Studi Sociali - anno II - n. 11 - 15 aprile 1931

6 nare, e quindi da accettare o respinger·e. Abbiamo letti, si, a, iosa, qua e la degli accenni dispetto– setti anzi Clhe no, delle frasi che, si davan l'aria di ereticali, delle a!'fermazioni di sa,po;e parados– sale, delle punzecchiature generiche, da cui un lettore anarchico poteva a volte ricaware l'impxes_ sione di trovarsi di fro,nte piuttosto a un avver– sario che ad un compa,gno, op1pure, de-durne una suipposizione cl'intenzioni ostili, o l'esistenza di qual'ohe forte dissenso su questo o, quel punto fondamentale del comune programma. Ma nien– te di chiaro e di concreto, niente cui rupipigliarsi con sicurezza per una discussione, senza correre il rischio di sentirsi replicare: "Ma voi farne,ti,ca– te! non volevamo dir questo, n1a tutto il con– trario!'' E piuttosto che entrare a polen1izzare in base a impressioni o SUPIPOsizioni che poteva– no esseTe arbitrarie, su delle intenzioni che po_ tevano essere ma,le intuite, abbiamo preferito a– spettare. Per mio conto, ho gia ris,posto- a più d'uno, privatamente, in tal senso. Ma poiché la cortese insi,stenza di amici e com– pagni non ces·sa (,qualcuno mi ha scritto aniche di fuga dina,nzi a ragioni "iuconfutrubili'' e perfi– no di. . . congiura· del silenzio!), dir6 ora qual– che cosa in merito, come qualcosa ho gift. detto f:fi. tutto qurunto procede, in attesa che i "revi– sori" preGisino i loro punti di revisione, se non altro par sbarazzare il campo da elementi di di– scussione orma,i so1jpassati o srnperflui s per co– operare modestamente a c!he la dis'Cuss.ione entri su dei binari determinati e possa condurre a una chiarificazione- di idee che ci mostri se ci trovia– mo dinamzi rud un vero contrasto, o se non si trat– ti di qualche equivo-co cli parole, sfatato il quale si pos,so1 arrivare in-vece ad una maggi-01·e con– cordia di intenti. V'é stato qualcu.uo , cui pure ci lega una stret– ta -ca-munita di idee e di J)ropo-siti, ehe é sembra_ to adom/brarsi di questa febbre di revisione, che ogni tanto pe-rco.rre come un brivido le fibre del nostro movimento. Secondo noi, a torto. Quando si ,cammina un lungo via~gio, e il nostro é pur– tro,pipo lunghi1ss,imo, é bene che· ogni tanto ci si fermi a esaminare se 1~ via percorsa é se1npre la bu-0na e se peT caso non si sia deviarti per qual– che creduta scorcia10,ia che ci abbia messo fuo– ri strada. Purché la sosta non sia troppo lunga, si capisce. Quando poi, come oggi, la sosta ci è imposta dalle circostanze avverse, profittarne per studiar me.glia il cammino é utile anche di più. Che poi nel discuterne ci si accalori trop'PO e ne derivi qualche malaugurafto bisticcio é male, certo, ma spesso inevita,bile. s,pecie se le c-ose van– no a r.ovescio per tutti, e le comuni disgrazie han– no inaspriti gli animi e resi eccitabili i nervi. Cerchiamo di calmare gli animi e tenere a posto i nervi, ma non ci formalizzia1mo per cosi poc-0. In quanto alla revisione vera e propTia delle L des e di?lla pTati-ca del mo•vimento, di per sé es– sa non ba nulla di temibile per tutti coloro ohe hann9 convinzioni profonde ed una forte fede. Al contrario, essa é augurabile che non cessi mai. Ben diceva uno degli attuali "revisori": la vita é continua revisione; quando non si "revisionerà" pili non si penserft. più. Specialmente l'anarchi• smo, ohe é un pTo,ces!