Studi Sociali - anno I - n. 1 - 16 marzo 1930

to nella propaganda e nella discussione, una unita d'indirizzo, IL NOSTROPROGRAMMA No,1 abbiamo bisogno di troppe parole per precisare quale sara il nostro indirizzo, ben no– to a chi ci ha conosciuto attraverso altre puL– blicazioni vicine e lontane. 11 nostro é sempre - come ben precisava E. Malatesta nella di· chiarazionc di principii che propose e fu accct· tata da un congresso nostro a Bologna nel 1920, - "il programma commùsta·anarchico·rivolu– zionario, che giada cinquant'anni iu sostenuto in Italia in seno della Prima Internazionale sot· to il nome di progr1tmma socialista, che piu tardi si distinse col nome di socialista-anarchi· co, e d1e poi, in seguito e per reazione alla ere· :;,centc degenerazionti autoritarfa e parlamenta· re del movimento socialista, si disse semplice– mente anarchico". Più particolarmente, per le vie e mezzi ll'a· zione, sul terreno dei metodi, il nostro prngram· ma é uuel!o che viene da un pezzo in qua chia– mato '' unionista", propugnatìte l'associazione anarchica e quella sindacale, indipendenti l 'u· na dall'altra: la prima, organizzata col cri te· rio della maggiore continuita ed estensione pos. sibili sulla base del libero accordo, a forma zio· ne foderalis'ta e clisccnt1·ata, in cui, i1ell'ambito doi patti e impegni volontariamente accettati da ciaseuno, sia piena cd intera l'autonomia e libertii cl 'irùziativa e d'azione individuale e col– lettiva ;-la seconda quale consente il grado cli coscienza raggiunto dagli operai che la compon– gono, in cui gli anarehici svolgano intransi– gentemente la propaganda delle proprie idee ed una attivit.{i in coerenza con queste, ccrca1r tTo d'influire con la parola e l'esempio perché il movimento operaio diYenti sempre piu rivo· luzionario e l'organizzazione sinda ·alc si mocli– fichi e sYiluppi in un senso sempre più liberta· rio. Se1•za fare della nostra preferenza una que· stioiw programmatica, aggiungiamo pero che noi p1·e.fcriamo dedicarci al movimento specifr <"amrntc anarchico e che, almeno in questo mo· mento, i suoi problemi sono quelli che c 'inte· rrssano di più. '.l'ra ']Uesti problemi, uno non indifferente é quello dei rapporti fra le varie frazioni e cor– renti dell'anarchismo; le quali, pur essendo or· gauizr nt,: in modo diverso o cou cliverso incli– ri1.zo, cd alcune non organizzate affatto, posso– no secondo noi coesistere secondo le norme di buona vicina!lza, sviluppandosi ciascuna n_Pl suo senso coi suoi uomini e mezzi, ma senza bisogno ,ii urtarsi, anzi essendo disposte a cooperare fraternamente in tutte quelle iniziative o ba't· taglio per le quali sia possibile volta per volta 1 ·accordo e l'azione comune. Potrebbero inoltre sorger() al di fuori delle organizzazioni pro· l,(l'llmmatiche ~opra accennate, altre forme asso. c1ntivc the uniscano intorno a qualche scopo p111-ticolare, momentaneo o permanente, locale o generale, dementi che convengano in esso pur dissentendo sn tutto il resto. Cosi tutte le libere iniziative, individuali ed associate, mol· teplici e mul'tiformi, potrebbero svilupparsi inte– gralmente, senza imposizioni e senza rinuncie, senza confondersi e senza intr11lciarsi a vicenda il c·ammino. Quanto necessario sarebbe, mentre tutte le forze coalizzate cl Ila t"irann{a statale, capita– listica e chiesastica tentano respingere l'urna· nita inu,ra verso la barbarie delle peggiori e più inaudite 8chiavitu, che si stabilisse almeno fra rolo1o che combattono per la liberta questa norma libertaria della condotta basa'ta sul ri· cc,nosdmrnto reciproco del diritto cli ciascuno n PL'nsa,·e a suo modo e acl ngire "in conseguen– za, senza che il libero esercizio di tale diritto escluda una superiore fraterna armo1ùa una mutua tolleranza e, all 'occoren1.a, uno sca-:nbie· vole aiuto! Ci6 sarebbe necessnrio, per la sal– V<'Zzadella libcrta dal gTavi pericoli che la mi– nncciano. non soltanto fra gli anarchici, ma an· •:hc fra tutte le forze sincere rivoluzionarie e di progresso, proletarie ed in'tellettuali che il progresso umano concepiscono come un ~rescen· 1 e sv ilµppo del benessere e della li berta per tu' t.ti gli