Studi Sociali - anno I - n. 5 - 21 giugno 1930

._À_m_io_i _ N_o_. -~ --------- .......... ---"'----=---=-...:..::-~...;;...'----"-- .... " '-_.;....,..."- ..; =M-, _o_N_iì_È_.V'i_._b_R..;;.J..;;.-B;...;ti:..;'E:..;iN_'o.:.:- s:...::A=ÌR=È=s,~2 : 1:...gs.:·i.::.u!:.:g1.:.:10:....J:.: • RIVISTA BIMENSILEDI LIBEROESAME Per la Redazione rivolgersi a: · LUIGI FABBRI, Casilla de Correo 141, MONTEVIDEO (Uruguay) Per l'Amministrazione rivolgersi a: JOSE BERENGUER, calle Peni 1537 BUENOS AIRES (Rep. Argentina) SOM M AR/O: L'[;to<pia Borghese (LUIGI FABBRI). FJgois,no e Soli<la1;ieta (ERRICO ilIAL1lTESTA). Consiòl,erazi,~lni mne Man'ijestaz@>i <lei J.o Mag gio a Bnen!>s Air,es (LINO BA.RBE7'•TI). Il Detenntni.s-111,0 e la Qnestùme Socia.le (TOR– QUATO GOBBI). .lfo 'teplici.ta delle /01:me lbi sfr-ntta,nen~J 1lell'1w111'1 s11ll'-uu1110 (D. AB1lD DE SA.NTILLAN). T11to·1 n.o "l cr,.i<Jetto d'i Liberta (LUCIA l!'ERR,tRI). li 1>roble11wdel/'_{zi<me (LUIGI BERTONI), Bibliogrc1fia (CATILINA e BIBLIOFILO). Libri ricevuti hb clon.of L'Utopiaborghese_ All'indomani della chiusura della conforenza · per il disarmo navale, finita cosi inconcluden- 1emente, sopratutto per colpa del governo ita– liano ma non senza una parte di responsabilita del governo francese, ecco che quest'ultimo &al- ~tn Iuo1·i con 1 .1La.w7iuovà. pLJl,~la pacifista .. A.ri • istide Briand, ministro degli esteri della Repub- 1,blica ha diramato a tutte le potenze un progetto <di aecordo per studiare la formazione di una specie di Stati Uniti d'Europa. Quale impo:vtan– za pn6 avere questo nuovo appello ad una pacè fra i governi 1 Purtroppo, finché i popoli sono soggetti ai governi ed i governi sono arbitri delle sorti dei primi, é impossibile disinteressarsi di ci6 che i governi fauno. La loro attivita riveste sempre la mas11imaimportanza per i popoli soggetti, poi- 1:hé in ultima ,imalisi son sempre questi i prede– .stinati a p11gare tlitte le rotture e i disastri pro– vocati dai dominatori. Effettivamente, se il pro– getto di Briand valesse sul serio a diminuire i pericoli di guerrG e a stabilire fra i vari paesi una remora ,agli aumenti delle tariffe doganali che tanto influiscono sull'equilibrio della pace fra le nazioni e sulla vita economica all'interno di ciascuna nazione, nessuno, per quanto nemi– t·o dei governi e&so sia, potrebbe dolersene. Il proletariato internazionale, preso nell,a morsa tra l'enorme ct·.isi che ne arresta il cammino nscensionale verso la sua emancipazione e la mi naccia di nuove guerre che renderebbero la stes sa crisi mille volte piu aspr,a, avrebbe tutto l'in– teresse di sentirne allentata la stretta, per aver modo e tempo di riaversi, riallacciare le file scompaginate e riprendere la sua offensiva con– t 1·0le classi sfru'ttatrici e tiranniche arrestata dalla guerra ultima e dalla successiva reazione plutocr,atica e cli'ttatoriale. S'intende rhe, pur se una politica interstata– lc pacifist,a avesse il sopravvento sn quelln che in ogni paese cerca di precipitare il mondo _ver– so nuove guerre, il proletariato, - e con esso e per esso tutte le forze cli liberla e ~li progrei.– so, - avrebbe grandemente torto di farsi del– lo illusioni, di dissimulare a se stesso che si trat– terebbe sempre d'una pace tutta relativa e pre– caria che, semplicemente un poco più tardi, &3- rebbe destinata lo stesso a sboccare di nuovo nel– la guerra, se resta intatta l'organizzazione at. tuale capit,alis'tica e statale. Il monopolio della BibliotecaGino Bianco ABBONAMENTI éDITORIAL Nella Repubblica Argentina: Un anno $ 2.