Studi Sociali - anno III - n. 18 - 25 aprile 1932

4 collettivo - ambo i termini .sono P,er me equiva, ienti - de!la rico!Ìe,iza e ohe praticamente questo principio si tradurri in tutti metodi di libera coo– peirazione ... " ... J)i fronte, quindi, all'inva,riabiliti sistemaii– ra, di fronte a tutti gli esclusivismi di dottrina, credo aver stabilito che il -corollario dell'anarchia é la cooperaz.jone libera, dentTo la quale ogni pra,– tica cli comunita tiene un JJosto adeguato. E penso che sotto la denominazione di socialismo anarchico pùtremmo e dovremmo ·aggru-pparci tutti. " ... La affe1•mazione -<IEH metodo di coopera,zione libera é generalmente anarchica e insegnerà a co: loro che verranno a noi che non decretiamo <logmi •e sistemi per l'avvenire e che l'anarchia non é un'apparenza, di liberti, bensi Ja liberta in azione". V~ltai"rine de CJey1·e nella Ella conferenza "A, narchismo", in Filadelfia (Stati Uniti) nell'apri!e del 1901, espresse idee consimili; ed un g.iorno _10 I riunir6 alcune altre di tali opinioni di anarcluc1 . contro l'esclusivismo dottr.inale che copiai in quel- la, stessa epoca. PeTChé se alcuni qua, e- la pensa: Yan(I come Me!la, la grande maggioTanz'.' ?egli J anarchi-ci ha pensato fin qui div-ersamente. · Nella sua prefazione a '' La Scienza Moderna, e l'Anarctb.ia" (di Kropotkin), Mella ha scritto an, che altre parole di crit ica, m ostrando come la ~o– lirnJone comunista ana, rnhi.ca sia troppo semplice ·;,er poter concor.dare c on l' estrema complicazione òella vita sociale. Egli dice, fra l'altro, che, se l'anarchismo é 1a espressione sintetica di tutta Ja •evoluzione socia.le del passa,to, del presente e de_l– l'avvenire no n pu6 rinchiudersi nella mono1nan1a di un lH~cedimento ·unico. Al contrario, l'ana..rch~– .sino presuppone Ja più grande varieta dei pToced1- menti delle applicazioni e dei risultati. ,Pe,'. me é una delle tragedie dell'a,narchismo che 1a voce di Mella non s-ia stata ascoltata; perché -egli vedeva giustamente e com;prese bene che nes– suno pu6 prevedere la evoluzione degli innumere– v·oli fattori che compongono la vita sociale e meno a,ncora imporle una direzione unica o indurre gl! uomini a ci6. "Il fatto di trovarsi in presenza_ gli uni degli altri costituisce di per se solo la socH,ti, _ scrive Mella, - però questa non si fa ef.fettiva che con migliaia e migliaia cl·i piccoli accord!, per i quali la, liberti, tutta la liberti, é necessar~a al– l'uomo. Tale é la ragione fondamentale dell ana1;~ chia. Li•berti e solidarie ti sono la sua essenzia ... •Sono queste due forze e fattori benefici, li~erta e solida1·ieta, c.he si tratta cli svilup~ar.e, negil uo~ .m ini ne i quali s .onnecchian9...012pure s1 sono desta,t1 in g.ra- cli infinitament~. cli,versi. E' la in-ter-azion~ di t utti questi sentimenti e impulsi forti o debo!I, molto svilup·pati o deviati, ci6 che dov1:a c-re~r~ nuove foT-me di vita sociale, quando g-11 uomm1 sia1~ diventati abbastanza inteJU.genti per non Ja,vo– rae più per i parassiti e non lasciarsi più domi- . nare dai più astuti- o dai pi\1· brutali. Forzare qu~– sta uma,nita liberata secondo .nuove dottrine um– .:foimi sarebbe lo stesso che ..costringerla a continua- re a vivere in servitù. La utopia cli Mejla, adunQue, ci presenta a'lzi tutto un ampio quadro, in cui cot~~ta vita reala, che nessuno p116 presentire né ridurre a sistema, sta espandeii.dosi. .Sara una vita inafferrabile e mai stazionaria; dipendera in tutte le sue manifesta– zioni. daì 5 rado di fiducia ohe il libE<l'o gluoco _del– la liberti e della -solid,i,•ieta. avri creato, avendo per nne una reciprociti q uanto piu equitativa st,– r:i possfoile. Tanto più si avanzta.ri in fidu,,ia. e tanto più ci si potra a11prossimare, se si vuole, ~ una vita in cui non occorra più di contare o s1 · conti il m~no possibile, e cioé alla. presa, nel muc– (<hio comunista libero. Ciò dipendera altresl cla-1 grado -di abbon– danza che si sarà '1·aggiunto in ogni ra1no, e tale abbondanza dipende tanto dalle