$o di continuo superamento nel senso della lLberta, non pu6 sfuggire alla sua continua Tevisione. Infatti tutta la sua storia ne é intesisuta. L'anarchisn10 é lui stesso scatu,rito datlla revisione clelie dottrine di li-berta delle ri– voluzioni che lo precedettero. Ed in seno a lui, Bakunin fu un revisore di Proudhon; e piii taTdi Kro;potkin, Gafiero, Reclus, Ma,latesta, ecc. furo– no del revisori dell'anarchia bakuniniana; poi Ma– latesta medesimo, Merlino, Landaue.r, Pelloutier ed alt.ri et revisarono" l'a,narcl1ismo proprio e di Kropotkin e Ca fiero; e chi ha letto gli ultimi scritti di Malatesta, Nettlau e qualche altro, non pu6 non vedervi una ulteriore e progressiva re– visionB\ di dottrina e di metodo. Revi,sione, non rinn0game11 to: revisione che pu6 essere anche un semplice aggiornamento in base a nuovi fa1tti, o chiarificazione resa ne.cessaria da equivoci prirna inesistenti, o ampliamento di visuale, o aggiunta di argomenti nuovi e nuove aTmi di lotta a quel– li pa-ssati. NaturalmeJJ.te, anche la revisione pu6 essere BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI sbagliata e condurre a deviazioni personali o col– lettive, o addirittura all'abbandono del cam(llo a. nariGdlico. Secondo me, per esem.pio, que11a SJ)ecie di Tevisione che dal 18 9O in poi determinò le cor– renti individua 1 liste e:el antiorganizzatrici dell'a– narchismo, constitui una vera e propria deviazio– ne, sia pure parziale. Ii colllQ)ia.nto amico Merli– no, per dire un altro esempio, che per alcuni an– ni condusse un lavoro sanissimo di revisione delle dottrine e metodi dell'anarchis1mo, a un certo pun– to sciu,p,6 tutta l'opera sua, precedente, voiendo correg1ge,re la tattica in senso elettoTale- e parla– mentarista, e ne fu eon.dotto a uscire dall'anarc,hi– smo, benché cosi lealmente da con.servar1Si la stL ma e J'aHetto dei vecchi conwa,gni. Non tutti pe- 1·6 hanno la lealtft. e la comprensione di MerJino. Possono esseT•Vi dei 'revisori" che si sentono gia fuori dei ranghi, m.a insistono a restarvi (come fece Andrea Costa verso il 1880) per trascinare gli altri con un anarchismo apparente verso la ne– gazi-one dell'a 1 nar-chia; ed altri, in buona fede, che non si re11dono conto di esaere radicalment-2: cambia– ti, si credono revisori e son gi;i dei transfughi, e restano attaccati pel solo affetto al nome senz'averne più la so,stanza. Ma anch'essi, prima o poi, o se ne vanno come fog·lie moTte- da,ll'albero al primo sofrfio di vento pi,ll forte, opipure si 1·icredono e si rial.lacciano con maggio,r tenacia alla schiera cba stavano per aibibandonare. Altri ha gia portato numerosi esempi di tenta. tivi malsani di revisionismo sedicente amarchi,co, che furono in realtft. tentativi cli trascinare gli a– nar,chici co111tro l'anar,clhism·o o per vie traverse deviatrici; e talvo.Jta a veri e propri tradimenti non solo della dottrina astratta ma1 del fine uma– no, Jibe-ratore ed ema•nc1[)atore dell'anarchismo: alcu,ni co-scienti ed altri involontari, gli uni in buona fede ed altri in mala fede, con certo ..esL to taltL11i e naufraga,ti la 1naggior parte, ma non senza aver lasciato, dietro di sé una perniciosa scia di perditempi, di equivoci, di rancori e peg– gio. Furo1n gift. ric-01"dati altrove da altri (nietz– kismo, sindacalismo, interventismo, bolscevismo ecc.): e a torto contestati o negati, perché fu– ron tenta,tivi ch'ebbero pure fra noi non pochi se– guaci sinceri e periodici che si vantavano anar– chicissimi; ed io vi accenno di nuovo soùo per ri– levare che essi venivan sostenuti con lo stesso linguaggio, screditante i principii e in contrasto con questi, di alcuni revisionisti odierni, pei quali i prin'Cipii sellllbra