uomini. · BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI LA PRATICA DELLA MORALE ANARCHICA Tutto quanto abbiamo esposto fin qui lo erecliai;10 necessario dal punto di vista anar– chico, nel senso che uoi diamo alla parola anar– chia; e lo crediamo altresi possibile ed attua bi· le fin da ora, se tutta l'azione pratica della lot– ta e del movimento avra per guida costante l'I· dea, vale a dire la concezione morale clell'a· narchia, rivoluzionaria cd umana, solidarista e ribcrtaria nel medesimo tçmpo. Ogni nostro at– to o sforzo, nel campo della propaganda e del· la lotta, deve essere cioé coerente con l'idea e in rapporto con lo scopo di questa . .Altrimenti é e,·icknt e che inYece di avvicinarci alla meta, e<: ne allontaneremmo. E' evidente, per esem· pio, che sarebbe incoerenza, gravida di disastri c mali infiniti, illudersi cli combattere per la li– berta con mezzi di autorita e di prepotenza; per la redenz°ione del laYot·o con !'"ozio o lo sfrut· tamento, sia pure indiretto o larvato, drl lavo· ro altrui: per un fine altruista con procedimen· ti egoistici ccl interessati; per la verita con pa· 1·o!ecli menzogna, non impoilta se crudele o pie– t~sa; pc,· il bene con atti malvagi; e cosi Yi:, d1scorrenclo. V'é mia morale anarchica che non ha niente a che farf con la morale falsa dei preti. dei do· minatori e• dei ricchi, che mette dei limiti dove– rosi alltJ stcsae teansazioni cui, sia nella nostra a_ttivit1\ politica come pure in quella privata, swmo a forza costretti clall 'ambiente esterno e dalle circostanze. Oltre certi limiti il diritto al· la rivolta contro l'ambiente, magari soltanto passi\':'., diYenta un dovere cui siamo impegnati <lalla stc-ssa nostra qualita di anarchici e di combat.tenti. Possiamo subire anche, per forzu maggiore, le coercizioni v"iolente o ricattatrici dell 'infamc ambiente borghese in cui viviamo; ma nou fasciarci trascinare consapevolmente e magari <·on piace1·c dai suoi più luridi alletta– menti, rklle sue corruzioni, dalle sue degenera· zioni più o meno <lelittuose. E la rivolta all'ara· hiente d,n·'esse.r i1 1 tcsa nel senso di superazio· ne del prngn'~o morale J'(tggiunto fin qui clal– l 't1111a1,ita, e non hel se11s0 cl 'un reg1·esso. Nel campo morale é come nel campo pol'itieo: co– me no,: ci ribelloremmo in un regime costitu– zimwle per ristabilire l'antico potere autocrati– co o teocratico, cosi non ci !'ibelleremmo alla morale borghc-sc codificata, pure cosi immo,·a– lc, per risalii'~ con la condotta nostra alla mo– rale più arretl'ata e sch-aggia delle orde bar· hari<·he o elci camùbali. La mc;1•aleumana, individuale e sociale insie· me, dcli 'anarchico, non é soltanto negativa, ma é anche e sopratutto positirn; uon é cioé un a· moralismo o immornlismo, determinato dalla so. la a,·v;)rsione alla inferiore morale corrente, qunsi per dispetto di questa, che semplicistic·a· mente tl'ovi lecito tutto ci6 che eesa condanna e vicevc1·sa. l,a morale anarchica, libera, sen– za obhJ:gazioni né sanzioni, non é determinata .in realt~ dal i,riudizio favorcYole od avverso del· la soe;c1{1statale e borghese, bensi dal giudi– zio esclusivo della coscienza anarchica, piu cle rnta •li qnclh autoritaria. La coscienza anarch"ica fa suoi i progressi mo. i-ali reali ragghmti fin qui dall 'umanita, li espro. pria per rosi dire, e li continua e li supera, sia respinge11clon-~i precetti falsi e le menzogne, sin. claboranch in se stessa una morale sempre piu alta e più pma che possa essere la norma dei rapporti fra gli uomini in una societa di li– beri e di uguali, che tolga ogni ragione o prete· sto al sussistere in essa di qualsiasi violenza o<l anto1·1tù coercitiva. ].'avviamento alla formnzione di questa co– sciw1rn rnora!o anarchica ci sembra indispensa· bile: con la propaganda e l'~sempio oggi, prr lo meno fra le minoranze combattenti per la li– herta, nella misura, non importa quale, consen– tita cl!!