Studi Sociali - anno II - n. 11 - 15 aprile 1931

gnori vivevano del la•voro fatto dagli altri e non pagato), ma sta nel fatto che esso é una terribi– le requisitoria contro lo sfruttamento dell'uomo su l'uomo sta nel fatto che esso é una montagna d'indig;1azione mora.le contro la societa qual'é og- gi costituita. . Se i motivi ohe giustificano la, nostra rag10n d'esaere di ribelli sono. d'indole mora'e (l'indi– gnazione morale contro le ing.iltstizie della sode– ta presC'nte). é !ogieo che per far sparire le: i!l– ~111sti1.1e ::-;rw•ali d 1 .:bbi:1.m:. 1';1re appello a. senll· 111" ,ti morali: g:n~1iz1c1. ~1Jl1:ia~·i~~a !iberi a. e:-:c Gli anarchi:·i e i militanti ùel movim..:nto 1:ocia. lista in genera,le uua volta liherati dalla conce– zione determinista del divenire sociale non cer– cht1rnnno più a I u fuori di )-01'", 1na in lora es tes– si la volont"i, la forza e la capa.riti pçr rinnova• re la soc·1et.,; saranno llH no s~ttari e J)iù tolle– ranti, y,erc:hé llO!l avra,nua più la ass11rda. PT~te• sa, tonte d1 rg1i a,1tcrita, di essero i_ c'!.:positari unici ~lella verità e i genuiui iutt?rpetn de. 1 le leg. gi determinanti ranarchia o il sO,:!ialis1no, si cC\n– vinceranno che la l'!Voluziune non 6 clH: l'inciden– te finale rli un J)eTil)do ':!VOiutivo; per cui es"'.!-i s,i av,ririn(Joranno aila rivoluzioi:.o e que~ta rtara ri– sulta<.i tanto maggiori qu.1nto più avranno lavo• rato pPr mig\iorarA- so stersi e per tra3formare l'ambiente Stpiritualmente e materlaìmente. Abbiam-0 visto co.'11.e }a r·c,nrezione clclten:nini– sta abbia '!ontribuito a.Ha. ùPg17ner2.zio~P del mo• vimento socialista in senso oppo1'tunis.t& h0rghe. se e riformista, come il sindacalismo abbia mise• ramente fallito, come la rlvoluz,ione russa, sia ,t v– ·venuta malgrado e contro tutte le previsioni d·,1 determinismo c-conon11co. Abbiamo inoltT':' vist come il determinismo naturalista e rivoluzionario cli mol– ti anarchici a'bb'ia si[linti questi uùtimi all'attesa, messianica della rivoluztione, e c-0me quando del• }(: rivoluzioni sono avvenute o sono state ten– tate noi siamo stati delusi nelle nostre ,s.peran· ze • 'ohe il maggior ostacolo alla rea,lizzazione d·i un'a societa anarchica sono la 1mancanza o l'in. sufficienza, del sentimento del !dovere e della re– sponsabilita, che esige l'esercizio della liberta in una socieli.i veramente libera-: lo insufficif!1lt1 svil11p• po 11i abittLdini soli1ariste e fCCiflta.rie, la nrnni.:;n:1- za di ~ap:icit8. tec·nica per ric.Tgani~zare la p!·:J".iu• zione, il consHmo, le rcl:. i.zi- Jni, ecc. Concludendo: i sociaJisti utopisti, anit!lati dal– l'ardente desider:io di ~por fine atlle ingiusthrie SO· ciali e basandosi unicrumente sul loro desiderio e sulla loro fede, dovettero cadere il passo alle cor– r,enti deterministe che provar-0no come H deside– rio e la fede non bastavano a trasformare la socie– ta e, inter,pretaDJdo i fatti <Jociali a-lla ste a stre– gua degli altri fenomeni naturali, credetter., di scoJ)rire delle leggi per le quali si doveva arrjya– re ail socialismo. Essi venivano cosi a \l)orre la rea– lizzazione del socialismo fuori di noi e ne atrofiz– zavano il maggior coefficiente: la volontà. Pero. malgrado il loro en·ore, la Joro opera non fu inu– tile. Marx attiT6 l'attenzione sull'im:portanza del fattore economico e su l'influenza dei mezzi