siano come un vestito da fe– sta, da tenersi dai conto, si, ma non adatti a in– do;ssar'Si nei giorni di larvoro e per un lavoro pra– tico. Noi pensiamo invece che i principii siano pro– prio la guida mi1gliore, erd il seguirla sia il mi– glior metodo per uin laNo.ro realmente pTatico. LUDOV'ICO SCHLOSSER. """"""'"""""""""""""""".,,..."""""""' .......... ------ Ricol'Cliamo il dove,·e di aii,tare le vittime politiche! Ragioni cli spazio c'impediscono di riprocliti-re appelli, circoÙJ,ri,resoconti, ecc. che a.ppc,iono in c,ltri periodi!ci, cliffitsi fra compa– gni ancor pi{t clella nostra rivista; ma ci6 é it– na ragione c/;ipiit per noi di raccorn(ancl.,are ai letrori il compiniento aladre e soler·te clel sa– cro. impegno della solidari.eta, dovitta da fatti ai caclu.ti nella lotta ed alle loro famiglie. Ec– co, per norma dei volenterosi, gli inclirizzi dei p;·incipa,li coinitati di soccorso: Comitctfo Na.zionale Anarchico pro Vittime politiche. - Rivolge:rsi a: JEAN BUCCO, 116, rue Clùtcau-des-Rentiers, P .ARIS, 13 (Fran– cia). Comitato pro figli dei Camerati politi.ci d'I– talia. - Rivolgèrsi a: CARLO FRIGERIO, Case poste Stand,· 128, GINEVRA (Svizzera). Comitato Internazion,ale Libertario d'assi– stenza alle vittime politiche. - Rivolgersi a: COl\HTA'rO IN'l'ERNAZIONALE LIBER'PA– RIO, P. O. Box 565, WESTFIELD, N. JER– SEY (Stati Uniti). Comiictto pro vittime politiche dell'Unio'– ne Sindacale Italiana. -- Rivolgersi a: J. BARBIERI, 6, rue Renardière, FONTENAY– SOUS-BOIS (Seine) (Frmrnia). Il Determinismo e la Questione Sociale (Continuazione e fine; vedi numeri precedenti.} Per6, come scienzato ed anarchico, Kropotkin nel r::;uo ottimismo egùi ha t1·a,scurato trop,po l'a1tro fatto ,che l'uomo possied,e, oltre alla tendenza al mutuo aiuto, altre tendenze antisociali e regressi– ve carne q,uella allai vdolenza, alil'autoritarismo, al– l'egoismo cieco, ecc . .ohe neutralizzano e &pesso ann nllano le tendenze solidariste. Dunque nel canl!PO sociaàe, dato che la tenden– za all'ru::i.cJo'Ciazione e al 111-utu-0a.ippoggio non sono abba.6tanz2.., srvilui_pipate, ldo1bbiamo svilupparla noi voLonitaria,mente, con la ,pratica dell'aisisociazione e della soHdanieta, incoraggiando, favorendo e danJdo il nos,tro a1p(i:loggio a tutte q_uelle iniziati– ve che 11artono dal basso, anche se queste inizia– tive non s,ono anarchiche: societa coo•perative, so– cieta di mutuo soccorso, culturali, di d,iverthnen– Lo, e tutte quell,2 associazioni che, al .di fuori del– lo Stato, si pro1ponigono i pill svariati scopi cleùl'at– tivi-ta urmana. L'tm1portante per n01i, più ohe fare dei credenti nell'anarCl.hia o d·ei seguaci fa,naUci, dato ohe non vogli8Jmo im.porre ne:ssuna di,ttatu– ra, é di abituar,e gli uomini a non rusrPettare l',ini– ziativa dall'alt-0, dalle autorita supreme dello Sta,. to, ma di agii-e cmne se esse non esistessero. Lo Stato spe.rira e l'anarchia s,ara possibi1e quan,do g1i uo,mini, for 1 !nando una fitta rete di UJ61S·ociazi-oni li!bere, avranno svnotato lo Stato del– le sue funzioni utili e <li eSiSo non s-arii rimasto ,che un sofi,pm;sato i.gtrrnni,en-to di dominio con le 8-ole funzioni inutili e nocive. Allora un coi'l)-O di f-palùa violento basteri per iSitaurare coim[Pleta– men,te un regime di lifbeTi e di eguali allio stes– so modo che la borgihres;ia france>Se prese la Basti– glia e i-staur6 il s.uo reginne quairndo eissa s,i er-a già di fatto im,poe'8ess,ata di quasi tutte le bran- 1C1hedella vita s-ociale e hl regi,me mediovale coi suoi p,edaggi, colle