Studi Sociali - anno I - n. 5 - 21 giugno 1930

munita estranee alle intenzioni di qualsiasi go– verno ma non estranee al desiderio dei popoli, Hia dal nostro punto di vista per la necessita che tutte le forze cli liberta e cli progresso po~– sano almeno avere il margine di tempo indi– spens.:ibile a rifare le ossa e mettersi in grado non solo di allontanare momentaneamente, ma cli scongiurare per sempre lo spettro della guerra. Questo pero 11011 é possibile finché duri il re– gime capitalistico e statale prese11te. Non é la prima volta che notevoli frazio1ù della borghe– sia si fan banditrici dell'utopia opportunista del pacifismo, con le denominazioni diverse di Stati Uniti d'Europa, Societa delle Nazioni, ecc. Anche prima del 1870, e con maggior sinceri'ta degli odierni uomi1ù di Stato, uomini come Vie– tor llugo, Quinet, Garibaldi, Buchner, ecc. par– larono un linguaggio identico, di cui :Michele Bakunin mostrò in pagine eloquenti tutto il vuoto e l'inconsistenza, e che fu poco dopo smentito dallo scoppio delli guerra franco– prussiana. Né bisogna dimenticare che la pace tra gli Stati non sarebbe lo stesso la pace dei popoli, in quanto nel seno dei popoli sussisterebbe sem– pre l'atroce guerra di classe che fa annualmen– te tante vittime quante ne potrebbe fare una guerra militare. Gli Stati Uniti d'Europa, pur se fossero meno u'topistiei di quel che sono e piu sostanziali di quelli cos'i a scart.amen'to ri– dotto prospettati da Briancl, non potrebbero es– sere nulla di migliore di quel che sono, per esempio, gli Stati Uniti d'America, in cui l 'op– prcssione capit,3listica e statale é cosi feroce e cinica e di cui l'imperialismo, anche militare, é cosi avido e senza scrupoli. Non é un mistero che, fra le determinanti del progetto di Briand, e 'é in fondo anche una intenzione di ostilita al mondo estra-curopeo, di difesa economica ver– so la troppo potente N'ord-America e di offesa e di sfruttamento degli altri continenti. Né han tu1ti i torti i bolscevichi a sospettarvi intenzio– ni aggressive contro la Russia; ché pur pre– soindcndo da disegni intenzionali veri e propri, un blocco europeo occidentale diverrebbe lo stesso una minaccia per la riv.ale Europa orien– tale e per l'Asia. Ma cotesta idea degli St,ati Uniti d'Europa é del tutto utopica, nel senso piu impossibili– sta della parola, anche cosi limitata come la propone Briand. Essa, pur se trovasse consenso nella espressione verbale, non potrebbe andare mai piu lontano di u11qualche accordo genera– le doganale, con qualche profitto dei capita– listi europei nella loro concorrenza coi capita– listi nordamericani, che pero non avrebbe al– cuna ripercussione a beneficio delle classi pove. re e proletal'ie. Ogni tentativo di andare piu in lfr s'infrangerebbe contro la muraglia della plu– tocrazia, proprio perché niuno Stato che lo fa– cesse potrebbe avere la volonta o l'interesse d'j11frangerc 1a muraglia alla quale sta solida– mente appoggiato. Abbiamo piu ~opra eletto dei motivi che spin– g-ono piu particolarmente la Francia ufficiale verso l'opportunismo pacifista. Ma bisogna ag– giungere che pe,· altri St,:iti quelli sono altret– tanti motivi di guerra: non quelli (affrettiamo– ci a dirlo) che grida ai quattro venti la politi– e.a fascista italiana, per l'Italia puramente de– magogici e menzogneri, ma gli .altri che, con la complicita dell'Italia monarchica e milita– rista sono stati accumulati eon gli sciagura'ti trattati cli Vers:iglia. Basti