Studi Sociali - anno I - n. 5 - 21 giugno 1930

6 commercio. Tutto ci6 per opera della speculazione finanz'iaria, che non trova nessun ostacolo nel mon– do del lavoro produttivo. Fu Proudhon quegli che meglio comprese la po– tenza delle finanze, e su quella sua comprensione has6 molti progetti di trasformazione soc;ale, come Marx li bas6 sul suo conoscimento del capit.nlismo industriale, e come no'i stessi siamo tentati nell'Ar– gentina a basarli sulla lotta contro il capitali,Jino a– grario. Pur riconoscendo che Proudhon esagerò a tempo suo la funzione dél credito e in generale la !unzione del capitalismo flnanziat'io, é una disgrazia che il movimento rivoiuzionario non si sia preoccu, palo di difendersi anche da questo lato o di attac– rare quando ne aveEse avuta l'occasione propizia. con• tentandotli soltanto, come abbiamo gla detto, della lo~ta sul terreno della resistenza, non sempre effica– ce, contro il capitalismo lnduslriale, Non é facile dare in poche parole una nozione ap– prossimativa dell'importanza dei cap'.lale finanziarlo in ogni paese. Sono gia un paio d'anni che Ja 11 First Corporation or Boston" calcolava che c'erano nell~ Repubblica Argentina 49'000 stabilimenti lndustrial1 rappresentanti un capllale approd,imativo di 750 mi– lioni cli pesi oro (1); ebbene, solo in prestiti v'era– no al 31 ottobre 1927 ben 1'750 milioni di 1>esiin mo– neta nazionale Investiti nell'Argentim1. Nel 1926 v'erano nelle Banche del paese depositi per un valore di 3'337 milioni di pesi. Il _capitale straniero investito nell'Argentina 'in fer– rovie, prestiti, ipoteche, banche ed aìtre imprese si calco1a a piti di 7000 milioni, i quali im1>licano una espOl'lazione finanziaria, in forma di dividenti e altri valori di una cif1a astronomica. di mil'ionl. Uu solo conso~zio ~i~anziario, quello capeggiato da Morgan (Stati UmtI), controlla da solo un capitale tanto grande come tutta 1a ricchezza nazionale tedesca! Quali sono ~o considerazioni che c'i suggerisce que– sta enorme grandezza de] capitale finanziario? Anzitutto non dobbiamo guardare con indifferenza al fatto che la percentuale pagata attualmente dalle banche ai loro depositanti ed azlonist'i, e dalle cns– se di risparmio, ascende a somme di una Infinità di milioni, che non possono uscire che dal lavoro pro– duttivo de1 proletariato. Per6 v'é qualcosa. di 11iti 1 e molto piU importante. Jl capitalismo finanziario moderno, che s'é andato aggrupando a poco a. poco in alcuni grandi centri ed in nlcune imprese gigantesche, giuoca a suo capftc– clo ed arbitrio sulla vita politica ed economica dei popoli. Ad esso si deve in primo luogo, l'e•·o1uzione attuale degli s:ati Yerso la Dittatura. Il monopoli– smo finanziario non si trova a suo agio, per le sue speculazioni, nei regimi democratici, poiché ]a de– mocrazia politica é il 1·eg'ime governatlro che, me– glio si adatta alla fase del capitalismo della libera concorrenza. Tenendo conto del potere della grande finanza, noi abbiamo insistito molto nella propaganda quotidia– na sopra una affermai.ione che pu6 parere parados– sale: abbiamo detto che i col1>i piii sicuri contro il fascismo italiano non sono quelli che gli si posson da– re nella stessa Italia, bensi quelli nei centri bancari di Londra e di New York. E qualcosa di simile po– tremmo dire cli tutte le dittature. La medesima dit– tatura russa, non si trattiene dal fare concessioni sempre pili importanti al capitalismo straniero per assicurarsi Ja benevolenz-a e, l'appogg'io delle finanze di Wall S'.reet. ALTRE FORME DI SFRUTTAMENTO Concludiamo, menzionando di passaggio lo sfrutta.