Studi Sociali - anno I - n. 1 - 16 marzo 1930

11arci. J lettori possono ai«tarci cosi: quando trovcmo 11elleri-viste che e~si le110<1no un artirolo che liinteres• "' e pu6 interessa,·e il nostro pubblico, cc lo mandi- 1io con 'l'1L se9110, op1nire scrivl,no essi stessi tln t·e~ ,oconto dell'articolo, il viu breve vossibile, non cli– mentic:;ndu di a{f{fiUngerc le indicazioni necessarie, tt· tolo dlfl!,, r·ii;ista, citfci e data di pubblicazione, ti· tolo dell'artico/o e nome del stio autore. Le 1·iviste cl,e vogliamo 71assarei11rassegna sono, possibilmente, q11elle viu interessanti, affini o avversm-ie, in tutte le lingue. Quel che vogliamo Sono oramai quarant'anni che le idee anarchiche han pr~so consistenza di ideale completo di demoli– zione e r'icostruzione sociale; quarant'anni che gli anarchici predicano e lo'tano e soffrono; qua.rant'an– ni che i piu devoti tra loro languono per le prigioni o lasciano la vita sul patibo11. Sono I riclaltati In proporzione del tempo decorso, degli sforzi e del sacriflzt·; fatti? La nostra critica ha trionfato cli tutti i sofismi con cui si pretende giustificare Il st.stema sociale attua– le: II nostro pensiero ha agito sulla letteratura e sul– la scienza; le nostre previsioni sull'evolutione delle istituziÒni e del partitl si vanno verificando, a ripro• va della giustezza delle nostre Idee: l'opera nostra, o il bisogno di opporsi all'opera nostra ha spinto In avanti gli altri partili, o ne ha limitato la regressio· ne; il nostro numero é cresc'iuto. Ma é la nostra Influenza sul movimento sociale pro– porzionata al valore delle nostre Idee, alla somma di energie ~•Jese e di sacrifizii fatti, o anche semplice– mente alla nostra, per quanto scarsa forza numerica? Certamente no! · Nei corso degli anni molte occasioni si sono pre• sentato In cui avr emm o potuto affermarci efflcace– m1:nte, ed esse ci ! J.an ::.~mpretrovati impreparati, di• sorganizzati, incerti, c apaci solo di proteste senza portata o di sacriflzl'i quasi inutili. Recentemente il governo cl'ltalia lmpegn6 il paese in una guerra infame, e non potemmo opporre nessu• 113valida resistenza e dovemmo assistere impotenti allo s1>e,ta;oolo~oloroso di un popolo che dimentica i si:ol più vitali Interessi e le sue piu nobili tradizioni, clw rinnega ogni sentimento di giustizia e di libertli e si fa strumento volenteroso in mano ai suoi oppresso· ri per conquista,· loro, fra la strage e la devastazione, nuovi suddittl da sfruttare ed opprimere. Eld o~gi che la massa incomincia a rinsavire ed il momento sarebbe propizio per raccogliere le nos1re forze, Iniziare una larga e sistematica propaganda e prepararci per poter mettere a profitto gli_ e,·entl che maturano,, oggi ancora noi restiamo impotenti ed inertL, perché divisi ed indecisi sul da farsi. O alme· no, gll sforzi che già fanno tanti compagni devoti, sono ancora impari al bisogno ed alle 1>osslblllta, e p,;rcl6 noi, con questo giornale, veniamo ad aggiun– gervi 'i nostri. • * Occorre indagare Je ragioni del nostro iniluccefiso, e portarvi rimedio. Certamente, grandi sono Je forze che dobbiamo com.battere ed abbattere, Immensi i preglud'izli che dobl)lamo sradicare, le energie chP dobbiamo scuote• re; ed era naturale che le illusioni di rapidi, tmme· <llatt successi che animavano I primi assertori del– l'anarchlsnio si dileguassero al contatto delle dure realtà della vita. Ma o'tre i ritardi, le osclllazlonl, gl'insuccessl cau– sati dalle fatali lentezze dell'evoluzione sociale, ,,1 sono state, secondo noi, errori e deficienze nostre, che avrebbero potuto essere evitate se avessimo avu– to una pili chiara concezione della via da percorrere, una pl(1 coerente attlvlta, una maggiore resistenza contro le mille cause di deviazione. •• Non intendiamo 'in questo 11rimo articolo sostenere le ragioni del nostro Ideale e del nostro