Studi Sociali - anno I - n. 1 - 16 marzo 1930

4 ci e co11>4><Lgni elle sappia,no àlaccordo con noi e che utilmente potrebbero lavorare per la nostra rivi-– sta. Era nostra intenzione di scrivere loro personal– mente pe,· invitarli a collaborare; e forse lo faremo, ma fi11 qt<i non ne abbiamo avuto it tempo. Essi non han bisogno di ricevere il nostro i11vito diretto: fin da orn, reste, inteso, noi li consideria 1 no senz'altro come nostri coltciborntori, e s<1remo feli– cissimi se /o diverranno di fatto. LA. REDAZIONE L'opera geografica " di Eliseo Reclus Nessuno del lettori di questa rivista ignora chi fu Eliseo Reclus. Tutti noi, che, benché plii piccoli, sen– tiamo di appartenere alla stessa famiglia lde,,.,e a cui egli apparteneva, non possiamo pensare a questo grande, della c11i nascita oggi ricorre il centenario (1) senza un sentimento di commozione affettuosa. Tutti ammirano come no·i la sue. gran mente di scien– ziato, tutti riconoscono che la sua vita, vita di lavo– ro continuo per la scienza e per l'idea, costiluisce un esempio mernvlglloso; per6 noi che penslamc ci6 che egl! r,~nsava, che cl entusiasmiamo per cl6 che lo eutusiusmava, nella nostra ammirazione cl sentia– mo assai plii vicini a lui di tutti gli altri. Eliseo Reclus fu anarchico; anarchico quando pro– pagava con la penna o con la parola le S'l1eIdee di libertà e di giustizia che sono anche Je no~tre, anar– chico sopratutto quando, seduto a taYolino, tra i duoi appnnti e le sue carte geografiche, lavorava per la scienza che amava. Nella sua opera di geografo eg!'i voleva, non solo far conoscere, ma anche e sopratutto far amare la terra e tutti I popol! che l'abitano, giacché ritene– va che lo studio della vita, e della cultura di tutti i popoli, anche i piii lontani da noi, la conoscenza del– le loro sofferenze e del loro sforzi, giovi moltissimo a diffondere quel sentimento d'amore verso tutti I nostri simili che é la condizione indispensabile per un vero progresso verso quell'ideale di g!Utltlzla so– ciale che fu lo scopo di tutta la sua vita. In fondo, nel complesso dell'opera sua, i volumoni della "Nuo– va Geografia Universale" ed i modesti opuscoli di propaganda ·(piccoli,, a stampa fitta, senza parole . inutili, pGrché non costassero piu di qualche cente– simo) hanno lo stesso scopo e sono animali dallo stesso spirito. E quello che dispiaceva ai rappre– sentanti della scienza ufficiale, che avrebbero volen– tieri sepa.mto in lui il pensatore dal geograro, era la sua abitudine di non lasciar mai passare nessuna or;~asione di proclamare le sue idee, senza appror!t– tarne. Perfino il nlllnifesto editoriale de!la "Nuo– va Geografia Un'iversale" terminava con un lnrlto al lettori a studiare "qUesta Terra benefattrice, su cui sarebbe cosi bello vivere da fratelli". E la cosa é' abbastanza naturale: c-0me un vero credente non pu6 trattare nessuna questione senza che la sua fede eser– citi la sua influenza, in un modo o nell''-1.ltro, sulla conclusione, cosi chi é profondamente compenetrate da un ideale non ne pu6 prescindere In nessun ci, so. La prefazione alla "Terra", cosi bella nella for– ma e cosi piena di sentimento da sembrare una pa– gina scritta da un poeta, da la visl-0ne precisa dei rapporti tra l'anima di Reclus e quella natura che form6 l'oggetto del ,mo studio. Essa termina con que– ste parole: "Ho percorso Il monJo da uomo libero ed ho contemplato la natura C-Onuno sguardo 'inge– nuo e fiero ad un tempo, ricordandomi che l'antica Freya era Insieme la dea della