere adden– tato di nuovo al piu piccolo movimento. Gli agenti, subdoli o palesi, del fascismo all'estero andavan pai·Jando un mese fa di non sappiamo quale applicazione della pre– vista amnistia ai profughi politici. Stupida bugia, uno dei soliti volgari tranelli tesi alla eventuale debolezza degli espatriati avversari del regime. Si tratta solo di que– sto: che ai profughi, gia condannati in Ita– lia, si applichera J'amnistìa come agli altri, se rientreranno in Italia dentro quattro me– si; cioé se dentro tal termine faranno atto di sottomissione. La qual cosa significa ... un bel nulla, oppure regalare il sol d'ago– sto. I profughi politici, condannati b da condannare, che han dignita di se stessi non avrebbero mai chiesto né accettato am– nistie. Essi non vogliono tornare in Italia che sulle rovine del fascismo o, come com- o S'I'UDf SOCIALI battenti, per determinarne fa: ni"Vina:. Gn: altri, gl'indegni, se ve ne sono, non hanno, e non avevano bisogno di amnistia: pote-– vano anche primay possono ora e potranno in seguito tornare in Italia ad ogni momen– to, alla sola condizione di piegare fa schie– na al fascismo e bruciare un grane!Jin· d'in•– censo sotto il naso del suo duce .. Dell'abolizione del "tribunale speciale" non si é parlato piu .. Una i_pocrisia di me– no, e solo una mangianza conservata per i feroci fannulloni fascisti, che fungono da giudici. La cosa non avrebbe significato al– tro infatti che il risparmio d'una- s-pesa su– perflua, dopo che i nuovi codici fascisti, penale e di procedura, han trasformato tut– ti i tribunali ordinari in congegni tali di tortura e di massacro, di fronte a cui il "tribunale speciale" non é che un inutile duplicato, semplice pre-tesfo di laute paghe ai suoi lugubri magistrati. Ma, come si diceva una volta, Dio non paga il sabato. Il fascismo pu6 durar poco, o molto; in ogni modo in questo momento, é lui il vittorioso, e nitn10 gli contesta il! piacere di rallegrarsene con luminarie e a suon di band·a. Pure é anche vero che noli' v'é stato· e non v'é regime al mondo, a cni manchi co– me al fascismo ogni carattere di soliditit e di durevolezza. Pochissima, - la sua forza intrinseca, e tutta consiste nei pugnali e moschetti de s.uoi scherani. La maggior sua forza é quella negativa, la -debolezza dei suoi nemici. La quale é <lovuta a cause con– tingenti, che posson cessare da un momen– to all'altro, ed a cause interiori dell'anti– fascismo (qui sarebbe superfluo e troppo lungo analizzarle) che possono esser vinte da uno sforzo di cosciente volonta. Faccia pur festa il fascismo e rida a sua posta del dolore e delle sofferenze inflìtte a tutto il popolo italiano. Ma lo sforzo di liberazione si fa sempre piu avanti tra le masse de redate ed op11resse. E ridera be– ne 1:10!0 chi rider per u imo. Luig·i Fabbri Una coda ...alla "Coda oolemica" L'amico nostro e compagno L. Gaberel muove • alcune altre sue cr ilich e - ne 11 11 Risveglio Anar~ chico di Ginevra, n.ri: 856 e 858 del 24 settem– bre ecl 8 ottobre u. s. - ai passati articoli di Lucia Ferrari nelle nostre colonne sulla questio- ne religiosa. 11 primo articolo cli Gaberel, a dir vero, riguar– da solo indirettamente la Ferrari, poiché si oc– cupa piuttosto di ci6 che diceva un altro nostro collaboratore, R. Grinfeld, In una sua breve nota (cui la Ferrari si appellava) sulla casualità e l'in– detarminazione nei fenomeni fisici (Studi Sociali del 25 luglio u. s.) - Quando avremo detto che la Ferrari é un·auarchica, atea e mjscredente, e non "di vedute religiosofile" come la suppone nel suo articolo il Gaberel, avremo detto tutto. Nel secondo articolo L. ·oaberel oppone alla va– lutazione del Cristianesimo, prospettata da L. Fer– rari nel suo arlicolo HL'Ereclita del Cristianesimo" (apparso in Studi Sociali del 21 novembre 1931) una valutazione diversa e in parla contrastante. Si tratta di questioni astratte controverse, di fronte a cui anche in passato degli anarchici han preso posizioni diverse, assai simili se non identiche, alle due cui ci troviamo in presenza qui. Contrasto fon– damentale non v'é. Né Gaberel né L. Ferrari sono cristiani; e l'uno e l'altra sono d'accordo che biso– gna combattere tutte le chiese cristiane, ed anche le altre. Il dissenso verte sulla scelta del terreno, delle armi polemiche e dei metodi pratici della lot– ta. Ebbene gli uni e gli altri 110·11 hanno che a con– tinuare questa lotta sul terreno e con le armi e metodi che preferiscono, senza bisogno di attardar– si in una polemica interna, fra di loro, che non fi– nirebbe più, poiché infln1tt sono gli argomenti a fa– vore dell'una e dell'altra tesi. Le questioni scientifiche, filosofiche e storiche sull'esh-Lenza cli Dio, sulla natura delle religioni e del sentimento religioso, sul carattere e valore del Cristianesimo, ecc. sono certo interessanti anche per noi, ma non quelle che piti ci premono in questo momento come