ma– teriali di produ'lione sulla societa. Kror,ot.kin mi– se in e""ridenza che la pra,tica del mutuo appoggio é un importante fattore di pTogTesso nel senso del– la moralita, della giustizia e dell'uguaglianza. La crisi che attravema da anni il movimento sociale, denunciata da Nettlau e da altri, fattasi piti acuta dopo la guerra mondial,e e dopo l'in– succes.so d-ei movimenti rivoluzionari del dopo• _guerra, ci dimostra, la necessità di su,perare an. che l'errore determinista. A nostro avviso la cri– si é suJ)erabile, ritornando alle tradizioni ideali– ste del socialismo, pur tenendo nel dovuto conto gli insegnamenti di Marx, ,di J<.ro,potkin e dei de– terministi in genere. Le lezioni tratte <la uno spag... sionato è,same degli avvei~imenti debbono indiri:3- zaro i nostri sforzi a risolvere i •problemi dellai eapacit.à. ad autogovernarci ed a vivere in un re• gime di Jiberta e di giustizia sociale. TORQUATO GOBal. Jlolti amici e compagni d'Europa ci sc1·ivo– no che c1·eclonoinutile mancla1·ci denaro per la 1·i1•ista,perché le somme 1·elativa,nente piccoLe che essi potrebbero inviarci si trac/.un·ebbero qui. a causa <lell'allo ccimbio, in so11~nie irriso– rie. E ci p1·opongono di elevo/vere acl altre i– ni,iative, di soccorso, pnbblicazioni, oc/. altro, quel zio' clic possono rih-ari·e dalla cliffusione cli "Studi Sociali". Questo essi sono liberissi– mi cli farlo, e non solta.nlo in Europa, ogni vol– ta che ne vedono la necessità o la ragione. Pero, se la sola ragione fosse quella ciel cambio. m•vertùuno che anche le sonime irriso- ' rie in moneta cli qui non ci sarebbero affatto inutili. Al co,drario, esse contribuirebbero molto alla vita ciel/a, rivista, se gli amici e compagni che la ricevono in grcm nmnero, ri– tenendola II tile, a1Jessero ciascmio la possibili tu cli a.iularla, sici pure scarsamente. Detto ci6 a .titolo d 'inf on,wzione, ognuno si regoli. a se- condo ciel suo b1ion criteri,, BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI Laguerra contro i stranieri lavoranti Imr,errnrsa a Londra (1) la disoccupazzione e la misuia; ed una parte della stami[)a ne prende occasione per lanciare il grido d'allarme contro ''l'invasione straniera'', soffiando nel ma,lumore che ghi da loro stessi ì lavoratori indigeni sen– tono contro i proletarii <!'altri paesi che vengo– n-0 qui in cerca cli lavoro, cacciati dal paese na. tivo dalla fame o dalle persecuzioni politiche, re– ligiose o di razza,. Il fenomeno non é strano, e si ritrova in tut– te le epo-che, specie quelle di recrudescente mise• ria, ed in tutti i paesi, s,pecie quelli a f.orte immi– grazione. E' sentimento generale tra gli operai che eo– loro i quali vengon di fuori a cercar lavoro Yen. gono a levar loro •'il pane, di bocca". E que!'/t;o sentimento é tanto forte ed offusca ta,nto la Tet– ta visione ùei fenomeni sociali che molti veggo• no n'3i "forestieri' 1 la -causa del disagio economi– co e credono che delle buone leggi contro l'immi– grazione dei proletari esteri risolverebbero la questione sociale, creando l'abbondanza per tut– ti. . . gl'in·digeni. Si tratta evidentemente di un errore grossola– no, che d'a•ltronde si spiega benissimo pel fatto che i danni, in mancato lavoro o diminuito sala_ rio, che ciascun individuo sofifre o potrebbe sof– flire a causa della concorrenza degl'immigranti, sono danni