sue "cor,vles", colle sue mano– morte, coi suo.i privilegi di casta co,stituiva un a– na,cronilsm·o sitoric·o e solo un im'.P6'.dimento alla ;:mainifestazione della potenza d·ella civilta bor– ghe;se. Sotto questo p,unto di vis.ta svol,gono un'azi•o– ne molto pill educativa e pratica quegl'individua– Lis-ti che, non av-endo so;verichia fid,ucia neHa rivo– luzione sociale, oorcano fin d'ora di raggiungere, nel limite del po.ssibiole, dati obiettivi concreti a mezzo deWas,sociazione. Si puO d"is.sentire - per esieimpio - da Ar.ina·nd e dai com1Pagni d·ell"'En Dehors" sulla loro ca1nerateria a.morosa e su cer– te altre forme ài aiuto mutuo, ma G 1 ta di fatto ,che e2si non as:pettano la rivoluzione per reailiz~– zare quegli scopi che loro crieid,ono utilj_ e cihe so. no realizzabili anche in pegim 1e borghese. Las pra– tica del mutuo aiuto e dell'associazione, c·he per molti oggi costituisce uno s,forzo e un sacrificio, deve diventare un coSitll'me, un'i3tinto caipaee di s-vilrnppare i ,sentim,euti di giustizia, dd eguaglian– za e rri Jiberta. L'o11rnra di edwcazione e di a11toedwcazione - ~01pr2.,tutt-o perché le a.s::;ociazioui non dege.1ierino per mancanza di c.1,sicjenz::.i.neg-li as~ocia,ti e- i d•a– legati non sii tra.sifo1'"mi110 in nuovi padrcni -- é stata molto trascura,ta in questo senso (perché c-0me dicemmo. si é s•perato troip[;o nelle virtù trasformatrici della rivoluZ,!ione socia}e. Come fa– r-e qu,e,s,tai edueazione? Abbandonando prima di tutto la t,ee:,i che il sociali,s,mo verra fatalmente, che la rivoluzi-one é una 1eg1ge naturale, c:he l'a– narchia é la meta cui terude automaticamentf:' l'u– manita, ecc., abbandonando l'id-e-a, deleteria chi.! il te1n.po , la natura e la scienza, questa nuova tri– logia divina, lavori per noi. CoiSi facendo, con– ta11:do unicamente su noi stess,i, su i motivi che ci Spingono a TibeHarci contro ,le ingiustizie -sociali trionferemo, se sa11n·emo trovar,e in noi la fede, I'e,ntrnsi8.!Slmo, la forza ~pace di trasformarci in -cittadini della societa futura e cli traSiforim <1.re a no.stra volta l'ambiente che ci circonda. Qua.il i sono i moti-vi che ci s:p1i•goao a ribel– lar-ci contro la, societa presente'! Ohe cos'é ehe giulSltifica il nostro sogno cli una st0cieta di libe– ri e cli eguali? Kropotkin 1·isponde: ".Perché, pre– valerndosi i detentori della ri,cchezza di pretesi ·di– ritti acquisiti nel passato, essi si a 1 p1pra.priano og– g,i cli due terzi del lavoro mm-ano, ohe sciw9an-0 nel modo più insensato e ~rcandaloso; perché essi dopo di av,er ridotto le 1nas.se a, non possedere dli dhe vivere per un mese od otto giorni, non per. mettono all'uomo dt lavorare senza che questi consenta ad es~i di ,prendersi la parte del leone su quanto egli pro 1 d.uce; pe1~ché essi in11pedis.cono d,i produrre quello :di cui tutti gli uomini aibibi– s,ognano e li forzano a prod11Tre non quello che sarebhe utile, ma quel che procura maggior gua– cla,gno all'accaparratore. Tutto il social.iS"TO é qui". E Kropotkin ha ra,gione. E' il sentimento del– l'ingius-tiz~a. delle disuguaglianze sociali che ci fa soffrire e ci s,pinge alla Tibeillione. E questa ra– gioEe é .su1periore a tutti i determinismi e a tut– te le leggi naturali dell'unaverso. CO'sf il valore e 1'i1nportHnza del 'lCapitaJ,e" di C. Ma•rx per i socialisti e per i lavoratori non sta tanto nel 5lUO valore inti-ins2co di opera di srciie1u.n ( i ìav•Jrato-- ri sapevano bene, anche rpIT"imacli Marx, che i si-

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