pe1· tutti accennare ,!li moftiplicati irredentismi, vere polveriere pr,mte a incendiarsi stabilite in tutti i punti d'Europa, e alla persistente e ogtinata oppo– siziou.: violenta iii cliri'tto di autodecisione dei popoli. Anrhe ammesso che una convivenza pa– cifica europea fosse possibile in regime statale e borghese, e~:, ...non potrebbe realizz.arsi in al– cun modo senza disfare completamente tutto ci6 che fu fatto a Versaglia dopo 1a fine del- 1 'ultima guerra. Ma perché ci6 non avvenga, il primo a clicl,iarare la guerra &3rebbe pro– prio il governo franrese che ora parla tanto cli pace! Non facciamoci illusioni, adunque ! auguria– moci pure che dagli intrighi interstatali, in cui BibliotecaGino Bianco s•.rum soCIALl ora l'utopia opportunist,n di tm pacifismo in– teressato rapprcsentt1 h1 sua parte, scaturisca il meno male possibile; ma ricordiamo anche che i popoli non hanno altra salute che in sé stessi, e che i loro peggiori nemici son sem– pre quelli che se ne arrogano arbitll!lr1a,nente la rappresen'tanza per farsene pastori e to– sarli, scorticarli e scannarli a proprio van'tag– gio. Ricordiamo che solo l 'interveuto diretto e ri_voluzionar.io dei popoli potra con un regi– me di liberta e d'uguaglianza risolvere tutti gli intricati problemi nazionali e internaziona– li che sono oggi altrettante minacce di guerra, e stabilire tra gli uomini la pace, la vera e so– la pace duratura possibile: quella del lavoro cli tutti pe1· il bene di 'tutti. Luigi FABBRI Egoismo e Solidari eta Lotta per la vita: ecco l'ultima parola della filo– sofia borghese, ecco la frase ambigua con cul la borghesia tenta dl dar base scientifica al suo sistema dl societa, e di giustificare dinanzi ~Ila propria co– scienza e tare accettare dalle masse la sJa, domina– zione. Vale la pena spendervi Intorno qualche parola. E' un fatto generale ed Incontrastabile che ·ogni individuo ed ogni specie vivente vive e prospera a spese d'altri lndivWul ed altre specie. La necessita dell'alimentazione e dell'abitato, nonché le r·ivalita suscitate dall'istinto rlpr~duttore, fanno di quel fat• to, che Darwin cb'iamo la lotta per la vlta, una leg– ge inesorabile, fuori della quale appare imposs'ibile lo sviluppo e l'esiatenza stessa del mondo organizzato. Pero non deriva da qu_esto che la lotta sia neces– saria fra tutte le specle e fra tutti gl'indivldu'i di tutte le specle. Ché, al contrario, spesso si osserva in natura la cooperazione, l'assoc!azlone per i fln'i della vita - conservazione massima dell'lndlvlduo e riproduzione della specie - fra 1 vari ind~vildui d'U· na stessa specie od anche fra specle diverse: E le Più recenti ed autorevol'i ricerche biologlch 0 e tendono a dimostrare sempte plù come là. cooperazione (che é poi la pratica !dell'istinto sociale che si sviluppa es– so pure sotto l'impulso della necessita e dell'utilila constatata) s'ia una condizione dl prosperita e di progresso, per gl'lndividul e per la specie, ben su– periore alla lotta isolata di uno contro tutti. In complesso, la vita é la risultante dei due prin– cipi d'i lotta e ili cooperazione, che In m!lle modi s'intrecciano, si contrastano e si completano. E la cooperazione rappresenta indubbiamente uno stadio phi. avanzato d'i evoluzione, che assicura a quella spe– cie ed a quegl'individui, che lo hanno raggiunto, un maggior progresso ed una superioriti relativa. L'uomo é usclto dallo stato dl anlmaliti bruta, dl cui abbiamo ancora degli avanzi nelle trlbù selvag– ge, appunto perché si sono sviluppati In lul più for– temente gl'lnstint'i sociali, e l'associazione per la lot– ta contro le altre specle animali e contro gli ele– menti ostili della natura si é sostituita In propor– zione p'iù o meno grande alla lotta intestina tra uo– mo ed uomo. Solamente, siccome l'evoluzione non puo essere che graduale e non si poteva passare d'un salto dall'isolamento, dall'egoismo brutale alla sol!