metodo. Que• sto sarà compito permanente del giornale. Qui cl limiteremo ad affermare In termini genera· Il quel che YOglianio e per quali v'ie Io vogliamo. Noi vogliamo la llberta, Il benessere ed Il matilimo sviluppo possibil&, materiale morale ed lntellettuala, di tutti gl'i esseri umani. Percl6 vogliamo distruggere le ingiustizie, I privi– legi, le lnlquita, le oppressioni sotto cui soggiacciono la masse diseredate; vogliamo distruggere Io sfrutta· mento capitalistico ed Il dominio statale; ed arriva– re alla rostituzione di una sr;oleté. che sia volontaria convivenza di uomini 'uberi, in cui ciascuno goda mi– gliori condizlon'i consentite dallo stato delle conoscen– ze umane, e concorra, nelle misure della sua capaci– ta, allo s!orzo comune per assicurare a tutti quelle condli,ionl. E per arrivare a questo crediamo necetl sarto, come condizione prima ed Indispensabile, l'e– proprlazlone, a vantaggio dl tutti, del detentori del suolo e di tutte le ricchezze esistenti, la dissoluzione degli Stati e la distruzione degli organismi politici che tbno origine e garanzia dell'oppressione capila· listlca. E' tuttà una grande, profop.da rivoluzione mora· le e materiale che noi vogliamo determinare, e dob BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI biamo determinar;a combattendo e vincendo tutte le forze di conservazione e di reazione.: l'Ignoranza e l'Inerzia delle masse, le menzogne del preti e del pro– fEssori ufficiali, il denaro dei borghesi, la violenza dei governi. I privilegiati hanno elaborato, attraverso I seco– ll tutto un complesso sicl~ma d'Inganni ed espedien– u' per asservire il popolo ed ottenerne l'incosciente acquiescenza; ma poiché questo non sarebbe bastato, han baciat o sopratutto ad organizzare un poderoso organici.no di repres&ione, con soldati, poliziotti, ma– gl sti-ati e carcerieri, destinato ad essere il presidio supremo del privilegio. Fortunatamente per6, né pre– ti, né proprleta1·ii, né governi sono riuscili a soffoca· ro, ogni desiderio ed ogni possibilità di prote~a. e vi é sempre in ogni regime, per quanto oppressivo, una nrinoranza ribelle che ne prepara la decadenza e la morte. Questa minoranza pu6 ingrossare, pu6 sparge– re il malcontento, pu6 ispirare al!a gente Il desiderio e la clperanza ùi uno stato migliore; pu6 anche strap– pare alla prudenza ed alla paura del dominatori qual– che· miglioramento, ma non pu6 produrre nessun cambiamento raclicale che nuoccia realmente agl'ln– t<:ressi del privilegiati se non riesce a strappar loro 1a supremazia della forza materiale. Noi siamo nel regime attuale, la minoranza ri– belle: ma minoranza che é convinta che II male di• ]lende dalle b asi steste della costituzione sociale e thc , uole pe rcl6 la distruzione radicale di tutto 11 sistema. Noi dobbiamo dunque suscitare nel popolo la co– scienza dei suol diritti e della sua forza, dobbiamo sve Jan• tutti gli errori, le menzogne, le ingiustizie che formano li fondamento della società presente, dob· biamo sforzarci di propagare, pur tra gli ostacoH e le dlfficolta dell'ambiente, Il nostro ideale di libertii, di giustizia, di solidarietà umana; dobbiamo favori· re tutto ci6 che pu6 servire ad educare e migliorare 1'1'incllvidul; ma non dobbiamo mai dimenticare r,ho,, in ultima analisi, la società presente· si regge sulla forza brutale, su!Ja forza delle baionette e dei can– noni, e che é >.l)!ocon In forza che s! potr{, risolvere la grande vertenza. E' vero che Ja societa attuale sarebbe, se la borghe• sia fosse plu lntell'igente e meno gretta, suscettlbi• le di miglioramento. Molte sofferenze sono tnutlll e clc,nnose ngl'interessi stessi dei dominatori, e quindi PO!ibOnofssere alleviate anche in regime autorita· rio e capitalistico. E noi '1iarn lieti cli ogni cambia– menti' che venga a lenire i dolori dei lavoratori, au– mentando nello stesso tempo