- 1nento umano nel campo del cupitnlioruo agr'ario, sen– za pretendere con ci6 d'aver passato in rivista com- 11Ietiimente tutto il nostro tema. Lo sfruttamento dei Javorntori della terra é p'iù inteQea, o per lo meno altrettanto, dello sfruttamento dei lavoratori industriali. Quivi le sopravvi,·enze del fe:udalismo si uniscono al raffinamento dei moderni s:stemi di oppressim1e contro il lnvoro produttivo da Parte del parassitismo. II contadino, che li latifondo tiene fra i suoi artigli, é uno schiavo nl quale non ha niente da invidiare l'operaio 1ndustrittle pili schia• Yizzato; e la sorte ùei piccoH proprietari di terrn nei paesi e regioni d, piccola proprieta é tanto tra– gica quanto quella deJ proletariato che non possiede altro che le sue braccia. Se ci soffermassimo a dc– scrf •·ere tulle le forme di sfruttamento e di spoglia· zione <li cui é vit tima n con t.adlno, vedremmo che dal punto di vista materi-a.le la sua situazione rap– presenta, altrettant o ed anche pi(1 che Ja. situazione <lei la.voratori urbani, una tragedin di dolore e di tortura. Eppure\ anche qui dobb';amo costatare una d 1>lorevole assenza del senso e dello sforzo di dife– sa; mentre, finché la difesa proletaria nelle città non sara secondata e sostenuta ancite da una difesa simul!.anea degli schiavi nelle campagne, mancherti. una delle condizioni basiliari della sua efficaccia. Citiamo altresi lo sfruttamento di cui é vittima l'o– peraio da parte della legislazione meclesima. che ten– de a proteggerlo e a.d alleviare la sua sorte med,ante lo assicura.zioni, pen$-ioni ed altre magnifiche fonti rii risorse per ·n capitalismo fina:nziario e per lo Stato. Ecco qui una statistica, breve ma molto signi- (1 J Il peso oro a1·uo11t·i110 Ila "" valore 11ta{!Oi01·e (q1w•i ,111c ,-i,.te ,e ,nezzo') m,eno fl1lltanre àel peso l'ftrta a corso legale. Esso vale 1.7t'incirca ,~m~ i•' peso uru.g1urio e conte il dollaro n.ordmnericano. KOTA. DEL TRADUTTORE BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI flcativa, a proposito delle assicuraziortf operaie nell:i Repubblica Argentina: Anno quote 1 iscosse Indennizzi ,pagati 384'459 458'707 7"3'991 l916 1917 1918 1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 dalle Casse $ 1'251'634 " 1'243'444 " 1'762'948 " 2'408'298 " 3'511'947 " 3'718'702 " 3'99!;'884 " 4'666'942 " 5'580'896 " 6'613'616 " 6'478'682 1'306'627 2'190'[,38 1'713'697 1'861'216 2'493'533 2'531'670 2'571'751 2'641'201 Queste cifre ci mo~tmno eloquentemente cl1e raf– fare dello assicurazioni, d'l tutte le assicurazioni, é piU appropri_ato a far ingrassare i suoi amministra– tori che gli assicurati. Lasciamo infine dii parte lo sfruttamento delle lot– tel'ie, che rappresentano una fonte preziosa di in– cassi per lo Stato, Io sfruttamento <lell'ignoranza che procura alle varie ch'iese pingui rendite, ecc. ecc. In tutto ciò che atbiamo esposto ce n'é più che a sufficienza per dimostrare che lo sfruttamento del– l'uomo sull'uomo é multiplo e che molteplice dovreb be anche essere la cli!esa degli sfruttati. D. A. DE SANTILLAN Intorno alconcetto 01 liberra II C'é chi osserva che gli uom'ini mancano affatto del senso della responsabilità e che il lasciare piena libHtà a tutti di lare ciò che vogliono significhereb– be rendere impoEsibile la produzione ~ dlstruggero prat:camenle ogni società. Ma é proprio Yero che in generRle il senso della re.sponsabilita manchi? GH OPJlr~s::Jl, certo, non ce l'hanno. Il soldato in guerra uccide e non prova nessuno di quei rimorsi che pro– verebbe uccidendo <ti sua propria iniziativa in tem– po cli pace, appunto perché 'il fatto di eseguire