con– dizioni materiali (abbondanza di materie. pri– me, perfezione degli strumenti di lavoro, buone o cattive ra,ccolte, ecc.) come dalla buona volonta che si mettera nella produzione, ecc. Tutto ciò co– stituira quindi un ingranaggio inevitabile che l'in– telligenza umana comprenderi, ~ dopo un tiroci– nio ed uno studio necessarii, - come l'op eraio comprende l'ingranagiio di qualche macohi.na. Tut– ti sanno che non ci sono diversi mo•di• di far an– da;r<\ ùna ·n,acchina, ma ehe uno solo é quellCi l;uono e che é necessario conos-cer.lo .od essere ab– bastanza. esperti per trovarlo. Lo stesso sari per lai socie ti futura; dopo tentativi e sperimentazioni, si stabiliranno le vie più pratiche, e .queste si mo– tl-ificheranno secondo le esigenze. . Si ,pu6 a mmettere anche che, come oggi, possa– no esser.vi delle eccezioni, degli esseri isolati viventi al margine della societa; ma questi saranno, come oggi, particolari senza importanza. Una, tecnica ap– plicata· alla produzione del necessario e deli'.ntile, del sano e· del be]lo, per tutti, senza dedu,:iioni per i parassiti, per ope1·a di tutti -che lavorino con im– peto, buona volanti ed una inteHigenza, aumen– tata dall'educazione, fari incamminare la produzio– ne verso l'abbondanza; ed i buoni vrocedim~nti mutui e la reciproeita faranno au1nentare la, fi– ducia. Cosi. a poco a poco la vita si svolgera p.iù ampia, più li:be-ra per ciascuno. e la sfera del co– munismo s\ iiilargherii fino a, compren-dere tutti. S'l'UDI SOCIALI 'L'utopia di Mella patri essere una tappa verso cotesto c_bietlivo finale e, per ci6 appunto, molto lontano; la fiducia e l'abbondanza genera·e allo– ra - se gli uomini di -quel tempo lo vorr!l'llno - renderanno possibile il comm1ismo libero genera– le. Per giungere fill li saran necessari con tutta piobabilità , dei camb,iamenti anche maggiori o di– ve1:si cla quelli che resulteranno dalla grande rivo– luzione sociale meclesii,ma. Per6, anzitutto occorre camminare nèlla direzione mi-gliore, in linee a1n- L'Rnarchismo _La violenza in tutti i tempi servi per l'offesa e per la difesa: la prima g2-112r6 la seconda, e quindi diede origine ai 1iiù grandi mali che abbiano afflit– to ed afflig-gano il genen~ umano: Qui non c'interessa cli risalire alle origini dell'u– so della violenza e dello sviluppo ·c1egli istinti ag– gressivi, ,comuni a tutte le razze umane ed a tutte le specie animali. Ci :basta di costatare il fenomeno della violenza come una manifestazione della lotta per l'esistenza fra specie diverse di esseri animati ed anche all'interno d'una stessa specie, specialmen– te fra indi·vidui e gruppi della specie umana. E' stata fatta l'osservazione che, mentre sono più frequenti la lotta e la violenza fra individui e grup– pi .di specie animali diverse, fra individui e gruppi d'una stessa specie é più frequente il 111utuo aiuto; la violenza vi é piuttosto !'·eccezione.• "Entre bueyes - dice un proverbio spagnuolo - no hay cornadas". Le s-pecie animali più diffuse e numerose, più !on tane dall'estinguersi, più vitali, sono proprio quelle in cui l 1 uso della violenza é· n1inore e meno sviluppati Vi sono gl'istinti aggressivi, anche se sono specie fi– sicamente deboli; mentre il contrario avviene per le specie animali più violente e fer_oci, benché dotate di forza fisica superiore. A questa regola generale fa eccezioùe Soltanto la specie umana 1 la pit'i violenta di tutte; benché non la più forte fisicamente, sia contro tutte le altre specie animali, sia internamente contro se stessa. Lasciando da parte la ,questione alicora controversa se l'uomo trova un interesse reale nella violenza contro le altre specie animali, certo é che lo stato di lotta fra gli uomini é la causa principale del malessè– uomini ed uomini é la causa •principale del malesse– re sociale dell'umaniti, e eostituisce l'ostacolo mag– giore a che l'umanitA raggiunga un soddisfacente sta– to di benessere e -si .sviluppi in lei una moralità ve– ramente superiore. Da un punto cli vista naturale la violenza