la loro forza di resi– stenza e cli. attacco. Ma, preoccupati sopratutto del• rav\'enire, volendo fare la rivoluzione e non farci di· stributorl di palliativi, noi non sapremmo lottare per I vtccoli miglioramenti se nou i'1 modo ed In l'imiti tali che essi n')n servano ad addormentare Il popolo o a :menomare la capacit{t rivoluzionaria no~ra. Del 1esto, se n1ig·lioramentl Yi sono com1>atibi!i col– la. pPrsiste11za del regime, se concessioni possono fn re i dominalori prima di ricorrere alla suprema ra· glone clell~ armi, il miglior modo cli ottenerli é an cura quello di costituire una forza che domanda il tutto e m!uaccia il peggio. Ed é rblo ottenuti in tal modo, cloé strappati colla minaccia e coll'azione, che l migl!oramentl parziali sono realmente un bene, perché llH~ra tn,·ece di consolidare il regime renden• dolo più sopportabile, servono a dar coscienza alla massa della forza sua, ad allenarla alla lotta ed u spingerla ad avere magg'iorl pretese. . •• Mille sono i f<,ttorl che Influiscono sulla vita mate· riale e morale delle società 'ljmane; e noi dobbiamo far tr~oro dl tutto cl6 che pu6 contri buire al progres– so. Ma 1,oiché so1H·a ogni via cl st pa.ra davanti la forza Lrutale dell'oppressore, noi dobbiamo in tutta la nostra opera e.ducatlvu, in tutta la nostra attlvl– t6, in t·ùl ti l no~ri atteggiamenti, tener sempre pre• sente la necessità finale dell'insurrezione, e ad essa far convergere tutti i nostri sforzi. Ql'esta necessità dell'Insurrezione, che derin, logi• 1:amentc dal genere cll rivoluzione che vogliamo !are e dalla nat.ura dell'ideale cui aspirl-~mo, fu chiaramen– te Intuita ed affermata nei primi tempi della propa– ganda e dell'azione anarchica. E conformemente aù CE sa ngi rono l primi anarchici, quando l"idea nostra, J>ur nuova e povera dl seguaci, rim!;~! ad imporsi al– l'nttenzione del pubblico e tu la speran"R degli Op· 1,.-essl, il terro,·-3 degli 01>pressorl. I succ.-t•.si naturalmente non sen1pre rispondevano :ille speranze che !'entusiasmo giovanile aveva fat– to nasc•rn nell'animo degli audaci, che, In poc hi e !-lenza mezzi, osavano continuamente sfidare in t.ut• ti i modi i goveru i ed I padroni. Ma intanto l'Idea si propaga,a. 13 tatticR si perfezionava e tra l'alternarsi di subiti eutuslasmi e transi torli scoraggiamenti, sian dava verao Il ;I orno In cul li partito anarchico, con– quistata a sé la parte plu cosciente dei lavoratori, e :irofltt.ando dl una crisi politica ed economica come quelle -.oh~ fatalmente si producono In una società in cui wl ti gli 1nteressi sono antagonistici; anebbe potuto, a11che col concorso occasionale di altri par· Uti, prop~nsi ad Insorgere per i loro fini particolari, spingere IP masse alla lotta, disfare le forze oppri– menti delle, Stato, metter mano sull'arca santa della proprietà individuale, e cominciare cosi la rivoluz[o. ne svciale. * • . Ma a questo punto, sopravvenne una deviazione che tu fatalll a tutto Il movimento. 3 L!na i,arle Importante cli rivoluzionarli, quelli che Vù}evano come gli anarchici la Lbcializzazione della rkt1iC'zza, ma non accettavano il loro programma an• listatale, ed aspiravano alla conq\l_lsta dei poteri go• vern:itlvl, comprendendo !orse che una lotta condot– ta ron metodi illegali sarebbe probabilmente riusci– t:t contraria alla costituzione di un nuovo regime au• lorJtarlo, si avvisarono di entrare nelle vie della le• galit'a ed adottare la lotta elettorale come mezzo pre cipno di azione. E con essi si unirono molti, anchA nnufi dagli anarchici, che erano stanchi dì una lol– t.1 che prn~entaYa molti pericoli e poche speranze di immediate soddisfazioni personali, e furono felici ùi mascherare con pretesti teorici la loro sta.nchezza ocl il loro tradimento. E tutti postoro, che costituirono il partito socia· lista d~mocratico, una volta entrati nella vja eletto• raie e