immediati, diretti, facilmente percet• tibili, mentre il danno generale che deriva dalla, mi.sconosciuta solidarietà tra i lavoratori di qual– siasi provenienza e quello che deriverebbe 'dall'~r– tificioso arresto delle correnti d'immigrazione so~ no un fenomeno complesso che mal si colll1Prende S€nza un certo sforzo intellettuale. Senza tenere in conto per il momento le que– stioni morn•li e politiche e limitandoci alle consi_ aerazioni d'ordine strettamente e-conomico, é cer– to che il fatto dell'immigrazione, se pro·duce del· le transitorie rotture d'equilibrio e quindi dei mali reali per gl'individui che restano vinti dal· la concorrenza, non é, nei suoi ef,fetti generali e permanenti, causa di mamcanza di Jwvoro o 'di a•bbassamento dei salari; piuttosto avviene il contrario. I pae.si che ricevono molti immigranti, o sono paesi dove vi é ancora molta terTa libera e quindi possono assorbire molta gente senza dan– no ed anzi con vantaggio di quelli che già vi so. no, come é il caso dell'America merid·ionale e del cana,dA.; 0 sono paesi che esJ)ortano molta merce manufatturatR, come é il caso dell'Inghilterra. Ora, .se l'Inghilterra, pe1· esempio, chiudesse le porte ai lavoratori degli altri paesi, questi p~si, 0 per rapi;,res.c'1.glia politica o per effetto naturale della ccncorreHzn economica, rester ~bbero chiusi alle merci inglesi: quindi se sul mercato del la– voro vi sarebbe una offerta di bra,ccia alquanto inferiore alla presente, vi sareObe pure una do_ manda molto più piccola e la disoccupazione au– menterebbe e con essa il rinvilio dei salari. Se i proletarii dei paesi a emigraizione elevata non avessero più la possibilità di andaTsene all'este– ro, i salarii in quei paesi si abbasserebbero an– cora di più, ed i loro capitalisti si troverebbero in più ,rantaggiosa posizione per fa,r la concor. renza ai capitalisti a salari alti e per caccia.re le loro merci dal mercato internazionale; gli stes– si capitalisti inglesi o nord_america,n1 andrebbe– ro, come gi:i incominciano, a stabilirsi dove ·a m~n~ d'opera costa poco, e lascer•3bbaro i loro compatr10t1 senza lavoro. Kel con(litto tra proprietarii e proletarii eh<' é conseguenza ineyitabile dell'a,ttuale ordinamento sociale, gl'interessi dei lavoratori di tutto il mo~· do sono solidali. Le relazioni di tutte le specie tra i varii paesi sono divenute tanto numerose e frdquenti, e risolarsi dal Testo del mondo é tan– to impossibile, c-he il prezzo di tutte le cose. compreso qnello della fm·za di lavoro, tende ra· pidamenlel a equipa•rarsi dappertutto: la condi– zione ùegli operai di un paese é piti o meno cat- ,, Qtt{'S\u .u li\ " 1" r. 1 ::ll.Titl.O a Londr:~ 27 .anni ~a) . -.i lettori post-:,mo c·onslalare <·ome Hia d attunl1ta. !,~:~-h..- o-.rsi. (' non a LP111ll·a ~oltanu,, nu• <lovur,quei - La Redazione. 7 tiva secondo che p1u o meno cattiva é quella de_ gli operai degli altri paesi. E siccome l'emigrazione va naturalmente dai paesi dove si soffre di più a quelli dove si sta meglio, e gli emigranti col cambiar di pa?si si abituano ad un tenore di vita più elevato ed ap– prendono ad avere maggiori pretese e, diminuen– do l'offerta di braccia nei paesi che lasciano, vi producono un aumento nei sala.rii, cosi gli effet. ti economk.i generali delle correnti emigratorie sono fa1vorevoli al proletariato ed alla civilt:i in gr1ne ,ra.le . Ma noi comprendiamo che queste considerazjo– ni non possono far breccia nell'animo della gen– te affamata. Quando, come era in Londra, im_ perversa la crisi e centinaia di migliai~ di peirso· ne sono senza lavoro e girano per la citta in la– mentevoli processioni domandando )'elemosina, quando chiunqu,, ha un posto che gli da un toz. zo di pane\ teme di perderlo e di vedersi ridotto a soffrir la fame insieme alla, famiglia ed a pas– sare le notti invernali allo scoperto, allora la scienza eco11omlca perde i suoi diritti, e non v'é da meravigliarsi, né da farne loro rimprovero, se i disoccupati, o quelli che temono di diventarlo, non pensano a ci6 che avverrebbe domani e guarda· no con antipatia, magari con odio, ogni nuovo concorrente. EJ comprendiamo pure che, i capitalisti, me11tre profittano della miseria e dell'ignoranza degl'im_ migrati per pigliarli a lavorare a condizioni che non oserebbero offrire a.gli operai de,l paese, cer- 1.,hino per mezzo della loro stam,pa e dei loro a– genti, di tener questi tranquilli, deviand-o le loro giuste collere in una lotta stupida e fratricida contro gli ''stranieri"; essi sono nella logica della loro iniqua situazione, e non v'é '<la aspeittarsi ch'essi voglia-no indicare alle loro vittime le vere cause del rnale ed i veri rimedii. Ma quel che n-0n comprendiamo, quello che c'in– digna, é vedere molti che si dicono socialisti, ed occupano tra i socialisti una posizione influente come deputati, conferenzieri e giornalisti, arcarez– zare il pre,giudizio paipolare e concorrere essi pu– re a distrarre l'attenzione dei lavorntori dalla ve_ ra causa dei loro mali, eccitandoli, con modi pili o meno ipocriti, contro i loro fratelli nati in al• tri paesi. Quando i "socialisti" erano socialisti davvero e non come. ora volgari cateciatori di voti, predi– cavano la fratellanza tra i lavoratori di tutte le razze; allora raccomandayano di bene accogliere i comvagni stra,nieri, di offrir loro la solidarieta per chiedere il contraccambio, " fare il possibile perché essi non cadessero vittims dei capitalisti e non accettassero un salario inferiore a quello corrente. Oggi. . . oggi, per citare qualche esempio, il Labour Lcade1·, organo del "Partito indipendente del Lavoro" e più propriamente del de+putato SO· cialista Keir Hardie, fa gli elogi di un candida– to ministeriale perché vuole che sia limitato per legge il numero dei marinai stranieri ammessi sui bastimenti mercantili inglesi, ed il d0putato so– cia•lista francese Cou tant propone una legge che stabilisce che il numero de,gli stranieri impiegati nelle oficine non 1>otrA.essere superiore al 10 per cento del personale. Non é come dire agli operai che causa della lo_ ro miseria sono gli strani-eri e che il rimedio sta nella loro esclu.:;ione,? II Coutant nello studio che precede il suo pro– getto di legge dice che "il governo non pu6 di– sinteressarsi degli operai francesi che partecipa. no a, tutti gli oueri dello Stato .ed il cui guada– gno é tanto sangue per il commarcio nazionale. a beneficio di lavoratori stranieri che né per il commercio né per lo Sta.to sono elementi di vi– talità." O tempi ùell'.Asso<;iazione Internazionale dei lavoratori, quanto siete lontani! o quante volte dovremo esclamare: povero so_ cia-lismo! ERRICO MALATESTA.

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