Terra e quella della Liberta". La carotteridtlca di Reclus, gran parte della sua originalità, sta precisamente In questo nuovo pun– to di vista da cui egl'i si pone per gUardare la vita. e quindi anche la sua scienza. L'anarchia per lui non era un semplice progra.mma di una nuova or– ganizzazione sociale; era anche un ideale di ,,ita, attuabile momento per momento nelle proprie azlo· ni, nel propri rapporti cogli altri, nel proprio pen– siero. E questo sistema di idee e di sentimenti lo com- (l)Eii.,eo Recùus nacque il 15 11iarzo 1830 a Satnt~– F'Oy la (h"ande, nel/11 Gironda, in Francia; e mori a 2'oit•out ,nel Bl'l11io, il 4 luglio 1905. Le me 'SP'OUlie r_iposano ,i.et cimitero di Ixelles, sub1trbio <U Brit· xellc•. BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI penetrava in tal modo che tutte le. m(l.nifestaz'loni delle. <.luavita e, prima fra tutte, la sua opera scien– tifica, ne erano inspirate. Si dice che i secondi fini snaturano sia la scienza che l'arte e che entrambe vogliono essere adorate per se stesse, come scop'i e non come n1ezzi; e parlando in generale, questo pu6 anche essere vero. Ma fh que– sta obiezione si pu6 fare ,a molti che nel lavoro scien– tlf~,o fn!aano :a verita per adattarla ai fini di una tesi da dimostrare, non si pu6 fare a Reclus. Egli infatt'i non si pr0pone di trovare una determinata veritft., ma compie le sue ricerche spas[..'ionatamente, convinto che per la sua battaglia la verita In se stes– sa, qualunque essa sia, sia. l'arma pili valida. Ani– mato da questo spirito egli compie 1 suoi ,Jtudi scien– tifici collo stesso ardore e colla stessa serenita con cui al tempo della Comune combatte,·a sull'altipiano di Chat!llon o piii tardi partecipava alle rlunion'i e alJe battaglie della Prima Internazionale. In ùgni periodo della vita e dell'opera di Reclus, quasi in c,gni ~uo scritto, vibra un fremilo di slm• palla per tutti gli uomini e specialmente per le raz– ze oppresse, per i negri schiavi, per i rossi semi-di· strult'i dalla barbarie bianca fregiata del nome di clvilt:ii.,per gli emigranti cinesi sfruttati. Questo 3en– timento d'amore, amore vero e profondo, e non o– stentato che informa ogni pagina dell'opera di Re· clus, é forse la caratteristica piii saliente che la di· stinguc dalle opere puramente scientifiche e l'av vicina, senza che in genere vada perduto niente del· la scrunclnsita e dell'esattezza proprie della scienza, all'opera d'arte. Un g~ografo. ita.Jiano, li Porena, in un articolo che scrisse in occasione della morte dì Reclus, fa a que– st'ultimo il rimprovero di non es,:krsl occupato di geografia fisica sistematicamente, ma solo lncldental– men~. ~ubordinandone la t1,attazione alle esigenze dello studio che per Jui era fondamentale, lo stud'io dell'uomo. Ora a me non pare che il rimprovero flia meritato. Prima di tutto era naturale che egli desse nella sua opera il posto principale all'argomento che preferlrn. Il suo scopo - l'ha detto chiaramente piii vnlte - era appunto di cercare di raggiungere, at traverso lo studio del pianeta, la conoscenza dell'uo– mo, che ab'ita nella terra o alla terra é legato da mille vincoli. Per raggiungere questo scopo era ner,es– sarlo compiere prima delle ricerche e degli LLudi nel campo della geografia fisica; frutto di queste ricer– che e di questi studi furono due volumi della "Ter– ra". E' vero: essi non rappresentano nel plano del lavoro di Reclus che la parte Introduttiva e non so– no fin~ ,i se stessi, ma devono servire di base ad ulteriori