parlamentare, scesero rapidamente di transa– zione in transazione, e divennero ben tosto un ele• mento di conservazione, e furono e sono speiJ;o la migllore difesa dell'ordine borghese contro gli scop– lll sempre possl bili della collera popolare. D'altra parte molti anarchici, vedendo che le mas– se cl:gulrnno più volentler'l quella che sembrava la vh, pili rncile e che meglio rispettava la loro Inerzia 1>erdeltero fede nella possibilità dell'Insurrezione e, o restarono sfiduciati ed inerti, o cercarono per altn, ,!e la reallzzazlone dei loro Ideali, che pur non po,,– sPno realizzarsi, né Jn tutto né In parte, se prima non si é abbattuto il regime vigente. Mentre coloro che conservarono chiaro li concetto del fine d3 rag– giungere e ciel metodi che esso fine domanda ed im· pone, furc•no impotenti ad arrestare Io sfacelo. E cosi uon solo non potemmo piu determinare del· Io co:·renti d'opinione a noi favorevoli, ma quando si sono presentati cle'i fatti, di fronte al quali cl con– venh a prender partito, siamo re:J~ati disorientati, incerti, divisi. · .. Ma tutts questo é li passato, ed a noi ci6 che "im· porta é l'avvenire. Bisogna rimettersi all"opera con l'energia, l'entn– slasmo, Io spirito di sacrificio che già fmono dote caratteristica ùegll ana11ohlci. Bisogna riaffermare i nostri ideali e la nostra tal· 1 ica, e spargerne largamente la conoscenza fra le masse. Blsogn:i far ,,entlre la nostra azione in tutte le ma– nifestazioni della v'ita sociale. Bisogna coordinare tutte le nostre atlivit{, allo sco– po che et prefiggiamo: la rivoluzione per l'anarcbii. e pel comunismo. Errico MALA'l'ESTA ( Da, "'Volontd", periottico .s'ettimianate <W<wch;co,.dì .111co11a. - Y.o 1 dell' 8 yi1t(J110 1913). Ai lettori e collaboratori L'unit<i <l'indirizzo s01ua wua base prograrwniatica determinata, che STUDl SOCI.AL[ h" adott"to fa– •·ci si che la collaborazione ali" rivist« sarei armoni– ca nel suo svolgersi. Pero non si deve co,ifondore l'u– nitd d'indirizzo con l'uniformitd. E' intuitivo, specie ver noi anarchici, che ogni collaboratore, p11r accet– tando il progrcm11na generale della rivista, 110,1solo p116 divergerne in qualche varte seco11clctria, ""' pu.ò darsi che esponga ùlee contrastcmti da quelle degli altri compagni di l<tvoro ml/e infinite questioni che 1)0S ono 1nmi 1nano vresenta,r i su.l terreno. E ciasçu– no 1·estC1 libero di e porle, salvo il diritto di discuter– /e dCIparte degli alt1·i. ilfa annrnto per ci6 é bene avvertire che degli ,;r. ticoli firmati (siC1 con nomi che con vse,ulonimi] ro– stano pal'ticolarmentc responsabili i loro singoli nu– tori. Solo iii caso di dissenso fondamentale la rccla– zione si riservCI la fC1coltcidi q1wlche nota o conftota– zione. Diciamo di pi,, a tal vropoi;ito. Intenzione 110,;trn sa– rebbe cli lascia.re l·iberissi,111" la collaborazione anche ad a:mici e comvauni, vur se comple.tamen.te in dù;ac– cordo con noi sulle questioni fondcm1entali; e 11011 e– scl11dia11ioaffatto I" !JOSsibilitci di p1,bb/iccm1e gli scritti, q11andoquesti dicano cose interesscmti e sQpro 1m tono di cordiali/a reciproca. L'w1ica esclusione assoluta che f"cciamo é ver le ql<Cstionie polemiche di ca,rattere pe,·sonalistico, anche se indiretto. L'"r– mo,ii11<l'indirizzo ,ion votrebbe essere turbata d" """ collabora:done contra.dditoria, 1Jerché al contraddito– rio varteciperemo 'anche noi. Per6 é evidente che civ é subordinato alle rngioni cli spazio ecl anche al uost ro scovo, non 1.tllinio, di non specializzarci in polemicl1e di carattere interno, '"" di pClrlare pre– ralentemcnt~ per l'esterno, per gl-i estranei che non so!I0 anaréhici ma Sllscettibili di dive11tarlo attraver– so la nostra vropaganda. Altra <!OS(t. Ci sono sparsi ,.,, !JO' dov11nque, ma eparat·i 71i,io meno da noi dC11la distanza, degli ami•

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