Studi Sociali - anno I - n. 4 - 1 giugno 1930

6 sto, nel caso sopra citato si trattava d'una iniziati– va. individuale, in cui v'eran da una p'arte due o tre persone e dall'altra qualche migliaio rti lettori. Ma quando si tratta di problemi riguardanti fede– razioni libere composte di decine d'i migliaia o pit'.i di aderenti e bisogna che tali associazioni si occu– pino delle lbro questioni, allora sorge la necessita di qualcosa. che non occorre per una riv'ista: un con– gresso, una riunione o convegno in cui clei de– l<'gati tecnici s'i consultino, esponendo le opinioni cli coloro che li avranno mandati; e trattando di ar– mon'izzare gli interessi comuni. Dopo l'esame delle questioni si adotteranno le soluzioni reputate mi– gliori, e quindi l'assemblea si sciogli era (1). Questo forse pu6 sembrare autoritario a parer.chi. Jl nostro movimento non manca di ind'ividui ai quali !'esaminare un problema e delineare le sue possibi– li soluzioni sembra sempre autol'itario. Gli é che per cotesti uomini nulla esiste fuo1'i della propria personalitti. od attivita indiviùuale, anche quando questa non possa realizzarsi che utilizzando quan– to é stato gia fatto grazie al lavoro di tutti. Inca– paci cli osservare che anche le vesti che portano han– no avuto bisogno dello sforzo coordinato di gran numero di uomini, e che tutto qu~rnto s'iprocurano é possibile solo per tale coordinazione vedendo il problema sociale in ci6 che Jom costa' allungar la nr,1no per prendere o ricevere quanto acl essi biso– gna, negano sempl'lcemente la complessita. enorme del1a vita sociale. E' una posizione facile. Ma é an– che ridicola; e in parte tale maniera di semplifi– care la trasformazione del mondo é stata una delle cause del ristagno intellettuale del nostro movimen– to, della mancanza di una vision'4 sociolog'ica di ampiezza mentale, della scarsa profondit;l di con– cetti che avvertiamo da parecchio tempo. No; nella societa da noi augurata non é affatto certo che gli abitanti di una regione ricca <li mine• ral'i possano fare a meno di accordarsi con quelli <li un'altra, la terra fertile della quale si presti di pill alla coltivazione dei cereal'i; non é certo che non sia necessario specializzare parte dell'insegnamento in rapporto all'applic-azione sociale che se ne richie• dera; non é certo che non sia imprescindibile rego· lare la produzione, tutte le rarieta della produziO• ne a seconda della domanda generale. Insistere in tali negazioni equivale a distruggere ogn'i possibili• t.", di vita anarchica. E per questo ci sara bisogno di riunirs'i e par lare, di studiare d'accordo, avere degli uffici stati– stici, esaminare quindi, come oggi si fa in un sin dacato, in una cooperativa, in un gruppo, ed anche fra due o tre persone che lavorano insieme, ci6 che si é fatto e che conviene fare secondo le variazio– ni delle cireostanze o I diversi fini perseguiti. Bi• sognerti 0 prendere degli accordi' per armonizzare le attlvita generali a beneficio di tutti, giacché nes• suna esistenza umana perdurerebbe senza la atti.· vita utile di innumerevoli esistenze sparse a traver– s.o i continenti. Significa questo eh<>gli accordi saranno forzosa· mente obbligatori? Io non conosco alcun teorico dell'anarchismo che abbia mai sostenuta una simi– le tesi. Tutti han proclamato come diritto esoonzla– le dell'ind'ividuo e garanzia indispensabile della sua liberta, quello di separarsi dalla comunita di cui fa parte, e come garanzia indispensabile della libertà collettirn la rottura dei patti quando questi si ren– dono insopportabili. Non si fa forse co,Ji oggi stesso nelle societa. commerciali, industriali, scientifiche, artistiche, sportive, ecc. senza che perci6 spariscano ' dalla faccia ciel globo né il commercio, né l'indu• stria, né la cbienza, né l'arte, né lo sport? Come tante altre, anche questa é una questione di buon senso e d'intelligenza. Il liberamente pat· tuito si compie oggi come s'i compierà in avvennire, ealvo t c'asi in cui circostanze improvvise o eccezio• no.li impediscano ad una delle parti di mantenere la sua promessa fino all'ultimo. Sara allora un "ob– bligo morale" del!"altra o delle altre part'i