– darletà, cosi l'associazione non fu libera, non fu tra eguali, ma. sl manifesto primordlalmente sotto for– ma. di oppressione, <li sfruttamento esercitato dai plù forti sul più deboli. Furono l forti che accor• t'isl che si potev-a cavare maggior profltto dall'altro uomo assoggettandolo anziché uccidendolo, Jnstltui– rono la schiavitù. E cosi dall'egoismo assoluto, dal desiderio idei profitto, temperati a poco a poco da quel piacere della convivenza, da quel senso di s'im, patia, di cui probabilmente Il primo fondamento de ve ricercarsi nella. attra.zlone sessuale e nel senti, menti d'I famiglia, ebbe origine Il primo passo che l'umanita fece sulla via della soclablllta. Ma li peccato d'origine, li profitto dell'uomo sul– l'uomo, ba persistito; ed é ancora oggi la causa del– la lotta aperta e latente che si combatte nel seno dell'uman'ité.: costituisce, oggi come per li passato, Il fondo della cosldetta questione sociale. L'oppressione e lo sfruttamento praticato dal pltl forti, naturalmente eccitarono negll oppressi li biso– gno della ribellione, ed 1n questo sentimento trovo nuovo sprone, nuovo fondamento Il prlnclplÒ di sim– patia, di fratellanza, di solldarleta. Insomma, In mezzo all'Imperversare' della lotta, tra 1l contrasto degl'lnteressl, e le alternative di vittoria e dl sconfitta, pur riuscirono a svilupparsi certi sen– timenti necessari perché la coesistenza sociale s'ia possibile, utili nello stesso tempo agll oppressi ed agli oppressori; 1 quall se al principio furono pro– dÒttl <!alla semplicè constatazione dell'utlllta, d!ven- taron 0 abitudine, necessita psicologica. E cost,tui• scono quel fondo comune di sentimenti umani, che é la più bella conquista, la più bella caratteristica dell'uman',tà; che malgrado l mille ostacoli e le mil– le ragioni di odll, sl va sempre arricchendo ed allar– gando, e forma la più sicura garanzia del trionfo del socialismo, che é l'esclusione totale dal seno de1;•u-· man'ità della lotta Inter-umana ed il trionfo comple– to della solidarleta. Gli oppressi Insofferenti del glogo, i ribelli dl tul,. te le epoche e di tutti i paesi hnnno sel'llpre sentito, plù o meifo coscientemente, questo bisogno di soli– .darieta, e sono insorti sempre in nome di un prin– c·;pi0 superiore di glustlzia, di w1a pili larga conce– zione della solidarieta umana. Ma. questo principio dl glustlzia resto sempre un deslderl 0 astratto, vago, puramente sentimentale; non fu mal \ncarnnto, pri– ma del soclallsmcJ, in una concezione pratica. della società, che ·rendesse davvero possibile la giustizia e la soHidar'ieta. E perclo le rivoluzioni, anche se triou– l'antl, non realizzarono mal Il sogno di giustlzla del comba.ttentl, e nel loro svolgersi tornarono sempre• verso Il punto di partenza, cioé verso le instituzionl abbattute, e resero necessarie nuove rivoluzioni. La borghesia, nel suo periodo eroico, quando st sentiva ancora parte del popolo e combatteva pet• l'emnncipazlone, ebbe slanci subl'iml d'amore e d'a– bnegazione; ed i m1g:1orl fra I suoi pensatori ed ì suoi martiri