st•1di di geografia umana. Ma Ci6 non to– glle che quest'opera, anche considerata in se stessa, non sia sistematica ed accurata, tale, per i tempi in cui usci, da soddisfare le esigenze di qualunque stu– dioso. E anche nella "Nuova Geografia Universale" e nelle opere minori, Reclus non trascura mal la trattazione dell'aspetto flslro de'i territori di cui par– la, non nolo perché questa tra.ttazlone é necessaria base allo st udlo dei popoli che in quel territori ab! tano, ma anche perché lo studio della natura ha per lui un fascino speciale. Non é affatto vero r,he egli si Interessi solo all'aspetto antropico d'un paese; so– lamente, nella sua concezione unitarie. del mondo e della vita, egli non sa distaccare l'uomo dall'am– biente naturale che Io circonda. Quando descrive un paesagglc, qual:,nque esso sia, non si sente In lui il freddo scienziato che osserva ~ classifica obietti– vamente. Senza trascurare alcun elemento che pos– sa avere un Interesse scientifico, egli guarda con oc– chi ben diversi. Non é !I sapiente che cerca di met– tersi fuori del mondo per poterlo stud lare imperso– nalmente; é l'uomo che si s~nte parte viva dell'u• niverso e si Interessa ad esso appunto perché sente di farne parte. Nella descrizione d'uno o dell'altro degli aspetti della natura, si sente che egli non pre– scinde mal dall'occhio umano che vede ed ammira, dagli lndll'ldui e dai gruppi umani che in quel dato luogo devono vivere e a quelle date condizioni uni– formare la loro v'ita; questo, anche se dell'uomo non fa parola. Concludendo, a Reclus spelta il merito di aver fat• to amare la geografia da ogni ordine di persone, at– tuando nei suoi scritti li connubio, dai plii giudica– to !mposs'iblle, della scienza e dell'arte; a lui va concesso sopratutto li vanto d'aver dato un rervldo impulso agli studi di geografia umana superando li suo maestro Ritter, che era stato, si pu6 dire, Il fomlatore di questa scienza, e precorrendo l'opera <li un altro grande geografo, !I Ratzel, che dette e.Ila trattazione dei rapporfi tra la terra e l'uomo una forma organica e sistematica. Se Reclus non: ha su11,,itato imitatori, se non ha la– sciato una scuola, questo avvenne perché come be• ne disse Olinto Marinelli In un suo articolo su di lui, l'arte non si 'insegna, né si apprend~. ,A maggior ra– gione poi direi che non si pu6 trasmettere quella rarissima e felice disposizione a rimanere scienziato benché artista e artista benché scienz'iato, disposi– zione che si pu6 trornre solo nelle anime perfetta– mente unitarie come quella di Reclus, nelle anime cloé che non possono separare li vero dal bello, Io stu– dio dall'amore verso l'oggetto studiato, le. ragione dal sentimento. Lucia FEJtRARI • I problemi della Rivoluzione Anarchici, cioé nemici di ogni aut9rlta e di ogni mezzo coercitivo noi non guardiamo al nostro rneale come a qualch~ cosa di astratto, non crediamo in esso come i c~denti credono nel loro dio, coma ;iualche cosa di confusamente lontano cui aspiriamo cli a.1·vlclnarci, ma sapendo fin d'ora di non poterci arrivar mai, né oggi, né domani, né fra cento anni. Noi no. Non lo vediamo, certamente, alla svolta del i;iorno cha passa; pure pensiamo essere I":deale a– narchico realizzabile se gli uomini lo vogliono. E per quecito lottiamo e ne difendiamo i postulati. Sappiamo che la via per arrivarc'i é dura e lunga, ma ~Jarno altrettanto persuasi che, se veramente la vorremo essa sara la realta del domani. Crediamo r,ella fo~?.P.convinpente delle nostre idee, ma sappia– mo