ricono· scere la nuova situazione, e trat'.Eormare o annulla~ re il patto. Se sara1i provviste di un poco di buon senso e intel tigenza, lo faranno certamente. Ci6 cho i tribunali della giustizia borgllese ammettono come nttcnuante e motiv,o di assoluzione non potrebbe es– sere considerato aggravante dalla cosc·renza pubbli– ca di una societi anarchica. GASTON LEVAL ( /) Jewi Grave ha trattato pi{, estesamente e pa,, ti( olarcggiatmnente questa, ques,tione nel suo libro La so·cicto. Futura. La rivfota STUDI SOCIALI non pubblka corrispondenze locali, comunicati, circolari ,né altro che ne abbia il carattere. Cosi pure non pubblica, per non limitare il te3to, la lista del– le somme ricevute .per la Rivista, le quali però sono periodicamente stamp!)/te ne la "Pagirn, in lin,Jtm italiana" del quotidiano anarchico "La Protesta" di Buenos Aires. Gli interessati che ,d.esiderano prenderne visione ce ne faccia– no richiesta, e sara loro inviato il numero che li riguarda. Cosi la Rivista rimane completa– :men~ededicata alla collaborazione. BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI Tirateforte,mirategiusto Si dice che la regina d'Italia, Margherita di Savo• ia quando scoppiarono a Milano i moti dei 1898, cli· crsse al generale Bava Beccaris inviato sul luogo a rc.primerli, la cinica frase: "Tirate forte, mirate giusto!" La regina <Margherita n'era bene capace, checché ne pensasse il vecchio poeta Carducci, essendo essa in realtà l'anima nr-ra della reazione italiana ai suoi ll-•mpi. La frase a Bava Beccaris precorreva, del res– to, l'altra elle gli italiani non dimenticheranno più, detta se non en- 0 al fascista De Vecchi delle stragi di Torino: "Non bisogna ridirlo, ma fate bene a fa• re quello che fate". Ho ripensato più volte alla prima frase della re· gjna i\Iargherita, ogni volta che in questi ultimi an– ni ho saputo di questo o quell'attrntato, ed anche durante il chiasso che si é fatto intorno ai recenti complotti antifascisti, resultati poi come mossi o controllati o addirittura 1nventatl dal l'ascismo. H·o pensato cioé che il consiglio ''tirate forte, mfrate giusto", se era cinico e infame in bocca ad una don– na e rivolto a uno sgherro gallonato che andava a t&itragliare degli inermi che 111anifestavano per fa– me e per solidarieta con quelli che avevano fame, di· \'tnta giusto e saggio se rivolto ad un popoìo che soffre sotto la tirannide, ad una classe che lotta per la sua emancipazione, ai volontari della rivolta elle illdividualmente insorgono contro la miseria e la se;hiavitll. Abbiamo il diritto, noi che ce ne stiamo tranquil• lan1ente, - almeno cosi si dice, benché la tranquilli– tii di fatto ci manchi quasi sempre, - a scrivere dei giornali o periodici, di consigliare, discutere, gittdi– care degli atti che noi non facciamo, che avvengono indipendentemente da noi o a nostra insaputa, e che ccstano a chi li fa sacrifici e rischi da noi non pro• vati? Crediamo in coscienza di avere questo diritto. Anzitutto perché la liberta di pensiero sarebbe paro• la vuota di senso, se manchi il diritto di manifeetar• lo; Giordano Bruno sarebbe oggi ignoto, e non avreb– be salito il rogo se pur pensa11do tutto quello elle scrisse, non Io àvesse pubblicato. Poi, perché questo diritto ce lo s"iamo conquistato, esercitandolo liber,t– m~nte di fronte al nemico dovunque abbiamo posto Diede. Né crediamo, del resto, che alcuno fra i nostri e.miei e compagni cli lotta e d'ideali pensi affatto a contestarcelo. La domanda che ci siam posti viene più dall'interno che dall'esterno, più dallo scrupolo della nostra coscienza che da una contestazione altrui. V'é inoltre una missione anche per 1 '!hi scrive. '·Pa– role, parole uaro1e·• ci siamo sentiti dire pill volte cla qualche amletico amico; e qualche altro brontola che si fan troppi giornal'l. Pu6 dar2i; ma se si fanno, vuol dire elle essi rispondono ad un Msogno. E d'altra varte bisogna ammettere che se un movimento non fc•sse tenuto in piedi dai suoi banditori di iùee, pre~· to esso si sterilizzerebbe e tutte le altre iniziative a pc.co a poco cesserc:bbero. Chi ci vede uno spreco di mezzi non pensa che molti che danno per la stampa 1,011darebbero per altro; e che la stampa stessa 0 un veicolo ,~he permette di raccogliere mer.zi per ini– ziative d'altra specie, ecl é nel tempo stesso la fiam– ma che risca,lda e tiene in vita, spirHuaimente. l'am. birnte dal quale scaturiscono gli individui d'Iniziati· va e di azione. Lo comprendono bene 1 nostri nemici che dovunque, hanno per primo pe:nsiero quello clt sonÌJrimere o far Eopprimere la nostra stampa. Piuttosto é sul modo d'adoperare quest'arma elfica. e. della stampa, elle bisognerebbe intendersi. La mo!