ebbero la vlslone quas"i profetica dl quel– l'avvenire di pace, di fratellanza, di benessere, pel quale oggi combattono I socialisti. Ma, se l'altruismo, la solldarleta era nel sentimento del migliori, il tar:o dell'Individualismo (nel senso dell'individuo In lotta contro l'lndlviduo) il principio dell'insolidarle– té. e del profitto dell'uomo sull'uomo erano nel pro– gramma borghese e non potevano non produrre i lo• ro malefici effetti. Ln proprieti individuale ed il pr'inclpio d'autorita, sotto le nuove rorme di caplta~ r;smo e dl parlamentarismo, erano in quel program– ma e dovevano condurre come sempre all'oppressia,.. ne, alla miseria, all'abbrutimento delle masse. Ed ora che l'evo:uzione capitalistica e parlamenta– re ba prodotto i suol frutti, e la borghesia, esnurito nella pratica della concorrenza economica e politi• ca ogni sentimento generoso ed ogni slancio progres– sivo, sl trova ridotta a difendere colla forza e col- 1".inganno i suoi privilegi, i suoi filosofi non sanno, non possono difenderla contro gli attacchi del so• cialismo che tirando In campo, mule a proposito, I:\ legge della concorre -vttale. - .. Sconslgllatl! se l'mnanità dovesse retrocedere alle sue origini ed accettare Il principio del ciascuno per sé, aI:ora saI'ebbe vlnto il socialismo, ma sarebbe pure distrutto ogni vestigio di civiltà e tra le stra– gi e le devastazion'i si ritornerebbe allo stato sel– vaggio. E questa retrocessione sarebbe 11ur la conseguen-– za ultima del sistema borghese. Se infatti l'interesse· individuale domina tutto, perché l'uno potrebbe af· ramare profittando della sua posizione economica, e. l'altro non potrebbe far uso della suo forza o delln. sua astuzia per ammazzare, per stuprare, calpesta– re, opprimere in mille modi l'umana personnlita? E poiché é ormai indubitabile cbe Il regime bor– ghese s'i sfascia, che le masse sono stanche e co– scienti della loro situazione e che un giorno o l'al– tro la rivoluzione avvampera ln tutti i paesi civll'i, il sociallsmo che é l'amore e la fratellanza sostitui– ti all'odio ed all'isolamento, non solo libera ed ele– va gli oppressi, ma S'al ra ed eleva gli stessi oppres– sori. Solo grazie agli obbiettivi chlari ed al senti– menti generosi, ch'esso sparge ht mezzo al popolo, la distruzione del reglme borghese non trascendera ad inutlll massacri quanto feroci, e quella rivoluzio– ne, che dovra. segnare un meraviglioso passo in a• vanti della clviii.a, non correrà pericolo di trasfor– marsi in un movimento Incosciente e selvaggio, che– segnerebbe uno spaventoso regresso. Si, sconsigliata davvero quella classe, che aJ:a vi– gllla di essere abbattuta e vinta, (a. appello ai sen– timenti selvaggi e deride quella generosità, quel sen tlmento largo di umana solidarieta, che sara doma· ni la su'a condanna come c:asse si, ma san\. pure la. sola speranza dl salvezza personale pei suol mem- bri. • •• Fin'iremmo qui questo articolo se l'argomento pre– so a trattare non cl ricordasse una. polemica dlbat• tutasl recentemente fra' nostri compagni: quella tra i partigiani dell'egoismo ed i part'iglanl dell'altrni· smo. Veramente in quel:a questione noi, malgrado la affermazioni contrarle di quasi tuttl quelli che han preso parte alla dlscusslone, crediamo non vi sla li\ fondo che una questione dl parole, rinnovata da vec– ch·,e discussioni di scuola, che dovrebbero essere state dn un pezzo relegate nel musel del bizantini• smo.

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