– Sei mesi " 1. 25 Negli altri paesi: Un anno, dollari 2.- BU•E1\IOS AIRE~ Ogni copia, 10 centesimi per la Rep. Argentina 10 centesimi di dollaro per gli altri paesi ricchezza e del potere, cui la c1asso borghese non vuole ad alcun patto rinunciare, é cli per se ~tesso un fomite pJlrenuc di guerre; e. le sue paci, immeritevoli del nome, non sono che tre. gue piu o meno lunghe. Ed il contrasto delinea– tosi ora nel mondo capitalistico non é fra guer– ra e pace, ma solo tra quelli che hanno interesse a un11tregua più lunga e quelli che la vorreb– bero al piu presto troncare. Le forze proletarie e cli libertà potrebbero ap– profittare del periodo transitorio di maggior tregua per diventai·e capaci di spezz,are questo circolo vizioso dell 'altcrnarsi della guerra e del– la pace, abbat:te!1do il regime che lo genera. Ma é evidente che non potrebbero acquistare que. sta capacita né usarla per un intervento riso– lutivo ~he rifiutandosi energicamente di entra– re nel gioco dei governi, di servire a questi co– me pedina. Il loro interesse e la condizione in. dispensabile di un successo di liberazione é che desse _resitinocompletamente autonome, indipen– denti, al di fuori degli intrighi statali, liber,, dei propri movimenti e accamp,ate contro tut. ti gli Stati, sia che questi agitino il ramoscel!o d'olivo come Briand o la durlindana di guer– ra come Mussolini. Non credere né agli uni né ag·li altri, salvo a regolarsi in base ai fat'ti con– neti nell 'esclush•o interesse del proletariato e cklla liberta. • •• Premesgo c10, quale valore pu6 avere il pro– getto pacifis'ta del governo francese 1 é desso sincerò? pu6 avere un risultato positivo 1 Di sincerita nel senso genuino della p,s,rola non é il easo di parlare.' I governi non sono mai sinceri. Nel caso presente c'é solo da vede. re se Briand parla sul serio, se cioé il governo e la borghesia di Francia hanno un reale inte– resso nell 'attm.zione delle loro proposte paci– fiste, nel significato relativo che pu6 avere ogni paeifismo di governo. Forse si; forse la ]<'ran– cia· ufficiale é lo Stato che oggi ha maggiore interesse e bisog110 di allontanare il pericolo cli guerra, che cioé la tregu,a 'tra la guerra ul. tima e quella futura sia la piu lunga possibile. Per questo si pu6 ritenere che il signor Briand parli sul serio: non ch'egli creda davvero al · possibile realizzarsi della pace µuratura, ma che davvero cerchi di evitare per ora lo scoppio d'una nuova guerra., salvo a cambiar parere quando le circostanze fossero mutate. Il pacifismo dei filantropi non e 'entra, come non c'entra l 'umanifarismo, o 1a democi•azia, o il bene dei popoli, ecc. Del resto per la l<,ran- , eia é un po' come per parecchi altri Stati, non escluso qualcuno che pure avrebbe non poco interesse politico a scatenare la guerra. Oggi la guerra é un po' l'ignoto anche pei governi, an– che per le cLassi dominanti. I ricordi, 1~piaghe; i disastri della recente guerra sono .ancora troppo presenti .agli occhi di tutti, e .e 'é poi · l'esempio Russo che spaventa. La gherra é la meno atta a suscitare una rivoluzione vermh.en. te liber.3trice; ma