un ordine, il fatto di non avere la scelta gli permette cli far ricadere su altri la responsabilita di ciò che {a. E questa considerazione s·i potrebbe generalizza– re. Tn genere chi subisce il dominio della volonta al• tnti, chi non é libero, non pu6 avere sviluppato il 5em•) de1la responsabilita. per la semplice ragione che non ha mai ragione d'esercitarlo. Se in una fab– brica la· produzione é male organizza!a i singoli er perai non se ne preoccupa.no: ci pensa il padro– ne. Se la son•eglianza é poca e si pu6 rallentare il ritmo d"l lavoro tanto meglio: alle conseguenze pen– .-a il padrone, ed é giusto. Ma quando ogni singolo operalo hworasse liberamente e fosse direttamente interessato all'andamento generale della produzione, quando vedesse che dal suo catth·o lavoro indi'"'idua– le potrebbe ,•entre un danno non piU al padrone, ma n tutti gli altri e a lui stesso, a poco a poco qu€l senso di spens'ieratezza. che ora predomina sparireb– Le (nella maggioranza almeno) e il senso della re– sponsabi:ita si svilupperebbe e si affinerebbe. La stesr.h corn che dell'ope,-aio in seno alla fabbrica, si lltl6 dire in genere dell'uomo in seno alla socieltl.. La mancanza di imposizi·one, obbligando ciascuno a prendere da sé le proprie direttive, a farsi da sé le proprie leggi, spingerebbe a ragionare prima di ngt– re, spingerebbe cioé acl un'azione pienamcn te re– sponsabile. Oggi é la legge scritta, la legge esterna ed estra– m:a, che dice: non farai questo, non farai que:•~'al– tro; a chi disubbidisce la multa, il carcere, la morte. E chi commette un delitto, un vero delitto agli oc– chi suoi come a quelli degli alt1'i, non ha la possi– bilitfl di trovarsi faccia a faccia colla sua coscienza e di giudicarsi, giacché la sanzione violenta drJle leggi, nella sua Ingiustizia (ché non é in potere dei giudici il tener conto clell';nfinlta varietà e com– plessita di motivi che possono aver indotto un uomo al delitto) genera 1n chi no é colpito uno stato d'a– nimo eia vittima che non é il più favorevole al ri– morso. Di piti la punlzione violenta esteriore cnl. pendo il corpo, da allo spirito quella tranqulltlta chu clopo un delitto é in certo SE\Ilsoimmorale. Si ha la sensazione 1J'a,·er pagato e d'essere a posto. La san– zione materiale toglie la possibilita dell'unica san– zione giusta e dell'unica efficace: il rimpro,·ero cho parte dalla s:essa coscienza del delinquente, l'intran– quillità che genera il rinnovamento. Mi pare che sia dunque abbastanza. chiaro cho l'oppressione in tutte le sue forme, come comando e come ~anziane, uccide in noi il senso della re– sponsatilit{I. E l'ucc';de non solo in noi, ma anello in quelli che ci opprimono. Questi ultimi sono abi– tuali a vedere dinanzi a loro fronti abbassate e a. non rC>nùereconto a nessuno di ci6 che fanno; di p'ù il potere é tirannia non solo per chi lo subisce, ma anche per clii lo esercita. L'organizzazione au– toritaria trascina. gli stessi dominatori e non lascia talvolta neanche a loro la possibilita dell'esame di coscienza. Non s·i pu6 dunque aspettare, per spingere gli u«r m'ini a conquistare la libertà che in essi sta nato e generalizzato il senso della responsabilità, glaccho runico mezzo per suacltare questo sentimento é la liberta s'.essa. Fin qui s'i é molto parlato dei vantaggi materiali e delle soddisfazioni morali che apporta la liberta. Essa ci restituisce 'inte,-a la nostra personalita, ci concede il godimento completo delle nostre facoltn, soddisfa In certa maniera il nostro legittlmo orgo– glio cli esseri umani. Ma non abbastanza si é insisti• to sul nlore educativo della