altresl che occorrera continuare nella lotta aspra che deve liberare la societa dagli innumerevoli pa– r;.ssiti che attualmente la rodono da tutte le parti. Per ouest.o fliamo anche dei ri1•0Juzionarl, ptlrché s,,p!)iàmo, e lo vediamo ogni giorno plu, che gli at– tua'! detentori del potere politico ed economico non s; jasceranno facilmente, e col solo mezzo della con– Ylnzione, togliere i privilegi di cui attualmente usu•· fruiscono a detrimento di tutta la maggioranza del\'i. socielii. Sara solo con una lotta energica In difesa dei loro diritti che la parte della societa attualmente col11ita riuscirà ad avere sodisfazione. Siamq rivoluzionari, ma per noi anarchici la r'i– vclnzione non é un atto di autorlta e di coercizione, ma !lJ!o di liberazione. E poiché la rivoluzione deve <ssere per noi il principio della real'izzaz!one del no– stro ideale, essa deve essere per conseguenza im– prontata alla piii larga libertà. E' dunque alla pre.– parazione della rivoluzione, onde questa veramente 1,osLh incammlnarc'i Yerso una societa migliore da cui siano banc!ite e l'autorila e le costrizioni dello sfruttamento economico, che i nostri sforzi debbono tendere. Primo, perché la rivoluzione si rea:izzi al Jiiù presto possibile; secondo, perché essa possa con– tenere tutti i germi fecondi che potranno permettere b rea\lzzazione e lo sviluppo del nostro Ideale · • •• Noi anarchici siamo anche rivoluzionari, ma non ~oltanto r,li anarchici lo sono. Miolti ellri partiti ausplciano a questo vasto movi– mento di m4Sse che chiamano rivoluzione, ma, piii che per cambiare le basi politiche ed economiche, per modificarle In loro favore particolare, e non a favoN di tutti. Per quasi tutti i partiti autoritari, la rivolu· zlone non é in ,:efinitiva che un mezzo provvisorio per :trrivare alla sostituzione della forma di "governo'". senza Intaccare pero li principio statale, - nel qua– h, consiste anzi tutta la loro forz.a - mentre gli anarchici sono per la lotta contro li vecchio, che tut– ti sono dell'avviso di demolire, ma anche contro i nuovi governi che tenteranno sorgere per sostituirlo. La rivoluzione é quindi per gli anarchici qualche cosa di più grande e profondo. Spetta a loro In più una funzione tut a speislale da svolgere nello svllup· po di que!la e ci.e!compiti piii complicati ancora da risolvere. Per un partito autoritario la cosa é mo'to semplice: esso affida allo Stato, - organlamo estra– neo e sempre tendente ad accaparrare e centralizza• re tutte Je Iniziative, - la soluzione, sia pnre cata– strofica, come avviene di frequente, di tutti i pro– blemi anche più complicati; ed é a posto! Cosi pe– r6 non é, e non pu6 essere, per gli anarchici. A que– sti ultimi invece occorre creare, col popolo in rivolu– zione, organismi nuovi e plii rl~pondentl a garantire liberi.a e giustizia a tutti, a stabilire non solo, ma a permettere dampre maggiori progressi, nella via li– beratrice della rivoluzione. In cl6 consiste appunto, per noi anarchie!, la gra– ;ita del problema rivoluzionario, In quanto la riusci• ta dei grande movimento é forzatamente legata al– la p!il o meno buona soluz'ione di tutti i suol pro– blemi. Ne segue quindi, come conseguenza logica, se vogliamo che gli avvenimenti rivoluzionari, r,he possono determinarsi protblmamente siamo veramen– te forieri di giorni migliori, che cl dedichiamo a studiare e a presentare delle soluzioni, se non a tut– ti, per lo meno a! p_iu Importanti di tali problemi.

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