• teplicita dei periodici non é un male, a meno che non sia· spinta all'assurdo. Ogni movimento ha nel suo seno correnti diverse, temperamenti inconcilia– bi!i od anche compiti utili ma che non si possono a:=rnÒlvere insieme. E' bene che in tal caso le tribune sian diverse, e ciat~cuno vada per la sua strada, a 1mtto che non s'intenda questo "andar per la sua. strada" il t)rare addosso a chi va per la strada di finnco. E invece proprio qui sta uno dei difetti nos– tri, e in genere di tutti i partiti d'avanguardia, CHlscuno si crede possessore assoluto della verita. e non pu6 capire che si possa pen•11re ed agire diversa• wH1te da lui Eenia malafede, 1 '!he si possa anche sbagliare credendo di far bene o perché trascinato da forza maggiore di circonstanze o di eventi, Allora il socialista vede nel vicino un falso socialista, l'a– n~rchico vede neJ compagno d'altra tendenza un fai• so anarchico; e il periodico elle n'é portavoce tira a r:,lle infocate su ,ohi secondo lui va per una strada sbagliata, Non m'3ttiamo con ci6 in dubbio la sinc,c– rità degli attacchi, ma non ci pcritiamo di dire che in tal moùo, se si "tira. forte" mentre forse sar~bbc 1reglio farlo con discrezione si colpisce del tutto fuori bersaglio, e spèsso a vantaggio del nemico, •• Ma questo non é c10 che più cl preme.va di dire, né ci6 r,lle avevamo in mente nel cominciare a scri– vere. Dopo tutto, come·suol dirsi, le parole se le pvr• t" il vento; e qualche errore tattico scritto o slam• pato si pu6 riparare col contradittorio, e I~ sua in– fluenza cattiva si esaurisce presto. Assai pi(i impor– ta.nli sono i fatti, che possono cambiare in bene e in male tutta una situazione generale; ed a,·ere con. seguenze benefiche o nefaste per tutta una lunga se– r·ie di nnni. Nel campo dei {.etti, specie q11elli di rivolta contro l'ordine attuale di cose, sia ,~olletUvl che Individuali, ce ne sono di due specie: quelli realmente voluti, preparati e pensati dài loro autori, con 1nente calma ed equilibrata, con una visione rela'tivamente· giusta. ù<'gli effetti, in vista di uno scopo determinato di c~~rattere sociale; e quelli determinati 11i(1dall'im• 1-niso passionale che dalia volonta più dall'esaspera• 7.ìCJne che dalla ragione, senza un' fine prestabilito -9 sotto la spinta di una. provocazione improvvisa, di un'..l.miseria o di un odio predominante. Appartengo– no. di quelli elle l:Onosciamo, alla prima calegoria, fra quelli d'indole collettiva, il moto di Benevento ciel lo77, la sommossa di Xeres del 1892 il tentat1v, iMìUrrezionale di Carrara del 1894; e i'~·a quelli in· ctiriduali, gli attentati tlp~,i di RavachoJ, Vaillant, I-'allas, Caseri'o, Angiolillo, Bresci, Morral, Lucetti, ecc. Appartengono ai secondi, fra i collettivi, gli in• numeri moti della fume, di cui abbiamo avuti tanli episodi in Italia, e le sollevazioni improvvise per reazione a qualche eccidio statale 11iti.grave del so, Uo. Caratterizzare gli attentati individuali ùl ques· ta seconda categoria é più difficile perché piit clif· ficile é precisare i moventi e le inteÌlzioni personali; nrn. tanto per dar~ un esempio, nomineremo il re• cente attentato del Di Modugno, che uccise a Parigi sulla fme ciel 19i7 il yice-console fascista d'Italia. In questa. distin:1.ione , - nella cui applicazione ai singoli casi si pu6 cadere in qualche errore di valu• t.... zione per enata. cognizione dei loro elementi, - non v'é implicito niun giudizio di merito, in quanto n:oltl fatti della seconda categoria hanno assunto un valore storico non minore dei primi, e il martirio dei loro autori non resta meno fulgido; e nel fatto con– c1eto i risultati possono essere stati ugualmente ap– ri ezzabili tanto da poterne dedurre che a1y-:he iu questi coÌne in quE.:lli gli autori abbiano "mirato giusto". Vi sono inoltre, com'é naturale, degli altri tGlti, o possono esservene, di cui non si pu6 stabili– re se appartenenti all'una o all'altra categoria; eù alti-I ancora che partecipano dei caratteri di ambe• c!u<-(1). Né voglio escludere che ve ne siano (ben· ché io ora non sap1>ia pensare quali) che 1.'