pu6 se111pre ·provocarne una che spossessi del potere e della ricchèzza la : .classe attualmente _dominante e ne susci_ti un'- . altrà,. creançlo n_11ovi privileg! e nuoye tira,nn 1 - ,' di. Questo non mutenbbe molto l'aspetto gene– rale delle cosè; ma é ovvio che chi oggi ha il potere e la ricchezza ci tenga a non essere 1·ovP– sc.iato dal suo piedist.1/lo per passare nella ra– tegoria dei dominati e dei dis-creclati. V'é infi. ne il fa.t'to generale che oggi tutti gli Stati pie– gano sotto il peso enorme delle spese militari, assai piu onerose che pel passato, e l'aumento di queste minaccia cli soffocarli letten1lmente come un,a idropisia che salga vc1·so il cuo1·c·.Di qui ancora la necessita d'allontanare il perico. lo di guerra, che consenta cli alleggerire un po– co quel peso. Si tratterebbe, diciamolo tra parentesi, di u,, alleggerimento tutto nleatotio e poco conclu– dente perché di fatto la guerra é sempre pos– sibile finché gli armamenti esistono e restano all 'inciTca nelle stesse propo1·zioni. A parte h•. questione della ~pesa, il rapporto fra due po– tenze é il medesimo, per esempio, tanto se l'n– na ha dieci corazzate e l'altra quindici, quanto se invece l'una ne ha cento e l 'altrn centocin– quanta. Ma ci6 che preoccupa ~ra gli Stati più che il vero pericolo di guerra, é la visione dél disastro economico che potrebbe venire dalla corsa cli tutti gli Stati ,a sempre maggiori arma– menti. Ci6 che preoccupa, poi, in modo speciale la Francia borghese, e ne determina quella che gli Stati suoi rivali chiamano "offensiva pacifistQ," é che essa é lo Stato che piu avrebbe in questo momento da perdere con una guerra. Essa J1ou ne avrebbe alcun interesse, e quindi logicamcm– te ne ha paura; e chi ha paura del]a guena é quéll~ che piu si atteggia a pacifista, e cos[ fa_ rebbe anche se fosse lt1artc in persona. La Fra11- eia é. oggi nell'Europa continentale la nazione più ricca, l'unica che non ha ~risi cli lavoro ezianclio a causa della sua inferiorita demogra: fica, che per6 é anche una ragione d 'inferiori– ta militare. Essa con l'esito vittorioso dell 'ul– 'tima guerm ha ottenuto tutto quello rhc vo1e– va. territorialmente ed economicamente; ha co– lonie nun1erose e ricche; e il trattato di Ver– saglia, cosi inir1uo, le ha assicurato la parte del leone nella ripa.r-1.izioneclelle s1)oglie dei vinti. Ha ona bisogno di fare in pace la sua dig·estio– ne; ed é natmalo che essa dica agli Stati me– no fortunati o invidiosi o vogliosi cli rivincita: ".é arrivato il momen'to di starsene tranquilli". Ogni altro Stato parlerebbe, al suo posto, allo stesso modo. Queste sono in sommi capi le ragioni per cni ci sembr.a che Briancl, con quest'ultimo suo tentativo di allontanare il pericolo cl'una nuova guerra, esprima il sentimento e faccia l 'inte– rc&se del grosso della borg·hesia francese, pur co~f reazionaria e tendenzialmente imperialista, .. l\'Ia per qu.anto opportunisti e nazionalistica. mente egoisti siano i motivi del pacifismo brian. dista, e per quanto in avvenire destinati ad esser.e annullati da opportunismi ecl egoismi op:posti, nessuno potrebbe dolersi del risultwto pr{Ltico,se questo di fatto riuscisse ad allonta– nare un,a nuova guerra per nn periodo più o meno lungo,. _sia per lo superiori ragioni d'u-

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