fra uomini ed uomini é una, aberrazione ed una degenerazione, come dal punto di vista socia– le la lotta per l'esistenza fra individui della stessa s,pecie é di natma inferiore, meno giustificabile, e destinata ad essere sostituita dalla cooperazione ed aiuto reciproci. * :«, L'autorità, nel· senso di coercizione e sottomissione forzata della volontà altrui, é violenza; ne risulta ,quindi che ogni atto .di violenza é piu o meno un at– to cli autoriti, una imposizione con la fo.rza cli una volanti a detrimento d'una volanti contraria. L'origine dell'autorità, per quanto si "J)erda nella notte dei tempi, noi la vediamo generata dalla 'Vio– lenza. Essa non fu, sin dal princi·pio, ohe violenza esercitata dall'uomo sull'uomo; ed il più debole do– vette so1Yportare .da allora in poi il giogo del più forte. Da allora, attraverso i secoli, ogni autorità si appoggiò sulla violenza; e cosi tutta· la ·storia n'é ri– sultata un tessuto di violenze organizzate e non or– ganizzate. Anche basandosi -unicamente sui testi uf– ficiali, si ha l'impressione -che il genere umano sia ;issuto .fin qui ,{nicamente per la sua auto.distruzio– ne: mari di sangue e montagne di •Cadave,ri segnano H cammino percorso clall!umanita attra vèrso la storia. Pure, benché questa impressione scaturisca da una verità ~ateriale schiacciante, al fianco dei prepo– tenti e dei guerriei·i di professione, di cui la storia ulfficiale ci ha trasmesso le gesta, al lato di costoro -che non .-vivevano. che per distruggere, altri uomjni curvi sul lavoro, non solo rifacevano pazientemente ne-ll'oscurita ci6 c!ie i primi clistruggevàno, ina sèm– ·pre qi1alche cosa cli più. Per· ci6, malgrado le guerre, gli stermini e le distruzioni1 i1 progresso a.vanz6 len– tamente. Pure, finché la violenza dell'autorita. pende come spada cli Damocle ·Sul capo degli uomini, il progresso é sempre in pericolo. Quante volte, infatti, per colpa di lei il progresso s'é arrestato od é stato in parte annullato e distrutto! · L'organizzazione del,la 'Violenza, con cui ·l'auto1·ita degli uni si impone per forza a tutti gli altri, é co– stituita sopratutto dallo Stato. Da secoli lo Stato, pe-r m:::zzo dei suoi organi di coercizione e ·di ·repres– sion~, im1ione i suoi voleri e quelli delle c3.ste privi– legiate da cui emana agli innumeri individui che com– pongc-no Ja grande massa soggetta. Ed agli individ.ui non rimane a!tra scappatoia: o ribellarsi o rasse– gnarsi ad ubbidire, '))iegando la schiena per ricevere le scudisciatè. Per6 non sempre i •popoli si sono assoggettati al volere dei governanti; e la storia registra una se– rie di rivoluzioni, alcune della ·quali cambiarono com– pletamente la faccia del mondo. Di ,qu este ultime, due specialme1.1te sono cla ricorclarn: la rivoluzio.ne cristiana e la rivoluzione borghese iniziatasi n el 1789. Pel momento lascio da parte la rivoluzione russa, piamente spieg-ate e non in fila indfana secon-do un sistema stretto ed m{foo. Questo· é ciò che l'opera di Mella sopratutto e"! in.segna. MAX NETTLAU. Non possiamo renclei·e liberi gli noniini senza illwminarli, né possiamo illwminarli senzci render– li libe1·i. EDOARDO CAmD. e la Violenza per vari! motivi che in seguito dirò, ed anche per– ché per ora un giudizio reciso sarebbe prematuro. Orbene, le due rivolnzioni suddette (e si potrebbe ,;ire lo stesso cli .quella russa), per ,quanto benefiche siano state cosi co1ne furono, vennero per6 .climi– nnite della maggior parte dei •più grandi risultati che avrebbero potuto avere per l'umanita dal fatto cli essersi eristallizzate in. dominio di casta e dl classe, cli aver ricorso alla ...yiolenza per imporre per forza a tutti la propria autorita ,spirituale e materiale. Dal giorno in cui co11quistarono il potere, ,quelle due rivoluzioni si mutarono a poco a poco in reazione, e - pur senza riuscirvi del tutto - comi-nciarono a distruggere ,quanto di buono aveva– no ·fatto prima, rinnegando coi fatti .quei principii c:he i primi foro apostoli e combattenti avevano fat– to