ìl'imper:Cczionc umana e più limitata an– cura (lall 'ambicntc ostile e dalle istituzioni so· <'iali nemiche; e domani con la rivoluzione e nella rivolu1.ione, in un ambiente che speriamo piu favorevole, sopra una scala piu vasta. Un certo grado di tale formazione morale ci pare poi imprescindibile per noi anuchici, che non ci :proponiamo d'imporre per_ forza il nostre programn,a, ma ne attendiamo l'attuazione dal libero consenso degli interessati; per gli anar– l'hici, i.:,ci qu:ili non c'é soluzione di continuitii fra prt,sente td avvenire, fra teoria e pratica, in quanto la rcaliz1.azione delle proprie idee é un fntto od un tentativo in permanenza, nel quale costante .i continua dev'essere la coeren– za fra i I pensiero e l'azione. IN ALTO I CUORI! Queste sono le idee direttive da cui saremo guidati nello ,svolgere il lavoro che ci pi'opo– niamo ,li fare con la redazione di questa rivi· sta. lnufiie dire che non pretendlamo affa'tto al– l 'csclusivit{i o infallibilita di queste idee. Nes– suno pu6 pretendere il monopolio della verita 1,e nostre id~,) possono anche essere sbagliate, in parte o in tutto; e am"ici od avversari che ne avessero di migliori non hanno che da combat· tere le nostre e dirci le loro, e noi non foggere– mo alcuna discussione leale e cortese, e non c– •sclucliamo aprioristicamente di poterci anche convince-re cli aver torto. )Ia é OHio che, finché saremo J1ell'opinio11e di aYer ragione, sosterremo le nostre idee come rispccchiant1 la verita o come le piu vicine ad essa. Non trattandosi, del resto, di verita obiet· tfrc e tali per tutti, ma cli veritii soggettive, in 1·:oppo1-~o co1 nost1·i sentimenti e con gli scopi che ci proponiamo, non potremmo convincerci del cont1·ario su ci6 che in esse v 'é di fonda– mcntaie se non mutando sentimenti o non vo– l~ndo più quel che vogliamo ora, dppure con· nnccnd0ci eh;) quel che vogliamo é assurdo o ingiusto. li che, francamente, ci sembra se non i11.1po_ssibile, certo mofto difficile, poiché le no· stre idee han gia subito il vagtio di piu cli tren– t'anni di discussioni, di critiche e autocritiche, cd anche di ~sperien'ze non prive cli errori di cadute e di disillusioni. ' Sentir.mo altrcsi tutto quanto v 'é nelle no– ~tre i<ler, in quelle che abbiamo qui esposte e 111 tutte le altre che ,·i si collegano, di superio· re alle nostre forze modeste. Abbiamo accenna· to pi(t sopra ai c?mpiti che esse impongono, ai dovcn <·licne derivano; e siamo fin da ora sicu. 1·i,puri roppo, che anche nei loro confronti noi, pc,·son:ùmcnte, potremo foro sempre troppo po· co, e c'.,derc _u~rn infinita di volte lungo la via. )I :t _lern~uff1cienzc e gli errori nostri potranno tcRt111101,1are della nostra debolezza di uomini, non della debolezza del! 'idea. l,'idm anarchica resta grande e fulgida mal· g_rado 1.ntfi i difetti e gli errori dei suoi ;cgua· <· 1 , nuol(;'."nclo 1 utte le calunnie, i colpi e le per– sccuz,0111tlegli infiniti suoi av,·ersari e nemici. In alto i cuori! Nella tempestosa ora che vol– ge, noi ,•isollcYiamo, al lli sopra delle nostre te· ste, ve1·~0il ~ole nascosto ancora cln.nere nubi e ven:o l'ignoto avvenire "come una sfida al ft~lmin~", la _n?stra bandiera rossa del sang~e d1 tanti martiri con nell'anima imperiture le piu gi-andi sper~nzc. ' ' Luigi PABBRI _La Rivista STUDI SOCIALI non pubbhc1~ corrispondenze locali-, comunicati, circolari, né alti:-o che ne abbia il carattere. Se ne ricevera, ?ss1.sar~.nno passati nella "Pa.,oina in ling·ua italiana del quotidiano "La Protesta" piu adatta a tal ~enere di pubblicazioni. Rivista delle Riviste . rul JJrossimo_numero inizieremo la zmbblica.zione di quest,, rttbnca, nella quale vogliamo ,rare at let• tori 1111 , c1oconto il pi1i ainp.1,o possibile al cio elle si pubblica nelle varie rivrs/.e ili ravvorto alle t!Ost>-c idee, a co11fe-r11w. di queste o· critica, esame della Sittlll· ;(ione e c1,r.lle tsi'-it11zioni sociali, docunientazione so ciologit,a e volitica, ecc. Facci•<·11,u ap11cl10ai lettori amici verchtl 1H aiutino. .Voi riceoimno gid le poche riviste anarchicl1e che .,i 1111bblicano,e qualche altra ci é f"vo,·ita da amici che d sono abbonali .(Monde, Europe e Révolutiou Proletari~nne di Padgi); ma d mancano tutte le a/, tre, c1t1 ,ion 00,7,iono inan,tore il cambto a pullbhOO• iio11i <111a,-chiclle, d a etti sarebbe troppa s~esa abbo•

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