rivoluzionari ed anarchici. C'inte– ressa il ,netodo pratico di lotta contro le chiese, e più specialmente (per noi di paesi cattolici) contro il cattolicesimo; ma é lotta che ci trova, ripetia– mo, tutti uniti, inalgrado la clivérsita delle motiva– zioni filosofiche, delle Interpretazioni storiche e del– le armi preferite. Ché se Lucia F<arrari ha parlato cli teorie astratte l'ha fatto più cl1e altro allo scopo • l di ditnostrare che e9Se non devono farci perd-erie"ll 1 tel1l,Ji)o,quando !acclamo la propaganda antlclìiesa•· ~ stica ed anticattolica, giacché se ne pu6 benis,simo, i pre.sclndere, essendo esse del tutto fuori del campo, pratico. I : Per tutto ci6 preferiamo, almeno per ora, di ·taglia,:· corto su questi argorllenti pei: loro natura intermi- 1!1 nabil~ che hanno occupato fin troppo le nostre co• I 1onne; e non ci dilunghiamo oltre. Anche la comll.a· / ••,' gna Lucia E"errari diceva del resto nell'ultimo suo articolo che l'avrebbe smessa, e non crecUamo che' abbia voglia di tornare alla carica. In quanto poi alle obiezioni mosse da L. Gabe• rei, nel primo dei suoi recenti articoli del Risveglio, all'articoletto di Raffaele Grinfeld su "Casualità e Inderminazione", noi francamente ci dichiariamo in• competenti a interloquire su quell'argomento del tut– to scientifico e specialissimo. Replichera, se lo cre-– dera, ro stesso Grin:feld, il quale non é soltanto un i dotto della materia, ma anche un ateo come tutti noi ed ottimo nostro compagno di fede. Solo dob· biamo avvertire che, essendo egli ora in viaggio per ragion; di studio, gia lontano da tre mesi dal Sucl– America, e pel momento senza comunicazione con noi, non sappiamo quando potremo avvertirlo delle obiezioni mossegli dal compagno Gaberel, né quando (volendolo) egli potra. occuparsene. Ma Gaberel e i lettori saran d'accordo con noi nel pensare che non c'é alcuna fretta e che. __ "maiora premunt". LA REDAZIONE Laguerra e gliAnarchici Non v'é azione ne!anda, non passione malvagia e.Ile non si cerchi dagl'interessatl di scusare, giusti– ficare etl anche glorificare cOn nobili molivi. Questo é in fondo una cosa consolante, poiché dimostra che certi ideali superiori elaborati dal!'umanità n~: corso della sua evoluzione sono entrali oramai nella coscienza universale e sopravvivono f> s'impongono anche nei momenti di maggiore abenazione; ma non é perci6 meno necessario di svelare l'inganno n denunziare gl'interessi sordidi e le brutalita atan– chG che si ascondono sotto i! manto di nobili sent!– mentl. Cosi, a giuslificare e far nccettare dfll popolo la guerra di rapina che il governo d'Italia intendeva perpetrarn contro le popolazioni della Libia, non poteva bastare l'annuncio bugiardo della facilila del. 'i 1 >resa e dei grandi vantag.gi economici che ne sarebbero venuli al proletariato Jta ,ano. · r ib ramente troppo il voler indurre un uomo, che non fosse un ruto completo, a commettere un assassi– nio dicendogli solo che !'assassinando é inerme- ed ba molti quaLtrini e che non v'é pericolo di esser scoperto e punito! Bisognava 1 clunque addurre ra– gioni piti elevate e persuadere gli jngenui c~e si era di fronte ad un caso raro, in cui era possibile arricchirsi f-acendo un'azione generosa e magnanim ·1. E tiraron fuori la necessita di sviluppare "le ener– gie clella razza'', e mostrare al mondo H varare d: "nostra gente", il diritto ed il dovere di 1>ropagarP la civilta, e sopratutto l'amor di patria e ra gloria d'Italia. Non si occuperemo qui ·dei pretesi vantaggi ma– teriali. primo perché per noi essi non giustifiche– rebbero l'aggressione e poi perché ormai a quesi! vantaggi pochi ci credono piti, a meno che non si tratti dei profitti di un piccolo lllUmero di accapar. ratori e di fornitori militari. Ma esamineremo, ch1 ne vale la pena, le ragioni morali con cui si é voluto giustificare la guerra. L'Italia, si ,é dello, non occupa ne1 mondo il posto che Je compete. Gl'italiaui non hanno coscienza delle loro energie potenziali: bisogna scuotersi ed uscire dal letargo. La vita é energia, é forza, é azione, é lotta, e noi vogliamo vivere! Sta benissimo. Ma poiché siamo uomini e non bestie brute e la vita che vogliam vivere é vit:.i umana, bisognera pure ehe l'energia da spiegare abbia delle qualificazioni. E' forse l'energia della bestia da ,preda quella " cui si aspira? O quella det bravaccio, de1 brigante, dello sbirro, del boja? O quella - e forse questo é il paragone che meg]i~ si attaglia al caso - del brulo vigliacco che, aven– done toccato in piazza, torna. a casa e c1a prova di bravura ... bastonando la moglie! L'energia della gente civile, la forza che produce davvero intensità cli vita non é quella che si spleg1 nelle lotte Inter-umane, colla prepotenza contro I deboli, coll'oppressione >dei vinti. Ma -é quella che si esercita nella lotta contro le forze avverse della

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