trionfare col martirio o con l'insurr-ezione. * li fattore più importante del trionfo del cristia– nesin10 non fu la violenza, bensi n martirio. ·Qual~ siéisi violenza COTporale, anzi, - attenendoci a quel– lo che ne sap·piamo - veniva bandita .dai primi cristiani come peccaminosa. E fu per merito delle persecuzioni e. martirii sopport::tti eroicamente per tre secoli che alrfine il cristianesimo vinse, conqni- · stando il diritto ad essere apertamente e liberamen– te professato. Ma il -guaio per lui fu che non si contentò di questa conquista di liberta. Volle di– ventare i·e!igione di Stato, con Costantino, si alleò ai governanti, conquistò cioé non più soltanto le anime ma anche il poter-e materiale, il potere della violenza, e poco -a poco da perseguitato diventò per– secutore. Di li ebbe principio la degenerazione che caratterizzò per tutto il medioevo e dopo il catto– licismo, tras-formandolo in cultore della violenza cor– porale e spirituale. Durante circa sedici secoli di dominio incontrastato non solo non diede vita a nessuno dei postulati del Vangelo, in":- anclò. contro tutti i dettami di questo: fiumi· di sangue e mucchi di rovi-ne segnaiono il cammino dell'autorita della Chiesa attraverso il suo imporsi nel mondo. Lo spi– rito d'umilta, che caratterizava il cristiano primi– tivo, la semplicita, lo sprezzo delle ... ricchezze, l'amore del prossimo,- cedettero il ca·mpo alla vanità, all'orgo– glio, al fanatismo, alla fame dell'oro,. alla prepotenza. L'autorita mutò i cristiani, non appena furono i- -più forti, in torturatori e carnefici -dei loro fratelli in D~ . . Con tutto ciò non vogliamo negare che il cristia– nesimo abbia operato una profonda rivoluzione spi– rituale giovevole all'umanita, 11\a·il merito ne spetta alla parte morale che si affermo e trionfò durante i primi s_ecoli, e poi fece la sua strada indipenden– ten1e11te dai preti e tira111ii della Chiesa di-ventata governo o complice dei governi; ed anzi contro di questi. Il suo spirito diventò sempre piu estraneo ai poteri coronati, mitrati e porporati, e si rifugiò sem– pre più ·fra gli eretici e fra i ribelli. Lo stesso vanto che la religione cristiana e cattolica ostenta dell'a– bolizione della schiavitù é giusto solo in parte. Es– sa vi ha certo contributo con la predicazione eguali– taria dei ·primi secoli;. ma, 1nentre bi$Ògna ricordare che gia gli-. stoici pagani avevano minata la ·schia– vitii. e che a scuoterla: contribui grandemente n' n~u– tare dei fattori eco 1 nomici generali, é anche ve~•o che la Chiesa non d"irado utilizzò essa stessa la/schiavi– tù e favori -più la sua trasformazione in sei·vaggio che la sua abolizio1ie. La religione, divenuta chiesa ufficiale, potenza terrena e forza violenta, si t1~a– sformò in organo di osc1irantismo spirithale, cli op– pressione materiale e di sfruttamento senza pudo\·e né ritegno. · ,:,, •'t- La· Grande _Rivoluzione (17~9-1794). clistnisse i1 potere della monarchia assoluta, il predominio e L privil-egio d·el ciero e dell'aristocrazia. La pai-te più importante della rivoluzione quas'i si operò senza troppo uso della violenza, poiché questa non si sea– tenò ·furiosa che negli ultimi due ann.i, cioé quai1çlo la rivoluzione incominciava a declinare ad esclusiVo vantaggio della borghesia. Robespierre, che predo– min6 in quei due anni, uccise' la rivoluzione per mez• zo della violenza sistematica, la quale, dopo aver divorato i nemici della rivoluzione, divor6 an– che i rivoluzionari mi,gliori 0 più ardenti, e alfine lo stesso Robespierre. · Non é da pe11sare che Robespierre, come i suoi amici e collaboratori Saint Just,- Carnot, ecc. abbia– no operato con malignita. Al contrario, essi opera– rono sinceramente, credendo di salvar.e la rivoluzio– ne col mandare alla ghigliottina prima i nemici di quella o supposti tali, e poi i sùoi più fedeli ed en– tusiasti difensori: Hebert ·e ·gli hebertisti' perché. se– condo Robespierre troppo estremisti ("anarchici'. e

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