libert/J.. GiA.da parecchio tempo sì parla del progresso mo– rale dell'umanità con un certo scetticismo, che si fa sempre maggiore a misura che si vede quanta bar– barie - la stessa barbarie dei tempi primitivi del· l'umanità, mascherata sotto le pii, varie e "civili" forme - si accompagn'i agli enormi P1 OgrPSSi mate– r;nli e scientifici il cui ritmo si accelera di giorno in giorno. Dovremo concludere, come qualcuno dei nostri amici, col ripudiare, seguendo le orme di Tolstol, tutti i progressi materiali che tendono a ren– dere pi(t belJa e pili facile la vita? ~7on credo, per– ché non credo che il pericolo sia li. Il pericolo con– siste nel fatto che queste immense, pottnti Ie,·e ri– mangano esclusivo possesso di quelli che opprimono e si convertano in uno strumento di pili di oppres– slo-ne. Quelll che si scoraggiano perché l'nmanlta non ha fatto quasi nessun progresso morale dall'antlchi– ta a'i nostri giorni, non pensano che finora lo stru men!.o massimo di autoeducazione, la literta .. non le é stato mai concesso se non a piccole dosi e a lunghe di tanz~ cli secoli. Il veleno della servitù per gli OJ)– pressi, del potere per gli oppressori, con tutte le su~ conseguenza di "iolenza e di mise1Jia, ha sin qui eser– citato sempre il suo effetto micidiale sulla coscien– za morale dell'umanité.. Tutti quelli che si sentono spinti a combattere per un'umanità moralmente superiore dovrebbero quindi essere con noi nella lotta che conrluciamo per la con– quista della literta. E si badi che quando diciamo che la libertà é l'u– nico strumento efficace d'educazione, non diciamo un'idea nostra, molto naturale nella nostra bocca d'anarchici impenitE\Iltl. Da piii di un secolo i peda– gogisti, quasi unanimemente, dai pilt avanzati ni rea– :donari, hanno concluso che la migliore educazione che si possa dare ad un fanciullo é quella in cui si fa uso il meno possibile del comando e delln pro•.i– bizione, in cui si lttEcia al bimbo la massima liber– tà dei suol atti, in cui gli si lascia insomma la pos– sih;llta di sbagliare, perché la realtà stessa si inca– richi di mostrargli, nelle necessarie conseguenze d'un a:to stogliato, il ~uo errore. Ecl é questa stessa liberta delle proprie azioni, questa stessa possibilita di sbagliarsi e di ricredersi che noi reclamiamo per gli uomini. Se un uomo non ha nessun diritto sulla coscienza di nn bimbo, tanto meno ba dei diritti sulla cosc'ienza di un altr'uomo. L~ ba'.taglia che maestri cd educatori in genere com– hattono eia tanto tempo per la libertà del bambino, é nna battaglia anarchica o Io é sempre stata, la maggior parte delle volte inconsciamente. Ma per– ché- oues:'opera di educazione non sia. tnutile, biso– gna che l::ipersonaJ'ità del fanciullo, libera nella scuo– la, non sia schiacciata poi immecHatamcnte nella vi– ta. La battaglia per la liberta, che si rombatte nei pili diversi campi, é in fondo una soln, ha origine da comuni sent,menti e tende ad un fine comune. Con tutto ci6 nell'obiezione che alcuni fanno che li passaggio dalla schiavitù p1·esente a Ila libertà fu– tura, date le cattive condizioni d'educazione moralo in cui si trova ora l'umanità, genererebbe 'il caos, cl sarebte qua1c·osa di ,ero se si potesse pensare vera– mente ad un cambiam{>nto brusco, ad nn salto im– prov· lso dalla notte più nera alla luce abbagliante ciel giorno. Non entra que,ta questione nell'argo– mento di quest'articolo, per6 dir6 solo, che non cr& do affatto che questo cambiamento subitaneo sia pos– s';bne, né credo che, se fo,se possibile, la natura uma na cosi debole e cosi poco malleabile potrebbe soppor-

RkJQdWJsaXNoZXIy