...CCczional– mente siano fuori <' dell'una e dell'aitra. Ma tutto ci6 non ha importanza, perché qui io non n,i propongo di emettere giudizi retrospettivi, se• i'Olllio una fredda valutazione storica del passato. C'é in me invece la passione del militante che guariJa all'avvenire, e cerca di ragionare su quello che é meglio fare in seguito in vista delle necessita. J)r~– poteut1 ciel movilnento 'e degli scopi demolitori e rea– lizzatori che abbiamo di mira. E la distinzione dello due categorie di fatti mi serve per vedere· se ed in quanto su tali fatti possiamo esercitare Ja nostra in– nuenza di militanti e di propagandisti. Non bisogna dimenticare infine che i fatti umani, per loro natura complessi, non sono mai esatta1nente catalogabiil, o quando lo si fa pel bisogno deH'argomentazione bi– sogna interpretarlo "cum grano salis'', con un senso di approssimazione, e non troppo alla lettera. Cosi nel caso nostro se diciamo che un fatto ap– partiene ad una categÒria, é perché gli elemu1tl di qnesta vi sono di molto predominanti e tali da irn– primergli il proprio carattere, ma senza éscludere che vi concorrano sia pure in misura assai minore e se• ,onclai'ia d~gli elelllenti dell'altra, il che in modo as· soluto non si pu6 mai escludere. Intesa cosi la differenza che v'é tra le due catego– ri<~di fatti, !JOCO diremo clella seconda, riguardante 1 fatti individuali o collettivi in cui é predominante 1 ·e1emento impulsivo, spesso i1nprovviso, talvoJta cie• c:.>per provocazione grave e forza irresistiùile come s~'dice o diceva una volta in linguaggio giu;•idico. Tali fatti possono assomigliarsi ·a1 fulmine, sul qua– le non si discute e meno ancora si può rare 1J pro– cesso. Essi hanno il carattere dell'inevitabile, della fotalita; e la loro responsabilita va cercata fuori Uella persona degli autori materiali, (che quasi sem– pre ne sono le maggiori vittime); bensi nell'an,bien• te sociale, o piU direttamente nelle persone, ·clarsi e organismi dom'inanti, nei provocatori che affamano o perseguitano nei fautori ed autori delle peggiori e più infami 'ingiustizie a danno delle collettivita oppresse o di ind1victui determinati. · .1:,pesso anche tali fatti giovano alla causa del pro· QTtsso, e. sono tali da ralJegra.rsenc; e in tal caso non v'é che da accettarli ed esserne grati agli auto• 1), noti où ignoti, singoli o collettivna che siano. ).!a anche quando ci6 non 6, anche quando essi col– µiscono fuori bersa.glio o in un bersaglio sbagliato, anche quando si risolv-ono in effetfi non umani ma dannosi alla causa, resta intero il dovere pei rivolu– iiona1;i coscienti ùi com.prenderli con senso di uma– nita e di giustizia. Si pu6 allora e m~.gari si deve: au:n a,"!cettare il fatto come proprio e del proprio mo~ vmiento d'idee, discuterlo, rifiutarne lt.:!r·Js{)onsabi– lita, - il che costituisce l'elementare diritto cE tut• ti alla liberta. di giudizio sugli. av·ve:1irnenu che si s·. olgono intorno a noi, a cui non potremmo rinuncia.– l'è proprio noi che sia.mo fautori di tulle Le,. libtfft:i, a cominciare dalla libert:i. d'opinione, •- rna l'o!)i– nione (che del resto potrebte tal voìti essere en a· ta) sui fatti in sé non deve coinvolgere né impli· care alcun giudizio aprjoristico sugli autori. E' dovere di giustiz'ia e di umanitU, ill tali casi, cti::tinguere e separare i fatti dai ·1oro autorì. Se (1) Gli sciopari genemli so,io spesso <ia considerar· si fra queQti lztlti1ni, perché vi con.corrono in.siem,e l'organizzazione generica z)reordinata e lo sca'to im,– vu l sivo delle popolazioni overaie, q11,a;Wo non sono /Jrlst.biliti d<, tempo a s&1nplice scopo cii 1nanifesta, z,one politica. _

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